MaM
Messaggio del 8 luglio 2013:Cari figli, anche oggi desidero invitarvi in modo particolare a pregare in questo tempo particolarmente per le mie intenzioni. Pregate, cari figli, per i miei progetti che desidero realizzare. Le vostre preghiere mi sono necessarie. Con voi desidero realizzare i miei progetti. Grazie, cari figli, anche oggi per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

17-21 Ottobre 30, 1924 Gli angeli sono angeli perché si sono sempre conservati in quell’atto primo in cui furono creati, e dal conoscere il più ed il meno della Suprema Volontà, vengono costituiti i diversi cori degli angeli. Le pene dell’amore sono le più acerbe, le più crudeli, più dolorose che le

(1) Mi sento che non posso affidare alla penna i miei dolorosi segreti, né esprimere sulla carta ciò che sento nel mio martire cuore. Ah! sì, non c’è martirio che possa paragonarsi al martirio della privazione del mio dolce Gesù. Il martire è ferito ed ucciso nel corpo; invece il martirio della sua privazione ferisce l’anima, la lacera nelle più intime fibre, e quello che è peggio, la uccide senza farla morire per batterla continuamente sull’incudine di ferro del dolore e dell’amore. E mentre passo avanti le pene che sento nel mio interno, perché sono cose che non posso ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

17-22 Novembre 23, 1924 Dio nel creare l’uomo, per conservargli la vita formò intorno a lui l’aria del corpo e l’aria dell’anima: l’aria naturale per il corpo, l’aria della mia Volontà per l’anima.

(1) Continuo il mio stato di privazione di Gesù e di amarezze intense per la povera anima mia, e se alla sfuggita si fa vedere nel mio interno, è tutto taciturno e pensoso; ma però, ad onta del suo silenzio io rimango contenta, pensando che non mi ha lasciato e che la sua dimora in me continua ancora. E mentre la povera anima mia sta per appassire, la sua vista mi dà un sorso di vita, e qual rugiada benefica mi fa rinverdire, ma per fare che? Per ritornare di nuovo ad appassire e sentirmi morire; sicché sto sempre tra la vita e la morte. Onde, mentre nuotavo nel mare immenso del dolore d’averlo perduto, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno, e facendosi vedere in atto di pregare, mi sono unita con Lui nella preghiera e poi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, Io nel creare l’uomo, per conservargli la vita formai intorno a lui l’aria del corpo e l’aria dell’anima: l’aria naturale per il corpo, l’aria della mia Volontà per l’anima. Credi tu che l’aria naturale, solo perché aria ha virtù di dare la respirazione all’uomo, la forza, l’alimento, la freschezza, la vegetazione a tutta la natura? Sicché, ad onta che non si vede tiene tutto in pugno e si costituisce vita d’ogni essere creato, onde tutti sentono la necessita dell’aria, ed essa dovunque fa il suo corso, di notte e di giorno, penetra nel palpito del cuore, nella circolazione del sangue, dovunque; ma sai perché contiene tanta virtù? Perché nell’aria c’è tutta la sostanza dei beni che produce, e furono messi da Dio nell’aria la forza alimentatrice, respirativa, vegetativa, ed essa contiene come tanti semi di tutto il bene che racchiude. Ora, se ci voleva un’aria per la conservazione di tutta la natura, ci voleva anche un aria per la conservazione dell’anima, e la mia bontà non volle affidare né formare un’altra aria per l’anima, ma la mia stessa Volontà si volle costituire aria per l’anima, onde tutta quella sostanza dei beni che Essa contiene, come aria che ad onta che non si veda, potesse penetrare nel fondo dell’anima e portarle l’alimento divino, la vegetazione e tutti i beni; la virtù respirativa di tutto ciò che è Cielo, la fortezza invincibile, la fecondità di tutte le virtù. Ci dovrebbe essere una gara, il corpo a respirare l’aria naturale, l’anima a respirare l’aria della mia Volontà. Eppure, c’è da piangere! Se si sentono mancare l’aria naturale, se la procurano; andando sugli alti monti, manifestano con dolore la mancanza dell’aria; invece dell’aria della mia Volontà non si danno pensiero né dolore, e ad onta che sono costretti ad essere come imbevuti dell’aria della mia Volontà, le creature non amandola quest’aria balsamica e santificatrice, Essa non può mettere nell’anima i beni che contiene, ed è costretta a starvi sacrificata, senza poter svolgere la vita che Essa contiene. Perciò figlia mia, ti raccomando, se vuoi che la mia Volontà compia in te i suoi disegni, che respiri sempre l’aria della mia Volontà, affinché come la respiri, vegeti in te la Vita Divina e ti conduca al vero scopo per cui fosti creata”.

