MaM
Messaggio del 27 dicembre 1984:Cari figli, nel corso di queste feste di Natale, satana ha tentato in modo particolare di intralciare i piani di Dio. Voi, cari figli, nel giorno stesso del Natale avete riconosciuto satana. Ma Dio ha vinto in tutti i vostri cuori. I vostri cuori continuino a vivere nella gioia. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1900

4-19 Ottobre 14, 1900 Il flagello pericoloso dei borghesi. Solo l’innocenza strappa la misericordia e mitiga il giusto sdegno.

(1) Questa mattina mi sentivo tanto stordita, che non capivo me stessa, né potevo andare secondo il solito in cerca del mio sommo bene. Onde di tanto in tanto si muoveva dentro del mio interno e si faceva vedere, e tutta abbracciandomi e compatendomi mi diceva:

(2) “Povera figlia, hai ragione che non sai stare senza di Me, come potresti tu vivere senza del tuo amato?”

(3) Ed io, scossa dalle sue parole ho detto: “Ah! diletto mio, che duro martirio è la vita per gli intervalli che sono costretta a starmi senza di voi. Lo dite voi stesso, che ne ho ragione, e poi mi lasciate?”

(4) E Lui, furtivamente si è nascosto come se non volesse che sentisse ciò che mi diceva, ed io sono lasciata di nuovo nel mio stordimento, senza poter dire più niente; quando mi ha visto stordita di nuovo, è uscito, e diceva:

(5)Tu sei tutto il mio contento, nel tuo cuore trovo il vero riposo, e riposandomi vi provo le più care delizie”.

(6) Ed io di nuovo scotendomi ho detto: “Anche per me voi siete tutto il mio contento, tanto che tutte le altre cose non sono per me che amarezze”.

(7) E Lui ritirandosi di nuovo, sono rimasta a mezza voce, restando più stordita di prima, e così ha seguitato questa mattina, pareva che avesse voglia di scherzare un poco. Dopo ciò mi sono sentita fuori di me stessa, ed ho visto che venivano persone sconosciute vestite da borghesi, e la gente nel vederle, tutte si raccapricciavano e mettevano un grido di spavento e di dolore, specie i bambini e dicevano: “Se questi ci danno sopra, per noi è finita”. E soggiungevano: “Nascondete le giovani, povera gioventù se giunge in mani di queste”. Onde io, rivolta al Signore ho detto: “Pietà, misericordia, allontanate questo flagello tanto pericoloso per la misera umanità, vi muovano a compassione le lacrime dell’innocenza”.

(8) E Lui: “Ah! figlia mia, solo per l’innocenza ho riguardo degli altri, solo essa mi strappa la misericordia e mitiga il mio giusto sdegno”.

4-20 Ottobre 15, 1900 Lotta tra il confessore e Gesù per la crocifissione di Luisa.

(1) Questa mattina avendo fatto la comunione, il benedetto Gesù mi ha fatto sentire la sua voce che diceva:

(2) “Figlia mia, questa mattina mi sento tutta la necessità d’essere ristorato, deh! prendi un po’ le mie pene sopra di te, e lasciarmi riposare alquanto nel tuo cuore”.

(3) Ed io: “Sì mio bene, fatemi sentire le tue pene, e mentre io soffro invece tua, avrete tutto l’agio di potervi ristorare e prendere un dolce riposo; solo vi chiedo che indugiate un’altro poco finché resto sola, perché mi pare che stia il confessore ancora, acciò nessuno ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

4-21 Ottobre 17, 1900 Un’anima sofferente ed una preghiera umilissima, fa perdere tutta la fortezza a Gesù, e lo rende tanto debole da farsi legare da quell’anima. L’aspetto della giustizia.

(1) Continuando a venire il mio adorabile Gesù, mi pareva di vederlo tanto sofferente, che faceva compassione, e gettandosi fra le mie braccia mi ha detto:

(2) “Figlia mia, spezzami il furore della mia giustizia, altrimenti”....

