33-25 Agosto 5, 1934 Storia d’amore di Dio, la Creazione racchiusa nell’uomo. Note dolenti nell’Amore Divino.
(1) Stavo facendo il mio giro negli atti della Divina Volontà, e passando da un’opera all’altra sono giunta alla creazione dell’uomo, ed il mio dolce Gesù, soffermandomi, con un amore indicibile che non poteva contenere mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il mio Amore mi fa sentire il bisogno di parlare della creazione dell’uomo, già tutta la Creazione è pregna del nostro Amore e dice, sebbene in muto linguaggio, e se non parla lo dice coi fatti, ed è la più grande narratrice del nostro Amore verso l’uomo, e quando in tutto fu disteso il
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(1) Stavo facendo il mio giro negli atti della Divina Volontà, e passando da un’opera all’altra sono giunta alla creazione dell’uomo, ed il mio dolce Gesù, soffermandomi, con un amore indicibile che non poteva contenere mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il mio Amore mi fa sentire il bisogno di parlare della creazione dell’uomo, già tutta la Creazione è pregna del nostro Amore e dice, sebbene in muto linguaggio, e se non parla lo dice coi fatti, ed è la più grande narratrice del nostro Amore verso l’uomo, e quando in tutto fu disteso il nostro Amore, in modo che non doveva trovare punto che il nostro Amore non lo coprisse e corresse verso di lui e più che sole non lo dardeggiasse; quando il tutto fu compiuta la Creazione, creammo l’uomo, ma prima di crearlo, ascolta la storia del nostro Amore verso di lui: La nostra Maestà adorabile aveva stabilito di costituire l’uomo re di tutta la Creazione, di dargli il dominio su tutto, e di farlo padroneggiare su tutte le opere nostre, ma per dirsi vero re, di fatti non di parole, doveva possedere in lui tutto ciò che avevamo sparso nella Creazione, sicché per essere re del cielo, del sole, del vento, del mare e di tutto, doveva possedere dentro di lui un cielo, un sole, e così di seguito, in modo che la Creazione doveva riflettere in lui, e lui doveva, possedendo le stesse qualità, riflettere nella Creazione e padroneggiarla. Difatti, se non avesse un occhio pieno di luce, come poteva godersi la luce del sole e prenderne quanto ne volesse? Se non avesse piedi e mani per percorrere la terra e prendere ciò che la terra produce, come poteva dirsi re della terra? Se non avesse l’organo respiratorio per respirare l’aria, come poteva servirsene di essa? E così di tutto il resto. Quindi, prima di creare l’uomo guardammo tutta la Creazione, e nella nostra enfasi d’amore esclamammo: “Quanto sono belle le opere nostre, ma tra tutte il più bello faremo l’uomo, accentreremo tutto in lui, in modo che la Creazione la troveremo fuori e dentro di lui. E come lo andavamo plasmando, così chiudevamo in lui il cielo della ragione, il sole dell’intelligenza, la rapidità del vento nel pensiero, l’estensione dello spazio, la fortezza, l’impero nella volontà, il moto nell’anima, in cui racchiudevamo il mare della grazia, l’aria celeste del nostro Amore e tutti i sensi del corpo, come la più bella fioritura. Oh! uomo, quanto sei bello, ma non contento di ciò, mettevamo in lui il gran Sole della nostra Volontà, e dandogli il gran dono della parola, affinché fosse coi fatti e con le parole l’eloquente narratore del suo Creatore, era lui la nostra immagine di cui Noi ci compiacevamo di arricchirla delle nostre più belle qualità. Ma non contento di tutto questo, fummo presi d’amore sì esuberante verso di lui, che la nostra immensità lo coinvolgeva dappertutto, dovunque ed in ogni istante, la nostra onniveggenza lo guardava in ogni cosa, e fin nelle fibre del suo cuore la nostra Potenza lo sosteneva, portandolo dappertutto nelle nostre braccia paterne; la nostra Vita, il nostro moto, palpitava nel suo palpito, respirava nel suo respiro, operava nelle sue mani, camminava nei suoi piedi, e giungeva a farsi sgabello fin sotto i suoi passi; la nostra paterna Bontà per tenere al sicuro questo nostro caro figlio, lo metteva in condizione che lui non si poteva separare da Noi, né Noi da lui. Che altro potevamo fare e non facemmo? Ecco perciò l’amiamo tanto, perché molto ci costò, sborsavamo per lui il nostro Amore, la nostra Potenza, la nostra Volontà, e mettevamo in attitudine la nostra Sapienza infinita, e non volevamo altro che ci amasse e che liberamente vivesse in tutto nella nostra Volontà e riconoscesse quanto l’abbiamo amato e fatto per lui. Queste sono le nostre pretensioni amorose, chi crudele vorrà negarcele? Ma ahimè! vi è purtroppo chi ce le nega e vi forma le sue note dolenti nel nostro Amore. Perciò sii attenta ed il tuo volo nella nostra Volontà sia continuo”.
