(1) Stavo facendo il mio giro nel Voler Divino e mi sono fermata in tutto ciò che la mia Mamma Celeste aveva fatto nella Divina Volontà; mio Dio, quale sorpresa questo Fiat Divino bilocato, moltiplicato, operante, che formava tale incanto di bellezza, di grazia, di opere, da far stupire non solo Cielo e terra, ma Dio stesso, vedendosi rinchiuso nella Sovrana Regina e operare da Dio in Essa come operava in Sé stesso. Ed oh! come avrei voluto dare, da parte mia, dare al mio Dio tutta quella gloria che gli dava la Sovrana Signora di tutti quegli atti ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) Mi sembra che non so trovare riposo se non mi abbandono nelle braccia della Divina Volontà, la quale mi slancia nel suo mare interminabile dove trovo ciò che ha fatto per amore delle creature, ed io ora mi fermo ad un punto e ora ad un altro delle sue molteplici opere, e le ammiro, le amo, le bacio e la ringrazio di tanta magnificenza e di tante industrie amorose verso di noi, misere creature. Ma mentre giravo, con mia sorpresa mi sono trovata innanzi alla gran Signora Regina e Mamma nostra, la più bella opera della Trinità Sacrosanta. ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) La mia mente è sempre di ritorno nel mare interminabile del Voler Divino, il quale, come mormora sorride d’amore alla creatura, e vuole i suoi sorrisi d’amore, non vuole che le resti dietro e non le renda la pariglia. Non fare ciò che fa la Divina Volontà mentre si vive in Essa, è quasi impossibile, ma chi può dire che sente la creatura in questo mare Divino? La purezza dei suoi baci, i suoi casti amplessi che gli infondono pace celeste, Vita Divina, fortezza tale da vincere lo stesso Dio. Oh! come amerei che tutti provassero, che venissero a vivere in questo mare, certo che non uscirebbero mai più. Ma mentre ciò pensavo dicevo tra me: “Ma chi sa chi lo vedrà questo regno del Fiat Divino quando verrà, oh! come sembra difficile”. Ed il mio amato Gesù, facendomi la sua breve visitina mi ha detto:
(2) “Figlia mia, eppure verrà, tu misuri l’umano, i tempi tristi che involgono le presenti generazioni e perciò ti sembra difficile, ma l’Ente Supremo tiene le misure divine, le quali sono tanto lunghe, che ciò che all’umano è impossibile, a Noi è facile. Non dobbiamo fare altro che un vento impetuoso il quale sarà tanto forte che si faranno portare dalle correnti del vento, che purificherà l’aria malsana dell’umana volontà e di tutte le cose tristi di questi tempi, ne farà un mucchio e le sperderà come polvere investita da un vento impetuoso. Il nostro vento sarà tanto forte, impetuoso ed imperante, che non li riuscirebbe facile il resistere, molto più che le sue ondate saranno zeppe di grazie, di luce, d’amore che affogheranno le umane generazioni e si sentiranno trasformate. Quante volte un vento forte non sbalza città intere e trasporta uomini, alberi, terre, acqua in altri luoghi e forse anche lontani, senza che si possano opporre? Molto più il nostro vento divino, voluto, decretato da Noi, con la nostra Forza creatrice. E poi c’è la Regina del Cielo, che col suo impero prega continuamente che venga il regno della Divina Volontà sulla terra, e quando mai le abbiamo negato nulla? Le sue preghiere sono venti impetuosi per Noi, che non possiamo resisterle, e la stessa forza che Lei possiede della nostra Volontà, è per Noi impero, comando, Lei ne tiene tutto il diritto d’impetrarlo, perché lo possedeva in terra e lo possiede nel Cielo, quindi come posseditrice può dare ciò che è suo, tanto che questo regno sarà chiamato il regno dell’Imperatrice Celeste, farà da Regina in mezzo ai suoi figli in terra, metterà a loro disposizione i suoi mari di grazie, di santità, di potenza, metterà in fuga tutti i nemici, li crescerà nel suo grembo, li nasconderà nella sua luce, coprendoli col suo amore, alimentandoli con le sue proprie mani, con il cibo della Divina Volontà; che non farà questa Madre e Regina in mezzo a questo suo regno, come suoi figli e come suo popolo? Darà grazie mai udite, sorprese mai viste, miracoli che scuoteranno Cieli e terra, le daremo tutto il campo libero perché ci formi il regno della nostra Volontà sulla terra, sarà la guida, il vero modello, sarà pure il regno della Sovrana Celeste. Perciò prega anche tu insieme con Lei e a suo tempo otterrete l’intento”.
