MaM
Messaggio del 25 marzo 1987:Cari figli, oggi vi ringrazio per la vostra presenza in questo luogo nel quale vi offro grazie speciali. Invito ognuno di voi a incominciare a vivere la vita che Dio desidera da voi e ad incominciare a fare buone opere d'amore e di misericordia. Non desidero che voi, cari figli, viviate i messaggi e nello stesso tempo facciate il peccato, che non mi è gradito. Perciò, cari figli, desidero che ognuno di voi cominci una nuova vita senza distruggere tutto quello che Dio opera in voi e che vi sta dando. Vi do la mia benedizione speciale e resto con voi sulla strada della conversione. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 16-44 Febbraio 5, 1924 Privazioni. Pene di Gesù, mestizia dell’anima. Effetti dell’allegria. L’anima non può uscire della Divina Volontà, perché la sua volontà sta incatenata con l’immutabilità della Divina.

(1) Mi sentivo amareggiata per la privazione del mio sommo ed unico bene, anzi mi sentivo tutta finita e che non più doveva venire Colui che era tutta la mia vita, tutto il passato un giuoco di fantasia; oh! se fosse in mio potere avrei bruciato tutti gli scritti affinché nessun vestigio potesse rimanere sul conto mio. Anche la natura sentiva i dolorosi effetti, ma è inutile il dire su carta ciò che ha passato, perché anche la carta, crudele non ha una parola di conforto per me, e non mi dà Colui che tanto sospiro, anzi col dirlo rincrudisce le mie pene, perciò passo avanti. Onde, mentre mi trovavo in sì duro stato, il mio sempre amabile Gesù mi si faceva vedere con una bacchetta di fuoco in mano dicendomi:

(2) “Figlia mia, dove vuoi che ti batta con questa bacchetta? Voglio percuotere il mondo, perciò sono venuto da te, per vedere quanti colpi vuoi ricevere tu, per dare il resto alle creature, perciò dimmi dove vuoi che ti batta”.

(3) Ed io, amareggiata come stavo ho detto: “Dove vuoi battermi battimi, io non voglio saper nulla, non voglio altro che la tua Volontà”.

(4) E Lui di nuovo: “Voglio da te sapere dove vuoi che ti batta”.

(5) Ed io: “No, no, non lo dico mai, voglio dove vuoi Tu”.

(6) E Gesù ha ritornato di nuovo a domandarmi, e vedendo che io rispondevo sempre: “non voglio altro che la tua Volontà”, ha ripetuto:

(7) “Sicché neppure vuoi dire dove vuoi che ti batta”.

(8) Onde senza dirmi altro mi batteva; quei colpi erano dolorosi, ma siccome partivano delle mani di Gesù m’infondevano la vita, la forza, la fiducia. Dopo che mi ha percosso, in modo che mi sentivo tutta pesta, mi sono avvinta al suo collo, e avvicinandomi alla sua bocca mi son provata a succhiare, ma mentre ciò facevo veniva nella mia bocca un liquido dolcissimo che tutta mi rinfrancava, ma non era questa la mia volontà, volevo piuttosto le sue amarezze che ne aveva assai nel suo cuore santissimo, e poi gli ho detto:

(9) “Amor mio, che dura sorte è la mia, la tua privazione mi uccide, il timore che potessi uscire dalla tua Volontà mi schiaccia, dimmi, dove ti ho offeso? Perché mi lasci? E ad onta che ora stai con me, non mi sembra che sei venuto per rimanere con me come prima, per stare insieme, ma di passaggio. Ahi! come starò senza di Te, mia vita? Dilo Tu stesso se lo posso, e mentre ciò dicevo ho rotto in pianto. E Gesù stringendomi a Sé mi ha detto:

(10) “Povera figlia mia, povera figlia mia, coraggio, il tuo Gesù non ti lascia, né temere che potessi uscire della mia Volontà, perché la tua volontà sta incatenata con l’immutabilità della mia, al più saranno pensieri, impressioni che sentirai, ma non veri atti, perché stando in te l’immutabilità della mia Volontà, quando la tua starebbe per uscire dalla mia, sentirai la fermezza, la forza della mia immutabilità e vi resterai più incatenata. E poi, ti sei scordata che non solo sto Io nel tuo cuore, ma tutto il mondo, e che da dentro di te dirigo la sorte di tutte le creature? Ciò che tu senti non è altro che come sta il mondo con Me, e le pene che mi danno, stando Io in te, riflettano su di te; ah! figlia mia, quanto ci dà il mondo da soffrire, ma via coraggio, quando veggo che non ne puoi più Io lascio tutto e mi vengo a stare con la figlia mia per rincuorarti e rincuorarmi delle pene che mi danno”.

(11) Detto ciò ha scomparso. Io sono rimasta rafforzata, sì, ma con una mestizia da sentirmi morire, mi sentivo come inzuppata in un bagno d’amarezze e afflizioni, tanto, che non mi sentivo la forza di dire a Gesù: vieni. Onde, mentre facevo le mie solite preghiere, il mio amato Gesù è ritornato dicendomi:

(12) “Figlia mia, dimmi, perché sei così mesta? Vedi, Io vengo da mezzo le creature con le lacrime agli occhi, trafitto nel cuore, tradito da molti e perciò ho detto tra Me: Ma me ne vado dalla figlia mia, dalla mia piccola neonata della mia Volontà, affinché mi rasciughi le lacrime, coi suoi atti che ha fatto nella mia Volontà mi darà l’amore e tutto ciò che gli altri non mi danno, mi riposerò in lei e la rinfrancherò con la mia presenza, e tu invece ti fai trovare così mesta, che devo mettere da parte le mie pene per sollevare le tue. Non sai tu che l’allegria all’anima è come il profumo ai fiori, come il condimento ai cibi, come il colorito alle persone, come la maturazione ai frutti, come il sole alle piante? Sicché con questa mestizia non mi hai fatto trovare un profumo che mi ricrei, né un cibo saporito, né un frutto maturo, sei tutta scolorita che mi fai pietà. Povera figlia, coraggio, stringiti a Me, non temere”.

(13) Io mi sono stretta a Gesù, avrei voluto erompere in pianto, mi sentivo strozzare la voce, ma mi sono fatta forza, ho soffocato il pianto e gli ho detto:

(14) “Gesù, amor mio, le mie pene sono nulla a confronto delle tue, perciò pensiamo alle tue pene se non mi vuoi aggiungere altre amarezze. Lasciami che ti rasciughi le lacrime, e fammi parte delle pene del tuo cuore”.

(15) Onde mi ha partecipato le sue pene, e facendomi vedere i gravi mali che ci sono nel mondo e quelli che verranno, mi ha scomparso.