(1) Stavo lamentandomi con Gesù benedetto delle sue solite privazioni, e piangevo amaramente, ed il mio adorabile Gesù è venuto, ma in uno stato doloroso e faceva vedere come le cose andranno peggiorando sempre più, e questo mi faceva piangere di più, e Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tu piangi i tempi presenti, ed Io piango l’avvenire. Oh! in quale labirinto si troveranno le nazioni, da formare l’una il terrore e l’eccidio dell’altra, da non saperne uscire da loro stesse, faranno cose da pazzi, da ciechi, fino ad agire contro loro stesse; è il labirinto in cui si trova la povera Italia, quante scosse riceverà! ricordati quanti anni prima ti avevo detto che meritava il castigo che la facessi invadere da nazioni straniere, e questa è la trama che le stanno tessendo. Come resterà umiliata ed annientata! Troppo ingrata mi è stata. Le nazioni che prediligevo, l’Italia, la Francia, sono quelle che più mi hanno sconosciuto, si sono data la mano nell’offendermi; giusto castigo, si daranno la mano nel restare umiliate, e saranno anche loro le più che muoveranno guerra alla Chiesa. Ah! figlia mia, quasi tutte le nazioni si sono unite nell’offendermi, hanno congiurato contro di Me; che male l’ho fatto? Sicché quasi tutte meritano il castigo”.
(3) Ma chi può dire il dolore di Gesù, lo stato di violenza in cui si trovava, ed il mio spavento, la paura? E dicevo al mio Gesù: “Come posso vivere in tante tragedie? O fate che io ne sia la vittima e risparmiate i popoli, oppure portami con Te”.
(1) Mi sentivo oppressa e pensavo tra me: “Come tutto è finito, stato di vittima, patire, Gesù, tutto! ” Aggiunto che il confessore non stava bene, e quindi forse mi toccherebbe di stare senza comunione. Sentivo tutto il peso della sospensione di vittima da parte di Gesù, da parte della guida non avevo nessun ordine, né pro né contro; aggiungevo pure la mia afflizione ricordandomi che nel Marzo dell’anno scorso, non stando bene il confessore e trovandomi nelle stesse condizioni, Gesù mi aveva detto che se io, o chi mi guida, mi avesse tenuta nello stato di vittima, avrebbe risparmiato Corato. Quindi, nuovi timori, ancora fossi io causa di qualche grave male, anche a Corato. Ma chi può dire tutte le mie apprensioni ed amarezze? Erano tante, che mi sentivo impietrire. Ora, il benedetto Gesù avendo compassione, si è fatto vedere nel mio interno, e pareva che teneva la mano appoggiata alla fronte, tutto afflitto, tanto che non mi sentivo il coraggio di chiamarlo, e quasi sotto voce ho detto solo: “Gesù, Gesù”, e Lui mi ha guardato, ma, oh! come era mesto il suo sguardo, e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quanto soffro! Se tu sapessi le pene di chi ti ama, non faresti altro che piangere. Soffro anche per te, perché non venendo spesso spesso, il mio Amore è contenuto e non mi sfogo, e nel vedere te che neppure ti sfoghi perché non mi vedi, e vedendoti soffrire Io soffro di più. Ah! figlia, l’amore contenuto è la più grande amarezza e che più tortura un povero cuore. Se tu soffrendo stai quieta, non soffro Io tanto, ma se ti affliggi e ti affanni nel tuo patire, Io smanio e vo’ in delirio, e sono costretto a venire per sfogarmi e farti sfogare, perché le mie e le tue pene sono sorelle. E poi non è finito il tuo stato di vittima, le mie opere sono eterne, e non senza giusta causa Io sospendo, ma non che faccia finire, e poi Io guardo le cose nella Volontà, sicché tu sei qual’eri, perché la tua volontà non è cambiata, e mancandoti le pene, non sei tu che ricevi danno, ma piuttosto le creature ché non ricevono gli effetti delle tue pene, cioè il risparmio dei flagelli. Avviene come alle creature quando occupano uffici pubblici, posti governativi per un dato tempo, hanno la paga a vita ad onta che si ritirano di quei posti; ed Io dovrei essere meno delle creature? Ah! no, se a quelli li danno pensioni a vita, Io la do in eterno; quindi non devi impensierirti delle soste che faccio. E poi, perché temi? Hai dimenticato quanto ti ho amato? Chi ti guida sarà previdente conoscendo tutte le cose come stanno e come sono andate, ed Io avrò riguardo di Corato. Per te, poi, qualunque cosa potrà succedere, ti terrò stretta nelle mie braccia”.