(1) Sono tra le braccia della Divina Volontà, ma col chiodo nel cuore della privazione del mio dolce Gesù; aspetto e riaspetto, ed il solo aspettare è la pena che più mi tortura, le ore mi sembrano secoli, i giorni interminabili, e se mai sia si presenta il dubbio che la cara mia Vita, il dolce Gesù più non verrà, oh! allora non so che mi succede, voglio disfarmi di me, della stessa Divina Volontà che mi tiene imprigionata su questa terra, e con rapido volo andarmene al Cielo, ma ciò neppure mi è dato, perché le sue catene sono tanto forti, che non sono soggette a spezzarsi e mi sento legare più forte, tanto che appena mi è dato di pensarlo e finisco con un abbandono più intenso nel Fiat Supremo. Ma mentre deliravo, non potendone più, il mio sempre amabile Gesù è ritornato alla sua piccola figlia facendosi vedere con una ferita nel cuore che versava sangue e fiamme, come se volesse coprire tutte le anime col suo sangue e bruciarle col suo amore e tutto bontà mi ha detto:
(2) “Figlia mia, coraggio, anche il tuo Gesù soffre e le pene che mi danno più dolore sono le pene intime, che mi fanno versare sangue e fiamme, ma la mia pena maggiore è la continua aspettazione, i miei sguardi sono sempre fissi sulle anime e vedo che una creatura è caduta nel peccato, e aspetto e riaspetto il suo ritorno al mio cuore per perdonarla, e non vedendola venire, aspetto col perdono nelle mie mani, quell’aspettare mi si rincrudisce la pena e mi forma tale un tormento, da farmi versare sangue e fiamme dal mio trafitto cuore, le ore, i giorni che aspetto mi sembrano anni, oh! come è duro aspettare. Passiamo avanti, il mio Amore ama tanto la creatura, che nel metterla alla luce del giorno, stabilisco quanti atti d’amore deve farmi, quante preghiere, quante opere buone deve fare, e questo per darle il diritto che Io l’amassi sempre, che le concedessi le grazie, gli aiuti per ben operare, ma le creature se ne servono per formarmi la pena d’aspettare. Oh! quante aspettazioni da un atto d’amore all’altro, se pure me lo fanno, quanta lentezza nell’operare il bene, nel pregare, se pure lo fanno, ed Io aspetto, riaspetto, sento l’irrequietezza del mio amore che mi dà il delirio, le smanie e mi dà tale pena intima, che se fossi soggetto a morire sarei morto tante volte per quante volte non sono amato dalle creature. Oltre di ciò vi è la lunga aspettazione nel Sacramento del mio Amore, Io aspetto tutti, giungo a contare i minuti, macché, molti invano li aspetto, altri vengono con una freddezza glaciale, da mettermi il colmo al duro martirio delle mie aspettazioni, pochi sono quelli che ci aspettavamo a vicenda, e solo in questi che mi rinfranco, mi sento come rimpatriato nel loro cuori, sfogo il mio Amore, e trovo un ristoro al duro martirio del mio continuo aspettare, a certi sembra che sia nulla questa pena, invece è la massima che costituisce il più duro martirio, e tu lo puoi dire quanto ti costa l’aspettarmi, tanto che se Io non venissi a mettere termine e a sostenerti, non avresti potuto durare. E poi vi è un’altra aspettazione più dolorosa ancora, il sospiro, il