(3) Dopo di ciò continuavo il mio giro nella Creazione, e non sapendo fare altro offrivo a Dio l’estensione del cielo per adorarlo, lo scintillio delle stelle per genuflessioni profonde, la luce del sole per amarlo, ma mentre ciò facevo pensavo tra me: “Ma il cielo, le stelle, il sole, non sono esseri animati, non hanno ragione, come possono fare ciò che io voglio? ” Ed il mio amato Gesù, sempre benigno ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, per creare la Creazione prima ci volle la nostra Volontà voluta e decisa di crearla, e quando questa nostra Volontà volle, allora convertì in opere ciò che volle. Sicché in ogni cosa creata sta la nostra Volontà voluta e operante, la quale restò sempre in atto di volere ed operare. Quindi offrendo alla nostra Maestà Suprema, il cielo, il sole e altro, si offre non la cosa materiale e superficiale che si vede, ma la stessa Volontà voluta e operante di Dio che c’è dentro di ciascuna cosa creata, e se non hanno loro ragione, c’è dentro una ragione divina e una Volontà voluta e operante di Dio che tutto anima, e offrendole ci offre l’atto più grande, la Volontà più santa, le opere più belle e non interrotte, ma continue, in cui ci sono le adorazioni più profonde, l’amore più perfetto, la più grande gloria che la creatura ci può dare, per mezzo della nostra Volontà voluta e operante in tutta la Creazione, e se il cielo, le stelle, il sole, il vento, non intendono nulla, lo intende la mia Volontà e la tua di ciò che vogliamo servirci di esse, e basta”.
33-26 Settembre 24, 1934 Come chi vive nella Volontà Divina diventa membro di Essa, e acquista l’inseparabilità di tutte le opere del suo Creatore.
(1) Mi sento come se nuotassi nell’immenso abisso della Divina Volontà, e siccome sono troppo piccola faccio per prendere, e non mi riesce altro che di prendere che piccole goccioline di Essa, e quel poco che prendo restano in me, ed inseparabili dal Fiat Supremo, e mi fanno sentire l’inseparabilità di Esso e di tutti gli atti suoi. Oh! Volontà Divina, Tu ami tanto chi vive in Te, che non vuoi far nulla, né sai far nulla se non metti a parte colei che già in Te vive, è tanta la tua foga d’amore che dici: “Ciò che faccio Io, devi far tu che vivi in Me”. Mi sembra che ti renderesti infelice se non potessi far e dire: “Ciò che fa la creatura faccio Io, ciò che faccio Io, fa essa”. Ma mentre la mia mente si perdeva in Essa e sentivo i forti vincoli della sua inseparabilità, il mio dolce Gesù ripetendo la sua visitina all’anima mia mi ha detto:
(2) “Mia piccola figlia del mio Volere, tu devi sapere che è tale e tanta l’inseparabilità di chi vive nella mia Volontà da Essa, che non vi è cosa che fa in Cielo ed in tutta la Creazione, che non renda parte a chi vive in Essa. Come il corpo possiede l’inseparabilità delle sue membra, e ciò che fa un membro, tutte le altre membra si accentrano nel membro che opera, sono a giorno di tutto, e tutte prendono parte; così chi vive nella mia Volontà diventa membro di Essa, e come connaturale d’ambi le parti sentono tale inseparabilità, e ciò che fa l’uno fa l’altro. Onde il mio Volere in Cielo felicita, beatifica, coi suoi sorrisi d’amore incanta tutta la corte celeste e fa provare gioie inaudite; in terra a chi vive nel suo Volere, svolge la sua Vita operante, santifica, fortifica, e facendola da conquistatrice vi fa tante conquiste per quanti atti, palpiti, parole, pensieri, passi, fa in Essa. Ora il Cielo, i beati sentono e prendono parte alla Vita operante e conquistatrice che fa la mia Volontà sulla terra nelle anime che vivono in Essa, sentono l’inseparabilità dei loro atti, respiri e palpiti, e la felicità della mia Volontà conquistatrice, per cui si sentono le nuove gioie, le belle sorprese che sa dare il mio Fiat conquistante nelle creature, e siccome sono conquiste d’una Volontà Divina, si sentono i beati che già vivono di Essa conquistatori dei suoi beni e opere sue, ed oh! quanti nuovi mari di felicità godono. Ed ecco che il Cielo si sente inseparabile fin dai respiri della creatura che vive nella mia Volontà sulla terra, e la creatura sente in virtù di Essa, l’inseparabilità delle gioie e felicità del Cielo, la pace dei santi e sua, la fermezza e conferma nel bene si convertono in natura, la vita del Cielo se la sente scorrere nelle sue membra più che sangue nelle sue vene, tutto è inseparabile per chi vive nella mia Volontà, dal cielo, dal sole, dalla Creazione tutta, non vi è cosa che da lei può separarsi, pare che tutti e tutto le dicono: “Siamo inseparabili da te”. Le mie stesse pene sofferte sulla terra, la mia Vita, le mie opere le dicono: “Siamo tue”. La circondano, la investono e prendono il posto d’onore e si vincolano con modi inseparabili da lei. Ecco perciò che la creatura che vive nel mio Volere si sente sempre piccola, perché sentendo l’inseparabilità da tante mie opere grandi ed innumerevoli del mio Amore, dalla mia Luce e Santità, è la vera piccina in mezzo a tutte le opere mie, ma piccina fortunata, amata da tutti, che giunge fino a dare le belle, le nuove conquiste, le nuove gioie al Cielo. Perciò se vuoi tutto, vivi sempre nel mio Volere e ti sentirai la più felice creatura”.
