(1) Questa mattina il benedetto si faceva vedere piccino, piccino, ma tanto grazioso e bello che mi rapiva in un dolce incanto, specie poi si rendeva più amabile, ché con le sue piccole manine prendeva piccoli chiodi e mi inchiodava con una maestria degna solo del mio sempre amabile Gesù, e poi mi colmava di baci e d’amore, ed io a Lui. Onde, dopo ciò mi pareva di trovarmi nella grotta del mio neonato Gesù, ed il mio piccino Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia diletta mia, chi venne a visitarmi nella grotta della mia nascita? I soli pastori furono i primi visitatori, i soli che facevano un va e vieni e mi offrivano doni e cosucce loro, ed i primi che ebbero la conoscenza della mia venuta nel mondo, e di conseguenza, i primi favoriti ripieni della mia grazia. Ecco perché scelgo sempre persone povere, ignoranti, abbiette, e ne faccio dei portenti di grazia, perché sono sempre le più disposte, le più facili a darmi ascolto, a credermi senza fare tante difficoltà, tanti cavilli, come all’opposto fanno le persone colte. Poi vennero i magi, ma nessun sacerdote si vide, mentre loro dovevano essere i primi a farmi corteggio, perché loro sapevano più di tutti gli altri secondo le scritture che studiavano, il tempo, il luogo, ed era più facile il venirmi a visitare, ma nessuno, nessuno si mosse, anzi, mentre lo additarono ai magi, loro non si mossero, né si scomodarono di fare un passo per andare in traccia della mia venuta. Questo fu un dolore nella mia nascita, per Me amarissimo, perché in quei sacerdoti era tanto l’attacco alle ricchezze, all’interesse, alle famiglie ed alle cose esteriori, che come bagliore l’accecava la vista, gli induriva il cuore e rendeva l’intelligenza stupida per conoscere le verità più sacrosante, più certe, ed erano tanto ingolfati nelle basse cose della terra, che mai avrebbero creduto che un Dio potesse venire sulla terra in tanta povertà ed in tanta umiliazione, e non solo nella mia nascita, ma anche nel corso della mia vita, quando facevo dei miracoli più strepitosi, nessuno mi seguì, anzi mi tramarono la morte e mi uccisero sulla croce. Ed Io, dopo avere usato tutta la mia arte per tirarli a Me, li misi in oblio e vi scelsi persone povere, ignoranti, quali furono i miei apostoli, e vi formai la mia Chiesa, li segregai dalle famiglie, li sciolsi da qualunque vincolo di ricchezze, li riempii dei tesori della mia grazia e li resi abili al regime della mia Chiesa e delle anime. Onde devi sapere che questo dolore mi dura ancora, perché i sacerdoti di questi tempi si sono affratellati coi sacerdoti di quei tempi, si sono dati la mano all’attacco alle famiglie, all’interesse, alle cose esteriori, che poco o niente ci badano all’interiore, anzi, certuni si sono degradati tanto, da far capire agli stessi secolari che non sono contenti del loro stato, abbassando la loro dignità fino all’infimo e al disotto degli stessi secolari. Ah! figlia mia, qual prestigio può avere più la loro parola nei popoli? Anzi i popoli per causa loro, vanno deteriorando nella fede e nell’abisso di mali peggiori, camminano a tentone e nelle tenebre, perché luce nei sacerdoti non ne veggono più. Ecco perciò la necessità delle case di riunione di sacerdoti, affinché snebbiato il sacerdote dalle tenebre cui è invaso, dalle famiglie, dall’interesse e dalle cure delle cose esteriori, potesse dar luce di vere virtù, ed i popoli potessero ricredersi dagli errori in cui sono caduti. Sono tanto necessarie queste riunioni, che ogniqualvolta la Chiesa è giunta all’infimo, quasi sempre è stato il mezzo per farla risorgere più bella e maestosa”.
(3) Io nel sentire ciò ho detto: “Mio sommo ed unico bene, dolce mia vita, compatisco al vostro dolore e vorrei raddolcirlo col mio amore, ma Voi sapete bene chi sono io, come sono povera, ignorante, cattivella, e poi, estremamente presa dalla passione del mio nascondimento, amo che mi potessi tanto nascondere in Te, che nessuno più potesse credere che io più esistessi, e Tu invece vuoi che parli di queste cose che tanto addolorano il vostro amantissimo cuore, e tanto necessarie per la Chiesa. Oh! mio Gesù, a me parlami d’amore, ed invece andate ad altre anime buone e sante a parlare di queste cose tanto utili per la Chiesa”. Ed il buon Gesù ha ripreso a dire:
(4) “Figlia mia, anch’Io amai il nascondimento, ma ogni cosa tiene il suo tempo, quando l’onore e la gloria del Padre ed il bene delle anime fu necessario, mi svelai e feci la mia vita pubblica. Così faccio delle anime, delle volte le tengo nascoste, altre volte le manifesto, e tu dev’essere indifferente a tutto, volendo solo ciò che Io voglio, anzi ti benedico il cuore, la bocca, e parlerò in te con la mia stessa bocca e col mio stesso dolore”.
(5) E così mi ha benedetto ed è scomparso.