(1) Questa mattina nel venire il mio adorabile Gesù, mi ha partecipato parte della sua Passione. Ora, mentre mi trovavo sofferente, il Signore per rincuorarmi mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il primo significato della Passione contiene gloria, lode, onore, ringraziamento, riparazione alla Divinità. Il secondo è la salvezza delle anime e tutte le grazie che ci vogliono per ottenere lo stesso scopo. Onde chi partecipa alle pene della mia Passione, la sua vita contiene in sé questi stessi significati, non solo, ma prende la stessa forma della mia Umanità, e siccome detta Umanità sta unita con la Divinità, anche l’anima che partecipa alle mie pene sta a contatto con la Divinità e può ottenere ciò che vuole. Anzi, le sue pene sono come chiavi per aprire i tesori divini, questo finché vive quaggiù, e poi sta riservato anche al di là del Cielo una gloria distinta per sé che le viene data dalla Umanità e Divinità mia, in modo da assomigliarsi alla stessa mia luce e gloria, ed una gloria più speciale per tutta la corte celeste, che le verrà data per mezzo di quest’anima, per ciò che Io le ho comunicato; perché quanto più le anime si sono assomigliate a Me nelle pene, tanto più da dentro la Divinità uscirà luce e gloria, ed ecco che tutta la corte celeste parteciperà a questa gloria”.
(3) Sia sempre benedetto il Signore, e tutto per sua gloria ed onore.
(1) Questa mattina, il mio dolcissimo Gesù nel venire mi ha partecipato in abbondanza le sue pene, tanto, che mi sentivo come se dovessi morire. Ora mentre mi sentivo in tale stato, il benedetto Gesù intenerito e commosso nel vedermi soffrire si è messo nel mio interno, e piegandosi le mani mi ha detto:
(2) “Figlia mia, come tu sei stata a mia disposizione a soffrire, così anch’Io per contraccambianti mi metto a tua disposizione, dimmi che vuoi che faccia, ché sono pronto a far ciò che tu vuoi”.
(3) Onde io ricordandomi quanto gli dispiacerebbe se gli uomini confermassero la legge del divorzio, ed i mali che alla società ne verrebbero, gli ho detto: “Dolce mio bene, giacché vi benignate di mettervi a mia disposizione, voglio che con la vostra onnipotenza operate un prodigio, che incatenando la volontà delle creature, non potessero confermare questa legge”. Ed il Signore pareva che accettava la mia proposta, dicendomi: “Quasi tutte le vittime che sono state sulla terra e che ora si trovano in Cielo, tengono qualche stella fulgidissima alle loro corone, che le fanno ben distinguere del posto loro occupato, e queste stelle non sono altro che qualche gloria grande che hanno procurato a Dio, ed insieme un bene grande alla umanità, mercé il mezzo loro. Tu vuoi che operassi un prodigio per non far confermare questo divorzio, altrimenti non potrebbe ciò succedere; ebbene, per amor tuo farò questo prodigio, e questa sarà la stella più fulgida che risplenderà alla tua corona; cioè, per aver con le tue sofferenze impedito che la mia giustizia in questi tristi tempi, alle tante scelleratezze che commettono, permettesse anche questo male che loro stessi hanno voluto. Quindi si può dare più gloria grande a Dio e più bene agli uomini”.
(1) Questa mattina, dopo d’avere molto aspettato, finalmente ho trovato il mio dolcissimo Gesù e querelandomi con Lui, gli ho detto: “Diletto mio bene, come mi fate tanto aspettare? Forse non sapete che senza di voi non posso vivere, e l’anima mia prova un continuo morire?”
(2) E Lui: “Diletta mia, ogni qual volta tu cerchi a Me, ti disponi a morire, perché in realtà, che cosa è la morte se non l’unione stabile permanente con Me? Tale fu la mia vita, un continuo morire per amor tuo, e questa continua morte fa la preparazione al grande sacrificio di morire sulla croce per te; sappi che chi vive nella mia Umanità e delle opere della mia Umanità si pasce, forma di sé un grand’albero, pieno di fiori e frutti abbondanti, e questi formano il nutrimento di Dio e dell’anima; chi fuori della mia Umanità vive, le sue opere sono odiose a Dio ed infruttuose per sé stesso”.
(3) Dopo ciò, il Signore ha versato abbondante in me miste ed amarezze, e dolcezze, e poi abbiamo girato un poco in mezzo alle gente, ed io non sapevo distaccare i miei sguardi dal volto del mio amato Gesù, e Lui vedendo ciò mi ha detto:
(4) “Figlia mia, chi si lascia adescare dalle opere del Creatore, lascia sospese alle opere delle creature”.
