(1) Seguita a tenersi il mio cuore nel cuor suo, e di tanto in tanto si benigna di farmelo vedere, facendo festa come se avesse fatto un grande acquisto, ed in questi giorni trovandomi fuori di me stessa, alla parte dove corrisponde il cuore, invece del cuore veggo la luce che il benedetto Gesù mi mandò in quei tre aliti. Onde questa mattina nel venire, mostrandomi il suo cuore, mi ha detto:
(2) “Diletta mia, qual vorresti, il cuor mio o il tuo? Se tu vuoi il mio, ti converrà più soffrire; sappi però che ho fatto questo per farti passare ad un’altro stato, perché quando si giunge all’unione, ad un’altro stato si passa, qual’è quello della consumazione, e l’anima per passare a questo stato di perfetta consumazione ha bisogno, o del mio cuore per vivere, o del suo tutto trasformato nel mio, altrimenti non può passare a questo stato di consumazione”.
(3) Ed io, tutta temendo, ho risposto: “Dolce amor mio, la mia volontà non è più mia ma vostra, fate quel che volete, ed io ne sarò più contenta”. Dopo ciò mi sono ricordata di qualche difficoltà del confessore, e Gesù vedendo il mio pensiero mi ha fatto vedere come se io stessi dentro d’un cristallo, e questo impediva di far vedere agli altri ciò che il Signore operava in me, ed ha soggiunto:
(4) “Allora si conosce il cristallo e ciò che dentro contiene, che ai riverberi della luce; così è per te: Chi porta la luce della credenza toccherà con mano ciò che Io opero in te, se poi no, scorgerà le cose naturalmente”.