33-27 Ottobre 7, 1934 Amore reciproco tra Dio e la creatura, scambio d’azione, labirinto d’amore in cui viene messo chi vive nel mio Fiat. Dio seminatore del campo delle anime.
(1) Sono sotto le onde eterne del Fiat Divino e la mia povera mente sente il suo dolce incanto, la sua Potenza e virtù operatrice, che investendomi mi fa fare ciò che fa Lui, mi sembra che col suo occhio di luce, dà vita e fa sorgere tutto, e col suo impero impera su tutto, tiene conto di tutto, neppure un respiro le sfugge, dà tutto e vuole tutto, ma con tanto amore che dà dell’incredibile, e quello che è più da stupire, che vuole che la creatura sappia ciò che fa per averla inseparabile con Sé e farla
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(1) Sono sotto le onde eterne del Fiat Divino e la mia povera mente sente il suo dolce incanto, la sua Potenza e virtù operatrice, che investendomi mi fa fare ciò che fa Lui, mi sembra che col suo occhio di luce, dà vita e fa sorgere tutto, e col suo impero impera su tutto, tiene conto di tutto, neppure un respiro le sfugge, dà tutto e vuole tutto, ma con tanto amore che dà dell’incredibile, e quello che è più da stupire, che vuole che la creatura sappia ciò che fa per averla inseparabile con Sé e farla fare ciò che fa la stessa Divina Volontà. Io sono rimasta incantata e la mia piccolezza si sperdeva, e se non fosse che il mio dolce Gesù mi scuotesse facendomi la sua visitina, sarei rimasta lì chi sa quanto, e tutto bontà e amore mi ha detto:
(2) “Mia buona figlia, non ti meravigliare, tutto è possibile a chi vive nella mia Volontà. C’è un amore reciproco d’ambi le parti, tra Dio e la creatura, ma tanto che la piccolezza umana giunge a voler ed a fare suoi gli atti di Dio, e come suoi li ama tanto, che metterebbe la vita per difendere, amare e dargli tutta la gloria, il primo posto d’onore ad un solo di questi atti divini. Dio di contraccambio fa suoi gli atti della creatura, trova in questi atti Sé stesso, lo sfoggio del suo Amore, l’altezza della sua Santità, ed oh! come li ama, ed in questo amore reciproco si amano tanto, che restano imprigionati l’uno nell’altro, ma prigionia volontaria, che mentre li rende inseparabili, si sentono felici ché Dio si sente amato e trova il suo posto nella creatura, ed essa si sente amata da Dio e tiene il suo posto nell’Ente Supremo. Non vi è felicità maggiore per la creatura (che) poter dire ed essere certa d’essere amata da Dio, e non vi è felicità maggiore per Noi, (che) essere amati da chi fu creato da Noi solo per amarci e per compiere la nostra Volontà. Ora, la creatura mentre si trova nel suo Creatore, vorrebbe che tutti l’amassero, che lo riconoscessero, ed in virtù del Fiat Divino di cui è animata, vuol far sorgere e richiama tutti gli atti delle creature in Dio per dirle: “Tutto ti do, e per tutti ti amo”. Quindi si fa insieme col Voler Divino pensiero per ciascuna intelligenza, sguardo per ogni occhio, parola per ogni voce, palpito per ogni cuore, moto per ogni opera, passo per ogni piede, che cosa non mi vuol dare chi vive nella mia Volontà? Tutti e tutto. Perciò dice alla mia Volontà: “Sento il bisogno di possedere il tuo Amore, la tua Potenza, per poter avere un amore che vi dice per tutti: “Ti amo”. Sicché in essa la nostra Volontà ci fa trovare l’amore ed il ricambio di tutti gli atti delle creature. Oh! Volontà mia, in quale potenza tu getti l’anima e labirinto d’amore, chi vive in te, è tale e tanta, che la piccolezza umana si sente affogata d’amore e come refrigerio sente