MaM
Messaggio del 25 luglio 2019:Cari figli! La mia chiamata per voi è la preghiera. La preghiera sia per voi gioia e una corona che vi lega a Dio. Figlioli, verranno le prove e voi non sarete forti ed il peccato regnerà ma se siete miei, vincerete perché il vostro rifugio sarà il Cuore di mio Figlio Gesù. Perciò figlioli, ritornate alla preghiera affinché la preghiera diventi vita per voi, di giorno e di notte. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1915

11-107 Ottobre 28, 1915 La Vita di Gesù è semenza.

(1) Questa mattina il mio sempre amabile Gesù nel venire mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la mia Vita sulla terra non fu altro che semenza gettata, dove i miei figli raccoglieranno sempre che si staranno nel terreno dove ho gettato questa semenza, e a seconda l’attitudine di raccogliere, la mia semenza riprodurrà il suo frutto. Ora, questa semenza sono le mie opere, parole, pensieri, anche i miei respiri, ecc., onde se l’anima le raccoglie tutte, facendole suoi si arricchirà in modo da comprarsi il regno dei Cieli, se poi no, questa semenza le servirà di condanna”.

11-108 Novembre 1, 1915 Gesù vuole sfogarsi nell’amore.

(1) Questa mattina il mio dolce Gesù non mi ha fatto tanto aspettare, è venuto, ma affannato, smanioso, e gettandosi nelle mie braccia mi ha detto:

(2) “Figlia mia, dammi riposo, fammi sfogare in amore. Se la Giustizia vuole il suo sfogo, può sfogarsi con tutte le creature, il mio Amore invece può sfogarsi solo con chi mi ama, con chi è ferito dallo stesso mio Amore, e delirando va trovando sfogo nel mio Amore chiedendomi altro amore, e se il mio Amore non trovasse una creatura che mi facesse sfogare, la mia Giustizia si accenderebbe di più e darebbe l’ultimo colpo per distruggere le povere creature”.

(3) E mentre ciò diceva mi baciava, ritornava a baciarmi, mi diceva:

(4) Ti amo, ma d’un amore eterno; ti amo, ma d’amore immenso; ti amo, ma d’un amore a te incomprensibile; ti amo d’un amore che non avrà mai limiti né fine; ti amo d’un amore che mai potrai eguagliarmi”.

(5) Ma chi può dire tutti i titoli che Gesù diceva d’amarmi? E ad ogni motto che diceva attendeva la mia risposta, io non sapendo che dirgli né avendo motti sufficienti per rendergli la pariglia gli ho detto: “Vita mia, Tu sai che non ho nulla, e tutto ciò che faccio lo prendo da Te, e poi lo lascio in Te di nuovo per fare che le cose mie, stando in Te, abbiano continua attitudine e vita in Te, ed io rimango sempre nulla, perciò prendo il tuo amore e lo faccio mio e ti dico: “Ti amo d’un amore eterno, immenso, d’un amore che non ha limiti né fine e che è eguale al tuo”. E me lo baciavo e ribaciavo, e come andavo ripetendo “ti amo”, così Gesù si quietava e prendeva riposo, ed è scomparso. Poi, ritornando, faceva vedere la sua Santissima Umanità pesta, ferita, slogata, tutta sangue, io ne sono rimasta raccapricciata e Gesù mi ha detto:

(6) “Figlia mia, vedi, ci tengo in Me tutti i poveri feriti che sono sotto le palle e soffro insieme con loro, e voglio che anche tu prenda parte a queste pene per la loro salvezza”.

(7) E Gesù trasformandosi in me, mi sentivo ora agonizzante, ora addolorata, insomma, sentivo ciò che sentiva Gesù.

11-109 Novembre 4, 1915 Dolore della Santissima Vergine per il flagello della guerra.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi trovavo fuori di me stessa insieme con la Regina Mamma, e la pregavo che s’interponesse presso Gesù per far cessare il flagello della guerra, le dicevo: “Mamma mia, pietà di tante povere vittime, non vedi quanto sangue, quante membra sbranate, quanti gemiti e lacrime? Sei la Mamma di Gesù, ma anche nostra, quindi aspetta a Te rappacificare i figli”. E mentre la pregavo Lei piangeva, ma mentre piangeva pareva inflessibile. Io piangevo insieme e continuavo a pregare per la pace, e la cara Mamma mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la terra non è ancora purgata, i popoli sono ancora induriti; e poi, se il flagello finisce chi salverà i preti? Chi li convertirà? La veste che in molti copre la loro vita è tanto deplorevole, che gli stessi secolari hanno ribrezzo ad avvicinarli. Preghiamo, preghiamo”.

11-110 Novembre 11, 1915 L’anime che vivono nella Divina Volontà sono altri Cristi, e questi ottengono misericordia.

