(1) Dovendo venire un buono e santo sacerdote, stavo con un po’ d’ansia di volere conferire con lui, specie sullo stato presente per conoscere la Divina Volontà. Ora, avendo venuto la prima e la seconda volta, ho visto che non si combinava nulla di ciò che io volevo. Ora avendo fatto la comunione, tutta afflitta stavo ridicendo al mio affettuoso Gesù la mia somma afflizione, dicendogli: “Mia vita, mio bene e mio tutto, si vede che Tu solo sei tutto per me, non ho trovato mai in nessuna creatura, per quanto buona e santa fosse, una parola, un conforto, uno scioglimento al minimo dei miei dubbi, si vede che non ci dev’essere nessuno per me, ma Tu solo, solo il Tutto per me, ed io sola, sola, e sempre sola per Te, ed io mi abbandono tutta e sempre in Te, per quanto cattiva sono, abbiate la bontà di tenermi fra le vostre braccia e di non lasciarmi un solo istante”. Mentre ciò dicevo, il mio benedetto Gesù si faceva vedere che mi guardava dentro il mio interno, rivolgeva tutto sossopra per vedere se ci fosse qualche cosa che a Lui non piacesse, e mentre volgeva e rivolgeva, ha preso fra le sue mani come un acino d’arena bianca e l’ha gettato a terra, poi mi ha detto:
(2) “Figlia mia carissima, è troppo giusto che chi è tutta per Me, Io solo fossi tutto per lei, sono troppo geloso che un’altro potesse recarle il minimo sollievo. Io solo, solissimo voglio supplirti per tutti ed in tutto, che cosa t’accora? Che vuoi? Faccio tutto per renderti contenta, vedi quel acino bianco che ti ho tolto? Non era altro che un po’ di ansietà, ché volevi sapere per mezzo d’altri la mia Volontà, te l’ho tolto e l’ho gettato a terra per lasciarti nella santa indifferenza, qual’Io ti voglio, ed ora ti dico qual’è il mio Volere: La messa la voglio, la comunione pure; in riguardo se devi o no aspettare il sacerdote per riaverti, sarai indifferente, se ti senti assopita non ti sforzerai di riaverti, e se ti senti riavuta, non ti sforzerai d’assoppirti. Sappi però, che ti voglio sempre pronta e sempre al posto di vittima, ancorché non sempre soffrissi, ti voglio come quei soldati in campo di battaglia, che ancorché l’atto del guerreggiare non è continuo, stanno però con le armi preparate, e se occorre, seduti in quartiere, ché ogniqualvolta il nemico vorrebbe attaccare la zuffa, sono sempre pronti a sconfiggerlo. Così tu figlia mia, sarai sempre pronta, sempre al tuo posto, che ogniqualvolta o volessi farti soffrire per mio ristoro, o per risparmiare flagelli, od altro, Io ti trovassi sempre pronta, non debbo sempre chiamarti, né disporti per ogni volta al sacrificio, ma ti terrai come sempre chiamata, ancorché non sempre ti tenessi in atto di soffrire. Dunque, ci siamo intesi, non è vero? Statti tranquilla e non temere di nulla”.