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Messaggio del 2 febbraio 1982:Vorrei che la festa in onore della Regina della pace fosse celebrata il 25 giugno. Proprio quel giorno, infatti, i fedeli sono venuti per la prima volta sulla collina.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1915

11-97 Luglio 9, 1915 Chi fa davvero la Divina Volontà, viene messo nelle stesse condizioni che venne messa la Umanità di Gesù.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sentivo molto male ed il mio sempre amabile Gesù, movendosi a compassione del mio povero stato, per poco è venuto e baciandomi mi ha detto:

(2) “Povera figlia, non temere, non ti lascio né posso lasciarti, perché chi fa la mia Volontà è la mia calamita che agisce potentemente su di Me, e mi attira a sé con tale violenza da non poter resistere. Troppo ci vuole a disfarmi di chi fa la mia Volontà, dovrei disfarmi di Me stesso, ciò che non è possibile”.

(3) Poi ha soggiunto: “Figlia, chi fa davvero la mia Volontà, viene messo nelle stesse condizioni che venne messa la mia Umanità. Io ero Uomo e Dio, come Dio contenevo in Me tutte le felicità, beatitudini, bellezze e tutti i beni che posseggo. La mia Umanità da una parte prendeva parte della mia Divinità, e quindi era beata, felice, la sua visione beatifica non le sfuggiva mai; dall’altra parte la mia Umanità avendo preso sopra di Sé la soddisfazione delle creature innanzi alla Divina Giustizia, era tormentata dalla vista chiara di tutte le colpe e dovendo prenderle sopra di Sé per soddisfarle, sentiva l’orridezza di ciascun peccato col suo tormento speciale, quindi, nel medesimo tempo sentiva gioia e dolore; amore da parte della mia Divinità, gelo da parte delle creature; santità d’una parte, peccato dall’altra, non c’era cosa che mi sfuggiva, fosse anche minima che la creatura facesse. Ora la mia Umanità non è più capace di patire, perciò in chi fa la mia Volontà Io vivo in essa, ed essa mi serve d’umanità, perciò l’anima sente da una parte amore, pace, fermezza nel bene, fortezza, e altro; dall’altra parte freddezza, molestie, stanchezza, ecc. Onde, se l’anima si sta del tutto nella mia Volontà e le prende non come cose sue, ma come cose che soffro Io, non si abbatterà, ma mi compatirà e l’avrà ad onore che le faccia parte delle mie pene, perché lei non è altro che un velo che mi copre, e non sentirà se non che le molestie delle punture, del gelo, ma è in Me che verranno fitte nel mio cuore”.

11-98 Luglio 25, 1915 Come Gesù è sventurato nell’amore. Gesù vuole conforto.

(1) Continuando il mio solito stato, mi lamentavo con Gesù delle sue solite privazioni, e Lui sempre benigno mi compativa dicendomi:

(2) “Figlia mia, falla da prode, siimi fedele in questi tempi di tragedie e carneficine orrende, e di amarezze intense per il mio cuore”.

(3) E quasi singhiozzando ha soggiunto: “Figlia mia, in questi tempi Io mi sento come uno sventurato: Mi sento sventurato col ferito sul campo di battaglia, sventurato per quel che muore nel proprio sangue abbandonato da tutti, sventurato col povero che sente il peso della fame, sento la sventura di tante madri che le sanguina il cuore per i loro figli in battaglia, ah! tutte le sventure pesano sul mio cuore e ne resto trafitto. E a fronte a tutte queste sventure veggo la Divina Giustizia che vuole mettere più in campo il divino furore contro le creature, purtroppo ribelli ed ingrate, e poi, chi ti può dire quanto sono sventurato nell’amore? Ah! le creature non mi amano, e a tanto mio amore sono ricambiato con ripetute offese.

(4) Figlia mia, in tante mie sventure, invece di consolare voglio conforto, voglio le anime che mi amano intorno a Me, che mi tengano fedele compagnia, e tutte le loro pene le diano a Me per sollievo delle mie sventure, e per impetrare grazia ai poveri sventurati, e a secondo che mi saranno fedeli le anime in questi tempi di flagelli e di sventure, quando la Divina Giustizia si sarà placata, così ricompenserò le anime che mi sono state fedeli e hanno preso parte alle mie sventure”.

11-99 Luglio 28, 1915 L’anima che vive nella Divina Volontà forma un sol cuore con quello di Gesù.