17-23 Novembre 27, 1924 L’immutabilità di Dio, e la mutabilità delle creature.

(1) Stavo pensando all’immutabilità di Dio e alla mutabilità delle creature. Che differenza! Ora, mentre ciò pensavo, il mio sempre benigno Gesù si è mosso nel mio interno dicendomi:

(2) “Figlia mia, guarda, non c’è punto dove il mio Essere non si trovi, non ho dove tentennare, né a destra né a sinistra, né avanti né dietro; nessun vuoto che non è di Me riempito. La mia fermezza, non trovando punto dove non ci sia Io, si sente incrollabile: E’ la mia immutabilità eterna. Questa immutabilità immensa mi rende immutabile nei piaceri, ciò che mi piace, mi piace sempre; immutabile nell’amore, nel godere, nel volere, amata una volta una cosa, goduta, voluta, non c’è pericolo che più mi cambi; per cambiarmi dovrei restringere la mia immensità, ciò che non posso né voglio. La mia immutabilità è l’aureola più bella che corona il mio capo, che si stende sotto dei miei piedi, che rende eterno omaggio alla mia Santità immutabile. Dimmi, c’è punto forse dove tu non mi trovi?”.

(3) Mentre ciò diceva, innanzi alla mia mente si faceva presente questa immutabilità divina; ma chi può dire ciò che comprendevo? Temo di dire spropositi e passo avanti. Nel dire la mutabilità della creatura:

(4) “Povera creatura, come è piccolo il suo posticino! E per quanto piccolo, non è neppure stabile e fisso il suo posto, oggi ad un punto, domani sbalzata ad un altro; questa è anche causa che oggi ama, le piace una persona, un oggetto, un luogo, domani cambia e forse disprezza ciò che ieri le piaceva ed amava; ma sai tu chi rende mutabile la povera creatura? La volontà umana la rende volubile nell’amare, nei piaceri, nel bene che fa. La volontà umana è qual vento impetuoso che muove la creatura come una canna vuota ad ogni suo soffio, ora a destra, ora a sinistra. Perciò nel crearla volli che vivesse della mia Volontà, affinché arrestando questo vento impetuoso della volontà umana, la rendesse ferma nel bene, stabile nell’amore, santa nell’operare; volevo farla vivere nell’immenso territorio della mia Immutabilità, ma la creatura non si contentò, volle il suo piccolo posticino, e si rese il trastullo di sé stessa, degli altri e delle sue stesse passioni. Perciò prego, supplico la creatura che prenda questa mia Volontà, che la faccia sua affinché ritorni in quella Volontà immutabile da donde uscì, affinché non più volubile si renda, ma stabile e ferma. Io non mi sono cambiato: L’aspetto, l’anelo, la voglio sempre nella mia Volontà”.

17-24 Dicembre 1, 1924 La Divina Volontà respinta dalle creature sente la morte del bene che vuol fare.

(1) Mi sentivo amareggiata al sommo, e mentre pregavo, piangevo la dura mia sorte d’essere priva di Colui che formava tutta la mia vita. Il mio stato è irrimediabile, nessuno si muove a pietà di me, tutto è giustizia, e poi, chi si vuol muovere di me a pietà, se Colui che è la fonte della pietà me la nega? Ora, mentre piangevo e pregavo mi sono sentita prendere le mani fra le mani di Gesù, e sollevandomi in alto ha detto:

(2) “Venite tutti a vedere un spettacolo sì grande, e non mai visto né in Cielo né in terra: Un’anima continuamente morendo per puro amor mio”.

