MaM
Messaggio del 2 febbraio 2012:Cari figli, da così tanto tempo io sono con voi e già da così tanto tempo vi sto mostrando la presenza di Dio ed il suo sconfinato amore, che desidero tutti voi conosciate. Ma voi, figli miei? Voi siete ancora sordi e ciechi; mentre guardate il mondo attorno a voi non volete vedere dove sta andando senza mio Figlio. State rinunciando a Lui, ma Egli è la fonte di tutte le grazie. Mi ascoltate mentre vi parlo, ma i vostri cuori sono chiusi e non mi sentite. Non state pregando lo Spirito Santo affinché vi illumini. Figli miei, la superbia sta regnando. Io vi indico l’umiltà. Figli miei, ricordate: solo un’anima umile brilla di purezza e di bellezza, perché ha conosciuto l’amore di Dio. Solo un’anima umile diviene un paradiso, perché in essa c’è mio Figlio. Vi ringrazio. Di nuovo vi prego: pregate per coloro che mio Figlio ha scelto, cioè i vostri pastori

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

7-37 Agosto 10, 1906 Un contento di meno nella terra, un paradiso di più in Cielo.

(1) Continuando il mio solito stato, appena ho visto il benedetto Gesù, e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, qualunque minimo piacere l’anima si priva in questa vita per amor mio, tanti paradisi di più li darò nell’altra vita; sicché un contento di meno di qua, un paradiso di più di là. Immaginati un poco quante privazioni hai tu subito in questi vent’anni di letto per causa mia, ed Io quanti paradisi di più ti darò in Cielo”.

(3) Ed io nel sentire ciò, ho detto: “Mio bene, che dite? Io mi sento onorata e quasi debitrice a Voi che mi date l’occasione di potermi privare per amor vostro, e mi dite che mi darete altrettanti paradisi?”

(4) E Lui ha soggiunto: “Ed è proprio così”.

(5) Deo Gratias.

7-38 Agosto 11, 1906 Gesù le dice che la croce è un tesoro.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, vedevo il mio adorabile Gesù con una croce in mano, tutta piena di perle bianche, che facendomi un dono, la poggiava sul mio petto, la quale si è internata dentro del mio cuore, come dentro d’una stanza, e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la croce è un tesoro, ed il luogo più sicuro dove mettere in salvo questo pregiato tesoro è l’anima propria; cioè, è luogo sicuro quando l’anima è disposta con la pazienza, con la rassegnazione, e con le altre virtù a ricevere questo tesoro, ché le virtù sono tante chiavi che lo custodiscono per non sciuparlo ed esporlo ai ladri, ché se non trova specialmente la chiave d’oro della pazienza, troverà questo tesoro tanti ladri che lo ruberanno e ne faranno sciupio”.

7-39 Agosto 25, 1906 L’interesse e le scienze umane nei sacerdoti.

(1) Questa mattina, trovandomi fuori di me stessa, mi pareva di vedere sacerdoti, prelati intenti all’interesse ed alle scienze umane, che al loro stato non è necessario, aggiunto uno spirito di ribellione alle autorità superiori a loro. Nostro Signore tutto afflitto mi ha detto:

(2) “Figlia mia, l’interesse, le scienze umane, e tutto ciò che al sacerdote non gli appartiene, vi forma una seconda natura fangosa e marciosa, e le opere che escono da questi tali, anche sante, mi puzzano tanto e ne sento tanta nausea, che mi sono intollerabili. Prega e riparami queste offese, che non ne posso più”.

7-40 Settembre 2, 1906 Luisa vuol fare i conti con Gesù, Lui le dice che è la sua piccola figlia.

(1) Dovendo fare questo mattina la comunione, stavo preparata a fare il giorno di ritiro, cioè a prepararmi alla morte, e dopo fatta la comunione stavo a dire a Gesù Benedetto: “Facciamo adesso i conti, per non riserbarli all’ultimo estremo della vita, io stessa non so come devo trovarmi, non faccio nessuna riflessione sopra me stessa, e non riflettendovi non avverto me stessa, e quindi non sento né timori, né scrupoli, né agitazioni, mentre veggo e sento che gli altri più assai buoni di me, ed anche le stesse vite dei santi che leggo, tutti fanno riflessione sopra sé stessi, se sono freddi o caldi, se tentati o calmi, se si confessano bene o male, e quasi tutti timidi, agitati e scrupolosi. Invece tutta la mia attenzione e di volervi, d’amarvi e di non offendervi, del resto non faccio conto di niente, pare che non ho tempo da pensare ad altro, e se mi metto con impegno di farlo, una voce interna mi scuote, mi rimprovera e dice: “Vuoi perdere tempo, bada a fare le tue cose con Dio”. Quindi io stessa non so nello stato in cui mi trovo, se fredda, se arida, se calda; e se uno ne volesse conto non saprei darlo di certo. Io credo che l’ho sbagliata, perciò facciamo adesso i conti, affinché possa mettervi rimedio”. E dopo d’averlo pregato e ripregato mi ha detto:

(2) “Figlia mia, io tengo te sempre sulle mie ginocchia, e tanto stretta che non ti do tempo di pensare a te stessa, ti tengo come un padre può tenere il suo figlio piccolo sulle sue ginocchia, che ora gli dà un bacio, ora una carezza, ora l’imbocca con le sue mani il cibo, ora se il piccolo figlio inavvedutamente si macchia, lo stesso padre pensa a pulirlo. Ora, se il padre si fa vedere afflitto ed il piccolo lo consola, gli asciuga le lacrime; ora se si mostra irritato ed il piccino lo calma; insomma, il padre è la vita del piccino, niente pensiero gli fa prendere di lui stesso, né se deve mangiare, né se si macchia, ne se deve vestirsi, neppure se deve dormire, ché facendo delle sue braccia una culla, lo culla per farlo assonnare, e lo fa dormire sul proprio seno, ed il piccino è tutto il sollievo e la vita del padre, mentre gli altri figli grandi badano ad assettare la casa, a pulirsi loro stessi, ed a tutti gli altri affari. Così faccio Io con te, come una figlia piccola ti tengo sulle mie ginocchia, e tanto intimamente a Me unita, da non farti sentire te stessa, ed Io penso e prendo cura di tutto te, a pulirti se sei macchiata, a nutrirti se hai bisogno di cibo, insomma, di tutto ti prevengo primo, in modo che tu stessa non avverti i tuoi bisogni, e col tenerti intimamente a Me stretta è una grazia che ti faccio, perché da molti e molti difetti sfuggi, mentre se avessi il pensiero di te stessa, oh! in quanti difetti avresti caduta; perciò, pensa a fare l’ufficio tuo verso di Me, di figlia piccola, e non pensare ad altro”.

7-41 Settembre 11, 1906 Tutto ciò che non è fatto per Gloria di dio resta oscurato.

(1) Trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovata col bambino Gesù in braccia in mezzo a tanta gente, e Lui mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tutte le opere, parole e pensieri delle creature dovrebbero essere suggellati con l’impronta: “Gloriam Dei, Gloriam Dei”. E tutto ciò che non è suggellato da questa impronta resta oscurato e come sepolto in tenebre, macchiato, al più di nessun valore, sicché la creatura non fa altro che cacciare da sé stessa che tenebre e cose abominevoli, perché la creatura non operando per la gloria di Dio, sfugge dal fine per cui è stata creata, resta come sperduta da Dio, e lasciata sola a sé stessa. E solo Dio è luce, e per Dio le azioni umane acquistano valore. Or che meraviglia che la creatura non operando per la sua gloria resta sepolta nelle sue stesse tenebre, e non acquista niente dalle sue fatiche, anzi si carica di gravi debiti?”

(3) Con nostra grande amarezza guardavamo tutta quella gente come sepolta in tenebre. Onde io per distrarre da quella amarezza il benedetto Gesù, me lo stringevo e baciavo, e gli dicevo quasi volendo scherzare con Lui: Dite insieme con me, do tale potenza alla preghiera di quest’anima, da concederle ciò che mi domanda. E Lui non mi dava retta, ed io volendolo costringere a dire insieme con me, replicavo i baci, gli abbracci e ripetevo: “Dite, dite insieme con me le stesse parole dette di sopra”. Ho fatto tanto, che mi pareva che Egli le abbia detto, e mi sono trovata in me stessa, meravigliandomi della mia arditezza e pazzia, e mi vergognavo di me stessa.

7-42 Settembre 12, 1906 Dove non c’è Dio, non vi può essere né fermezza, né vero bene.

