MaM
Messaggio del 17 maggio 1984:Cari figli, oggi sono molto felice, perché ci sono tanti che desiderano consacrarsi a me. Vi ringrazio! Non vi siete ingannati. Mio Figlio Gesù desidera - per mio tramite - concedervi grazie particolari. Mio Figlio è contento se vi affidate a Lui. Vi ringrazio per aver risposto alla mia chiamata!

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1912

11-23 Giugno 9, 1912 Per l’anima che fa la Divina Volontà e vive del Voler Divino, non c’è né vi sono morti.

(1) Sentendomi un po’ sofferente stavo dicendo al mio sempre amabile Gesù: “Quando mi porterai con Te? Deh! presto Gesù, fate che la morte mi tolga questa vita e mi ricongiunga con Te in Cielo”.

(2) E Gesù: “Figlia mia, per l’anima che fa la mia Volontà e vive del mio Volere, non c’è né vi sono morti. La morte sta per chi non fa la mia Volontà, perché deve morire a tante cose: a sé stesso, alle passioni, alla terra; ma chi fa la mia Volontà non ha a che cosa morire, già è abituato a vivere di Cielo, non è altro che deporre le sue spoglie, come se una deponesse le vesti di povera per vestire le vesti di regina, per lasciare l’esilio e prendere la patria, perché l’anima che fa la mia Volontà non è soggetta a morte, non ha giudizio, il suo vivere è eterno, ciò che doveva fare la morte l’ha fatto anticipatamente l’amore, ed il mio Volere l’ha riordinato tutta in Me, in modo che non ho di che giudicarla. Quindi statti nella mia Volontà, e quando meno te lo pensi ti troverai nella mia Volontà in Cielo”.

11-24 Giugno 28, 1912 Nel cielo ch’è l’anima, il Sole è Gesù.

(1) Continuando il mio solito stato, per poco è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, l’anima che fa la mia Volontà è cielo, ma cielo senza sole e senza stelle, perché il Sole sono Io, e le stelle che abbelliscono questo cielo le mie stesse virtù. Bello questo cielo, da innamorare chiunque lo può conoscere, e molto più ne resto Io innamorato, che come Sole mi metto nel centro di questo cielo e lo vado saettando continuamente di nuova luce, di nuovo amore, di nuove grazie. Bello questo cielo a vedersi se splende il Sole, cioè quando mi manifesto e carezzo l’anima e la colmo dei miei carismi, l’abbraccio, e toccato dal suo amore vengo meno e mi riposo in lei, tutti i santi vengono a Me d’intorno mentre riposo e restano sorpresi nel guardare questo cielo dove Io sono il Sole, e ne restano estatici di questo portento prodigioso, che né in terra né in Cielo si può trovare cosa più bella, più piacevole per Me e per tutti. Bello questo cielo se il Sole si nasconde, cioè la privo di Me, oh! come si ammira l’armonia delle stelle, perché l’aria di questo cielo non è soggetta a nubi, a temporali, a tempeste, perché il Sole nascosto, è nascosto nel centro dell’anima, ed il suo calore è tanto bruciante da distruggere le nubi, temporali e tempeste, l’aria di questo cielo è sempre calma, serena, odorifera, le stelle che più risplendono sono pace perenne, amore senza termine. Nascosta, o lei nel Sole, e scompariscono le stelle, o il Sole in lei ed allora si vede l’armonia delle stelle. Bello in tutti i modi, questo cielo è il mio contento, il mio riposo, il mio amore, il mio paradiso”.

11-25 Luglio 4, 1912 La Divina Volontà dev’essere il sepolcro dell’anima.

(1) Stamane dopo la comunione, stavo dicendo al mio sempre amabile Gesù: “In che stato mi sono ridotta! pare che tutto mi sfugge, patire, virtù, tutto”.