desiderio ardente, le lunghe ansie del regno della mia Divina Volontà, sono circa seimila anni che aspetto che la creatura rientri in Essa, l’amo tanto che voglio, sospiro di vederla felice, ma per ottenere ciò dobbiamo vivere d’una sola Volontà, sicché ogni atto opposto alla mia è un chiodo che mi trafigge. Ma sai perché? Perché me la rende maggiormente infelice e dissimile da Me, ed Io vedendomi nel pelago immenso delle mie felicità, ed i miei figli infelici, oh! come soffro, e mentre aspetto e riaspetto le sono d’intorno, la abbondo di grazie, di luce, in modo che loro stessi possono correre per far vita insieme con Me, e con un solo Volere, si cambierà la loro sorte, avremo beni comuni, felicità senza termine, le altre pene mi danno qualche tregua, ma la pena di aspettare non mi cessa mai, mi tiene sempre in sentinella, mi fa usare i ritrovati più eccessivi, mi fa formare le invenzioni d’amore da fare strabiliare Cieli e terra, mi fa giungere a pregare la creatura, a supplicarla che non mi faccia più aspettare, che più non posso, mi pesa troppo. Perciò figlia mia, unisciti insieme con Me ad aspettare il regno della mia Volontà, e a tutte le aspettazioni che mi fanno soffrire le creature, almeno saremo in due, e la tua compagnia mi darà un ristoro ad una pena sì dura”.
(1) Stavo seguendo gli atti della Divina Volontà, la quale mi trasportava in un mare di luce interminabile in cui mi faceva presente con quanto amore Dio aveva amato la creatura, è così grande, che se si potesse comprendere, le scoppierebbe il cuore di puro amore, non potendo resistere sotto alla foga, agli stratagemmi, alle industrie, alle finezze di questo Amor di Dio, ed essendo io troppo piccola, queste fiamme mi divoravano, ed il mio amato Gesù visitando la piccola anima mia, per sostenermi mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, fammi sfogare il mio Amore, ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) Stavo facendo il mio giro nella Divina Volontà per rintracciare tutti i suoi atti fatti nella Creazione, per mettere il mio piccolo ti amo ed unirmi con tutte le cose create, per glorificare il mio Creatore e poter dire: “Sono al mio posto d’onore, faccio il mio ufficio, sono un atto continuo di Volontà Divina, posso dire che sono nulla, faccio nulla, ma faccio tutto, perché faccio la Divina Volontà”. Ma mentre ciò pensavo, il mio Sommo Bene Gesù, facendomi la sua breve visitina, tutto bontà mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, ogni cosa creata è un ufficio distinto che occupa, e sebbene la volontà di tutte è una, ma non tutte però fanno la stessa cosa, non sarebbe ordine, né virtù di Sapienza Divina, che una cosa creata ripetesse ciò che fa l’altra, ma siccome una è la Volontà che le domina, la gloria che riscuote da una, mi dà l’altra, perché tutta la sostanza che posseggono ed il bene ed il valore di cui sono investiti è che possono dire: “Sono un atto continuo di Volontà del mio Creatore”. Gloria, onore, virtù più grande non poteva darmi, di essere un atto solo di Volontà Divina, tanto che il piccolo filo d’erba, con