(1) Ripetevo i miei lamenti con Gesù dicendogli: “Come mi hai lasciato? Mi promettesti che tutti i giorni, almeno una volta saresti venuto, e oggi è passato il mattino, il giorno è sul declinare e non vieni ancora? Gesù, che strazio è la tua privazione, che morte continua, eppure sono del tutto abbandonata nella tua Volontà, anzi te la offro questa tua privazione, come Tu m’insegni, per dare la salvezza a tante altre anime per quanti istanti sono priva di Te. Le pene che soffro mentre sono priva di Te, le metto come corona intorno al tuo cuore, per impedire che le offese delle creature entrino nel tuo cuore, e per impedire a Te che condanni nessun anima all’inferno; ma con tutto ciò, oh! mio Gesù, la natura me la sento sconvolgere ed incessantemente ti chiamo, ti cerco, ti sospiro”. In questo mentre, il mio amabile Gesù mi ha steso le sue braccia al collo, e stringendomi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, dimmi, che desideri, che vuoi fare, che ami? ”

(3) Ed io: “Desidero Te, e che tutte le anime si salvino, voglio fare la tua Volontà, e amo Te solo”.

(4) E Lui: “Sicché desideri ciò che voglio Io, con ciò tu tieni in proprio pugno Me, ed Io te, né tu puoi disgiungerti da Me, né Io da te. Come dunque dici che ti ho lasciato? ”

(5) Poi ha soggiunto con un accento tenero: “Figlia mia, chi fa la mia Volontà è tanto immedesimato con Me, che il suo cuore ed il mio formano uno solo, e siccome tutte le anime che si salvano, si salvano per mezzo di questo cuore, e come si forma il palpito così prendono il volo alla salvezza uscendo dalla bocca di questo cuore, sicché darò all’anima il merito di quelle anime salve, avendo voluto lei insieme con Me la salvezza di quelle anime, e avendomi servito di lei come vita del mio proprio cuore”.

11-100 Agosto 12, 1915 Minacce di Gesù. La durezza dei popoli, e come vogliono essere toccati nella propria pelle per arrendersi a Dio.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù per poco è venuto dicendomi:

(2) “Figlia mia, quanto sono duri i popoli! Il flagello della guerra non basta, la miseria non è dose sufficiente per arrenderli, sicché vogliono essere toccati nella propria pelle, altrimenti non si giunge. Non vedi come trionfa la religione sul campo di battaglia? E perché? Perché sono toccati nella propria pelle, ecco perciò la necessità che non ci sarà paese che non sarà preso nella rete, chi in un modo, chi in un altro, ma quasi tutti saranno esposti ad essere toccata la propria pelle. Io non voglio farlo, ma la loro durezza mi costringe”.

(3) E nel dire ciò piangeva, io piangevo insieme e lo pregavo che facesse arrendere i popoli senza strage e sangue e che tutti si salvassero, e Gesù:

(4) “Figlia mia, nell’unione dei nostri voleri sarà tutto racchiuso. La tua volontà correrà insieme con la mia ed impetrerà grazia sufficiente per salvare anime, il tuo amore correrà nel mio, e tuoi desideri, il tuo palpito correrà nel mio e chiederà con un palpito eterno anime. Tutto questo formerà una rete intorno a te e a Me, che resteremo come intessuti dentro, e questo servirà come baluardo di difesa, che mentre difenderà Me, resterai tu difesa da qualunque pericolo. Quanto mi è dolce sentire nel mio palpito un palpito di creatura che dice nel mio: “Anime, anime”. Mi sento come incatenato e vinto, e cedo”.

11-101 Agosto 14, 1915 Tutto quello che fece e patì Gesù, sta in atto e serve di puntello alle anime per salvarsi.

