(1) La mia piccola intelligenza me la sentivo come rapire e come trasportare a guardare nel grembo della mia Mamma Celeste il mio piccolo neonato Gesù, che ora piange e ora vagisce, e ora tutto intirizzito trema di freddo, ed oh! come la piccola anima mia vorrebbe sciogliersi in amore per riscaldarlo e per quietargli il pianto; ma il mio celeste e vezzoso bambinello chiamandomi vicino nelle braccia della sua Mamma mi ha detto:
(2) “Mia figlia del Divin Volere, vieni ad ascoltare le mie lezioni. Nello scendere dal Cielo in terra per formare la Redenzione, dovevo formare il nuovo Eden, dovevo ripristinare il primo atto, ed il principio della creazione dell’uomo nella mia Umanità. Sicché Betlem fu il primo Eden; Io sentivo nella mia piccola Umanità tutta la forza della nostra Potenza creatrice, la foga del nostro Amore con cui fu creato l’uomo, sentivo le fibre della sua innocenza, della sua santità, del suo dominio con cui lui era investito. Sentivo in Me quell’uomo felice, oh! come l’amavo, che avendo perduto il suo posto d’onore, Io riprendevo il suo posto, perché mi conveniva prima mettere in Me l’ordine del come fu creato l’uomo, e poi scendere nella sua sventura per rialzarlo e metterlo in salvo. Perciò c’erano in Me due atti continuati, fusi in uno, l’Eden felice con cui dovevo mettere in vigore tutta la bellezza, la santità, la sublimità della creazione dell’uomo; era lui innocente e santo, ed Io sorpassandolo non solo ero innocente e santo, ma ero il Verbo Eterno, e tenendo in Me tutta la potenza possibile ed immaginabile, e Volontà immutabile, dovevo tutto riordinare il principio della creazione dell’uomo e rialzare l’uomo caduto, altrimenti non la farei da Dio, né l’amerei come opera nostra uscita e creata in una foga del nostro Amore. Il nostro Amore si sentirebbe arrestato e come impotente, ciò che non può essere, se non avessi tutto aggiustato la sorte dell’uomo caduto e la sorte del come fu lui creato. Sarebbe stato uno sfregio alla nostra creazione e ci avrebbero tacciato di debolezza se non avessimo ripristinato del tutto l’uomo. Perciò Betlem fu il mio primo Eden, in cui facevo ed abbracciavo tutti gli atti che fece Adamo innocente e che avrebbe fatto se non fosse caduto; la nostra Divinità aspettava con giustizia il mio ricambio invece sua, e come andavo rifacendo quello che avrebbe fatto l’Adamo innocente, così mi abbassavo e stendevo la mano per rialzarlo caduto. Quindi la mia Umanità non faceva altro che come girava e mi fermava, formava nuovi Eden, perché in Me c’erano tutti gli atti del principio della creazione dell’uomo, e dovunque mi fermavo potevo formare nuovi Eden con la mia innocenza e santità. Sicché Eden fu l’Egitto, Eden fu Nazaret, Eden fu il deserto, Eden fu Gerusalemme, Eden fu il monte Calvario, e questi Eden che formavo chiamavano il regno della mia Divina Volontà a regnare, e sono essi prove certe che come compì il regno della Redenzione e sta facendo il suo giro per stabilirsi in tutto il mondo, così questi Eden in cui furono fatti da Me tutti gli atti come se l’uomo non fosse caduto, seguiranno gli atti della Redenzione e faranno il loro giro per stabilire il regno del mio Fiat Divino. Perciò ti voglio sempre insieme con Me, affinché mi segui in tutti gli atti miei, e tutto offri per fare che la mia Divina Volontà regni e domini, perché questo è quello che più interessa al tuo Gesù”.
(3) Poi ha soggiunto: “Figlia mia, la mia Divina Volontà agiva in Me da Regina, perché realmente sempre tale è stata, perché Essa in natura è Regina, nella nostra stessa Divinità tiene il primo posto, regge e domina tutti i nostri attributi, non vi è atto nostro che non vi tiene il suo posto di Regina. Sicché Regina è in Cielo, in terra, nella Creazione, in tutto e dovunque regna. Perciò il volere che l’uomo facesse la nostra Volontà Divina e che le desse il posto di Regina, era l’onore più grande e l’amore più insuperabile che gli davamo, e regnando una sola Volontà lo facevamo sedere alla nostra mensa celeste, partecipandole i nostri beni divini. Lo volevamo felice, e volevamo la gloria di veder felice colui che con tanto amore avevamo creato con le nostre mani creatrici. Onde il nostro Voler Divino ed il nostro Amore non potevano né contentarsi né arrestarsi alla sola opera della Redenzione, ma vogliono andare avanti fino ad opera compiuta; molto più che non sappiamo fare opere a metà, e avendo i secoli a nostra disposizione possiamo giungere dove vogliamo”.