(3) Al dire di Gesù si sono aperti i Cieli e tutta la gerarchia celeste mi guardava, anch’io mi guardavo e vedevo la povera anima mia appassita, e morendo come quel fiore che sta per declinare sul suo stelo; ma mentre morivo, una virtù segreta mi dava vita; ah! forse è la giustizia punitrice di Dio, che giustamente mi punisce. Mio Dio! mio Gesù, abbi pietà di me, pietà d’una povera morente! E’ la sorte più dura che mi tocca fra tutti i poveri mortali: Morire senza poter morire! Onde il mio dolce Gesù, quasi per tutta la notte mi ha tenuto fra le sue braccia, per darmi la forza ed assistermi nella mia agonia. Io credevo che finalmente avesse di me compassione e mi portasse con Sé, ma invano! Dopo che mi ha rincuorato alquanto, mi ha lasciato col dirmi:

(4)Figlia mia, la mia Volontà sta ricevendo continue morti da parte delle creature, Essa è vita, e come vita vuol dare la vita della luce, ma la creatura respinge questa luce, e difatti, non ricevendola muore questa luce per la creatura e la mia Volontà sente la pena della morte che la creatura ha dato a questa luce. La mia Volontà vuol far conoscere i pregi, le virtù che contiene, e la creatura respinge questa conoscenza coi pregi e le virtù che contiene, e la mia Volontà per la creatura muore a questa conoscenza ed ai pregi e alle virtù che contiene il mio Volere, e la mia Volontà sente la pena della morte che la creatura ha dato alle virtù e pregi del mio Volere; e così se vuol dare l’amore e non è ricevuto, sente la morte data all’amore; se vuol dare la santità, la grazia, sente darsi dalla creatura la morte alla santità e alla grazia che vuol dare, sicché è continua la morte che sente al bene che vuol dare. E poi, non la senti tu in te la morte continua che soffre la mia Volontà? Vivendo tu in Essa, sei costretta, come connaturalmente, a prendere parte a queste morti che soffre la mia Volontà, e vivere in uno stato di continua agonia”.

(5) Ed io nel sentir ciò ho detto: “Gesù, amor mio, non mi sembra che sia così, è la tua privazione che mi uccide, che mi toglie la vita senza farmi morire”.

(6) E Gesù: “La mia privazione da una parte, la mia Volontà dall’altra, che tenendoti assorbita in Essa ti fa parte delle sue pene. Figlia mia, nel vero vivere nel mio Volere non c’è pena che la mia Volontà riceva dalle creature, che non renda partecipe all’anima che vive in Essa”.

17-25 Dicembre 8, 1924 Sull’Immacolato Concepimento. Prova alla quale fu messa la Vergine.

(1) Stavo pensando sull’Immacolato Concepimento della mia Sovrana Regina Mamma, nella mia mente affluivano i pregi, le bellezze ed i prodigi del suo Immacolato Concepimento, prodigio che supera tutti gli altri prodigi fatti da Dio in tutta la Creazione. Ora, mentre ciò pensavo dicevo tra me: “Grande è il prodigio dell’Immacolato Concepimento, ma la mia Mamma Celeste non ebbe nessuna prova nel suo Concepimento, tutto le fu propizio, tanto da parte di Dio quanto da parte della sua natura creata da Dio così felice, così santa, così privilegiata, dunque, quale fu il suo eroismo e la sua prova? Se non fu escluso l’angelo nel Cielo, né Adamo nell’eden, solo la Regina di tutti doveva essere esclusa dall’aureola più bella, che la prova doveva mettere sul suo capo augusto di Regina e di Madre del Figlio di Dio?” Mentre ciò pensavo, il mio amabile Gesù muovendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, nessuno può essere a Me accettabile senza la prova. Se non ci fosse stata la prova avrei avuto una Madre schiava, non libera, e la schiavitù non entra nei nostri rapporti né nelle nostre opere, né può prendere parte al nostro libero amore. La mia Mamma ebbe la sua prima prova fin dal primo istante del suo Concepimento; non appena ebbe il suo primo atto di ragione, conobbe la sua volontà umana da una parte, e la Volontà Divina dall’altra, e fu lasciata libera a quale delle due volontà doveva aderire, e Lei, senza perdere un istante e conoscendo tutta l’entità del sacrificio che faceva, ci donò la sua volontà, senza volerla più conoscere, e Noi le facemmo dono della nostra, ed in questo scambio di donazione di volontà d’ambo le parti, affluirono tutti i pregi, le bellezze, i prodigi, i mari immensi di grazia nell’Immacolato Concepimento della più privilegiata di tutte le creature.