il bisogno di rintracciare tutti, per dire il suo continuo ritornello: “Ti amo, ti amo” come sfogo del grande amore che le dà la mia Divina Volontà. Questa è nostra Vita, tutta d’amore, la nostra storia tessuta ab eterno tutta d’amore, tale dev’essere chi vive nella nostra Volontà, ci deve essere tale accordo tra essa e Noi, da formare un solo atto e un solo amore. Ora figlia mia benedetta, voglio farti conoscere come amiamo le creature ed i nostri continui sbocchi d’amore che versiamo sopra di loro, il nostro primo atto della nostra felicità è amore e dar amore; se non diamo amore ci manca il respiro, il moto e l’alimento al nostro Essere Supremo; se non diamo amore, e coi fatti amiamo, arresteremmo il corso alla nostra Vita Divina, ciò che non può essere. Ecco perciò i nostri ritrovati, le industrie, gli stratagemmi d’amore sono innumerevoli, e amore non solo di parole ma di fatti, e opere operanti senza mai cessare. Ora, come nella Creazione creammo un sole che con la sua luce operante e calore dà luce a tutti, trasforma la faccia della terra e va seminando in ciascuna pianta, a chi il colore, a chi il profumo, a chi la dolcezza, non vi è cosa in cui il sole non vi getta il suo effetto, quasi come seme di maturazione, per rendere tutte le piante atte per alimentare l’uomo e dargli piacere con tanti gusti, quasi innumerevoli. Così il nostro Essere Supremo riserbandosi per Sé la parte più nobile dell’uomo, qual è l’anima, più che sole fissiamo il suo interno, lo dardeggiamo, lo plasmiamo, e come lo tocchiamo più che luce solare, gettiamo il seme del pensiero nell’intelligenza, il seme del nostro ricordo nella memoria, il seme della nostra Volontà nella sua, il seme della parola nella voce, il seme del moto nelle opere, il seme del nostro Amore nel cuore, e così di tutto il resto. Ora, se ci fa attenzione lavorando il campo della sua anima insieme con Noi, perché mai ritiriamo il nostro Sole Divino, di notte e di giorno stiamo sopra di lui più che tenera madre, ora ad alimentarlo, ora a riscaldarlo, ora a difenderlo, ora a lavorare insieme, ed a coprirlo e nasconderlo nel nostro Amore. Quindi faremo un bel ricolto che li servirà ad alimentarsi di Noi ed a decantarci il nostro Amore, la nostra Potenza e Sapienza infinita, e se non ci fa attenzione, resta soffocato il nostro seme divino, senza produrre il bene che possiede e lui resta digiuno senza gli alimenti divini, e Noi restiamo digiuni del suo amore. Com’è doloroso seminare senza raccogliere, ma con tutto ciò è tanto il nostro Amore, che non lasciamo, continuiamo a dardeggiarlo, a riscaldarlo, quasi come sole che non si stanca di fare la sua passatine di luce, ad onta che non trova né piante, né fiori dove gettare il seme dei suoi effetti. Oh! quanti beni di più farebbe il sole se non trovasse tante terre sterili, pietrose e abbandonate dall’uomo. Così Noi, se trovassimo più anime che ci facessero attenzione, daremmo tanti beni da trasformare le creature in santi viventi e copie nostre fedeli. Ma però nella nostra Volontà Divina non vi è pericolo che non riceva la nostra semina giornaliera, e che non lavori insieme col suo Creatore nel campo dell’anima sua. Perciò sempre nel mio Fiat ti voglio, né ti dare pensiero di altro, così faremo un bel ricolto e tu ed Io avremo alimenti abbondanti, da poter fornire gli altri e saremo felici d’una sola felicità”.
33-28 Ottobre 21, 1934 Come la caratteristica e proprietà della Divina Volontà è la spontaneità. Come tutto il bello, il santo, il grande sta in Essa.
