(1) Dopo aver passato qualche giorno di privazione e di silenzio, questa mattina nel venire il benedetto Gesù ho detto: “Si vede che non è più volontà vostra il mio stato”.
(2) E Lui: “Sì, sì, alzati e vieni nelle mie braccia”.
(3) Da questo dire ho dimenticato il penoso stato dei giorni passati e sono corsa nelle sue braccia, e come si vedeva il costato aperto, ho detto: “Diletto mio, è da qualche tempo che non mi avete ammesso a succhiare al vostro costato, vi prego ammettermi oggi”.
(4) E Gesù: “Diletta mia, bevi pure a tuo piacere e saziati”.
(5) Chi può dire il mio contento, e con qual avidità ho messo la mia bocca a bere a quella fonte divina? Dopo che ho bevuto a sazietà, fino a non aver più dove mettere neppure un altra goccia, mi sono tolta, e Gesù mi ha detto:
(6) “Ti sei saziata? Se non sei, seguita pure a bere”.
(7) Ed io: “Sazia no, perché a questa fonte quanto più si beve, più cresce la sete, solo che essendo io molta ristretta, non sono capace di più contenerne”.
(8) Dopo ciò, vedevo insieme con Gesù altre persone, e ha detto:
(9) “La cosa più essenziale e necessaria in un’anima, è la carità; se non ci sta la carità, succede come a quelle famiglie o regni che non hanno reggitori, tutto è sconvolto, le più belle cose restano oscurati, non si vede nessuna armonia, chi vuol fare una cosa e chi un’altra. Così succede nell’anima dove non regna la carità, tutto è in disordine, le più belle virtù non armonizzano tra loro; ecco perciò la carità si chiama regina, perché ha regime, ordine e dispone tutto”.