MaM
Messaggio del 2 maggio 2014:Cari figli! Io, vostra Madre, sono con voi per il vostro bene, per le vostre necessità e per vostra personale istruzione. Il Padre Celeste vi ha dato la libertà di decidere da soli e di conoscere da soli. Io desidero aiutarvi. Desidero essere per voi Madre, maestra di verità, affinché con la semplicità di un cuore aperto conosciate l’immensa purezza e la luce che da essa proviene e dissolve le tenebre, la luce che porta speranza. Io, figli miei, capisco i vostri dolori e le vostre sofferenze. Chi potrebbe capirvi meglio di una Madre! Ma voi, figli miei? È piccolo il numero di coloro che mi capiscono e mi seguono. Grande è il numero degli smarriti, di coloro che non hanno ancora conosciuto la verità in mio Figlio. Perciò, apostoli miei, pregate ed agite. Portate la luce e non perdete la speranza. Io sono con voi. In modo particolare sono con i vostri pastori. Li amo e li proteggo con Cuore materno, perché essi vi guidano al Paradiso che mio Figlio vi ha promesso. Vi ringrazio!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 27-22 Dicembre 22, 1929 Come le opere più grandi non si possono far da soli, morirebbero sul nascere. Le tre carceri di Gesù. Le due mamma.

(1) Il mio abbandono nel Fiat Divino continua, ed il mio tenero Gesù facendosi vedere piccolo bambino o nel mio cuore o nel seno della Mamma Celeste, ma tanto piccino con una beltà rapitrice, tutto amore, col suo volto bagnato di pianto, e piange perché vuol essere amato, e singhiozzando dice:

(2) “Ahi! , ahi! perché non sono amato? Io voglio rinnovare nelle anime tutto l’amore che ebbi nell’incarnarmi, ma non trovo a chi darlo. Nell’incarnarmi trovai la mia Regina Mamma che mi dava campo a sfogare il mio Amore, ed a ricevere nel suo cuore materno tutto l’amore che mi respingevano le creature. Ah! era Lei la depositaria del mio Amore respinto, la dolce compagnia delle mie pene, il suo amore ardente che mi rasciugava le lacrime. Le opere più grandi non si possono fare da soli, ma ci vogliono due o tre almeno, come depositari e alimento della stessa opera, senza alimento le opere non possono aver vita, c’è pericolo che muoiano sul nascere. Tanto vero che nella Creazione fummo tre le Divine Persone nel crearla, e poi fecimo l’uomo come depositario dell’opera nostra; non contenti, perché le opere da sole non portano felicità, le demmo la compagnia della donna. Nell’incarnazione le tre Divine Persone furono concorrenti ed in mia compagnia, anzi inseparabili da Me, con l’aggiunta della Regina Celeste, e fu Lei propria la Divina depositaria di tutti i beni dell’incarnazione. Vedi dunque come mi è necessario per formare le mie opere la compagnia della creatura, che si metta a mia disposizione per ricevere il gran bene che voglio darle. Quindi, vuoi tu essere la mia seconda Mamma? Vuoi tu ricevere il gran bene della rinnovazione della mia incarnazione, come dote del regno del mio Fiat Divino? Così avrò due Mamma; la prima che mi fece formare il regno della Redenzione, la seconda che mi farà formare il regno della mia Divina Volontà”.

(3) E mettendo le sue piccole manine sul mio volto, carezzandomi mi diceva:

(4) “La mia mamma! la mia mamma! L’amore materno supera tutti gli amori, sicché tu mi amerai con amore di madre insuperabile”.

(5) Dopo di ciò ha fatto silenzio volendo essere cullato nelle mie braccia, e poi ha soggiunto:

(6) “Figlia mia, or tu devi sapere l’eccesso del mio Amore, dove mi condusse; nello scendere dal Cielo in terra mi condusse dentro d’una prigione strettissima e oscura, qual fu il seno della mia Mamma, ma non fu contento il mio Amore, in questa prigione stessa mi formò un’altra carcere, qual fu la mia Umanità che incarcerò la mia Divinità; la prima carcere mi durò nove mesi, la seconda carcere della mia Umanità mi durò per ben trentatré anni. Ma il mio Amore non si arrestò, mi formò sul finire la carcere della mia Umanità, la carcere dell’Eucaristia, la più piccola delle carceri, una piccola ostia in cui mi carcerò Umanità e Divinità, e doveva contentarmi di stare come morto, senza far sentire né respiro, né moto, né palpito, e non per pochi anni, ma fino alla consumazione dei secoli. Quindi andai di carcere in carcere, esse sono per Me inseparabili, perciò posso chiamarmi il Divino carcerato, il celeste prigioniero. Nelle due prime carceri, nell’intensità del mio Amore maturai il regno della Redenzione; nella terza carcere dell’Eucaristia sto maturando il regno del mio Fiat Divino. Ecco perciò chiamai te nella carcere del tuo letto, affinché insieme prigionieri ambedue, nella nostra solitudine, affiatandoci, possiamo far maturare il bene del regno del mio Volere. Se mi era necessario una Mamma per la Redenzione, così pure mi necessita una mamma per il regno del mio Fiat, ed il mio Amore esigente ha voluto questa madre carcerata, per tenerla a mia disposizione. Perciò Io sarò il tuo prigioniero non solo nella piccola ostia, ma anche nel tuo cuore, e tu sarai la mia cara prigioniera tutta intenta ad ascoltarmi e a spezzare la solitudine della mia lunga prigionia. E ad onta che siamo prigionieri, saremo felici, perché matureremo il regno della Divina Volontà per darlo alle creature”.