(5) Lui è scomparso ed io mi sono trovata in me stessa.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù si faceva vedere nel mio interno che dormiva, spandendo da sé tanti raggi di luce indorati. Contenta di vederlo, ma scontenta insieme per non poter sentire la dolcezza e soavità della sua voce creatrice. Onde, dopo molto aspettare è ritornato a farsi vedere, e vedendo il mio scontento mi ha detto:
(2) “Figlia mia, nel ministero pubblico, è necessario l’uso della voce per farmi intendere, ma nel ministero privato la sola mia presenza basta per tutto, perché vedermi e capire l’armonia delle mie virtù per copiarle in sé stessa è tutto lo stesso; quindi, l’attenzione dell’anima deve essere nel vedermi e di uniformarsi in tutto alle operazioni interne del Verbo, perché quand’Io tiro l’anima a Me, si può dire, almeno per quel tempo, che la tengo alla mia presenza, che fa vita divina. Essendo la mia luce come pennello per dipingere, le mie virtù vi somministrano i vari colori, e l’anima è come tela che riceve in sé il ritratto dell’immagine divina. Succede come a quei ponti alti, che quanto più alto altrettanto precipita nel basso una pioggia dirotta, così l’anima innanzi alla mia presenza, si mette nello stato che le conviene, cioè nel basso, nel nulla, tanto da sentirsi distruggere, e la Divinità a torrente vi piove la grazia e giunge a sommergerla in Sé stesso, perciò dev’essere contenta di tutto, se parlo, e contenta se non parlo”.
(3) Mentre ciò diceva mi sono sentita come sommergere in Dio, e dopo mi sono trovata in me stessa.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù si faceva vedere nel mio interno quasi in atto di riposarsi; ma mentre pareva che riposava, come se avesse ricevuto un’offesa che non poteva sopportare, come destandosi mi ha detto:
(2) “Figlia mia, abbi pazienza, fammi versare in te quest’amarezza, che non mi dà riposo”.
(3) Ed in così dire, ha versato in me ciò che l’amareggiava ed ha preso il suo aspetto dolce in modo da poter riposare, poi continuava a stare nel mio interno, spandendo tanti raggi di luce in modo da formare una rete di luce da prendere tutti gli uomini dentro di quella rete, solo chi riceveva più, chi meno di quella luce. Ora mentre ciò vedevo, Nostro Signore mi ha detto:
(4) “Diletta mia, quando faccio silenzio è segno che voglio riposo, cioè che tu ti riposi in Me, ed Io in te. Quando parlo è segno che voglio vita attiva, cioè che mi aiuti nell’opera della salvezza delle anime; perché essendo mie immagine, ciò che loro si fa, lo ritengo fatto a Me stesso”.
(5) In dire ciò vedevo parecchi sacerdoti, e Gesù come lamentandosi con loro ha soggiunto:
(6) “Il mio dire fu semplice, tanto da farlo comprendere ai dotti e ai più ignoranti, come si nota con chiarezza nel Santo Vangelo, ed i predicatori di questi tempi tanti di giri e raggiri vi mescolano, che i popoli restano digiuni ed annoiati; si vede che non l’attingono dalla fonte della mia sorgente”.
(1) Stando nel mio solito stato, è venuta la Regina Madre e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, i mie dolori come dicono i profeti, furono un mare di dolori, ed in Cielo si sono cambiati in un mare di gloria, ed in ciascun dolore mio ha fruttificato altrettanti tesori di grazia; e siccome in terra mi chiamano stella del mare, che con sicurezza guida al porto, così in Cielo mi chiamano stella di luce per tutti i beati, dimodocchè ne sono ricreati di questa luce che mi produssero i miei dolori”.
(3) In questo mentre, è venuto il mio adorabile Gesù dicendomi:
(4) “Diletta mia, non vi è cosa che più mi è cara e gradevole, quanto un cuore giusto che mi ama e vedendomi soffrire mi prega di soffrire essa ciò che soffro Io, questo mi lega tanto, ed ha tanta forza sul mio cuore, che per ricompensa le do tutto Me stesso, e le concedo le grazie più grandi e ciò che essa vuole; e se ciò non facessi, avendo fatto di Me donazione, sento che quante cose non le dono, tanti furti vengo a farle, ossia tanti debiti contraggo con essa”.
(5) Dopo mi ha trasportato fuori di me stessa, e Gesù ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, vi sono certe offese che superano di gran lungo le stesse sofferenze che soffrii nella mia passione; come quest’oggi ne ho ricevute varie, che se non versassi parte, la mia giustizia mi obbligherebbe a mandare sulla terra fieri flagelli; perciò fammi versare in te”.