(2) E Gesù: “Figlia mia, che c’è? Vuoi perdere il tempo? Vuoi uscire dal tuo nulla? Mettiti al tuo posto, al tuo nulla, affinché il tutto possa tenere il posto in te. Sappi però, che tutta devi morire nella mia Volontà: il patire, le virtù, tutto, il mio Volere dev’essere la tomba dell’anima, e come nella tomba la natura si consuma fino a scomparire affatto, e dalla stessa consumazione risorgerà a vita più bella e novella, così l’anima, sepolta nella mia Volontà come dentro d’una tomba, morrà al patire, alle sue virtù, ai suoi beni spirituali, e risorgerà in tutto alla vita divina.

(3) Ah! figlia mia, pare che vuoi imitare i mondani, che sono portati a ciò che è nel tempo e finisce, e ciò che è eterno non ne fanno conto. Diletta mia, perché non vuoi imparare a vivere solo del mio Volere? Perché non vuoi vivere solo della vita del Cielo, anche stando sulla terra? Il mio Volere è l’Amore, quello che non muore mai, sicché per te il sepolcro dev’essere la mia Volontà, il coperchio che ti deve serrare, incalcinare, senza darti più speranza d’uscire è l’amore. E poi, ogni pensiero che riguarda sé stesso, anche sulle stesse virtù, è sempre guadagnare per sé e sfuggire dalla Vita Divina, mentre se l’anima pensa solo a Me, riguarda Me, prende in sé la Vita Divina, e prendendo la Vita Divina sfugge l’umana e prende tutti i beni possibili. Ci siamo intesi?

11-26 Luglio 19, 1912 Il vero amore dev’essere solo.

(1) Questa mattina trovandomi nel solito mio stato, quando appena è venuto il benedetto Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, sento il tuo alito e ne sento refrigerio, e non solo quando mi sto vicino a te il tuo alito mi reca refrigerio, ma anche quando gli altri parlano di te e delle cose dette da te per loro bene, sento per mezzo loro il tuo alito e me ne compiaccio, e il mio refrigerio si replica, e dico: “Anche per mezzo degli altri la mia figlia mi manda il suo refrigerio, perché se non fosse stata attenta ad ascoltarmi, mai avrebbe potuto fare il bene agli altri, quindi è sempre lei che mi manda questo bene”. Perciò ti voglio più bene e mi sento spinto a venire a conversare con te”.

(3) Poi ha soggiunto: “Il vero amore dev’essere solo. Invece quando è appoggiato a qualche altro, fosse anche santo, a persona spirituale, mi nausea, ed invece di contento ne provo amarezza e fastidio, perché l’amore, solo quando è solo mi dà padronanza e posso fare quello che voglio dell’anima, ed è della natura del vero amore; invece quando non è solo, una cosa si può fare, l’altra no, è una padronanza impicciata che non vi dà piena libertà, quindi l’amore si trova a disagio e ristretto”.

11-27 Luglio 23, 1912 Il cuore dev’essere vuoto di tutto.

(1) Trovandomi col mio sempre amabile Gesù, mi lamentavo con Lui che oltre alle sue privazioni, anche il mio povero cuore me lo sentivo insensibile, freddo, indifferente a tutto e come se non avesse più vita; che stato lacrimevole è il mio! eppure non so piangere io stessa la mia sventura, e giacché io stessa non so aver compassione di me stessa, abbi Tu compassione di questo cuore, cui hai voluto tanto bene e che tanto ti promettevi di ricevere.

(2) E Gesù: “Figlia mia, non t’affliggere per cosa che non merita nessuna afflizione, ed Io, invece d’aver compassione di questi lamenti e del tuo cuore, Io me ne compiaccio e ti dico: “Rallegrati meco, perché ho fatto perfetto acquisto del tuo cuore, e non sentendo più nulla dei tuoi stessi contenti e della vita del tuo cuore, ne vengo Io solo a godere del tuo contento e della tua stessa vita”. Onde, devi sapere che quando non senti nulla del tuo cuore, Io tiro il tuo nel mio cuore e lo tengo a riposo in dolce sonno e me lo vado godendo, se poi lo senti, allora il godimento è insieme. Se tu mi lasci fare, Io, dopo d’averti dato riposo nel mio cuore e goduto di te, verrò Io a riposare in te e ti farò godere dei contenti del mio cuore. Ah! figlia, questo stato è necessario per te, per Me e per il mondo.