(1) Stavo pensando sul mio stato, che ora tutto pare pace, amore, che niente mi turba, che tutto è buono, niente è peccato; dicevo fra me stessa: “Che sarà se nel punto della mia morte si muterà la scena e vedrò il rovescio di questo, cioè che tutte le cose mi turberanno, e tutto ciò che ho fatto sarà stato una catena di mali”. Mentre ciò pensavo mi ha detto:

(2) “Figlia mia, pare che ti vuoi turbare per forza e togliermi il mio continuo riposo in te. Credi tu che è cosa tua la pazienza, la costanza, la pace di questo tuo stato, oppure frutto e grazia di chi abita in te? Solo Io posseggo questi doni, e dalla costanza, pace e pazienza puoi conoscere chi è che opera in te. Perché quando è la natura o il demonio, l’anima si sente dominata da continui cambiamenti, sicché ora si sente di un’umore, ora di un’altro, ora tutta pazienza, ora tutta stizzosa; insomma, la poverina è sbattuta come una canna da un vento gagliardo. Ah! figlia mia, dove non c’è Dio, non vi può essere né fermezza, né vero bene, perciò non voler più turbare il mio ed il tuo riposo. Ed invece sii più riconoscente”.

7-43 Settembre 14, 1906 Posto delle anime nella Umanità di Gesù.

(1) Questa mattina mi trovavo fuori di me stessa e vedevo il bambino Gesù dentro di uno specchio tersissimo e grandissimo, in modo che da qualunque parte mi mettevo lo potevo vedere benissimo. Io gli facevo cenno con la mano che venisse a me, ed Gesù mi faceva cenno che andassi a Lui. In questo mentre vedevo persone devote e sacerdoti, come se si mettessero in mezzo tra me e Lui, e parlavano di me; io non ci badavo loro, la mia mira era il mio dolce Gesù. Ma Lui è uscito tutto frettoloso da dentro lo specchio, e voleva battere quelli che sparlavano, dicendogli:

(2) “Nessuno che me la tocchi, perché toccando chi mi ama mi sento più offeso che se toccasse me direttamente, e vi farò vedere come so prendere difesa di chi tutta a Me si dona, e della loro innocenza”.

(3) E con un braccio stringeva me, e con l’altro minacciava a quelli. Io che niente mi premeva che dicessero male di me, solo mi dispiaceva che Lui li voleva battere, e gli ho detto: “Dolce mia vita, non voglio che per causa mia soffra nessuno, e da questo conoscerò che mi amate, se vi calmate per loro e non li battete, altrimenti resterò scontenta”. Così pare che si è calmato e me ha tirato da mezzo a quella gente conducendomi in me stessa, e continuando a vederlo non più bambino, ma crocifisso, gli ho detto:

(4) “Adorabile mio bene, se quando soffriste la crocifissione tutte le anime tenevano posto nella vostra Umanità, ed il mio posto in qual punto vi si trovava?”

(5) E Lui: “Figlia mia, il posto delle anime amanti era nel mio cuore, tu poi, oltre di tenerti nel cuore, dovendo coadiuvare alla Redenzione con lo stato di vittima, ti tenevo in tutte le mie membra, come in aiuto e sollievo”.

7-44 Settembre 16, 1906 La vera, nuda e semplice verità, è la calamita più attraente per tirare i cuori.

(1) Avendomi detto il confessore, che Monsignore non voleva che venissero persone a visitarmi, per non farmi distrarre, io gli ho detto: “E’ più d’una volta che date quest’ubbidienza, ma mai si viene a capo; si fa per un poco, e poi si ritorna come prima; mentre se voi mi date l’ubbidienza che io non parlassi più, il mio silenzio li farebbe tutti allontanare”. Or avendo fatta la comunione, ho detto al Signore: “Se è di vostro gusto, avrei voluto sapere come stanno le cose innanzi a Voi; Voi sapete lo stato di violenza in cui mi trovo quando mi trovo con le creature, perché solo con Voi mi trovo bene. Io non so capire il perché vogliono venire, io mi mostro rustica, non uso nessun modo per attirarli, ma piuttosto modi rincrescevoli. Il perché vogliono venire non lo so. Oh! volesse il Cielo potessi restare sola”. In questo mentre mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la vera, nuda e semplice verità è la calamita più attraente per tirare i cuori e disporli ad affrontare qualunque sacrificio per amore della verità e delle persone che rivelano questa verità. Chi ha disposto i Martiri a dare il loro sangue? La verità. Chi ha dato la forza a sostenere la vita pura, illibata in messo a tante battaglie, a tanti altri santi? La verità, e la verità nuda, semplice, disinteressata. Eccoti il perché le creature vogliono venire da te. Ah! figlia mia, in questi tristi tempi, quanto è difficile trovare chi manifesti questa nuda verità, anche dal stesso clero, religiosi, devote. Nel loro parlare ed operare vi cova sempre dentro qualche cosa d’umano o d’interesse o d’altro, e la verità viene manifestata come coperta o velata, sicché la persona che riceve non viene toccata dalla nuda verità, ma dall’interesse od altro fine umano, cui è stata avvolta la verità, e non riceve la Grazia e gl’influssi che contiene la verità. Ecco perciò tanti sacramenti, confessioni sciupate, profanate e senza frutto, sebbene Io non lascio di darli lume, ma non mi sentono perché in loro pensano, che se volessero far ciò, perderebbero il loro prestigio, la benevolenza, la natura non troverebbe più soddisfazione, andrebbero a discapito i loro interessi. Ma, oh! quanto s’ingannano, perché chi tutto lascia per amore della verità, sovrabbonderà di tutto più largamente degli altri; perciò per quanto puoi, non lasciare di manifestare questa nuda e semplice verità, s’intende, tu con l’ostarti sempre all’ubbidienza di chi ti dirige, e capitandoti il destro, manifesta la verità”.