(1) Sono sempre in via nel Fiat Divino, la mia piccola intelligenza non sta mai ferma, corre, corre sempre per potermi trovare, per quanto mi è possibile, insieme alla corsa degli atti incessanti che fa la Divina Volontà per amore delle creature, pensare che Essa mi ama sempre, né cessa mai d’amarmi, ed io non correre nel suo Amore per amarla non lo posso, mi sento che le faccio un torto, anzi mi sento nel labirinto del suo Amore, e senza sforzo l’amo e voglio investigare il suo Amore per vedere quanto mi ama di più, e resto sorpresa nel vedere i suoi mari immensi d’amore, ed il mio amore goccioline appena, e quel che è più, attinte dal suo stesso mare. Quindi mi conviene stare nel suo stesso mare e dirle: “Il tuo Amore è mio, perciò amiamoci con un solo amore”. Così mi quieto, ed il Voler Divino è contento, è necessario prendere del suo, essere ardita, altrimenti resto senza dare nulla, con un amore così piccino che muore sulle labbra. Ma mentre la mia mente spropositava, il mio dolce Gesù, la cara mia vita, facendo la sua breve visitina, che pareva che prendeva gusto ad ascoltarmi mi ha detto:
(2) “Mia piccola figlia, l’amore, gli atti, i sacrifici spontanei, senza sforzo che mi fa la creatura, mi sono così graditi, che per più godermeli me li chiudo nel mio cuore, ed è tanto il mio contento che vado sempre ripetendo: “Come sono belli, com’è dolce il suo amore”. Ahi! trovo in essi il mio modo divino, le mie pene spontanee, il mio Amore che sempre ama, senza che nessuno mi obblighi o mi preghi. Tu devi sapere che una delle caratteristiche più belle, e come sua legittima proprietà e virtù in natura che possiede la mia Divina Volontà, è la spontaneità, tutto è spontaneo in Essa, se ama, se opera, se con un solo atto dà vita e conserva tutto, non mette nessuno sforzo né si fa pregare da nessuno, il suo motto è: “Voglio e faccio”. Perché lo sforzo dice necessità, e Noi non abbiamo di nulla bisogno, né di nessuno; lo sforzo dice mancanza di potenza, mentre siamo potenti per natura e tutti pendono dalla nostra Potenza, ed in uno istante possiamo far tutto, ed in un altro istante, se vogliamo, possiamo tutto atterrare; lo sforzo dice mancanza d’amore, mentre è tale e tanto il nostro Amore che dà dell’incredibile. Ecco perciò che tutto creammo senza che nessuno ci pregò, o ci disse nulla, e nella stessa Redenzione, nessuna legge c’era su di Me, nessuno poteva obbligarmi a soffrire tanto fino a morire, ma la mia legge fu l’amore e la virtù operativa della mia spontaneità divina, tanto che le pene prima si formavano in Me, le davo la vita, e poi investendo le creature me le ridavano, ed Io con quell’amore spontaneo con cui le avevo dato la vita, così le ricevevo, nessuno avrebbe potuto toccarmi se Io non lo volessi. Sicché tutto il bello, il buono, il santo, il grande, sta nell’operare con modi spontanei, mentre chi opera e ama sforzato, perde il più bello, e si possono chiamare e sono opere e amore senza vita, e di conseguenza soggette a modo mutabile, mentre la spontaneità produce la fermezza nel bene.
(3) Ora figlia mia, il segno se l’anima vive nella mia Volontà Divina è amare, operare, e anche patire spontaneamente, lo sforzo non esiste; la mia Volontà, che la tiene con Sé, le comunica la sua spontaneità per averla con Sé, nel suo amore che corre nelle sue opere che mai cessano, altrimenti le sarebbe di fastidio tenerla nel suo grembo di luce senza la caratteristica del suo modo spontaneo; anzi la creatura è tutt’occhio a guardare il mio Fiat Divino ché non vuole restare dietro, ma vuol correre insieme per amare col suo Amore e per trovarsi nelle sue opere per contraccambiarla, ed a decantarle la sua Potenza e magnificenza creatrice. Quindi, corri, corri sempre, e fa che l’anima tua, senza sforzo, si tuffi nel mio Voler Divino per percorrere insieme le sue vie amorose e piene di stratagemmi per amore delle creature”.
33-29 Novembre 5, 1934 Il vero amore nella creatura si forma il posticino nelle opere divine, per poter racchiudere la Vita della Divina Volontà.