(7) Dopo versate non so come, sentendolo parlare delle offese gli ho detto: “Signore, questa legge del divorzio che dicono, è certo che non la confermeranno?”
(8) E Lui: “Per ora è certo, ché poi da qui a cinque, dieci, venti anni, o che ti sospenda da vittima, o che ti possa chiamare nel Cielo, potranno farlo, ma il prodigio d’incatenare la loro volontà e di confonderli, per ora l’ho fatto; ma se sapessi la rabbia che tengono i demoni e quelli che volevano questa legge, che la tenevano per certo d’ottenerla, è tanta, che se potessero distruggerebbero qualunque autorità, e farebbero strage da per ogni dove. Onde per mitigare questa rabbia e per impedire in parte queste stragi, vuoi tu esporti un poco al loro furore?”
(9) Ed io: “Sì, purché venite con me”. E così siamo andati ad un luogo dove stavano demoni e persone che parevano furibondi, arrabbiati ed impazziti; appena vistami, sono corsi sopra di me come tanti lupi, e chi mi batteva, chi mi stracciava le carni, avrebbero voluto distruggermi, ma non avevano il potere. Ma io, sebbene ho sofferto molto, non li temevo, perché avevo Gesù con me. Dopo ciò mi sono ritrovata in me stessa, come ripiena di varie pene. Sia sempre benedetto il Signore.
(1) Questa mattina mi sentivo tutta impensierita, come se il Signore volesse di nuovo sottrarmi la sua presenza, e quindi togliermi le sofferenze, ed anche un po’ di sfiducia. Onde, dopo molto aspettare, quando appena è venuto mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi della fede si nutre acquista vita divina, e acquistando vita divina distrugge l’umana, cioè distrugge in sé i germi che produsse la colpa originale, riacquistando la natura perfetta come uscì dalle mie mani, simile a Me, e con ciò viene a superare in nobiltà la stessa natura angelica”.
(3) Detto ciò è scomparso.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù non ci veniva, ed io mi sentivo morire per la sua assenza. Onde verso l’ultima ora, mosso di me a compassione, è venuto e baciandomi mi ha detto:
(2) “Figlia mia, è necessario che qualche volta non venga, altrimenti come darei sfogo alla mia giustizia? E gli uomini, vedendo che Io non li castigo non farebbero altro che imbaldanzire sempre più; quindi sono necessarie le guerre, le stragi; il principio ed il mezzo sarà dolorosissimo, ma la fine sarà giocondissima; e poi tu lo sai, che la prima cosa è la rassegnazione alla mia Volontà”.
(1) Questa mattina mi sono trovata fuori di me stessa, e dopo d’essere andata in cerca del mio adorabile Gesù, l’ho ritrovato; ma con mia sorpresa ho visto che teneva conficcate nei piedi, sotto alle piante, tante spine che le davano dolore e l’impedivano di camminare, tutto afflitto si è gettato nelle mie braccia quasi volendo trovare riposo e farsi togliere da me quelle spine, io me l’ho stretto e gli ho detto: “Dolce amor mio, se saresti venuto nei giorni scorsi non vi sareste conficcate tante spine, al più come se ne conficcava qualcuna, così ve l’avrei tirata, ecco che avete fatto col non venire”. E mentre ciò io dicevo, gli andavo tirando tutte quelle spine, ed i piedi del benedetto Gesù sgorgavano sangue, e Lui spasimava per il forte dolore. Dopo ciò, come se si fosse rinfrancato ha voluto anche versare e poi mi ha detto:
(2) “Figlia mia, che corruzione nei popoli, che storti sentieri vi battono, ma a ciò ha influito il mal esempio dei capi, mentre chi possiede la minima di qualunque autorità, lo spirito di disinteresse dev’essere luce per farlo distinguere che è capo, e la giustizia da lui esercitata dev’essere come folgore da colpire gli occhi degli astanti, in modo da non poterli far muovere di lui e dai suoi esempi”.
(3) Detto ciò è scomparso.
(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù nel venire si faceva vedere tutto nudo, cercando come coprirsi nel mio interno dicendomi:
(2) “Figlia mia, mi hanno spogliato d’ogni principato, d’ogni regime, d’ogni sovranità; e per riacquistare questi miei dritti sopra le creature è necessario che spogli loro e quasi li distrugga, ed in questo conosceranno che dove non c’è Dio per principio, per regime e per sovrano, tutto porta alla distruzione di loro stessi, e quindi alla fonte di tutti i mali”.