(1) Continuando il mio solito stato, Gesù è venuto appena, ed era tanto stanco, sfinito, che Lui stesso mi ha chiamato a baciare le sue piaghe ed a rasciugarle il sangue che da tutte le parti della sua Santissima Umanità gli scorreva. Onde, dopo aver ripassato tutte le sue membra, facendo varie adorazioni e riparazioni, il mio dolce Gesù rinfrancato e appoggiandosi su di me mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la mia Passione, le mie piaghe, il mio sangue, tutto ciò che feci a patii, stanno in mezzo alle anime in continuo atto, come se allora operassi e patissi, e mi servono come di puntelli per poggiarmi, e di puntelli come poggiarsi le anime per non cadere nella colpa e salvarsi. Ora, in questi tempi di flagelli Io sto come una persona che vive in aria, che le manca il terreno di sotto, e tra continui urti la Giustizia mi urta dal Cielo, le creature con la colpa dalla terra. Ora, quanto più l’anima si sta intorno a Me baciandomi le piaghe, riparandomi, offerendo il mio sangue, in una parola, rifacendo lei ciò che feci Io nel corso della mia Vita e Passione, tant’altri puntelli forma per potermi poggiare e non farmi cadere, e più si allarga il circolo dove le anime trovano l’appoggio per non cadere nella colpa e salvarsi. Non ti stancare figlia mia di stare intorno a Me, e di ripetere, e di ritornare a ripetere, di passare le mie piaghe, Io stesso ti somministrerò i pensieri, gli affetti, le parole, per darti campo di starti intorno a Me. Siimi fedele, i tempi stringono, la Giustizia vuole spiegare il suo furore, le creature la irritano, i puntelli è necessario che più si moltiplichino, quindi non mancare all’opera”.

11-102 Agosto 24, 1915 La sola cosa che fa rassomigliare la creatura a Dio, è la Divina Volontà.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù appena è venuto, ed io gli ho dato un bacio dicendogli: “Mio Gesù, se mi fosse possibile vorrei darti il bacio di tutte le creature, così contenterei il tuo amore di portarli tutti a Te”. E Gesù:

(2) “Figlia mia, se vuoi darmi il bacio di tutti, baciami nella mia Volontà, perché la mia Volontà contenendo la virtù creatrice, contiene la potenza di moltiplicare un atto in tanti atti per quanti se ne vogliono, e così mi darai il contento come se tutti mi baciassero, e tu avrai il merito come se da tutti mi avessi fatto baciare, e tutte le creature ne avranno gli effetti, a seconda delle proprie disposizioni.

(3) Un atto nella mia Volontà contiene tutti i beni possibili e immaginabili. Un’immagine la troverai nella luce del sole: La luce è una, ma questa luce si moltiplica in tutti gli sguardi delle creature; la luce è sempre una e un solo atto, ma non tutti gli sguardi delle creature godono la stessa luce. Certi, di vista debole, hanno bisogno di mettersi la mano davanti agli occhi, quasi per non sentirsi accecare dalla luce; altri, ciechi, non la godono affatto, ma questo non per difetto della luce, ma per difetto della vista delle creature. Così figlia mia, se tu desideri amarmi per tutti, se lo farai nella mia Volontà, il tuo amore scorrerà in Essa, e riempiendo della mia Volontà il Cielo e la terra, mi sentirò ripetere il tuo ti amo in Cielo, intorno a Me, dentro di Me, in terra, e da tutti i punti si moltiplicherà per quanti atti può fare la mia Volontà. Quindi può darmi la soddisfazione dell’amore di tutti, perché la creatura è limitata ed è finita, la mia Volontà è immensa e infinita.

(4) Come si possono spiegare quelle parole dette da Me nel creare l’uomo: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza? ” Come mai la creatura tanto inabile poteva rassomigliarmi ed essere mia immagine? Solo nella mia Volontà poteva giungere a ciò, poiché facendola sua viene ad operare alla divina, e con la ripetizione di questi atti divini, viene ad assomigliarsi a Me, a rendersi mia perfetta immagine. Succede come al fanciullo che col ripetere gli atti che vede nel maestro, si assomiglia al maestro. Sicché la sola cosa che fa rassomigliare la creatura a Me, è la mia Volontà, perciò ho tanto interesse che la creatura, facendola sua, compia il vero scopo per cui è stata creata”.

11-103 Agosto 27, 1915 L’anima che vive nella Divina Volontà si riempie delle qualità Divine.

(1) Stavo fondendomi nella Santissima Volontà di Gesù benedetto, e mentre ciò facevo mi sono trovata in Gesù, e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quando un’anima si fonde nella mia Volontà, succede come a due recipienti pieni di diversi liquori, che uno si versa nell’altro, e uno resta pieno di ciò che teneva l’altro ed il secondo dell’altro. Così la creatura resta riempita di Me ed Io di lei, e siccome la mia Volontà contiene santità, bellezza, potenza, amore, ecc., così l’anima, riempiendosi di Me, fondendosi e abbandonandosi nella mia Volontà, viene a riempirsi della mia Santità, del mio Amore, della mia Bellezza, ecc., nel modo più perfetto che a creatura è dato, ed Io mi sento riempito di lei, e trovando in essa la mia Santità, la mia Bellezza, il mio Amore, ecc., le guardo come se fossero cose sue, e mi piace tanto, da innamorarmi, in modo da tenerla geloso custodita nell’intimo di Me, andando continuamente arricchendola e abbellendola dei miei pregi divini, per potermi sempre più compiacere ed innamorarmi”.

