(1) Questa mattina mi sono trovata fuori di me stessa, e mi sentivo una persona in braccia e la testa poggiata sopra la spalla, che io non mi riuscivo di vedere chi fosse, quindi l’ho tirato per forza dicendogli: “Dimmi almeno chi siete”.
(2) E Lui: “Io sono il tutto”.
(3) Ed io nel sentire dire ch’era il tutto, ho detto: “Ed io sono il nulla. Vedete Signore quanta ragione ho che questo nulla stia unito col tutto, altrimenti sarà come un pugno di polvere, cui il vento disperde”. In questo mentre, vedevo una persona dubbiosa che diceva: “Come sarà che per ogni minima cosa si sente tanta turbazione?” Ed io, da una luce che veniva dal benedetto Gesù ho detto: “Per non sentire turbazioni, l’anima deve ben fondarsi in Dio, e tutta sé stessa tendere a Dio come ad un sol punto, e guardare le altre cose con occhio indifferente. Ma se farà altrimenti, in ogni cosa che farà, o vedrà, o sentirà, si sentirà l’anima investita da un mal essere, come da quelle febbre lente che rende tutta spostata l’anima, turbata, senza potersi raccapezzare essa stessa.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, vedevo il benedetto Gesù da fuori, da dentro il mio interno, se da fuori lo vedevo bambino, bambino lo vedevo dentro; se lo vedevo crocifisso da fuori, lo stesso lo vedevo dentro. Io sono restata meravigliata, e Lui mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quando la mia immagine è completamente formata nell’interno dell’anima, qualunque forma voglio prendere esternamente per rimirarmi, quella stessa si prende la mia stessa immagine che ho formato nell’anima. Qual meraviglia dunque?”
(1) Trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovata col bambino Gesù in braccia e stavo dicendogli: “Carino mio, tutta e sempre tua sono; deh! non permettere che vi scorra in me alcunché, fosse anche un’ombra, che non sia tua”.
(2) E Lui: “Figlia mia, quando l’anima è tutta mia, Io vi sento un mormorio continuo del suo essere in Me; me lo sento scorrere questo suo mormorio continuo nella mia voce, nel mio cuore, nella mente, nelle mani, nei miei passi, e fin nel mio sangue. Oh! come mi è dolce questo suo mormorio in Me; e come lo sento vado ripetendo: “Tutto, tutto, tutto è mio di quest’anima, ed Io t’amo, t’amo tanto”. E vi suggello il mormorio del mio amore in essa, sicché, com’Io vi sento il suo, così l’anima vi sente il mormorio mio in tutto il suo essere; sicché se l’anima in tutta sé stessa si sente scorrere il mio mormorio, è segno che l’anima è tutta mia”.
(1) Questa mattina nel venire il benedetto Gesù, si è gettato nelle mie braccia come se volesse riposare, e mi ha detto:
(2) “Così l’anima deve riposare nelle braccia dell’ubbidienza, come un bambino si riposa sicuro nelle braccia della madre; e chi riposa in braccia all’ubbidienza, vi riceve tutti i colori divini, perché chi veramente dorme, si può fare ciò che si vuole; così chi veramente riposa in braccia all’ubbidienza, si può dire che dorme, e Iddio vi può fare all’anima ciò che Egli vuole”.
(1) Continuando il mio solito stato, stavo dicendo: “Signore, che vuoi da me? Manifestatemi la tua Santa Volontà”.
(2) E Lui: “Figlia mia, ti voglio tutta in Me, acciocché possa trovare tutto in te. Come tutte le creature ebbero vita nella mia Umanità, e vi soddisfeci per tutte, così stando tutta in Me, mi farai trovare tutte le creature in te; cioè, unita con Me mi farai trovare in te la riparazione per tutti, la soddisfazione, il ringraziamento, la lode, e tutto ciò che le creature sono obbligate a darmi. L’amore, oltre alla vita divina ed umana mi somministrò la terza vita, che mi fece germogliare tutte le vite delle creature nella mia Umanità, è questa vita d’amore, e che mentre mi dava vita, mi dava morte continua, mi batteva e mi fortificava, mi umiliava e mi innalzava, mi amareggiava e mi raddolciva, mi tormentava e mi dava delizie. Che cosa non contiene questa vita d’amore infaticabile e pronta ad ogni cosa? Tutto, tutto in essa si trova, la sua vita è sempre nuova ed eterna. Oh! quanto vorrei trovare in te questa vita d’amore per averti sempre in Me, e tutto trovare in te”.
(1) Questa mattina, il benedetto Gesù nel venire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la pazienza è l’alimento della perseveranza, perché la pazienza tiene a posto le passioni e corrobora tutte le virtù, e ricevendo le virtù dalla pazienza l’attitudine della vita continua, non sentono la stanchezza che produce l’incostanza, tanto facile alla creatura. Quindi né l’anima s’abbatte se è mortificata o umiliata, perché subito la pazienza le somministra l’alimento necessario, e vi forma un nodo più forte e stabile di perseveranza. Né se è consolata ed innalzata si spinge troppo, perché la pazienza alimentando la perseveranza, si contiene nella moderazione senza uscire dai suoi limiti. Oltre di ciò, siccome la pazienza è alimento, e fino a tanto che una persona si alimenta, si può dire che tiene vita, non è morta; così l’anima, fino a tanto che terrà pazienza, godrà la vita della perseveranza.