(3) In questo mentre, mi è parso di vedere la giustizia divina armata di spade, di saette di fuoco, che metteva terrore, ed insieme la fortezza con cui può agire. Onde tutta spaventata ho detto: “Come posso spezzarvi il furore se vi veggo così forte, da potere in un semplice istante annientare cielo e terra?”

(4) E Lui: “Eppure un’anima sofferente, ed una preghiera umilissima mi fa perdere tutta la mia fortezza, e mi rende tanto debole da farmi legare da quell’anima, come a lei pare e piace”.

(5) Ed io: “Ah! Signore, in che aspetto brutto si fa vedere la giustizia”.

(6) E Gesù ha soggiunto: “Non è brutta; se tu la vedi così armata, ciò hanno fatto gli uomini, ma in sé stessa è buona e santa, come gli altri miei attributi, perché in Me non ci può essere neppure l’ombra del male; è vero che l’aspetto comparisce aspro, pungente, amaro, ma i frutti sono dolci e gustosi”.

(7) Detto ciò è scomparso.

4-22 Ottobre 20, 1900 Come la giustizia vuole la soddisfazione di ciò che è ingiusto, così il amore vuole lo sfogo d’amare e d’essere amato.

(1) Questa mattina, nel venire il mio adorabile Gesù, mi faceva vedere i suoi attributi e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tutti i miei attributi stanno in continua attitudine per gli uomini, e tutti esigono il loro tributo”.

(3) Poi ha soggiunto: “Come la giustizia vuole la soddisfazione di ciò che è ingiusto, così il mio amore vuole lo sfogo d’amare e d’essere amato. Tu mettiti nella giustizia, e prega, ripara, e quando ricevi qualche colpo abbi la pazienza a sopportarlo; poi passa nel mio amore e dammi lo sfogo dell’amore, altrimenti resterei defraudato nell’amore, come questa volta mi sento tutta la necessità di dare sfogo al mio amore represso, e se mi venisse dato di farlo, languirei e verrei meno”.

(4) Mentre così diceva, ha cominciato a baciarmi, accarezzarmi ed a farmi tante tenerezze d’amore, che non ho parole a saperle manifestarle; e voleva che io lo contraccambiassi, dicendomi:

(5) “Come Io sento il bisogno di sfogarmi con te in amore, così tu hai bisogno di sfogarti in amore con Me, non è vero?”

(6) Onde dopo averci sfogato a vicenda in amore, è scomparso.

4-23 Ottobre 22, 1900 Dubbi di Luisa sulle cose che le succedono, lei vuol sapere se sono di Dio o del demonio. La ubbidienza non ha ragione umana, la sua ragione è divina.

(1) Questa mattina mi trovavo tutta oppressa e con timore che non fosse Gesù benedetto che operasse in me, ma il demonio, ma con tutto ciò non mi sapevo contenere di cercarlo e desiderarlo, sebbene quando appena si è benignato di venire mi ha detto:

(2)Chi è che assicura che esce il sole se non la luce che mette in fuga le tenebre notturne, ed il calore che spande nella stessa luce? Se si direbbe che è uscito il sole, e con ciò si vede più densa l’oscurità della notte, e non si sentirebbe nessun calore, che diresti tu? Che non è sole vero ch’è uscito, ma falso, perché non si veggono gli effetti del sole. Or, se la mia vista ti fuga le tenebre e ti mostra la luce della verità, facendoti sentire il calore della mia grazia, perché vuoi lambiccarti il cervello che non sono Io che opero in te?”

