(1) Mi trovavo nel duro stato delle mie solite privazioni dell’amato mio bene, ed io mi sentivo immersa nelle amarezze, priva di Colui che è il solo che fa sorgere il sole, il calore, il sorriso, la felicità nella povera anima mia; senza di Lui è sempre notte, resto intirizzita dal freddo della sua privazione, sono infelice. Quindi mi sentivo oppressa, ed il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, coraggio, non ti lasciar in preda dell’oppressione, se sapessi quanto Io ne soffro nel vederti soffrire, tanto che per non vederti tanto soffrire ti addormento, ma Io me ne sto a te vicino, non ti lascio; e mentre tu dormi Io faccio per te ciò che dovremmo fare insieme se tu vegliassi, perché non è che sei tu che vuoi dormire, sono Io che lo voglio e perciò ti supplisco. Vedi quanto ti amo, se sapessi quanto soffro quando ti veggo svegliare, spasimare perché non hai avvertito che ti stavo vicino, perché ti avevo Io stesso assonnata nello spasimo della mia privazione. E’ vero che soffri, Io soffro, ma è il nodo del mio Volere che anche in questo scorre in te, che stringendoti di più rende più stabile la nostra unione. Perciò coraggio, e poi ricordati che sei la mia piccola barchetta nella mia Volontà, e la Volontà Divina non è mare di acqua che ha i suoi porti ed i suoi lidi, dove fanno le fermate le barche, le navi, i passeggeri, dove si riposano, si danno al bel tempo, e molti passeggeri non ritornano neppure a valicare più il mare. Il mare della mia Volontà è mare di luce e di fuoco, senza porto e senza lido, quindi per la mia piccola barchetta non ci sono fermate, deve sempre valicare, ma con tale velocità, da racchiudere in ogni tuo palpito e atto tutta la interminabile eternità, in modo da congiungerli insieme a quel palpito e atto eterno, il quale è palpito e atto di ciascuno; e tu valicando su tutto, farai in ogni tuo palpito il giro dell’eternità, prenderai tutto e ci porterai tutto ciò che dalla Divinità esce, per dare e per ricevere, ma mentre dà non riceve, e la mia piccola barchetta tiene il compito di valicare nel mare immenso della mia Volontà, per ricambiarci di tutto ciò che esce da Noi, perciò, se ti opprimi perderai l’attenzione del giro, ed il mare del mio Volere, non sentendosi agitato dai veloci giri della mia piccola barchetta, ti brucerà di più e spasimerai di più per la mia privazione; invece se giri sempre, sarai come quel dolce venticello, che mentre porterai refrigerio al nostro fuoco, ti servirà per raddolcire lo spasimo che soffri per la mia privazione”.