(3) E’ sempre la volontà che sono solito di provare. Tutti i sacrifici, anche la morte, senza della volontà mi farebbero schifo, e non attirerebbe neppure uno dei miei sguardi. Ma vuoi sapere tu quale fu il più grande prodigio operato da Noi in questa creatura sì santa, ed il più grande eroismo che nessuno, nessuno potrà mai uguagliare di sì bella creatura? La sua vita la incominciò con la nostra Volontà, la seguì e la compì, sicché si può dire che compì da dove incominciò, e cominciò da dove compì; ed il nostro più grande prodigio fu che in ogni suo pensiero, parola, respiro, palpito, moto e passo, il nostro Volere sboccava su di Lei e Lei ci offriva l’eroismo d’un pensiero, d’una parola, d’un respiro, d’un palpito divino ed eterno operante in Essa, questo la elevava tanto, che ciò che Noi eravamo per natura Lei lo era per grazia; tutte le altre sue prerogative, i suoi privilegi, il suo stesso Immacolato Concepimento, sarebbe stato un bel nulla a confronto di questo grande prodigio; anzi, fu questo che la confermò e la rese stabile e forte in tutta la sua vita. La mia Volontà continua, sboccante su di Lei, le partecipava la Natura Divina, ed il suo continuo riceverla la rese forte nell’amore, forte nel dolore, distinta fra tutti. Fu questa, la nostra Volontà operante in Lei che attirò il Verbo sulla terra, che formò il seme della fecondità divina per poter concepire un Uomo e Dio senza opera umana, e la fece degna d’essere Madre del suo stesso Creatore. Perciò Io insisto sempre sulla mia Volontà, perché conserva l’anima bella come uscì dalle nostre mani, la cresce come copia originale del suo Creatore; e per quante opere grandi e sacrifici uno possa fare, se la mia Volontà non entra in mezzo, Io li rifiuto, no li riconosco, non è cibo per Me; e le opere più belle senza della mia Volontà, diventano cibo della volontà umana, della propria stima e dell’ingordigia della creatura”.

17-26 Dicembre 24, 1924 La pena della morte fu la prima pena che Gesù soffrì e gli durò tutta la sua Vita. L’Incarnazione non fu altro che un darsi in balia della creatura. La fermezza nell’operare.

(1) I miei giorni sono sempre più dolorosi, sono sotto al duro torchio della dura privazione del mio dolce Gesù, che come ferro micidiale mi sta sopra per uccidermi continuamente; ma mentre arma l’ultimo colpo per farla finita, me lo lascia sospeso sul mio capo ed io aspetto come refrigerio quest’ultimo colpo, per andarmene al mio Gesù, ma invano aspetto! E la povera anima mia, ed anche la mia natura, me le sento consumare e disciogliere. Ahi! i miei grandi peccati non mi fanno meritare di morire! Che pena! Che lunga agonia! Deh! mio Gesù, abbi pietà di me! ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

17-27 Gennaio 4, 1925 Come tutto il Cielo va incontro all’anima che si fonde nella Volontà di Dio, e tutti vogliono deporre in lei. Come si forma il nobile martirio dell’anima.