(3) Aggiungo perché così vuole l’ubbidienza, che l’altro giorno stavo pensando: “Se davvero si verificassero tanti castighi che ho scritto in questi libri, chi avrà cuore di essere spettatrice?” Ed il benedetto Signore con chiarezza mi fece comprendere che taluni si verificheranno mentre sarò ancor su questa terra, altri dopo la mia morte, e certi saranno risparmiati in parte. Onde restai un po’ più sollevata pensando che non mi toccavo di vederli tutti. Ecco soddisfatta la signora ubbidienza, che si era incominciata ad accigliarsi ed a menare lamenti e rabbuffi; che io, pare che questa benedetta signorina non si vuole in nessun modo adattare alla ragione umana, non si vuole investire di nessuna circostanza, anzi pare che non ha affatto ragione, ed è un bel crepare aver che fare con una che non ha ragione, per potere stare un po’ in buono è necessario che si perda la propria ragione, perché la signorina si va vantando: “Io non ho nessuna ragione umana, perciò non so adattarmi all’uso umano, la mia ragione è divina, e chi vuol vivere in pace con Me è assolutamente necessario che perda la sua, per fare acquisto della mia”. Ecco come ragione bene la signorina, che si può dire? E’ meglio tacere, perché o dritto o rovescio vuol sempre ragione, e si gloria di darti tutto il torto.

4-24 Ottobre 23, 1900 Il vero amore non sta mai solo.

(1) Questa mattina, avendo fatto la comunione, il mio adorabile Gesù mi faceva vedere il confessore che metteva l’intenzione di farmi soffrire la crocifissione; la mia povera natura me la sentivo ripugnante, non perché non volessi soffrire, ma per altre ragioni che non è qui necessario descriverle, ma Gesù, come lamentandosi di me diceva al padre:

(2) “Non vuole sottomettersi”.

(3) Io mi sono intenerita al lamento, il padre ha rinnovato il comando e mi sono sottoposta. Dopo aver sofferto un poco, siccome vedevo il padre presente, il Signore ha detto:

(4) “Diletta mia, ecco il simbolo della Sacrosanta Trinità: Io, il padre, e tu. Il mio amore fino ab eterno non è stato mai solo, ma sempre unito in perfetta e scambievole unione con le Divine Persone, perché il vero amore non sta mai solo, ma produce altri amori e gode di essere riamato dagli amori che lui stesso ha prodotto, e se sta solo, o non è della natura dell’amor divino, oppure è solo apparente. Se sapessi quanto mi compiaccio e gusto di poter continuare nelle creature quell’amore che fin ab eterno regnava e regna tutt’ora nella Santissima Trinità. Ecco pure, perciò dico che voglio il consenso dell’intenzione del confessore unito con Me, per poter continuare più perfettamente quest’amore simbolico della Triade Sacrosanta”.

4-25 Ottobre 29, 1900 La cosa più essenziale e necessaria in un’anima è la carità.

(1) Dopo aver passato qualche giorno di privazione e di silenzio, questa mattina nel venire il benedetto Gesù ho detto: “Si vede che non è più volontà vostra il mio stato”.

(2) E Lui: “Sì, sì, alzati e vieni nelle mie braccia”.

(3) Da questo dire ho dimenticato il penoso stato dei giorni passati e sono corsa nelle sue braccia, e come si vedeva il costato aperto, ho detto: “Diletto mio, è da qualche tempo che non mi avete ammesso a succhiare al vostro costato, vi prego ammettermi oggi”.

(4) E Gesù: “Diletta mia, bevi pure a tuo piacere e saziati”.

(5) Chi può dire il mio contento, e con qual avidità ho messo la mia bocca a bere a quella fonte divina? Dopo che ho bevuto a sazietà, fino a non aver più dove mettere neppure un altra goccia, mi sono tolta, e Gesù mi ha detto:

(6) “Ti sei saziata? Se non sei, seguita pure a bere”.

(7) Ed io: “Sazia no, perché a questa fonte quanto più si beve, più cresce la sete, solo che essendo io molta ristretta, non sono capace di più contenerne”.