(3) Tutto ciò che riguarda la carità l’ho detto velato, e avendomi detto l’ubbidienza che scrivessi tutto minutamente, sentivo come un’impressione ancora non avevo ubbidito, e avendo domandato a Nostro Signore, mi ha detto che stava bene così detto, perché chi si trova in quei difetti, già capisce.

7-45 Settembre 18, 1906 La pace è luce all’anima, luce al prossimo e luce a Dio.

(1) Dopo avere molto stentato, mi sentivo tutta oppressa e quasi un po’ turbata, pensando il perché non ci veniva il mio adorabile Gesù. Onde alla sfuggita è venuto e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la pace è luce all’anima, luce al prossimo e luce a Dio, sicché un’anima in pace è sempre luce, ed essendo luce sta sempre unita alla Luce Eterna dove attinge sempre nuova luce da poter dare anche luce agli altri. Sicché se vuoi sempre nuova luce stati in pace”.

7-46 Settembre 23, 1906 Come il operare per Cristo distrugge l’opera umana, e Gesù la fa risorgere in opera divina.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, per poco è venuto il benedetto Gesù, e tutta abbracciandomi mi ha detto:

(2) “Figlia diletta mia, l’operare per Cristo ed in Cristo fa scomparire affatto l’opera umana, perché operando in Cristo, ed essendo Cristo fuoco, consuma l’opera umana, ed avendo consumato l’opera umana, il suo fuoco la fa risorgere in opera divina, perciò opera insieme con Me, come se stessimo insieme facendo la stessa cosa; se soffri, come se stessi soffrendo insieme con Me, se preghi, se lavori, in tutto in Me ed insieme con Me, e così sperderai in tutto le opere umane e le ritroverai divine. Oh! quante ricchezze immense potrebbero acquistare le creature, e non se ne avvalgono”.

(3) Detto ciò è scomparso ed io sono rimasta con desiderio grande di vederlo di nuovo. Quindi mi trovavo fuori di me stessa e lo andavo cercando dappertutto, e non trovandolo dicevo: “Ah Signore, come crudele Tu sei per un’anima ch’è tutta per Te, e che non fa altro che subire continue morti per amor tuo! Vedi, la mia volontà cerca Te, e non trovandoti muore di continuo, perché non trova Te che sei vita del mio volere; i miei desideri muoiono di continuo, perché desiderando e non trovandoti non trovano la loro vita, sicché, il respiro, i palpiti del cuore, la memoria, l’intelletto, tutto, tutto, stanno subendo morti crudeli, e Tu non hai compassione di me”. In questo mentre sono tornata in me e l’ho trovato in me stessa, e come se mi volesse rendere la pariglia me andava dicendo:

(4) “Vedi sto tutto in te, e tutto per te”. Pareva che teneva la corona di spine, se la premeva in testa e ne usciva il sangue, e ripeteva: “Questo Sangue lo verso per amor tuo”.

(5) Mi faceva vedere le piaghe ed aggiungeva: “Queste, tutte per te”.

(6) Oh! quanto mi sentivo confusa, vedendo che l’amore di Lui confrontato al mio, non era il mio che appena un’ombra.