11-104 Settembre 20, 1915 L’anima deve annodare tutti i suoi atti al Fiat.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio amabile Gesù si faceva vedere coi flagelli nelle mani, che toccava e batteva le creature, e pareva che si andavano allargando di più, e tra tante cose, pareva pure che si andava ordendo una congiura contro la Chiesa, e nominavano Roma. Il benedetto Gesù era afflitto e come coperto d’un manto nero, e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, i flagelli faranno risorgere i popoli, ma saranno tanti, che tutti i popoli saranno ammantati di dolore e di lutto, ed essendo le creature mie membra, perciò vado ammantato di nero per causa loro”.

(3) Io mi costernavo tutta e lo pregavo a placarsi, e Lui per sollevarmi mi ha detto:

(4) “Figlia mia, il Fiat dev’essere il dolce nodo che legherà tutti i tuoi atti, sicché la mia Volontà e la tua formeranno il nodo, e sappi che ogni pensiero, parola, atto, fatto annodato con la mia Volontà, sono altrettanti canali di comunicazione che si aprono tra Me e la creatura; se tutti i tuoi atti saranno annodati con la mia Volontà, nessun canale di comunicazione divina starà chiuso tra Me e te”.

11-105 Ottobre 2, 1915 L’anima cerca di prendere parte alle amarezze di Gesù.

(1) Dopo aver molto sofferto per le privazioni del mio sempre amabile Gesù, pare che sia venuto un poco, ma tanto sofferente che terrorizzava. Io mi sono fatto animo e mi sono avvicinata alla bocca, e avendolo baciato mi sono provata a succhiare, chissà mi riuscissi di alleggerirlo col succhiare parte delle sue amarezze. Con mia sorpresa, ciò che le altre volte non mi è riuscito di fare, ho riuscito a tirargli un poco di amarezza, ma Gesù era tanto sofferente che pareva che non se ne avvertisse, ma dopo che ciò ho fatto, come se si scuotesse, mi ha guardato e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non ne posso più, non ne posso più, la creatura ha giunto al colmo e mi riempie di tale amarezza, che la mia Giustizia stava in atto di decretare la distruzione generale, ma tu sei giunta in punto a strapparmi un poco di amarezza, così la mia Giustizia potesse temporeggiare ancora, ma i castighi si allargheranno di più. Ah! l’uomo m’incita, mi dispone a riempirlo e quasi a satollarlo di dolori e di castighi, altrimenti non si ricrederà”.

(3) Ond’io mi sono affrettata a pregarlo che si placasse, e Lui con un accento commovente, mi ha detto: “Ah! figlia mia! Ah! figlia mia”. Ed è scomparso.

11-106 Ottobre 25, 1915 Compiacimento di Gesù nel sentir ripetere tutto quello che Lui fece.

(1) Continuando il mio solito stato tra privazioni e amarezze, stavo pensando alla Passione del mio amabile Gesù, e Lui mi andava ripetendo:

(2) “Vita mia, vita mia. Mamma mia, mamma mia”.

(3) Io sorpresa gli ho detto: “Che vuol dire ciò? ”

(4) E Gesù: “Figlia mia, come sento ripetere in te i miei pensieri, le mie parole, amare col mio amore, volere con la mia Volontà, desiderare coi miei desideri e tutto il resto, così sento tirare la mia Vita in te e ripetere gli stessi miei atti, e perciò è tanto il mio compiacimento che vado ripetendo: “Vita mia, vita mia”. E come penso a ciò che soffrì la mia cara Mamma che voleva prendere tutte le mie pene per soffrirle invece mia, e come tu cerchi d’imitarla pregandomi di soffrire tu le pene che le creature mi danno, vo ripetendo: “Mamma mia, mamma mia”. In tante amarezze del mio cuore per le tante membra lacerate che sento nella mia Umanità di tante creature, l’unico mio sollievo è sentire ripetere la mia Vita, così mi sento le membra delle creature rinsaldarsi in Me”.