(3) Per te: Se tu stessi sveglia, avresti molto sofferto nel vedere i castighi che sto mandando e gli altri che manderò, quindi è necessario addormentarti per non farti tanto soffrire.

(4) E’ necessario per Me: Quanto avrei sofferto se non ti rendesi contenta, se non condiscendevo a ciò che tu volessi, mentre tu non mi permetteresti che Io mandassi castighi, onde era necessario addormentarti. In certi tristi tempi e di necessità di castighi è necessario scegliere le vie di mezzo per renderci meno infelici.

(5) E’ necessario per il mondo: Se Io volessi sfogarmi con te e farti patire come lo facevo una volta, e quindi poi contentarti a risparmiare il mondo dai castighi, la fede, la religione, la salvezza, sarebbero sbandite di più dal mondo, specie come si trovano disposti gli animi in questi tempi.

(6) Ah! figlia mia, lasciami fare a Me, e quando ti devo tenere sveglia e quando addormentata; non mi hai detto che facessi di te ciò che avessi voluto? Vuoi forse ritirare la parola?

(7) Ed io: “Mai, oh! Gesù, piuttosto temo che mi sono fatta cattiva e perciò mi sento in questo stato”.

(8) E Gesù: “Senti figlia mia, è forse entrato in te qualche pensiero, affetto desiderio che non è per Me? Se questo fosse entrato dovresti temere, ma se questo non c’è, è segno che il tuo cuore lo tengo in Me e lo faccio dormire. Verrà, verrà il tempo che lo farò svegliare, e allora vedrai che prenderai l’attitudine di prima, e siccome sei stata a riposo, l’attitudine sarà maggiore”.

(9) Poi ha soggiunto: “Io ne faccio di tutte specie, faccio le assonnate d’amore, le ignoranti d’amore, le pazze d’amore, le dotte d’amore; ma di tutto questo sai quale è la cosa che più mi importa? Che il tutto sia amore, il resto che non sia amore neppure è degno d’un sguardo”.

11-28 Agosto 12, 1912 L’Amore di Dio simboleggiato dal sole.

(1) Questa mattina, il mio sempre amabile Gesù quando appena è venuto mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il mio Amore simboleggia il sole, il sole sorge maestoso, ma mentre sorge, lui è sempre fisso e non sorge mai, con la sua luce invade tutta la terra, col suo calore feconda tutte le piante, non c’è occhio che di lui non goda, si potrebbe dire che quasi non c’è bene che sulla terra si trovi che non venga dal suo benefico influsso, quante cose non avrebbero vita senza di lui? Eppure fa tutto ciò senza strepito, senza dire neppure una parola, senza nulla pretendere, non dà fastidio a nessuno, anzi non occupa spazio della stessa terra che invade con la sua luce; l’uomo può fare quello che ne vuole, anzi, mentre godono del bene del sole non gli usano nessuna attenzione, ed inosservato lo tengono in mezzo a loro. Tale è il mio Amore simboleggiato dal sole, come sole maestoso sorge in mezzo a tutti, non c’è mente che non è irradiata con la mia luce, non c’è cuore che non senta il mio calore, non c’è anima che non è abbracciata dal mio Amore. Più che sole me ne sto in mezzo a tutti, ahi! quanti pochi mi fanno attenzione, sto quasi inosservato in mezzo a loro, non sono corrisposto e continuo a dar luce, calore, amore. Se qualche anima mi fa attenzione, Io vado in follia, ma senza strepito, perché il mio Amore essendo sodo, fisso, verace, non è soggetto a debolezze. Tale vorrei il tuo amore verso di Me, e se ciò fosse, verresti ad essere anche sole per Me e per tutti, perché il vero amore ha tutte le qualità del sole, invece l’amore non sodo, non fisso, non verace, è simbolo del fuoco di quaggiù, soggetto a varietà, la sua luce non è capace d’illuminare tutti, e una luce molto fosca, mista a fumo, il suo calore è ristretto, e se non si alimenta con la legna si smorza e diventa cenere, e se la legna è verde, fa strepito e fumo. Tale sono le anime che non sono tutte per Me e mie vere amanti, se fanno un po’ di bene sono più gli strepiti che fanno e più il fumo che esce dalle loro azioni che la luce, se non sono alimentate da qualche impiccio umano, anche sotto aspetto di santità, di coscienza, si smorzano e diventano fredde più che cenere, la loro caratteristica è l’incostanza: Ora fuoco, ora cenere”.