(1) Avendo compiuto tutta la giornata, stavo pensando tra me: “Che altro mi resta da fare?” E nel mio interno mi sono sentito dire:

(2) “Tieni da fare la cosa più importante, il tuo ultimo atto di fonderti nella Volontà Divina”.

(3) Ond’io mi sono messa, secondo il mio solito, a fondere tutto il mio povero essere nella Volontà Suprema, e mentre ciò facevo mi sembrava che si aprissero i Cieli ed io andavo incontro a tutta la corte celeste, e tutto il Cielo veniva alla volta mia, ed il mio dolce Gesù mi ha detto:

(4) “Figlia mia, il fonderti nella mia Volontà è l’atto più solenne, più grande, più importante di tutta la tua vita. Fonderti nella mia Volontà è entrare nell’ambito dell’eternità, abbracciarla, baciarla e ricevere il deposito dei beni che contiene la Volontà Eterna; anzi, come l’anima si fonde nel Supremo Volere tutti le vanno incontro, per deporre in lei tutto ciò che hanno gli angeli, i santi, la stessa Divinità, tutti depongono, sapendo che depongono in quella stessa Volontà in cui tutto è al sicuro; anzi, l’anima col ricevere questi beni, coi suoi atti nella Volontà Divina li moltiplica e ridona a tutto il Cielo doppia gloria ed onore, sicché, col fonderti nella mia Volontà metti in moto Cielo e terra, è una nuova festa a tutto l’empireo. E siccome il fondersi nella mia Volontà è amare e dare per tutti e per ciascuno, senza escludere nessuno, la mia bontà, per non farmi vincere in amore dalla creatura, depongo in lei i beni di tutti, e tutti i beni possibili che in Me contengo; né può mancare lo spazio dove deporre tutti i beni, perché la mia Volontà è immensa e si presta a ricevere tutto. Se tu sapessi che fai e che succede col fonderti nella mia Volontà, ne spasimeresti di desiderio di fonderti continuamente”.

(5) Onde dopo stavo pensando se dovevo o non dovevo scrivere ciò che sta scritto qui sopra, ma io non lo vedevo necessario, né una cosa importante, molto più che l’ubbidienza non mi aveva dato nessun comando di farlo. Ed il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:

(6) “Figlia mia, come non è importante il far conoscere che il fondersi nella mia Volontà è vivere in Essa? L’anima riceve come in deposito tutti i miei beni divini ed eterni. Gli stessi santi fanno a gara per deporre i loro meriti nell’anima fusa nella mia Volontà, perché sentono in lei la gloria, la potenza della mia Volontà, e si sentono glorificati in modo divino dalla piccolezza della creatura. Senti figlia mia, il vivere nella mia Volontà sorpassa in merito lo stesso martirio; anzi il martirio uccide il corpo, il vivere nella mia Volontà è far con una mano divina uccida la propria volontà, e le dà la nobiltà d’un martirio divino. E ogniqualvolta l’anima si decide a vivere nella mia Volontà, il mio Volere prepara il colpo per uccidere la volontà umana, e vi forma il nobile martirio dell’anima, perché volontà umana e Volontà Divina non fanno lega insieme, una deve cedere il posto all’altra, e la volontà umana deve contentarsi con rimanere estinta sotto la potenza della Volontà Divina, sicché ogniqualvolta ti disponi a vivere nel mio Volere, ti disponi a subire il martirio della tua volontà. Vedi dunque che significa vivere, fondersi nella mia Volontà: essere il martire continuato della mia Volontà Suprema; e a te ti pare poco e cosa da nulla?”

17-28 Gennaio 22, 1925 L’Umanità di Gesù è il nuovo sole delle anime.