(8) Dopo ciò, vedevo insieme con Gesù altre persone, e ha detto:

(9) “La cosa più essenziale e necessaria in un’anima, è la carità; se non ci sta la carità, succede come a quelle famiglie o regni che non hanno reggitori, tutto è sconvolto, le più belle cose restano oscurati, non si vede nessuna armonia, chi vuol fare una cosa e chi un’altra. Così succede nell’anima dove non regna la carità, tutto è in disordine, le più belle virtù non armonizzano tra loro; ecco perciò la carità si chiama regina, perché ha regime, ordine e dispone tutto”.

4-26 Ottobre 31, 1900 La medicina più salutare ed efficace negli incontri più tristi della vita, è la rassegnazione.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sono sentita fuori di me stessa, ed ho trovato la Regina Mamma; appena vistomi ha incominciato a parlare della giustizia, come sta per cozzare con tutto il furore contro le gente; ha detto tante cose sopra di ciò, ma non ho vocaboli come esprimerle, ed in questo mentre vedevo tutto il cielo pieno di punte di spade contro del mondo. Poi ha soggiunto:

(2) “Figlia mia, tu tante volte hai disarmato la giustizia divina, e ti sei contentata di ricevere sopra di te i suoi colpi, ora che la vedi al colmo del furore, non ti avvilire, ma sii coraggiosa, con animo pieno di santa fortezza, entra in essa giustizia e disarmala, non aver timore delle spade, del fuoco e di tutto ciò che potrai incontrare; per ottenere l’intento, se ti vedi ferita, battuta, scottata, rigettata, non darti indietro, ma ti sia piuttosto sprone come tirare innanzi. Vedi, a ciò fare sono venuto Io in tuo aiuto col portarti una veste, la quale indossandola l’anima tua acquisterai coraggio e fortezza a nulla temere”.

(3) Detto ciò, da dentro il suo manto ha uscito una veste intessuta di oro screziato a vari colori ed ha vestito l’anima mia; poi mi ha dato il suo Figlio dicendomi:

(4) “Ed ecco che per pegno del mio amore ti do in custodia il mio carissimo Figlio, acciocché lo custodisca, l’ami e lo contenti in tutto; cerchi di fare le mie veci, acciò trovando in te tutto il suo contento, lo scontento che gli danno gli altri non gli possa dare tanta pena”.

(5) Chi può dire quanto sono restata felice e fortificata nell’essere vestita da quella veste, e coll’amoroso pegno fra le mie braccia? Felicità più grande non potrei certo, più desiderare. Onde la Regina Mamma è scomparsa, ed io sono rimasta col mio dolce Gesù. Abbiamo girato un poco la terra, e tra tanti incontri, ci abbiamo incontrato con un’anima data in preda alla disperazione; avendone compassione ci siamo avvicinato, e Gesù ha voluto che io le parlassi per farle comprendere il male che faceva; con una luce che Gesù stesso m’infondeva, le ho detto:

(6) “La medicina più salutare ed efficace negli incontri più tristi della vita è la rassegnazione. Tu col disperarti, invece di prendere la medicina, ti stai prendendo il veleno come uccidere l’anima tua. Non sai tu che il rimedio più opportuno a tutti i mali, la cosa principale che ci rende nobili, ci divinizza, ci rassomiglia a Nostro Signore ed ha virtù di convertire in dolcezza le stesse amarezze, è la rassegnazione? Che cosa fu la vita di Gesù sulla terra, se non continuare il Volere del Padre, e mentre stava in terra, stava unito col Padre in Cielo? Così l’anima rassegnata mentre vive in terra, l’animo e la volontà sua sta unita con Dio nel Cielo. Si può dare cosa più cara e desiderabile di questa?”

(7) Quell’anima, come scossa, si ha cominciato a calmarsi, ed io insieme con Gesù ci siamo ritirati. Sia tutto per gloria Dio, e sempre benedetto.

