(1) Continuando il mio solito stato, mi lamentavo con Gesù delle sue solite privazioni, e Lui sempre benigno mi compativa dicendomi:
(2) “Figlia mia, falla da prode, siimi fedele in questi tempi di tragedie e carneficine orrende, e di amarezze intense per il mio cuore”.
(3) E quasi singhiozzando ha soggiunto: “Figlia mia, in questi tempi Io mi sento come uno sventurato: Mi sento sventurato col ferito sul campo di battaglia, sventurato per quel che muore nel proprio sangue abbandonato da tutti, sventurato col povero che sente il peso della fame, sento la sventura di tante madri che le sanguina il cuore per i loro figli in battaglia, ah! tutte le sventure pesano sul mio cuore e ne resto trafitto. E a fronte a tutte queste sventure veggo la Divina Giustizia che vuole mettere più in campo il divino furore contro le creature, purtroppo ribelli ed ingrate, e poi, chi ti può dire quanto sono sventurato nell’amore? Ah! le creature non mi amano, e a tanto mio amore sono ricambiato con ripetute offese.
(4) Figlia mia, in tante mie sventure, invece di consolare voglio conforto, voglio le anime che mi amano intorno a Me, che mi tengano fedele compagnia, e tutte le loro pene le diano a Me per sollievo delle mie sventure, e per impetrare grazia ai poveri sventurati, e a secondo che mi saranno fedeli le anime in questi tempi di flagelli e di sventure, quando la Divina Giustizia si sarà placata, così ricompenserò le anime che mi sono state fedeli e hanno preso parte alle mie sventure”.