(1) Avendo letto nei miei scritti che quando il benedetto Gesù ci priva di Sé, si fa nostro debitore, io pensavo tra me: “Se Gesù numera tutte le privazioni, i corrivi, i picci, che prendo specie in questi tempi, chi sa quanti debiti ha contratto con me, ma io temo che non essendo Volontà sua il mio stato, invece di farlo debitore mi renda io debitrice”. E Gesù muovendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Sto proprio a guardare che fai tu, se ti sposti, se cambi sistema; fino a tanto che tu non ti sposti, sii certa che sempre faccio firma di nuovi debiti, la tua aspettazione, la tua tolleranza e perseveranza mi somministrano la cambiale dove mettere le mie firme. Ma se ciò non facessi, primo che non avrei dove mettere le firme; secondo che tu non avresti nessun documento in mano per riscuotere questi debiti, e volendo tu esigere, ti risponderei franco: “Non ti conosco, dove sono i documenti che Io ti sono debitore?” Tu rimarresti confusa. E’ vero che Io mi faccio debitore quando privo della mia presenza, della grazia sensibile, ma quando ciò dispone la mia sapienza e loro non mi danno occasione di privarle di Me; ma quando mi danno loro l’occasione, o privandole di Me non mi sono fedeli, non mi aspettano, allora invece di farmi Io debitore si fanno loro debitrice. Io, se faccio debito, ci tengo da dove pagare e rimango sempre quello che sono, ma se li fai tu, come mi pagherai? Perciò statti attenta al tuo posto, al tuo stato di vittima, comunque ti tenga, se vuoi farmi tuo debitore”.
(3) Io gli ho detto: “Chi sa, oh! Gesù come starà il padre, ché non si sentiva bene, oggi non mi sono ricordata di lui presso di Te di continuo come feci l’altro ieri”.
(4) E Gesù: “Continua a stare più sollevato, perché quando tu mi preghi di continuo, Io sento la forza della preghiera e quasi m’impedisce di farlo sentire più sofferente, col tempo, cessando questa preghiera continua, questa forza va sperdendosi ed Io lascio libero di farlo più soffrire”.