(1) Continua la mia vita tra le amarezze delle privazioni del mio dolce Gesù; non so come vivo, sento un incubo che mi schiaccia, la stessa natura nel vedersi priva di colui che solo la sosteneva, vorrebbe disciogliersi, sicché ora mi sento scomporre le ossa, ora chiudere i canali dello stomaco, in modo che non vuol ricevere ne acqua, ne cibi; povera mia natura, senza del mio Gesù vuol declinare e disfarsi, ma mentre sta per disfarsi una forza potente ed una mano forte mi stringe, mi ricompone le ossa sconvolte, mi apre i canali ed impedisce il mio ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

17-29 Gennaio 27, 1925 Le cose da Dio create non escono da Lui, facendosi la Divina Volontà alimentatrice e conservatrice di esse. Così succede per l’anima che opera nella Divina Volontà.

(1) Mentre stavo fondendomi nel Santo Voler Divino pensavo tra me: “Prima, quando mi fondevo nel Santo Supremo Volere, Gesù era con me, ed insieme con Lui io entravo in Esso, sicché l’entrare era una realtà, ma adesso io non lo veggo, sicché non so se entro nell’eterno Volere o no, mi sento piuttosto come una lezioncina imparata a memoria, oppure un modo di dire”. Ora, mentre ciò pensavo, il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno, e prendendomi una mano nella sua mi spingeva in alto e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tu devi sapere che mi veda o non mi veda, ogniqualvolta tu ti fonda nella mia Volontà, Io, da dentro il tuo interno ti prendo una mano per spingerti in alto, e dal Cielo ti do l’altra mia mano per prenderti l’altra e tirarti su, in mezzo a Noi, nell’interminabile nostra Volontà, sicché stai in mezzo alle mie mani, fra le mie braccia. Tu devi sapere che tutti gli atti fatti nella nostra Volontà entrano nell’atto primo, quando creammo tutte le creazione, e gli atti della creatura baciandosi coi nostri, perché una è la Volontà che dà vita a questi atti si diffondono in tutte le cose create, come vi sta diffusa la nostra Volontà dappertutto, e si costituiscono ricambio d’amore, d’adorazione e di gloria continua per tutto ciò che abbiamo messo fuori nella Creazione. Solo tutto ciò che si fa nella nostra Volontà, incomincia quasi insieme con Noi a darci ricambio d’amore perenne, adorazione in modo divino, gloria che mai finisce, e siccome per tutte le cose da Noi create è tanto l’amore che nutriamo, che non permettemmo che uscissero dalla nostra Volontà, come le creammo così tutte restarono con Noi, e la nostra Volontà si fece conservatrice e alimentatrice di tutta la Creazione, e perciò tutte le cose si conservano sempre nuove, fresche e belle, né crescono né decrescono, perché da Noi furono create tutte perfette, perciò non soggette ad alterazioni di sorta, tutte conservano il loro principio perché si fanno alimentare e conservare dalla nostra Volontà, e restano intorno a Noi a decantare la gloria nostra.

(3) Ora, l’operato della creatura nella nostra Volontà entra nelle opere nostre, e la nostra Volontà si fa alimentatrice, conservatrice ed atto dello stesso atto della creatura, e questi atti fatti nella nostra Volontà dalla creatura si mettono intorno a Noi, e trasfusi in tutte le cose create decantano la nostra perpetua gloria. Com’è diverso il nostro operato da quello della creatura e l’amore con cui operiamo! Noi operiamo ed è tanto l’amore all opera che facciamo, che non permettiamo che esca da Noi, affinché nulla perda della bellezza con cui fu fatta; invece, la creatura se opera non la sa tenere con sé, anzi, molte volte non sa che cosa si è fatto dell’opera sua, se si è imbrattata, se ne hanno fatto uno straccio, segno del poco amore per le sue stesse opere. E siccome la creatura è uscito fuori dal suo principio, cioè dalla prima Volontà Divina da dove uscì, ha perduto il vero amore verso Dio, verso di sé stessa e verso le sue opere. Io volli che stesse nella mia Volontà di sua volontà, non forzato, perché lo amai più di tutte le altre cose create, e volevo che fosse come re in mezzo alle opere mie. Ma l’uomo ingrato volle uscire dal suo principio, perciò si trasformò e perdette la sua freschezza, bellezza, e fu soggetto ad alterazioni e cambiamenti continui. E per quanto Io lo chiamo che ritorni nel suo principio, fa il sordo e finge di non ascoltarmi; ma è tanto il mio amore che lo aspetto e continuo a chiamarlo”.

