(1) Stavo pensando a tutto ciò che il mio dolce Gesù con tanta bontà si benigna di dire alla povera anima mia, e che rileggendole nelle circostanze sfavillano luce, ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quando Io parlo sprigiono luce di verità, e voglio che sia accettata e carezzata dall’anima; se questa luce viene accettata e messa in posto d’onore nell’interno di essa, ne chiama un’altra luce, sicché una ne chiama un’altra; diversamente torna alla sua sorgente. E quando l’anima ritorna a leggerle se sono scritte, ed a ponderarle, le mie verità sono come il ferro battuto, che col batterlo il ferro s’infuoca e getta faville di luce; invece, se non è battuto il ferro è duro, nero e metallo gelato. Così è delle mie verità: “Se l’anima le legge e rilegge per succhiarne la sostanza che c’è dentro, le mie verità che sono state comunicate all’anima sua, che simboleggia il ferro, il nero ed il suo gelo, resta infuocata, e col ponderarle dà dei colpi sopra di sé stessa che ha ricevuto il bene di sentire la mia verità, la quale sentendosi onorata sfavilla luce di altre verità. Ma se le mie verità manifestate sono messe nell’oblio, né messe in posto d’onore, restano come sepolte, ma i vivi non si seppelliscono, perché esse sono luce che possiedono e portano vita, perciò verrà tempo, perché esse non sono soggette a morire, che altri faranno tesori e condanneranno coloro che l’hanno tenute obliate e come sepolte. Se tu sapessi quanta luce c’è in tutto ciò che ti ho manifestato sulla mia Divina Volontà, e quant’altra luce sfavillerebbe se fossero lette e rilette, tu stessa ne resteresti eclissata e meravigliata del gran bene che farebbero”.
(3) Onde seguivo i miei atti nel Voler Divino, e pensando alla solitudine di Gesù nel seno della Mamma sua, ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, come mi è dolce e gradita la compagnia della creatura, siccome fu proprio per lei, per trovarla e per farla mia, tenendola in mia compagnia, mi sento come compensata la mia discesa dal Cielo in terra. Ma sappi però che se sono contento della semplice compagnia della creatura che mi ama e cerca di spezzare la mia solitudine, non sono contento di chi vive nel mio Voler Divino, la voglio sempre insieme con Me, come spettatrice delle mie lacrime infantili, dei miei gemiti, dei miei singhiozzi, pene, opere e passi miei, e anche delle mie gioie, perché voglio farne il deposito in lei. Perché stando la mia Volontà in essa, mi sarebbe troppo duro se non l’avessi sempre insieme con Me, farla stare a giorno di tutto. La mia Divina Volontà sente l’irresistibile bisogno di partecipare alla creatura tutto ciò che fa nella mia Umanità, affinché non sia una Volontà divisa quella che regna in Me e quella che regna nella creatura. Ecco perciò la causa perché in ogni atto mio ti chiamo e voglio che conosci ciò che ho fatto e ciò che faccio, per fartene il dono e poter dire: “Chi vive nel mio Voler Divino non mi lascia mai, siamo stretti ed inseparabili”.
(5) Ed io: “Amor mio, la tua corsa d’amore non si arresta mai, corri, corri sempre, ed io mi sento che non sono capace di fare le mie corse d’amore come le fai Tu, sono troppo piccola e non ho il volo di correre ovunque per amarti”. Ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, anche tu puoi fare le corse d’amore nel mare immenso della mia Divina Volontà, farai come fa la nave, quando vuole solcare il mare essa si tuffa nel mare, le acque si fendono, le danno il passo e mentre veloce cammina, lascia dietro di sé una striscia bianca, come segno che la nave passa da quel punto di mare, che poi a poco a poco svanisce e nulla resta che la nave passò, ma ad onta di ciò la nave ha fatto la sua corsa nel mare, ed è giunta dove si era prefissata d’andare. Così l’anima, se vuole amare si tufferà nel mare del mio Fiat Divino e formerà la sua corsa d’amore, girerà tutta l’eternità e non farà come la nave, che nulla resta nel mare perché passò, ma orgogliose le acque si chiudono dietro non lasciando nessuna traccia perché la nave passò, ma nel mare del mio Voler Divino, come l’anima si tuffa per fare la sua corsa, le nostre acque divine rigurgitano e nel loro rigoglio formano il solco, il quale non svanisce, ma vi resta il segno e addita a tutti la sua corsa d’amore fatta nel nostro mare, in modo che Noi possiamo dire: “Da qui passò e fece la sua corsa d’amore chi vive nel nostro Volere, perché ciò che si fa in Esso resta incancellabile”. Così se vuoi fare le tue adorazioni, se vuoi abbellirti, se vuoi santificarti, se vuoi essere potente, sapiente, tuffati nel nostro Volere e mentre farai la tua corsa resterai tutt’amore, tutta bella, tutta santa, acquisterai la scienza, chi è il tuo Creatore, e tutti i tuoi moti saranno adorazioni profonde e lascerai nel nostro mare tanti solchi per quante diverse corse hai fatto nel Fiat Divino, in modo che Noi diremo: “In questa corsa che fece nel nostro mare la piccola figlia del nostro Voler Divino, formò il solco della santità, e Noi la santificammo ed essa restò santa; in quest’altra corsa si tuffò nel mare della nostra bellezza e formò il suo solco, e Noi l’abbellimmo ed essa restò abbellita; in quest’altra corsa formò il solco delle nostre conoscenze, ed essa ci conobbe e Noi le parlammo e ci fecimo conoscere, e le parlammo a lungo del nostro Essere Divino, la nostra parola la legò, la immedesimò con Noi e sentiamo l’irresistibile bisogno di farci conoscere sempre più, e di farle il dono più grande di manifestarle le nostre verità. Sicché ogni corsa che fai nel nostro Fiat Supremo, prendi sempre del nostro, ed il nostro Amore rigurgitando ci parla di te, e ci addita le tue corse col suo rigoglio, come segno che tu sei stata nel nostro mare divino”.