MaM
Messaggio del 25 gennaio 2001:Cari figli, oggi vi invito a rinnovare la preghiera e il digiuno con ancora più entusiasmo, affinché la preghiera diventi gioia per voi. Figlioli, chi prega non ha paura del futuro e chi digiuna non ha paura del male. Vi ripeto ancora una volta: solo con la preghiera e il digiuno anche le guerre si possono fermare, le guerre della vostra incredulità e della paura per il futuro. Sono con voi e vi insegno figlioli: in Dio è la vostra pace e la vostra speranza. Per questo avvicinatevi a Dio e mettetelo al primo posto nella vostra vita. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 18-21 Gennaio 28, 1926 Adamo, dopo il peccato, faceva gli stessi atti di prima, ma come si sottrò della Volontà Suprema, erano vuoti di sostanza di Vita Divina.

(1) Stavo pensando al Santo Voler Divino, e pensavo tra me: “Come può essere che Adamo, dopo il peccato, avendo rotto la sua volontà con quella di Dio perdette la forza, il dominio, e i suoi atti non erano così accetti a Dio da formargli la sua delizia, mentre Adamo prima di peccare, aveva fatto i suoi atti verso Dio, li aveva imparato, e perché ripetendoli dopo non suonavano lo stesso suono, non più contenevano la pienezza dell’amore divino e della completa gloria di Dio?” Ora, mentre ciò pensavo, il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno, e con una luce che mi mandava mi ha detto:

(2) “Figlia mia, primo di tutto, Adamo, prima che si sottraesse dalla mia Volontà era mio figlio, conteneva per centro della sua vita e di tutti i suoi atti la mia Volontà, quindi possedeva una forza, un dominio, un’attrattiva tutta divina; onde il suo respiro, il palpito suo, i suoi atti, davano di divino, tutto il suo essere emanava un profumo celeste, che tutti ci attiravano a lui. Sicché ci sentivamo feriti da tutte parti da questo figlio, se respirava, se parlava, se operava le cose più innocenti, indifferenti e naturali, erano ferite d’amore per Noi, e Noi divertendoci con lui, lo colmavamo sempre più dei nostri beni, perché tutto ciò che faceva usciva da un solo punto, qual era la nostra Volontà. Perciò tutto ci piaceva, non trovavamo nulla in che dispiacerci. Ora, dopo il peccato, Adamo scese dallo stato di figlio e si ridusse allo stato di servo, e come la ruppe con la Volontà Suprema, così uscì da lui la forza divina, il dominio, l’attrattiva, il profumo celeste, perciò non più davano di divino gli atti suoi, il suo essere, ma si riempì d’una sensazione umana, che facendole perdere l’attrattiva, non più ci sentivamo feriti, anzi ci mettevamo a distanza lui da Noi e Noi da lui. Dice nulla che lui ripeteva gli stessi atti che faceva prima di peccare, come difatti li faceva, ma sai tu che cosa sono gli atti della creatura senza la pienezza della nostra Volontà? Sono come quei cibi senza condimenti e senza sostanza, che invece di gustarli disgustano il palato umano, così disgustano il palato divino, sono come quei frutti non maturi, che non contengono né dolcezza né sapore; sono come quei fiori senza profumo; sono come quei vasi, pieni, sì, ma di robe vecchie, fragili e stracciate. Tutto ciò può servire ad una stretta necessità dell’uomo e anche a un’ombra, una sfumatura della gloria di Dio, ma non alla felicità e a tutto il benessere della creatura, e alla pienezza della gloria di Dio. Ora, di contraccambio, con qual gusto non si mangia un cibo ben condito e sostanzioso, come rafforza tutta la persona, il solo profumo del condimento stuzzica l’appetito e l’avidità di mangiarlo. E così Adamo prima che peccasse, con la sostanza della nostra Volontà condiva tutti i suoi atti, e quindi stuzzicava l’appetito del nostro amore a prendere tutti i suoi atti come il cibo più gradito per Noi, e Noi di ricambio le davamo il nostro cibo prelibato della nostra Volontà. Ma dopo il peccato, poveretto, perdette la via diritta di comunicazione col suo Creatore, non regnava più in lui il puro amore; l’amore fu diviso dal timore, dalla paura, e non contenendo più l’assoluto dominio della Suprema Volontà, i suoi atti di prima non avevano più quel valore fatti dopo il peccato. Molto più, che tutta la Creazione, compreso anche l’uomo, uscì dall’Eterno Creatore come fonte di vita, nella quale dovevano conservarsi solo con la Vita della Divina Volontà, tutto doveva essere basato su di Essa, e questa base del Divino Volere doveva conservare tutte le cose belle, nobili, come erano uscite da Dio. Come di fatto, tutte le cose create, quali furono create tali sono, nessuna ha perduto nulla della loro origine, solo l’uomo perdette la vita, la base, e perciò perdette la sua nobiltà, la forza, la somiglianza col suo Creatore. Ma con tutto ciò la mia Volontà non lasciò del tutto l’uomo, e non potendole essere più fonte di vita e base che lo sostenevano, perché lui stesso si era sottratto da Essa, si offrì come medicina per fare che non perisse del tutto. Sicché la mia Volontà è medicina, è sanità, è conservazione, è cibo, è vita, è pienezza della più alta santità. A seconda che la creatura la voglia Essa si offre: se la vuole come medicina, Essa si offre per toglierle la febbre delle passioni, le debolezze delle impazienze, le vertigini della superbia, il malessere degli attacchi, e così di tutto il resto dei mali; se la vuole come sanità, Essa si offre a conservarla sana, per liberarla da qualunque male spirituale; se la vuole come cibo, Essa si dona come cibo per farle sviluppare le forze e crescere di più nella santità; se la vuole come vita e come pienezza di santità, oh! allora la mia Volontà fa festa, perché si vede ritornare l’uomo nel grembo della sua origine, donde uscì, e si offre a dargli la somiglianza del suo Creatore, scopo unico della sua creazione. La mia Volontà mai lascia l’uomo, se lo lasciasse si risolverebbe nel nulla; e se non si presta a farsi fare santo dalla mia Volontà, Essa usa i modi almeno per salvarlo”.

