MaM
Messaggio del 25 giugno 1996: Cari figli! Vi ringrazio per l’amore e per le preghiere con cui avete risposto alla mia chiamata. Desidero che continuiate così in modo tale che le vostre giornate siano solamente e totalmente amore e preghiera. In modo particolare oggi vi chiedo di pregare per coloro che sono sotto il potere di Satana.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 17-25 Dicembre 8, 1924 Sull’Immacolato Concepimento. Prova alla quale fu messa la Vergine.

(1) Stavo pensando sull’Immacolato Concepimento della mia Sovrana Regina Mamma, nella mia mente affluivano i pregi, le bellezze ed i prodigi del suo Immacolato Concepimento, prodigio che supera tutti gli altri prodigi fatti da Dio in tutta la Creazione. Ora, mentre ciò pensavo dicevo tra me: “Grande è il prodigio dell’Immacolato Concepimento, ma la mia Mamma Celeste non ebbe nessuna prova nel suo Concepimento, tutto le fu propizio, tanto da parte di Dio quanto da parte della sua natura creata da Dio così felice, così santa, così privilegiata, dunque, quale fu il suo eroismo e la sua prova? Se non fu escluso l’angelo nel Cielo, né Adamo nell’eden, solo la Regina di tutti doveva essere esclusa dall’aureola più bella, che la prova doveva mettere sul suo capo augusto di Regina e di Madre del Figlio di Dio?” Mentre ciò pensavo, il mio amabile Gesù muovendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, nessuno può essere a Me accettabile senza la prova. Se non ci fosse stata la prova avrei avuto una Madre schiava, non libera, e la schiavitù non entra nei nostri rapporti né nelle nostre opere, né può prendere parte al nostro libero amore. La mia Mamma ebbe la sua prima prova fin dal primo istante del suo Concepimento; non appena ebbe il suo primo atto di ragione, conobbe la sua volontà umana da una parte, e la Volontà Divina dall’altra, e fu lasciata libera a quale delle due volontà doveva aderire, e Lei, senza perdere un istante e conoscendo tutta l’entità del sacrificio che faceva, ci donò la sua volontà, senza volerla più conoscere, e Noi le facemmo dono della nostra, ed in questo scambio di donazione di volontà d’ambo le parti, affluirono tutti i pregi, le bellezze, i prodigi, i mari immensi di grazia nell’Immacolato Concepimento della più privilegiata di tutte le creature.

(3) E’ sempre la volontà che sono solito di provare. Tutti i sacrifici, anche la morte, senza della volontà mi farebbero schifo, e non attirerebbe neppure uno dei miei sguardi. Ma vuoi sapere tu quale fu il più grande prodigio operato da Noi in questa creatura sì santa, ed il più grande eroismo che nessuno, nessuno potrà mai uguagliare di sì bella creatura? La sua vita la incominciò con la nostra Volontà, la seguì e la compì, sicché si può dire che compì da dove incominciò, e cominciò da dove compì; ed il nostro più grande prodigio fu che in ogni suo pensiero, parola, respiro, palpito, moto e passo, il nostro Volere sboccava su di Lei e Lei ci offriva l’eroismo d’un pensiero, d’una parola, d’un respiro, d’un palpito divino ed eterno operante in Essa, questo la elevava tanto, che ciò che Noi eravamo per natura Lei lo era per grazia; tutte le altre sue prerogative, i suoi privilegi, il suo stesso Immacolato Concepimento, sarebbe stato un bel nulla a confronto di questo grande prodigio; anzi, fu questo che la confermò e la rese stabile e forte in tutta la sua vita. La mia Volontà continua, sboccante su di Lei, le partecipava la Natura Divina, ed il suo continuo riceverla la rese forte nell’amore, forte nel dolore, distinta fra tutti. Fu questa, la nostra Volontà operante in Lei che attirò il Verbo sulla terra, che formò il seme della fecondità divina per poter concepire un Uomo e Dio senza opera umana, e la fece degna d’essere Madre del suo stesso Creatore. Perciò Io insisto sempre sulla mia Volontà, perché conserva l’anima bella come uscì dalle nostre mani, la cresce come copia originale del suo Creatore; e per quante opere grandi e sacrifici uno possa fare, se la mia Volontà non entra in mezzo, Io li rifiuto, no li riconosco, non è cibo per Me; e le opere più belle senza della mia Volontà, diventano cibo della volontà umana, della propria stima e dell’ingordigia della creatura”.