(1) Stavo fondendomi tutta nel mio sempre amabile Gesù, e mentre ciò facevo, Gesù venendo si fondeva tutto in me e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quando l’anima vive del tutto nella mia Volontà, se pensa, i suoi pensieri riflettono nella mia mente in Cielo; se desidera, se parla, se ama, tutto rifletta in Me, e tutto ciò che faccio rifletta in lei. Succede come quando il sole rifletta nei vetri, si vede in questi un altro sole, tutto simile al sole del cielo, con questa differenza, che il sole nel cielo è fisso e sta sempre al suo posto, mentre nei vetri è passeggero. Ora, la mia Volontà cristallizza l’anima, e tutto il suo operato si rifletta in Me, ed Io, ferito, rapito da questi riflessi le mando tutta la mia luce, in modo da formare in lei un altro sole, sicché pare un sole in cielo e l’altro in terra. Che incanto e quali armonie tra loro! quanti beni non si versano a pro di tutti! Ma però, se l’anima non è fissa nel mio Volere, può succedere come al sole che si forma nei vetri, dove è sole passeggero, e poi il vetro rimane all’oscuro, ed il sole del cielo rimane solo”.
(1) Continuo i miei giorni afflitta, specie per le minacce quasi continue da parte di Gesù che i flagelli si allargheranno di più. Questa notte, poi, sono rimasta terrorizzata, mi sono trovata fuori di me stessa, e ho trovato il mio afflitto Gesù; io mi sentivo rinascere a nuova vita nel trovarlo, ma che? Mentre mi accingevo a consolarlo, varie persone me l’hanno strappato e l’hanno ridotto in pezzi! Che crepacuore! che spavento! io mi sono gettata per terra vicina ad uno di quei pezzi, e una voce del Cielo ha risuonato in quel luogo:
(2) “Fermezza, coraggio ai pochi buoni, non si spostino in nulla, non trascurino nulla, saranno esposti a grandi prove, e da Dio e dagli uomini. La sola fedeltà non li farà traballare e saranno salvi, la terra sarà coperta di flagelli non mai visti, le creature vorrebbero disfare il Creatore e vorranno avere un Dio a proprio conto, e soddisfare i loro capricci a costo di qualunque carneficina; e con tutto ciò, non avendo i loro intenti, giungeranno alle più brutte bestialità. Tutto sarà terrore e spavento”.
(3) Dopo ciò mi sono trovata in me stessa, io tremavo, il pensiero come avevano ridotto il mio amato Gesù mi dava morte, a qualunque costo avrei voluto vederlo un istante per vedere che n’era successo di Lui. E Gesù, sempre buono, è venuto ed io mi sono quietata. Sia sempre benedetto.
(1) Continuo i miei giorni amarissimi, Gesù benedetto scarseggia molto nel venire, e se mi lamento, o mi risponde con un singhiozzo di pianto, oppure mi dice:
(2) “Figlia mia, tu sai che non vengo spesso ché i castighi si vanno sempre più stringendo, quindi perché ti lamenti? “.