(1) Questa mattina nel venire il benedetto Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, le croci, le mortificazioni, sono altrettante fonti battesimali, e qualunque specie di croce che va intinta nel pensiero della mia Passione, vi perde la metà dell’asprezza, e vi diminuisce la metà del peso”.
(3) E come lampo è scomparso. Onde io sono restata facendo certe adorazioni e riparazioni nel mio interno, e di nuovo è ritornato, ed ha soggiunto:
(4) “Qual non è la mia consolazione nel vedere rifatto in te ciò che la mia Umanità fece tanti secoli innanzi, perché qualunque cosa che Io determinai che ciascuna anima facesse, fu fatta prima nella mia Umanità, e se l’anima mi corrisponde, ciò che Io feci per essa lo rifà di nuovo in sé stessa, se poi no, resta fatto solo in Me stesso, ed Io ne provo un’amarezza inesprimibile”.
(1) Continuando il mio solito stato, stavo pensando come morì Gesù Cristo, e che Lui non poteva in nessun modo temere la morte, perché stando così unito con la Divinità, anzi trasmutato, già si trovava sicuro come uno nel suo proprio palazzo, ma per l’anima, oh! quanto è diverso. Mentre questi ed altri spropositi pensavo, il benedetto Gesù è venuto e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi si sta unito con la mia Umanità già si trova alla porta della mia Divinità, perché la mia Umanità è specchio all’anima, da cui riverbera la Divinità in essa; chi si trova ai riverberi di questo specchio, s’intende che tutto il suo essere è trasmutato in amore, perché figlia mia, tutto ciò che dalla creatura esce, anche il movimento degli occhi, delle labbra, il muovere dei pensieri e tutto il resto, tutto dovrebbe essere amore e fatto per amore, perché essendo il mio Essere tutto amore, dove trova amore assorbisco tutto in Me, e l’anima vi dimora in Me sicura, come uno nel suo proprio palazzo; dunque, qual timore può avere l’anima nel suo morire di venire a Me se già si trova in Me?”
(1) Continuando il mio solito stato, mi sono trovata fuori di me stessa, e vi sono trovata la Regina Mamma col bambino Gesù in braccia, che gli stava dando il suo dolcissimo latte; io nel vedere che il bambino succhiava il latte dal petto della nostra Madre, piano piano l’ho tolto dal petto e mi sono messa io a succhiare. Nel vedermi far ciò, ambedue hanno sorriso della mia furberia, ma però mi hanno lasciato succhiare. Onde dopo ciò, la Regina Madre mi ha detto:
(2) “Prendi il tuo Carino e godilo”.
(3) Io me l’ho preso in braccia; in questo mentre, fuori si sentivano rumori di armi e Lui mi ha detto:
(4) “Questo governo cadrà”.
(5) Ed Io: “Quando?”
(6) Toccandosi l’estremità della punta del dito ha soggiunto: “Un’altra punta di dito”.
(7) Ed Io: “Chi sa innanzi a Voi quanto sarà questa punta di dito”. E Lui non mi ha dato retta, ed io non avendo voglia di sapere stavo dicendo: “Quanto vorrei conoscere la Volontà di Dio in riguardo a me”.
(8) E Lui mi ha detto: “Tieni una carta, che ti scriverò Io stesso e dichiarerò la mia Volontà sopra di te”.
(9) Io non tenevo, e sono andata a cercarla e l’ho data, ed il bambino scriveva:
(10) “Dichiaro innanzi al Cielo ed alla terra che è mia Volontà, che l’ho scelta vittima; dichiaro che mi ha fatto donazione dell’anima e del corpo, ed essendo l’assoluto padrone, quando a Me piace le partecipo le pene della mia Passione, ed Io in contraccambio le ho dato l’adito nella mia Divinità; dichiaro che in quest’adito mi prega ogni giorno per i peccatori continuamente, e ne attinge un continuo flusso di vita a pro degli stessi peccatori”.
(11) Ed ha scritto tant’altre cose che io non ricordo tanto bene, perciò le lascio. Io nel sentire ciò mi sono sentita tutta confusa, ed ho detto: “Signore, perdonate se mi rendo impertinente, questo che avete scritto non volevo saperlo, mi basta che lo sappiate Voi solo, quello che vorrei sapere è, se è Volontà vostra che continui questo stato”. Io nella mia mente continuavo: “Se è Volontà sua che venga il confessore a chiamarmi all’ubbidienza, oppure è mia fantasia il tempo che perdo col confessore, ma non ho voluto dirlo temendo di voler sapere troppo, convincendomi io stessa, che se è Volontà sua una cosa, sarà Volontà sua l’altra”. Ed il bambino Gesù ha seguitato a scrivere:
(12) “Dichiaro che è Volontà mia che continui in questo stato, che venga a chiamarti all’ubbidienza il confessore ed il tempo che perdi con lui, ed è Volontà mia che ti sorprenda il timore di non essere Volontà mia il tuo stato, questo timore e dubbio ti purifica da ogni minimo difetto”.
(13) La Regina Madre e Gesù mi hanno benedetto e l’ho baciato la mano e mi sono trovata in me stessa.
(1) Continuando il mio solito stato, stavo continuando le mie solite operazioni interne, ed il benedetto Gesù venendo mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la mia Umanità è musica alla Divinità, perché tutte le mie operazioni formavano tanti tasti, da formare la musica più perfetta ed armoniosa, da ricreare l’udito divino; e l’anima che si uniforma alle mie stesse operazioni interne ed esterne, vi continua la musica della mia stessa Umanità alla Divinità”.