17-30 Febbraio 8, 1925 Come ogni anima è una abitazione della Volontà Divina.

(1) Questa mattina il mio dolce Gesù si faceva vedere tanto sofferente, che la povera anima mia si sentiva struggere di compassione. Teneva tutte le membra slogate; piaghe profonde e tanto inasprite, che Gesù gemeva e si contorceva sotto l’acerbità dello spasimo. Si è messo a me vicino come se volesse farmi parte delle sue pene; già solo a guardarlo mi sentivo riflettere in me le sue pene, e Gesù tutto bontà mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non ne posso più; tocca le mie piaghe inasprite per raddolcirle, scocca il tuo bacio d’amore su di esse, affinché il tuo amore mi mitighi lo spasimo che sento. Questo mio stato sì doloroso è il vero ritratto in cui si trova la mia Volontà in mezzo alle creature: sta in mezzo a loro, ma come divisa, perché facendo la loro volontà, non la mia, resta slogata ed impiagata dalle creature, perciò unisci la tua volontà alla mia e dammi un ristoro al mio slogamento”.

(3) Io me l’ho stretto, l’ho baciato le piaghe delle mani; oh! come erano inasprite per tante opere, anche sante, ma che non avevano il loro principio dalla Volontà di Dio; per raddolcirle lo spasimo le stringevo nelle mie mani, e Gesù tutto si faceva fare, anzi lo voleva, e così ho fatto alle altre piaghe, tanto che quasi tutta la mattina si è stato sempre con me. Finalmente, prima di lasciarmi mi ha detto:

(4) “Figlia mia, mi hai raddolcito, mi sento le ossa al posto, ma sai tu chi può raddolcirmi e riunire le mie ossa slogate? Chi fa regnare in sé la mia Volontà. Quando l’anima mette da parte la sua volontà, non dandole neppure un atto di vita, la mia Volontà fa da padrona nell’anima, regna, comanda ed impera, si trova come se stesse a casa sua, cioè come nella mia Patria Celeste, sicché essendo casa mia, padroneggio, dispongo, ci metto del mio, perché come abitazione mia posso mettere quello che voglio per farne ciò che voglio, e ricevo il più grande onore e gloria che la creatura mi può dare. Invece, chi vuol fare la sua volontà, fa lei da padrona, dispone, comanda, e la mia Volontà sta come una povera straniera, non curata, e se occorre disprezzata. Vorrei mettere del mio, ma non posso, perché la volontà umana non mi vuol cedere un posto, anche nelle stesse cose sante vuol fare lei come capo, ed Io niente posso mettere del mio. Come mi trovo male nell’anima che fa regnare la sua volontà! Succede come ad un padre che va a trovare un suo figlio lontano, oppure un amico ad un altro amico: Mentre bussa, si apre la porta, ma si fa restare alla prima stanza, non si prepara il pranzo, non il letto dove farlo dormire, non gli fanno parte né delle loro gioie, né delle loro pene; che affronto! Che dolore per questo padre, oppure amico! Se ha portato tesori per complimentarlo, nulla lascia, e se ne va trafitto nel fondo del suo cuore. Invece un’altro non appena lo vedono, si mettono in festa, preparano il più bel pranzo, il letto più soffice, anzi le danno piena padronanza di tutta la casa e fin di loro stessi; non è questo il più grande onore, amore, rispetto, sudditanza, che si può usare ad un padre o ad un amico? Che cosa non le lasceranno di bello e di buono per compensare tanta liberalità?

(5) Tale è la mia Volontà, viene dal Cielo per abitare nelle anime, ed invece di rendermi padrone, mi tengono come uno straniero e derelitto, ma la mia Volontà non si parte, ad onta che mi tengono da straniero rimango in mezzo a loro aspettando per dar loro i miei beni, le mie grazie e la mia santità”.