(3) Ma però io sono giunta ad un punto che non ne potevo più, e ho rotto in pianto, e Gesù per quietarmi e rafforzarmi è venuto, e quasi tutta la notte l’ho passata con Gesù; e ora mi baciava, mi carezzava, mi sosteneva, ora si gettava nelle mie braccia per prendere riposo, ora mi faceva vedere il terrore delle gente, e chi fuggiva da un punto e chi dall’altro. Ricordo pure che mi ha detto:
(4) “Figlia mia, ciò che Io contengo nella potenza, l’anima lo contiene nella volontà, sicché tutto quel bene che veramente vuol fare, Io lo guardo come se in realtà l’anima lo avesse fatto. Onde Io ci tengo Volere e Potere, se voglio posso; invece l’anima molte cose non può, ed il volere supplisce al potere, e così si va assomigliando a Me, ed Io vo arricchendo l’anima di tutti quei meriti che contiene la sua buona volontà, e che vuol fare la sua volontà”.
(5) Poi ha soggiunto: “Figlia mia, quando l’anima si dona tutta a Me, Io vi stabilisco la mia dimora, molte volte mi piace di chiudere tutto e starmene all’oscuro, altre volte mi piace dormire, e l’anima metto come sentinella, affinché non faccia venire nessuno a molestarmi e rompere il mio sonno, e se occorre deve affrontare lei le molestie, e rispondere per Me. Altre volte mi piace d’aprire tutto e far entrare i venti, le freddezze delle creature, i dardi delle colpe che mi mandano, e tant’altre cose, e l’anima dev’essere contenta di tutto, deve farmi fare ciò che voglio, anzi deve fare sue le cose mie, e se Io non sono libero di fare ciò che voglio, sarei un infelice in quel cuore se dovessi stare attento a farle sentire quanto godo, e nascondere, a mio malgrado, quanto soffro, sicché dove starebbe la mia libertà? Ah! tutto sta nella mia Volontà, l’anima se prende questa prende tutta la sostanza del mio Essere, e rinchiude tutto Me in lei, e come va operando il bene, tenendo in sé la sostanza della mia Vita, fa uscire quel bene da Me stesso, e uscendo da Me, come raggio di luce corre a bene di tutte le creature”.
(1) Questa mattina, il mio dolce Gesù si faceva vedere nel mio cuore, ed il suo palpito palpitava nel mio. Io l’ho guardato ed Egli mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi veramente mi ama ed in tutto fa il mio Volere, il suo palpito ed il mio sono uno solo, sicché Io li chiamo i palpiti miei, e come tali li voglio intorno e fin dentro il palpito del mio cuore, tutti intenti a consolarmi, a raddolcire tutti i miei palpiti dolorosi; ed il loro palpito nel mio formerà dolce armonia, che mi ripeterà tutta la mia Vita, mi parlerà delle anime costringendomi a salvarle. Ma, figlia mia, per fare eco al mio palpito, quale spogliamento si richiede! Dev’essere più vita di Cielo che di terra, più Divina che umana! basta anche un’ombra, una piccola cosa per fare che l’anima non senta la forza, le armonie, la santità del mio palpito, e quindi non fa eco al mio, non armonizza insieme con Me, ed Io sono costretto a rimanere solo nel mio dolore o nelle mie gioie. E questi dolori li ho da anime che, chi sa quanto mi promettevano, ma alle occasioni sono stato lasciato deluso delle loro promesse”.