4-27 Novembre 2, 1900 Chi dimora in Gesù, nuota nel pelago di tutti i contenti.

(1) Questa mattina mi sentivo tutta oppressa ed afflitta, con l’aggiunta che il benedetto Gesù non si faceva vedere; onde dopo molto aspettare è uscito da dentro il mio interno, ed aprendomi il suo cuore mi metteva dentro dicendomi:

(2) “Stati dentro di Me, lì solo troverai la vera pace e stabile contento, perché dentro di Me non penetra nulla di ciò che non appartiene alla pace e contentezza, e chi dimora in Me non fa altro che nuotare nel pelago di tutti i contenti; mentre poi, all’uscire fuori di Me, ancorché l’anima non si brigasse di niente, solo a vedere le offese che mi fanno ed il modo come mi dispiacciono, già viene a partecipare alle afflizioni, e ne resta perturbata; perciò tu di tanto in tanto dimenticati di tutto, entra dentro di Me e vieni a gustare la mia pace e felicità, poi esci fuori e fammi l’ufficio della mia riparatrice”.

(3) Detto ciò è scomparso.

4-28 Novembre 8, 1900 L’ubbidienza restituisce all’anima il suo primiero stato.

(1) Continuando i suoi soliti indugi nel venire io ne sentivo tutto il peso della sua privazione; quando tutto all’improvviso è venuto, e senza sapere il perché mi ha rivolto questa interrogazione:

(2) “Mi sapresti tu dire perché l’ubbidienza è tanto glorificata, e ne riporta tanto onore da improntare nell’anima l’immagine divina?”

(3) Io tutta confusa non ho saputo che rispondere, ma il benedetto Gesù, con una luce intellettuale che mi mandava, mi ha risposto Lui stesso, e siccome è per mezzo di luce e non di parole, non ho vocaboli come esprimerli, ma l’ubbidienza vuole che mi provi se mi riesce a scriverlo; credo che farò dei grossi spropositi, e scriverò cose che non concorderanno insieme, ma metto tutta la mia fede nell’ubbidienza, specialmente che sono cose che le riguardano direttamente, ed incomincio a provarmi. Onde pareva che mi dicesse:

(4) “Che l’ubbidienza è tanto glorificata perché ha virtù di svelare fin dalle radici le passioni umane, distrugge nell’anima tutto ciò che è terreno e materiale, e con suo grande onore restituisce all’anima il suo primiero stato, cioè come fu creata da Dio nella giustizia originale, cioè prima d’essere cacciata dall’Eden terrestre, ed in questo sublime stato, l’anima si sente tirata fortemente a tutto ciò ch’è bene, si sente connaturato con sé tutto ciò che è buono, santo e perfetto, con un’orrore grandissimo anche al l’ombra del male. Con questa natura felice ricevuta dall’espertissima mano dell’ubbidienza, l’anima non prova più difficoltà ad eseguire i comandi ricevuti, molto più che chi comanda sempre il buono deve comandare, ed ecco come l’ubbidienza sa improntare bene l’immagine divina, non solo, ma cambia la natura umana nella divina, perché come Dio è buono, santo e perfettissimo, ed è portato a tutto ciò che è buono ed odia sommamente il male, così l’ubbidienza ha virtù di divinizzare l’umana natura, e di farle acquistare le proprietà divine; e quanto più l’anima si lascia maneggiare da questa espertissima mano, tanto più acquista di divino, e distrugge l’essere proprio. Ed ecco perciò è tanto glorificata ed onorata; tanto che Io stesso mi sottoposi a lei e ne restai onorato e glorificato, e restituii per mezzo suo l’onore e la gloria a tutti i miei figli che per la disubbidienza avevano perduto”.

(5) Questo su per giù ho saputo manifestare, il resto me lo sento nella mente, ma mi mancano le parole, perché è tanta l’altezza del concetto di questa virtù, che il mio povero linguaggio umano non sa adattarsi a farne parole...