la sua piccolezza, il piccolo spazio che occupa della terra, pare che non fa nulla, nessuno lo guarda, eppure, perché così la mia Volontà lo volle, né cerca di far di più di quello che può fare un filo d’erba, per fare la mia Volontà pareggia la gloria che mi dà il sole, che con tanta maestà signoreggia la terra, che si può chiamare miracolo continuo di tutta la Creazione. E siccome tutte le cose create sono unite tra loro, il sole con tutta la sua maestà, con la sua luce bacia e riscalda il piccolo filo d’erba, il vento lo carezza, l’acqua l’innaffia, la terra dà il posticino dove formare la sua piccola vita, eppure che cosa è un filo d’erba? Si può dire nulla, ma siccome possiede la mia Volontà, terrà la sua virtù di far bene alle umane generazioni, perché avendo creato tutto per amore e per far bene alle creature, perciò tutte tengono una virtù segreta di dare il bene che posseggono. Vedi dunque che il tutto sta nel fare la mia Volontà, non uscire mai dai suoi recinti divini ed interminabili; già col fare la mia Volontà, ancorché pare che non faccia nulla, ma non è vero, già si trova insieme coll’operato divino, e può dire: “Ciò che fa Dio, faccio io”. E ti par poco? Dio fa tutto e l’anima prende parte a tutto. Sicché non è la diversità delle azioni o degli uffici che la creatura può dire che fa cose grandi, ma la mia Volontà che avvalora li nonnulli, li mette nell’ordine divino, e vi mette la sua immagine come suggello delle sue opere. In riguardo alla diversità d’uffizi e d’azione, piuttosto è ordine, armonia della mia Sapienza infinita, anche in Cielo ci sono diversità di cori di angeli, diversità di santi, chi è martire, chi è vergine, chi è confessore. Sulla terra la mia provvidenza mantiene tanti uffici diversi, chi è re, chi è giudice, chi sacerdote, chi è popolo, chi comanda, chi dipende, se tutti facessero un solo ufficio, che sarebbe della terra? Un disordine completo. Oh! se tutti capissero che solo la mia Divina Volontà sa fare le cose grandi, e ancorché fossero piccole ed insignificanti, oh! come sarebbero tutti contenti e ciascuno amerebbe il posticino, l’ufficio in cui Dio l’ha messo, ma siccome si fanno padroneggiare dall’umano volere, vorrebbero dare di loro, fare azione grandi che non possono fare, perciò sono sempre scontenti della condizione o posto in cui la Divina Provvidenza li ha messi per loro bene. Perciò contentanti di fare il poco unita con la mia Volontà, e non il grande senza di Essa, molto più che essendo immensa troverà te in tutti gli atti suoi, e tu ti troverai nel suo Amore, nella Potenza sua, nelle sue opere, in modo che tu non potrai far nulla senza di Essa, ed Essa non potrà far nulla senza di te. Ecco perciò che col vivere nel mio Volere corrono insieme tali prodigi che dà dell’incredibile, il nulla della creatura in balia del Tutto, il nulla in preda d’una Volontà che può far tutto. Che cosa non farà di questo nulla? Farà opere degne d’un Fiat Supremo. Quindi l’atto più bello, più solenne, più gradito per Noi, è il nulla della creatura, datoci liberamente per farci fare ciò che vogliamo”.