(1) Per le continue privazioni del mio dolce Gesù vivo morendo. Questa mattina mi sono trovata tutta in Gesù, come se nuotassi nell’immensità del mio sommo bene. Poi guardavo in me e vedevo Gesù in me, e sentivo che tutto l’Essere di Gesù parlava: I piedi, le mani, il cuore, la bocca, insomma tutto erano voci, non solo, ma la meraviglia era che queste voci si facevano immense, si moltiplicavano per ciascuna creatura, i piedi di Gesù parlavano ai piedi ed a ciascun passo di creatura, le mani alle opere, gli occhi agli sguardi, i pensieri a ciascun pensiero. Che armonie tra Creatore e creature! che incantevole vista! che amore! Ma, ahimè, tutte queste armonie venivano rotte dalle ingratitudini e dai peccati, l’amore veniva ricambiato con offese. E Gesù tutto afflitto mi ha detto:
(2) “Figlia mia, Io sono il Verbo, cioè Parola, ed è tanto l’amore verso la creatura, che mi moltiplico in tante voci per quanti atti, pensieri, affetti, desideri, ecc., fa ciascuna creatura, per ricevere da loro il contraccambio di quegli atti fatti per amor mio. Do amore e voglio amore, ma ne ricevo offese; do vita, e se potessero mi darebbero morte; ma con tutto ciò Io continuo il mio ufficio amoroso.
(3) Or, sappi però che chi vive unito con Me e del mio Volere, anche l’anima nuotando nella mia immensità, è tutta voce insieme con Me, sicché, se cammina, i suoi piedi parlano appresso al peccatore; i suoi pensieri sono voci nelle menti, e così di tutto il resto. E da queste sole anime Io trovo come un compenso nell’opera della Creazione, e nel vedere che non potendo nulla da sé per farmi fronte al mio Amore e mantenere le armonie tra Me e loro, entrano nel mio Volere e se ne fanno padroni, ed agiscono alla divina, il mio amore trova lo sfogo, e le amo più che tutte le altre creature”.
(1) Continuo i miei giorni amarissimi; temo che qualche giorno Gesù non venga neppure alla sfuggita, e nel mio dolore vo’ ripetendo: “Gesù, non me lo fare; che non vuoi parlare, sia pure; non vuoi farmi patire, mi rassegno; non vuoi farmi dono dei tuoi carismi, “Fiat”; ma che non ci devi venire affatto, questo no, Tu sai che mi costerebbe la vita, e la stessa natura senza di Te fino alla sera, si scioglierebbe”. E mentre così dicevo, il benedetto Gesù accrescendo le mie amarezze si è fatto vedere dicendomi:
(2) “Sappi che se non vengo un poco a sfogarmi con te, il mondo sta per ricevere l’ultimo colpo di distruzione e di ogni specie di flagelli”.
(3) Che spavento. Onde, sono rimasta atterrita ed impietrita dal dolore. Quindi continuavo a pregare e dicevo: “Mio Gesù, ogni momento della tua privazione ti chiede che nelle anime sia creata una nuova Vita di Te, e me la devi dare, a questo sol patto accetto la tua privazione. Non è una cosa da nulla che mi privo, ma di Te, bene immenso, infinito, eterno, il costo è immenso, perciò veniamo ai patti”.
(4) E Gesù mi ha steso le braccia al collo come se accettasse. E guardandolo, ma ahi! vista dolorosa, era circondato da spine, non solo la testa, ma tutta la sua Santissima Umanità, tanto, che abbracciandolo mi pungeva, ma a qualunque costo io volevo entrare in Gesù, e Lui tutto bontà ha rotto quella veste di spine alla parte del cuore e mi ha messo dentro, ed io vedevo la Divinità di Gesù, e sebbene una sola cosa con la Umanità, pure questa veniva straziata, la Divinità restava intangibile. E Gesù mi ha detto:
(5) “Figlia mia, hai visto che veste dolorosa mi hanno fatto le creature? E come queste spine sono incarnate nella mia Umanità? Queste spine hanno chiuso la porta della Divinità, avendomi circondato tutta la mia Umanità dalla quale, sola usciva la mia Divinità a benefizio delle creature. Ora è necessario che tiri parte di queste spine e le versi sulle creature, e da queste, scorrendo la luce della mia Divinità, possa mettere in salvo le loro anime, perciò è necessario che la terra sia assiepata di castighi, di terremoti, carestie, guerre, ecc., per rompermi questa veste di spine che le creature mi hanno fatto; così la luce della Divinità, penetrando nelle loro anime le possa disingannare, e far risorgere tempi migliori”.