(3) Io nel sentire ciò, dicevo tra me: “Gesù, amor mio, se tanto ami che la tua Volontà operi nella creatura come nell’atto in cui Tu la creasti, come se non ci fosse stata nessuna rottura tra la Volontà tua e quella della creatura, perché nel venire sulla terra a redimerci non ci desti questo gran bene, che la tua Volontà trionfante di tutto, ci mettesse nell’ordine della Creazione, come uscimmo dalle mani del nostro Celeste Padre?” E Gesù uscendo dal mio interno, mi ha tutta stretta al suo cuore, e con una tenerezza indicibile mi ha detto:

(4) “Figlia mia, lo scopo primario della mia venuta sulla terra fu proprio questo, che l’uomo ritornasse nel grembo del mio Volere, come ne uscì quando fu creato; ma per fare ciò dovetti formare per mezzo della mia Umanità la radice, il tronco, i rami, le foglie, i fiori da cui dovevano uscire i frutti celesti del mio Volere; nessuno ha il frutto senza dell’albero, quest’albero fu innaffiato dal mio sangue, fu coltivato dalle mie pene, dai miei sospiri e lacrime; il sole che splendette su di lui fu il solo Sole della mia Volontà, quindi, ci saranno con certezza i frutti del mio Volere, ma per desiderare i frutti si deve conoscere quanto sono preziosi, il bene che apportano, le ricchezze che producono. Ecco perciò le tante manifestazioni che ti ho fatto del mio Volere, perché la conoscenza porterà il desiderio di mangiarlo, e quando avranno gustato che significa vivere solo per fare la mia Volontà, se non tutti, in parte ritorneranno sulla via del mio Volere, le due volontà si daranno il bacio perenne, non più ci sarà contesa tra la volontà umana e quella del Creatore, e la mia Redenzione, ai tanti frutti che ha dato, darà anche il frutto del Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra. Perciò sii tu per prima a prendere questo frutto, e non volere altro cibo né altra vita che la sola mia Volontà”.