(1) La mia povera mente, sente il bisogno di riversarsi nel Voler Divino come suo centro, in cui slanciandosi sente il respiro, il palpito, l’amore, la Vita Divina come sua. Chi può dire che può vivere senza respiro, senza palpito? Nessuno, così la povera anima si formerebbe il purgatorio più straziante senza del Fiat, e la mia volontà umana mi getterebbe nell’abisso di tutti i mali. Ma mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù sorprendendomi, tutto tenerezza mi ha detto:
(2) “Figlia benedetta del mio Volere, come mi sento felice che hai capito che non puoi vivere senza del mio Fiat; per chi non vive in Esso, non solo si forma essa il suo purgatorio vivente, ma inceppa tutti i miei beni preparati per lei, me li chiude nel mio cuore, e facendomi spasimare, forma il purgatorio al mio Amore, mi sopprime le mie fiamme senza il sollievo di poter comunicare il mio respiro, la mia Vita, quindi sento il mio respiro soffocato, la mia Vita inceppata, senza il bene di potermi comunicare alla creatura. Ora tu devi sapere che non vi è cosa da Me fatta in cui non vi è il mio scopo primario di farla vivere di mia Volontà. La Creazione serve proprio a questo, a far vivere la creatura di mia Volontà, e non vivendo, soffoca questa mia Vita nelle cose create, e la mia venuta sulla terra era la Vita di Essa che venni a darle. Anzi tu devi sapere che non appena l’anima si decide di voler vivere nel mio Volere, la mia Santissima Umanità prende posto in essa, il mio sangue come pioggia dirotta piove su di lei, le mie pene come muro inespugnabile la circondano, la fortificano, l’abbelliscono in modo mirabile, da rapire questa mia Volontà Divina a vivere in essa, la mia stessa morte forma la resurrezione continua dell’anima di vivere in Essa. Sicché la creatura si sente rigenerata continuamente nel mio sangue, nelle mie pene, nel mio Amore, fin nel mio respiro, in cui trova grazia sufficiente per vivere di mia Volontà Divina, perché Io metto tutto a sua disposizione, come tenni la mia Santissima Umanità a disposizione del mio Voler Divino, così la metto dentro e fuori della creatura, per dar vita alla mia Volontà in essa. Ora, fino a tanto che non si decida di vivere in Essa, il mio sangue non piove, perché non ha che rigenerare in Divino, le mie pene non formano il muro di difesa, perché l’umano volere forma il crollo continuo alle mie opere, e rende come impotente la mia morte perché risorgesse del tutto nel mio Volere. Ora la mia Vita, le mie pene, il mio sangue, se l’anima non vive di Essa, stanno alla porta dell’umano volere aspettando con pazienza invitta per entrare, assalirla da tutte le parti per darle la grazia di vivere del mio Volere, e non entrando tutto resta soffocato in Me, il mio sangue, le mie pene, la mia Vita, ed oh! come soffro nel vedere che non mi dà la libertà di darle il bene che voglio, il mio Amore mi tortura, le mie pene, le mie piaghe, il mio sangue, le mie opere, come tante voci pietose mi dicono continuamente: “Questa creatura ci inceppa, ci rende inutili e come senza vita per essa, perché non vuol vivere di Volontà Divina”. Figlia mia, com’è doloroso voler fare il bene, poterlo fare e non farlo”.
(3) Dopo ciò continuavo il mio abbandono nel Voler Divino, il quale mi ha trasportata fuori di me stessa, ed oh! com’era raccapricciante guardare la terra, io avrei voluto ritirarmi in me stessa per non vedere nulla, ma il mio dolce Gesù, come se volesse che vedessi scene sì strazianti, mi ha fermata e mi ha detto:
(4) “Figlia mia, com’è doloroso vedere tanta perfidia umana, una nazione che inganna l’altra e trascinano a vicenda i poveri popoli nello strazio e nel fuoco, poveri figli miei. Tu devi sapere che la tempesta sarà tanto forte, che succederà come quando un vento impetuoso trasporta con la sua forza: Pietre, terra, alberi, in modo che resta sgombrata da tutto, tanto che con più facilità si possono mettere nuove piante. Così questa tempesta servirà a purificare i popoli e a far sorgere il giorno sereno della pace e dell’unione fraterna. Tu prega affinché tutto serva alla mia gloria, al trionfo della mia Volontà e al bene di tutti”.