(1) Questa mattina sentivo tale compassione per le offese che Gesù riceve, e per tante povere creature che hanno la sventura d’offenderlo, che vorrei affrontare qualunque pena per impedire la colpa, e pregavo e riparavo di cuore. In questo mentre, il benedetto Gesù è venuto, e pareva che portava le stesse ferite del mio cuore, ma, oh! quanto più larghe, e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la mia Divinità nel mettere fuori la creatura, restò come ferita dallo stesso mio Amore per amore verso di essa, e questa ferita mi fece scendere dal Cielo in terra e piangere e versare sangue, e tutto ciò che feci. Ora, l’anima che vive nella mia Volontà sente al vivo questa mia ferita come se fosse sua, e piange e prega e vorrebbe soffrire tutto per mettere in salvo la povera creatura, e che questa mia ferita d’amore non fosse inasprita dalle offese delle creature. Ah! figlia mia, queste lacrime, preghiere, pene, riparazioni, raddolciranno la mia ferita, e scendono sul mio petto come fulgide gemme, che mi glorio di tenerle sul mio petto per mostrarle a mio Padre, per inchinarlo a pietà verso le creature. Sicché tra loro e Me scende e sale una vena divina, che le va consumando il sangue umano, e quanto più prendono parte alla mia ferita, alla mia stessa Vita, tanto più questa vena divina si allarga, si allarga tanto da rendersi essi altrettanti Cristi. Ed Io vo ripetendo al Padre: “Io sto nel Cielo, ma ci sono gli altri Cristi sulla terra che sono feriti dalla mia stessa ferita, che piangono come Me, che soffrono, che pregano, ecc., quindi dobbiamo versare sulla terra le nostre misericordie”. Ah! solo questi che vivono nel mio Volere, che prendono parte alla mia ferita, mi rassomigliano in terra e mi rassomiglieranno in Cielo col prendere parte alla stessa Gloria della mia Umanità”.

11-111 Novembre 13, 1915 Necessità di Gesù di comunicarsi a Sé stesso prima di comunicarsi agli altri. Come deve offrire l’anima la Comunione.

(1) Dopo fatta la Santa Comunione, pensavo tra me: “Come dovrei offrirla per compiacere a Gesù? ” E Lui sempre benigno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, se vuoi darmi piacere, offrila come l’offrì la mia stessa Umanità. Io, prima di comunicare gli altri comunicai Me stesso, e volli fare questo per dare al Padre la gloria completa di tutte le comunioni delle creature, per racchiudere in Me tutte le riparazioni di tutti i sacrilegi, di tutte le offese che doveva ricevere nel Sacramento. La mia Umanità racchiudendo la Volontà Divina, racchiudeva tutte le riparazioni di tutti i tempi, e ricevendo Me stesso, ricevevo Me stesso degnamente. E siccome tutte le opere delle creature furono divinizzate dalla mia Umanità, così volli suggellare con la mia comunione, le comunioni delle creature; altrimenti, come poteva la creatura ricevere un Dio? Fu la mia Umanità che aprì questa porta alle creature, e le meritò di ricevere Me stesso. Ora tu figlia mia, falla nella mia Volontà, uniscila alla mia Umanità, così racchiuderai tutto ed Io troverò in te le riparazioni di tutti, il compenso di tutto, ed il mio compiacimento, anzi troverò un’altra volta Me stesso in te”.

11-112 Novembre 21, 1915 L’uomo violenta Dio a castigare.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, quando appena ho visto il mio sempre amabile Gesù, lo pregavo che per pietà cambiasse i decreti della Divina Giustizia, gli dicevo: “Mio Gesù, non più, il mio povero cuore si stritola nel sentire tante tragedie; Gesù, basta, sono le tue care immagini, i tuoi amati figli che gemono, piangono, si dolgono sotto il peso, quasi di mezzi infernali”.

(2) E Lui: “Ah! figlia mia, eppure tutto ciò che di terribile succede ora, non è altro che l’abbozzo del disegno; non vedi che largo giro vo segnando? Che sarà quando eseguirò il disegno? In molti punti si dirà: “Qui era la tale città, i tali edifici”. Ci saranno punti totalmente scomparsi, il tempo stringe, l’uomo è giunto fino a violentarmi che lo castigasse, voleva quasi sfidarmi, incitarmi, ed Io ho pazientato, ma tutti i tempi giungono. Non mi hanno voluto conoscere per via d’amore e di misericordia; mi conosceranno per via di giustizia. Quindi, coraggio, non ti abbattere così presto”.

11-113 Dicembre 10, 1915 L’anima deve far sue le preghiere, le opere, i patimenti di Gesù, e tutto il bene che produssero.

(1) Mi sentivo afflittissima ché il mio dolce Gesù, la mia vita, il mio tutto, non si faceva vedere. Io mi lamentavo, se mi fosse possibile vorrei assordare coi miei lamenti il Cielo e la terra per muoverlo a compassione del mio povero stato. Che grande sventura, conoscerlo, amarlo e restarne priva! Si può dare mai sventura più grave? Ma mentre mi lamentavo, il benedetto Gesù, facendosi vedere nel mio interno, mi ha detto con un aspetto severo:

(2) “Figlia mia, non mi tentare, come ti ho detto tutto per farti stare tranquilla, ti ho detto che quando mi astengo dal venire è perché devo stringere più forti i castighi, volendo ciò la mia Giustizia; e ti ho detto pure le ragioni. Prima non mi credevi che era per castigare che Io non ci venivo al solito, perché non sentivi che nel mondo succedevano grandi castighi; ora li senti, e con tutto ciò dubiti ancora, non è questo un tentarmi? ”

(3) Io tremavo nel vedere e sentire Gesù così severo, e per quietarmi ha cambiato aspetto e tutto benignità ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, coraggio, Io non ti lascio, ma sto dentro di te, sebbene non sempre mi vedi; e tu unisciti sempre con Me, se preghi la tua preghiera scorra nella mia, e falla tua, così tutto ciò che feci con le mie preghiere, la gloria che diedi al Padre, il bene che impetrai a tutti, lo farai anche tu; se operi, fa che il tuo operato scorra nel mio, e fallo tuo, così avrai in tuo potere tutto il bene che fece la mia Umanità, che santificò e divinizzò tutto; se soffri, il tuo patire scorra nel mio e fallo tuo, e così avrai in tuo potere tutto il bene che feci nella Redenzione. Con ciò prenderai i tre punti essenziali della mia Vita, e come ciò farai usciranno da te mari immensi di grazie, che si riverseranno a bene di tutti, ed Io riguarderò la tua vita non come tua, ma come la mia”.