(1) Sento una forza irresistibile che non mi lascia mai ferma, e pare che ogni cosa creata, tutto ciò che ha fatto il mio dolce Gesù, ha fatto e sofferto, mi dice: “Per te l’ho creata, per amor tuo, e tu niente vuoi mettere per amor mio, niente del tuo in ciò che ho fatto per te? Ho pianto per te, ho sofferto, sono morto per te, e tu niente vuoi mettere nelle mie lacrime, nelle mie pene, nella mia morte, tutto l’Essere mio cerca te, e tu non vuoi investire e cercare tutte le cose mie per investirle e chiuderle nel tuo ti amo? Io sono tutto amore, e tu non vuoi essere tutto amore per Me”. Io resto confusa e la mia povera mente prende la corsa degli atti fatti della Divina Volontà per poter dire: “Anch’io vi ho messo del mio negli atti tuoi, fosse un mio piccolo ti amo, ma nel mio ti amo vi metto tutta me stessa”. Ma mentre facevo la mia corsa, il mio dolce Gesù sorprendendomi con la sua breve visitina, tutto bontà mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, tu devi sapere che il vero amore nella creatura mi mette nelle condizioni di farmi dimenticare tutto e di dispormi a concedere che venga a regnare la mia Volontà sulla terra, non che Io soffra di dimenticanza, ciò non può essere in Me, sarebbe difettoso, ma piuttosto provo tanto gusto nel vero amore della creatura quando trovo che tutte le particelle del suo essere mi dicono che mi amano, e sboccando fuori questo suo amore per me, mi investe e corre in tutto l’Essere mio, nelle opere mie, e come impastandosi con Me, mi fa sentire dappertutto e ovunque il suo amore. Io per godermi questo amore della creatura metto da parte tutto, e come se lo dimenticassi mi inclina tanto che, mi dispone e si impone su di Me a darle cose sorprendenti e ciò che vuole, e fino il regno della mia Volontà; il vero amore tiene tale potenza che chiama la mia Volontà come vita nell’essere umano. Tu devi sapere che quando distesi i cieli, creai il sole, fin d’allora, nella mia onniveggenza, vedevo il tuo amore correre nel cielo, investire la luce del sole ed in tutte le cose create formarti un posticino per amarmi, ed oh! come gioivo e la mia Volontà fin d’allora correva verso di te e di quelli che mi avrebbero amato, per darsi come vita in quel posticino d’amore. Vedi dunque, la mia Volontà percorreva i secoli, li riduceva in un punto solo, tutti in atto, e trovava il posto d’amore dove mettere la sua Vita per continuarla con tutta la sua Maestà e decoro divino. Io venni sulla terra, ma sai tu in chi trovavo il posticino per chiudere la mia Vita? Nel vero amore della creatura, fin d’allora Io già vedevo il tuo amore, che facendomi corona investiva tutta la mia Umanità e scorreva nel mio sangue, in tutte le mie particelle, quasi impastandosi con Me. Tutto era in atto per Me e come presente, e le mie lacrime trovavano il posticino dove versarsi, il mio Amore, le mie pene, la mia Vita, il rifugio dove potersi stare in luogo sicuro, e la mia morte trovava fin la risurrezione nell’amor vero della creatura, e la mia Volontà Divina trovava il suo regno dove regnare. Perciò se vuoi che la mia Divina Volontà venga a regnare come vita nelle creature, fammi trovare il tuo amore dappertutto, ovunque ed in ogni cosa fammelo sentire sempre, con ciò formerai il rogo dove tutto bruciare, il quale consumando tutto ciò che non è di mia Volontà, formerà il posto dove potersi chiudere la mia Volontà, e allora tutte le opere mie troveranno posto, il loro nascondiglio dove poter continuare il bene e la virtù operante che posseggono, e così faremo d’ambi le parti scambio di posto, tu troverai il tuo posticino in Me ed in tutte le opere mie, ed Io lo troverò in te ed in tutti gli atti tuoi. Quindi sempre avanti nella mia Divina Volontà per formare il rogo dell’amore dove brucerai te e tutti gli impedimenti che impediscono il suo regnare in mezzo alle creature”.
33-30 Novembre 18, 1934 Amor di Dio nella Creazione, la gloria che le avrebbe dato se avesse ragione. Sacrificio che fa l’amore della sua gloria, il suo grido continuo. L’esercito armato d’amore, scambi d’amore tra Dio e la creatura.