(1) Mi sentivo secondo il solito tutta abbandonata nelle braccia del mio dolce Gesù, il quale sentiva il bisogno di sfogare il suo Amore ardente; parlare del suo Amore è uno sfogo, far comprendere in quali pene, strettezze, inceppi lo mette il suo Amore è per Lui il più grande sollievo. Ed oh! com’è straziante sentirlo con voce soffocata nel pianto, affannato, a mezza voce: “Amatemi, amatemi, non voglio altro che amore, è il più grande dei miei dolori non essere amato. . . , e perché non sono amato? Perché non si fa la mia Volontà. Essa è portatrice del mio Amore e mi fa amare dalla creatura con Amore Divino, ed Io sentendo il mio Amore mi sento sbarazzato dalle intensità delle mie fiamme e sento il dolce ristoro, il riposo, il sollievo nel mio stesso Amore che mi dà la creatura”. Ora mentre ciò pensavo, il mio Sommo Bene Gesù visitando la piccola anima mia, si faceva vedere involto nelle sue fiamme, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, se tu sapessi in quali strettezze mi mette il mio Amore. Ascoltami, il mio Padre Celeste era mio, l’amavo con tale intensità d’amore, che mi reputerei felice di mettere la Vita affinché nessuno me lo potesse offendere, ero una sol cosa con Lui, la mia stessa Vita, e non amarlo non potevo, né volevo, la nostra virtù divina formava un solo amore col mio Padre Celeste, quindi inseparabile. Le creature da parte della mia Umanità, erano mie, incorporate con Me, potrei dire, formavano la mia stessa Umanità; come fare a non amarle? Sarebbe come non amare la propria vita, ed oh! in quali condizioni, intrighi, inceppi mi metteva il mio Amore; senti: “Amavo mio Padre, vederlo offeso era il più grande dei miei martiri; amavo le creature, erano già mie, me le sentivo in Me, e queste non vi erano offese che non facevano, ingratitudini che non commettevano; il mio caro Padre Celeste giustamente voleva colpirle, disfarsi di loro, ed in mezzo tra l’uno e l’altro restavo colpito da Colui che tanto amavo, e subire le pene di coloro, dolermi per loro, e mentre col Padre restavo offeso anch’Io, le amavo fino alla follia, e mettevo la Vita per salvare ciascuna creatura, non potevo né volevo sottrarmi dal mio Padre Celeste, perché era mio e l’amavo, anzi era mio dovere, come suo vero Figlio, ridargli tutta la gloria, l’amore, la soddisfazione, che gli dovevano tutte le creature, e sebbene colpito da pene indescrivibili, Io stesso volevo farmi colpire, perché l’amavo, e amavo coloro per cui ero colpito. Ah! solo il mio Amore, perché divino, sa formare tali invenzioni amorose, tali inceppi che dà dell’incredibile, e forma l’eroismo del vero amore, tanto che si finisce col restare bruciato, consumato sul rogo dell’amore per chi amava e li teneva come essere incorporati in Sé, che formavano la sua stessa Vita. Ahi! in quali strettezze mi mette il mio Amore, mi riempie tanto, che sento il bisogno d’uno sfogo d’uscire da Me opere, pene, luce, grazie sorprendenti per dare sfogo al mio Amore, ed è tale e tanto, che sono sempre dentro e fuori di essa a servirla, e ora la servo di luce nel sole per poter continuare questo sfogo d’amore, ora la servo nell’aria per farla respirare, ora la servo nell’acqua per dissetarla, ora nelle piante per alimentarla, ora nel vento per carezzarla, nel fuoco per riscaldarla, non vi è cosa fatta da Me, tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, cui il mio Amore non potendosi contenere dentro di Sé, usciva fuori per dare sfogo d’amore verso le creature. Ora, chi può dirti quanto soffro nel non vedermi amato, come il mio Amore resta torturato dall’ingratitudine umana. Io giungo fino a far mie le sue colpe per dolermi come se fossero mie, fino a farne la penitenza a lei dovuta, prendo sulle mie spalle tutti i suoi mali, per ricambiarli in bene, la faccio mia, tutta mia, fino a darle il posto nella mia Umanità come un membro a Me più caro, vado inventando sempre nuovi ritrovati d’amore, per farle sentire come l’amo, e non vedendomi amato, qual pena, qual dolore. Perciò figlia mia, amami! Amami! Quando mi sento amato il mio Amore trova il suo riposo e le sue torture amorose, cambiate in dolci ristori”.