11-29 Agosto 14, 1912 Con la sua vita nascosta, Gesù santificò e divinizzò tutte le azioni umane.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù mi aveva detto:

(2) “Figlia mia, per poter l’anima dimenticare sé stessa, dovrebbe fare in modo che tutto ciò che fa e che le è necessario, lo facesse come se Io lo volessi fare in lei: se pregasse dovrebbe dire, è Gesù che vuol pregare, ed Io prego insieme con lei; se deve lavorare, è Gesù che vuole lavorare, è Gesù che vuole camminare, è Gesù che vuole prendere cibo, che vuole dormire, che vuole alzarsi, che vuole divertirsi, e così di tutto il resto della vita. Così solo può l’anima dimenticarsi di sé stessa, perché non solo farà tutto perché lo voglio Io, ma perché lo voglio fare Io, mi necessitano a Me proprio”.

(3) Ora, un giorno stavo lavorando e stavo pensando: “Come può essere che mentre io lavoro è Gesù che lavora in me, e Lui proprio che vuol fare questo lavoro? “.E Gesù:

(4) “Io proprio, le mie dita che stanno nelle tue e lavorano; figlia mia, quand’Io stavo sulla terra, le mie mani non si abbassavano a lavorare legne, a ribattere i chiodi, ad aiutare nel lavori fabbrili il mio padre putativo Giuseppe? E mentre ciò facevo, con quelle mani medesime, con quelle dita, creavo le anime e altre anime richiamavo all’altra vita, divinizzavo tutte le azioni umane, le santificavo dando a ciascuna un merito divino, nei movimenti delle mie dita chiamavo in rassegna tutti i movimenti delle tue dita e degli altri, e se vedevo che le facevano per Me o perché Io li volessi fare in loro, Io continuavo la vita di Nazareth in loro e mi sentivo come rinfrancato da parte loro per i sacrifici, le umiliazioni della mia vita nascosta, dando loro il merito della mia stessa Vita. Figlia, la vita nascosta che feci in Nazareth non viene calcolata dagli uomini, mentre non potevo far loro più bene di quella, dopo la Passione, perché abbassandomi Io a tutte quegli atti piccoli e bassi, a quegli atti che gli uomini vivono alla giornata, come il mangiare, il dormire, il bere, il lavorare, accendere fuoco, scopare, ecc., atti tutti che nessuno può farne a meno, Io facevo scorrere nelle loro mani una monetina divina e di prezzo incalcolabile. Sicché, se la Passione li redense, la vita nascosta corredava ogni azione umana, anche la più indifferente, di merito divino e di prezzo infinito.

(5) Vedi, mentre tu lavori lavorando perché Io voglio lavorare, le mie dita scorrono nelle tue, e mentre lavoro in te, nel medesimo istante le mie mani creatrici, quanti sto mettendo alla luce di questo mondo? Quante altre ne chiamo? Quante altre santifico, altre correggo, altre castigo, ecc.? Ora, tu stai con Me a creare, a chiamare, a correggere e altro, sicché come tu non sei sola, neppure lo sono Io nel mio operare; ti potrei dare onore più grande? ”

(6) Ma chi può dire quello che comprendevo, il bene che si può fare a noi e agli altri facendo le cose perché Gesù le vuole fare in noi? La mia mente si perde e perciò faccio punto.