(1) Sono sempre in cerca degli atti che continuamente fa la Divina Volontà, e siccome non si fa trovare mai senza far nulla, ma sempre in atto operante, oh! com’è bello poter dire al mio Creatore che il suo Fiat Divino mi ama tanto, che sta distendendo il cielo, creando il sole, dando la vita al vento ed a tutte le altre cose perché mi ama, ed è tanto il suo amore che mi dice coi fatti e con le parole: “Per te faccio questo, non feci ma faccio, a Noi tanto ci costa il creare quanto il conservare
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(1) Sono sempre in cerca degli atti che continuamente fa la Divina Volontà, e siccome non si fa trovare mai senza far nulla, ma sempre in atto operante, oh! com’è bello poter dire al mio Creatore che il suo Fiat Divino mi ama tanto, che sta distendendo il cielo, creando il sole, dando la vita al vento ed a tutte le altre cose perché mi ama, ed è tanto il suo amore che mi dice coi fatti e con le parole: “Per te faccio questo, non feci ma faccio, a Noi tanto ci costa il creare quanto il conservare le opere nostre”. Onde giravo nella Creazione, ed il cielo, le stelle, il sole e tutto, pareva che mi venivano incontro col loro ritornello: “Per te ci ha creati il nostro Creatore, perché ti ama, perciò vieni ad amare chi tanto ti ha amato”. Io mi sperdevo nelle cose create, ed il mio sempre amabile Gesù facendosi incontro, soffermandomi mi ha detto:
(2) “Mia piccola figlia del mio Volere Divino, il nostro Amore fu tanto e lo è tuttora nella Creazione, che se la creatura facesse attenzione resterebbe affogata dal nostro Amore e non saprebbe fare altro che amarci. Senti figlia mia dove giunse il nostro Amore per la creatura, Noi creammo la Creazione tutta senza ragione, oh! se l’avessimo data la ragione, qual gloria non ci sarebbe dato un cielo sempre disteso, senza mai spostarsi dal suo posto, perché tale era la nostra Volontà? Un sole che mentre fa fedelmente senza mai cambiarsi l’amministratore della nostra luce, del nostro Amore, della nostra dolcezza, dei nostri profumi e di tutti i nostri beni, senza cambiare mai azione e solo perché così Noi volevamo? Se avesse ragione qual gloria non ci sarebbe data? Un vento che sempre soffia imperante nel gran vuoto dell’universo, un mare che sempre mormora, se avessero ragione qual gloria non ci avrebbero dato? Ma no, il grido del nostro Amore gridò più forte della nostra gloria e quasi ci impedì di dar la ragione alla Creazione, e gridando forte ci disse: “E’ per amor della creatura che tutto abbiamo creato, quindi ad essa la ragione, affinché venga nel cielo per ricambiarci in amore incessante ed in perenne gloria, perché distendemmo un cielo sul suo capo, ed in ogni stella sentiamo il suo grido d’amore che ci ama con amore irremovibile; venga nel sole e trasformandosi in esso come se fosse suo, ci ricambi con amore di luce, con amore di dolcezza e ci dia il ricambio d’amore dell’amministrazione dei nostri beni che il sole le dà”. Perciò vogliamo la creatura in tutte le cose create con diritto di giustizia, perché ci dia il ricambio che ci avrebbero dato se tutta la Creazione avesse ragione. Ecco perciò la dotammo di ragione, e vogliamo che la nostra Volontà la dominasse e avesse il suo posto regio come lo tiene nella Creazione, affinché unificandola con tutte le cose create, comprendesse tutte le nostre note d’amore verso di essa, e ce le ricambiasse con le sue note d’amore incessante e di gloria perenne. Noi mai smettiamo d’amarla coi fatti e con le parole, ed essa è obbligata ad amarci sempre e non restarsi indietro, ma venirci incontro e mettere il suo amore sulle stesse nostre note amorose.
(3) Oltre di ciò, il nostro Amore che non dice mai basta vuol sempre dare alla creatura, ne resta contento se non trova nuove invenzioni d’amore per dirle: “Ti ho amato sempre e con amore operante”. Quindi in ciascuna cosa creata il nostro Fiat metteva dentro e le investiva d’un amore distinto l’uno dall’altro, dove metteva la potenza del suo Amore per dirle ti amo potentemente, in un’altra metteva la dolcezza del nostro Amore, e dove l’amabilità, e dove la soavità, e dove il nostro Amore che rapisce, che lega, che vince, in modo che la creatura non ci avrebbe potuto resistere, insomma in ogni cosa creata mettevamo l’arma del nostro Amore distinto. Possiamo dire che il nostro Fiat metteva nella Creazione un esercito armato d’amore, con armi l’una più potente dell’altra, e dotando la creatura di ragione doveva comprendere e ricevere tutte quest’armi d’amore per mezzo delle cose create, e restando essa investita da queste specialità d’armi d’amore, doveva poterci dire, non solo con le parole, ma coi fatti, come facciamo Noi: “Ti amo con amore potente, il mio amore è dolce, è amabile e soave per Te, tanto che mi sento languire, vengo meno, sento il bisogno delle tue braccia per sostenermi, e sorretta da Te sento che il mio amore ti rapisce, ti lega, ti vince, sono le tue stesse armi d’amore con cui mi hai armato che ti amano, che muovono battaglia ad amarci”. Figlia mia, quanto amore nascosto contiene la Creazione, e siccome la creatura non si eleva nella nostra Volontà, non viene a vivere in Essa, con tutto che ha la sua ragione non ne comprende nulla, e Noi restiamo senza il ricambio a Noi con giustizia dovuto; ed il nostro amore che fa? Con pazienza invitta aspetta e continua il suo grido, che vuol essere amato dalla creatura, perché per amor suo avrebbe sacrificato una gloria interminabile se avesse dato la ragione a tutta la Creazione, per amore delle creature. Quindi sii attenta a vivere nel nostro Volere Divino, affinché facendosi rivelatore del nostro Amore ti ceda le armi per farci amare con le qualità del nostro stesso Amore, ed oh! come sarò contento e anche tu ne sarai contenta”.