(1) Continuando il mio solito, il mio adorabile Gesù si faceva vedere tutto circondato di luce che gli usciva da dentro della sua Santissima Umanità, che lo abbelliva in modo da formare una vista incantevole e rapitrice. Io sono rimasta sorpresa, e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, ogni pena che soffrii, ogni goccia di sangue, ogni piaga, preghiera, parola, azione, passo, ecc., produsse una luce nella mia Umanità, da abbellirmi in modo da tenere rapiti tutti i beati. Ora, l’anima ad ogni pensiero della mia Passione, compatimento, riparazione, ecc., che fa, non fa altro che attingere luce dalla mia Umanità ed abbellirsi alla mia somiglianza, sicché un pensiero di più alla mia Passione, sarà una luce di più che le porterà un gaudio eterno”.
(1) Mentre stavo pregando, il mio amabile Gesù si è messo vicino, e sentivo che anche Lui pregava, ed io mi sono messa a sentirlo, e Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, prega, ma prega come prego Io, cioè, riversati tutta nella mia Volontà, ed in questa troverai Dio e tutte le creature, e facendo tue tutte le cose delle creature, le darai a Dio come se fosse una sola creatura, perché il Voler Divino è il padrone di tutti, e deporrai ai piedi della Divinità gli atti buoni per dargli onore, i cattivi per ripararli con la santità, potenza ed immensità della Divina Volontà, a cui niente sfugge. Questa fu la Vita della mia Umanità sulla terra, per quanto Santa Ella fosse, ebbe bisogno di questo Divino Volere per dare completa soddisfazione al Padre, e redimere l’umana generazione, perché solo in questo Divino Volere Io trovavo tutte le generazioni, passate, presenti e future e tutti i loro atti, pensieri, parole, ecc., come in atto. Ed in questo Santo Volere, senza che nulla mi sfuggisse, Io prendevo tutti i pensieri nella mia mente, e per ciascuno in particolare Io mi portavo innanzi alla Maestà Suprema e li riparavo, ed in questa stessa Volontà scendevo in ciascuna mente di creatura, dandole il bene che avevo impetrato alle loro intelligenze; nei miei sguardi prendevo tutti gli occhi delle creature; nella mia voce le loro parole; nei miei movimenti i loro; nelle mie mani le loro opere; nel mio cuore gli affetti, i desideri; nei miei piedi i passi, e facendoli come miei, in questo Divino Volere la mia Umanità soddisfaceva il Padre e mettevo in salvo le povere creature, ed il Divino Padre ne restava soddisfatto, né poteva rigettarmi essendo il Santo Volere Lui stesso, avrebbe forse rigettato Lui stesso? No, certo; molto più che in questi atti trovava santità perfetta, bellezza inarrivabile e rapitrice, amore sommo, atti immensi ed eterni, potenza invincibile. Questa fu tutta la Vita della mia Umanità sulla terra, dal primo istante del mio concepimento fino all’ultimo respiro, per continuarla in Cielo e nel Santissimo Sacramento. Ora, perché non puoi farlo anche tu? Per chi mi ama tutto è possibile, unita con Me nella mia Volontà, prendi e porta innanzi alla Maestà Divina nei tuoi pensieri, i pensieri di tutti; nei tuoi occhi, gli sguardi di tutti; nelle tue parole, nei movimenti, negli affetti, nei desideri, quelli dei tuoi fratelli per ripararli, per impetrare loro luce, grazia, amore. Nel mio Volere ti troverai in Me ed in tutti, farai la mia Vita, pregherai come Me, ed il Divino Padre ne sarà contento, e tutto il Cielo ti dirà: “Chi ci chiama sulla terra? Chi è che vuol stringere questo Santo Volere in sé, racchiudendo tutti noi insieme? ” E quanto bene può ottenere la terra facendo scendere il Cielo in terra? ”