11-30 Agosto 16, 1912 Il pensare in sé stesso acceca la mente; il pensare solo in Dio è luce alla mente.

(1) Questa mattina, il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il pensiero di voi stessi acceca la mente e vi forma una specie d’incanto umano, e questo incanto umano forma una rete intorno all’uomo, e questa rete è formata di debolezze, di oppressioni, di malinconie, timori e tutto ciò che di male contiene l’umana natura, e quanto più si pensa a sé stesso, anche sotto aspetto di bene, più fitta si fa la rete e più accecata l’anima vi resta. Mentre il non pensare a sé stesso, ed il pensare a Me solo, solo ad amarmi, siano qualunque le cose, è luce alla mente e vi forma un dolce incanto divino, e questo incanto divino vi fa pure la sua rete, e questa rete è formata tutta di luce, di fortezza, di gaudio, di fiducia, insomma di tutti i beni che posseggo Io stesso, e quanto meno si pensa a sé stesso, più fitta si forma la rete, sicché non più si riconosce. Quanto è bello vedere l’anima ravvolta in questa rete che vi ha tessuto l’incanto divino, come è piacevole, graziosa e cara a tutto il Cielo, viceversa l’anima che pensa a sé stessa”.

11-31 Agosto 17, 1912 Il pensiero di sé stesso impiccolisce l’anima.

(1) Pregando, il benedetto Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il pensiero di sé stesso impiccolisce l’anima, e dalla sua piccolezza misura la mia grandezza, e quasi vorrebbe restringermi, invece chi non pensa a sé stesso, pensando a Me s’ingrandisce nella mia immensità e mi rende l’onore a Me dovuto”.

11-32 Agosto 20,1912 Si deve chiamare Gesù in tutto per operare insieme con Lui. L’uomo propone e Dio dispone.

(1) Continuando, il mio sempre amabile Gesù appena si ha fatto sentire mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quanto mi dispiace vedere l’anima rannicchiata in sé stessa, nel vederla operare da sola, mentre standole vicino Io la guardo, e vedendola molte volte che non sa far bene ciò che fa, Io sto aspettando che mi chiamasse e mi dicesse: “Io voglio fare questa cosa e non so farla, vieni Tu a farla insieme con me, e tutto saprò far bene”. Per esempio: “Voglio amare, vieni insieme con me ad amare; voglio pregare, vieni Tu a pregare insieme; voglio fare questo sacrificio, vieni Tu a darmi la tua forza, che io mi sento debole”. E così di tutto il resto, ed Io volentieri, con sommo mio piacere mi presterei a tutto. Io sono come un maestro che avendo dato il tema ad un suo alunno, gli sta vicino per vedere che fa il suo scolare, e l’alunno non sapendolo far bene si corruccia, si affanna, si turba, se occorre piange, ma non dice: “Maestro, insegnami come debbo fare qui”. Qual’è la mortificazione del maestro vedendosi trattato dallo scolare come un nonnulla? Tal’è la mia condizione”.

(3) Poi ha soggiunto: “Si dice: “L’uomo propone e Dio dispone”. Non appena l’anima si propone di fare un bene, d’essere santa, Io subito dispongo intorno a lei le cose che ci vogliono: Luce, grazie, conoscenza di Me, spogliamenti, e se non giungo con ciò, a vie di mortificazione niente le faccio mancare per darle la cosa che l’anima si è proposta. Ma oh! quante a via di forza se ne escono da mezzo di questo lavorio che il mio Amore li ha tessuto d’intorno! Poche sono quelle che resistono e fanno compire il mio lavoro”.