33-31 Novembre 25, 1934 Vivere nella Divina Volontà è come si vivesse tra Padre e figlio. I suoi atti sono visite al Padre Celeste. Abisso divino in cui viene messo chi vive nella Divina Volontà.
(1) Sono sempre di ritorno nella celeste eredità del Fiat Divino, ogni atto che faccio mi sembra che ritorno nelle braccia del mio Padre Celeste, ma per che fare? Per ricevere uno sguardo, un bacio, una carezza, una parolina d’amore, una conoscenza di più del suo Essere Supremo, per poterlo amare di più, e non solo per ricevere, ma anche per dargli il ricambio delle sue tenerezze paterne. Nel Volere Divino non si fa altro che: Dio svolgere la sua Paternità con un amore tenero ed indicibile, come se stesse aspettando la creatura per cullarla nelle sue braccia per dirle: “Sappi che Io sono il Padre tuo, e tu sei la figlia mia”. Oh! come amo la corona dei figli miei intorno a Me, con essi intorno a Me mi sento più felice, mi sento Padre, e non vi è contento maggiore che possedere una prole numerosa, che attestano l’amore, la figliolanza al Padre loro. E la creatura coll’entrare nel Volere Divino, non fa altro che far la figlia al Padre suo; invece fuori del Voler Divino, i diritti di paternità e di figliolanza cessano. Ma mentre la mia mente si perdeva nella folla di tanti pensieri sul Fiat Divino, il Sovrano Celeste Gesù, la cara mia vita, sorprendendomi con un amore più che paterno, in atto di prendermi fra le sue braccia mi ha detto:
(2) “La figlia mia, la figlia mia, se tu sapessi quali sono le mie ansie, i miei sospiri, e come aspetto e riaspetto di vederti ritornare nella mia Volontà, tu saresti più attenta a ritornarvi più spesso, il mio Amore giunge a rendermi irrequieto quando non ti vede saltare nelle mie braccia per darti il mio Amore, le mie tenerezze paterne e ricevere le tue, ma sai quando mi salti nelle mie braccia? Quando vedendoti piccina piccina, vuoi amarmi e non sai amarmi, mi dici un ti amo, ed il tuo ti amo forma il salto per slanciarti nelle mie braccia, e siccome vedi che il tuo ti amo è piccolo, ardita prendi il mio Amore e mi dici un ti amo grande grande, ed Io me la godo che la figlia mia mi ama col mio Amore, e mi diletto molto di farne scambio, gli atti miei con quelli della creatura; del resto nella mia Volontà non è agli estranei che do, che devo usare il peso, la misura, ma do ai figli miei, perciò faccio prendere quello che vogliono. Sicché ogniqualvolta ti ricordo di far scorrere gli atti tuoi nella mia Volontà, la tua preghiera, le tue pene, il tuo ti amo, il tuo lavoro, sono visitine che fai al Padre tuo, per chiedere qualche cosa, e Lui per dirti: “Dimmi che vuoi? ” E sii certa che sempre otterrai altri doni e favori”.
(3) Gesù ha fatto silenzio, ed io sentivo il bisogno estremo di riposarmi fra le sue braccia per rinfrancarmi delle sue tante privazioni, ma con mia sorpresa, vedevo il dolce Gesù con un pennello in mano, e con una maestria ammirabile dipingeva nell’anima mia, al vivo, gli atti della Divina Volontà fatti nella Creazione e Redenzione, e poi prendendo la parola ha soggiunto:
(4) “La mia Volontà racchiude tutto, dentro e fuori di Sé, e dove Essa regna non sa stare, né può stare senza la vita degli atti suoi, perché i suoi atti si possono chiamare le braccia, il passo, la parola della mia Volontà, quindi, stare la mia Volontà nella creatura senza le sue opere, sarebbe come una vita spezzata, ciò che non può essere, perciò Io non faccio altro che pennellare le opere sue, affinché dove c’è la Vita vengano accentrate le opere sue, vedi dunque in che abisso divino si trova la creatura che possiede la mia Volontà, dentro di sé sente la sua Vita con tutte le sue opere accentrate nella sua piccolezza, per quanto a creatura è possibile, fuori di sé sente la sua interminabilità di cui non si vedono i confini, la quale possedendo la forza comunicativa, si sente come sotto d’una pioggia dirotta che le piove addosso le sue opere, il suo amore, la molteplicità dei suoi beni divini. La mia Divina Volontà racchiude tutto e vuol dare tutto alla creatura, vuol poter dire: “Nulla ho negato, tutto ho dato a chi vive nella mia Volontà”.