(1) La mia povera mente sente il bisogno di riposarsi nel Voler Divino, di sentirsi amata da chi solo sa amarla, sente la vita in Esso e la più grande felicità con la sua dolce compagnia, ma mentre sente il bisogno d’essere amata, sente la febbre ardente d’amarlo, e vorrebbe consumarsi d’amore, uscire dall’esilio, per poterlo amare con più perfetto amore nel Cielo. Mio Gesù! quando avrai compassione di me. Ma mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù, ripetendo la sua breve visitina mi ha detto:
(2) “Figlia mia, Amore e Volontà di Dio vanno di pari passo, non si separano mai, e formano una sol Vita. Sicché la mia Volontà creò, operò tante cose, ma creò e operò amando, né sarebbero state opere degne della nostra Sapienza infinita se non amassimo ciò che era creato da Noi, perciò ogni cosa creata, anche la più piccola, possiede la sorgente del nostro Amore, ed ha un sospiro, un palpito, una voce continua: “Amore, sono Volontà Divina e sono Santa, pura, potente, bella, sono amore e amo, né cesserò mai d’amare fino a tanto che non converta tutto in amore. Vedi dunque figlia mia, la mia Divina Volontà prima amò e poi creò ciò che amava, l’amore è il nostro respiro, il nostro palpito, l’aria nostra, e siccome l’aria è comunicativa e non vi è persona o cosa che possa sfuggire dall’aria, così il nostro Amore, vera aria, investe tutti, ama tutti e tutto, con diritto vuole padroneggiare su tutto e vuol essere amata da tutti, e si sente togliere il respiro, il palpito, l’aria, la vita quando non è amata e l’inceppano la sua virtù comunicativa. Ora, se la creatura fa la mia Volontà e non ama, non si può dire coi fatti che fa la mia Volontà, sarà forse Volontà di Dio di circostanza, di necessità, di tempo, perché solo l’Amore Divino tiene virtù unitiva, che unisce e accentra tutto nella mia Divina Volontà per formarne la vita, poi mancando il mio Amore, che solo sa rendere e trasmutare in materia adattabile la creatura, per formare di essa la Vita della Divina Volontà, sarebbe come oggetto duro che non può ricevere nessuna impressione dell’Essere Supremo, ed il mio Amore, che come cemento può riempire tutte le lesioni dell’umano volere, lo rende morbido in modo che può dare la forma che vuole, e si imprime come suggello della Vita Divina. Perciò, Volontà di Dio e Amore sono inseparabili; se farai la mia Volontà amerai, e se ami metti al sicuro la mia Volontà in te, l’uno e l’altro si danno la mano, la mia Volontà crea, l’Amore si presta come materia per subire l’atto creante, per mettere fuori le nostre opere più belle. Perciò quando non siamo amati diamo in delirio, ci sentiamo spezzati le braccia, le nostre mani creatrici non trovano le materie per formare la nostra Vita nella creatura. Quindi corriamo insieme nell’amarci, amiamo sempre e saremo felici d’ambo le parti, anzi se vivrai nel mio Volere, metterò a tua disposizione il mio Amore, e avrai in tuo potere l’amore eroico ed incessante che non dice mai basta”.
(1) Sento in me la potenza del Voler Supremo, ma tanto, che vuole che io subisca nei piccoli atti miei la Potenza del suo atto divino, ma mentre lo vuole vuol essere chiamato dalla creatura, non vuole essere un intruso, né entrare per forza, ma vuole che lo sappia, ed il volere umano dando il bacio al Voler Divino le cede il posto al suo operato, ed esso si mette in corteggio all’atto divino, sentendosi onorato ché un Voler Divino ha operato nell’atto suo. La mia mente si perdeva, ed oh! quante cose comprendeva, ma incapace di poterle ridire ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)