(1) Trovandomi molto afflitta per la privazione del mio sommo ed unico Bene, dopo molto aspettare e riaspettare, finalmente l’ho visto uscire da dentro il mio cuore, che piangeva, facendomi cenno con gli occhi che gli doleva la ferita fatta nella circoncisione, perciò piangeva, e che aspettava da me che l’avessi asciugato il sangue che scorreva dalla ferita, e raddolcissi il dolore del taglio. Tutta compassione e confusione insieme, tanto che non ardivo di ciò fare, ma tirata dall’amore, non so come mi sono trovato un pannolino in mano ed ho cercato per quanto ho potuto, d’asciugare il sangue al bambino Gesù. Mentre ciò facevo, mi sentivo tutta piena di peccato e pensavo che io ne ero la causa di quel dolore di Gesù. Oh! quanto mi faceva pena, mi sentivo assorbita in quell’amarezza e il benedetto bambinello, compatendo il mio miserabile stato, mi ha detto:
(2) “Quanto più l’anima si umilia e conosce sé stessa, tanto più si accosta alla verità, e trovandosi nella verità, cerca di spingersi nella via delle virtù, da cui si vede molto lontana; e se si vede che si trova nella via delle virtù, scorge subito il molto che le resta da fare, perché le virtù non hanno termino, sono infinite come sono Io. Onde, l’anima trovandosi nella verità, cerca sempre di perfezionarsi, ma mai giungerà a vedersi perfetta, e questo le serve e farà che l’anima stia continuamente lavorando, sforzandosi per maggiormente perfezionarsi, senza perdere il tempo in oziosità; ed Io, compiacendomi di questo lavoro, man mano la vado ritoccando per dipingere in lei la mia rassomiglianza. Ecco perciò volli essere circonciso, per dare un esempio di grandissima umiltà, che fece stordire gli stessi angeli del Cielo”.