(1) Questa mattina mi trovavo fuori di me stessa e vedevo il bambino Gesù dentro di uno specchio tersissimo e grandissimo, in modo che da qualunque parte mi mettevo lo potevo vedere benissimo. Io gli facevo cenno con la mano che venisse a me, ed Gesù mi faceva cenno che andassi a Lui. In questo mentre vedevo persone devote e sacerdoti, come se si mettessero in mezzo tra me e Lui, e parlavano di me; io non ci badavo loro, la mia mira era il mio dolce Gesù. Ma Lui è uscito tutto frettoloso da dentro lo specchio, e voleva battere quelli che sparlavano, dicendogli:
(2) “Nessuno che me la tocchi, perché toccando chi mi ama mi sento più offeso che se toccasse me direttamente, e vi farò vedere come so prendere difesa di chi tutta a Me si dona, e della loro innocenza”.
(3) E con un braccio stringeva me, e con l’altro minacciava a quelli. Io che niente mi premeva che dicessero male di me, solo mi dispiaceva che Lui li voleva battere, e gli ho detto: “Dolce mia vita, non voglio che per causa mia soffra nessuno, e da questo conoscerò che mi amate, se vi calmate per loro e non li battete, altrimenti resterò scontenta”. Così pare che si è calmato e me ha tirato da mezzo a quella gente conducendomi in me stessa, e continuando a vederlo non più bambino, ma crocifisso, gli ho detto:
(4) “Adorabile mio bene, se quando soffriste la crocifissione tutte le anime tenevano posto nella vostra Umanità, ed il mio posto in qual punto vi si trovava?”
(5) E Lui: “Figlia mia, il posto delle anime amanti era nel mio cuore, tu poi, oltre di tenerti nel cuore, dovendo coadiuvare alla Redenzione con lo stato di vittima, ti tenevo in tutte le mie membra, come in aiuto e sollievo”.