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Messaggio del 30 dicembre 2000:Cari figli! Pregate per i miei piani! Quando pregate secondo le mie intenzioni, il vostro cuore si apre a me e allora io posso venire a trasformarlo

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

7-67 Novembre 18, 1906 Le opere senza spirito interno e senza retta intenzione, gonfiano l’anima.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, appena un’ombra ho visto del benedetto Gesù, e solo mi ha detto:

(2) “Figlia mia, se ad un cibo si potesse separare la sostanza e la persona lo mangiasse, varrebbe niente, anzi servirebbe a gonfiare lo stomaco. Così sono le opere senza spirito interno e senza retta intenzione, vuotate di sostanza divina, valgono niente e servono solo a gonfiare la persona, quindi ne riceve più danno che bene”.

7-68 Novembre 20, 1906 L’ubbidienza comunica la fortezza divina all’anima.

(1) Continua il mio povero stato pieno d’amarezza, ma di pace, per le quasi continue privazioni che subisco; appena a lampo l’ho visto dicendomi:

(2) “Figlia mia, l’ubbidienza è un muro irremovibile, e tale rende l’anima; non solo, ma per essere irremovibile è necessario essere forte, robusto, e l’ubbidienza comunica la fortezza divina, in modo che tutte le cose innanzi alla fortezza divina che lei tiene, restano deboli in modo che essa può smuovere tutto, e ad essa non la può smuovere nessuno”.

(3) Ed è sparito via.

7-69 Novembre 28, 1906 Il bene d’operare insieme con Gesù.

(1) Continuando il mio povero stato, quanto appena ho visto il benedetto Gesù e pareva che si trasformava tutto in me, in modo che se io respiravo, io sentivo il suo respiro nel mio; se io muovevo un braccio, sentivo muovere il suo nel mio e così di tutto il resto. Mentre ciò faceva, mi ha detto:

(2) “Figlia diletta mia, vedi in che stretta unione sto Io con te, così voglio te, tutta unita e stretta con Me; e questo non ti credere che lo devi fare quando soffri o preghi solo, ma sempre, sempre, se ti muovi, se respiri, se lavori, se mangi, se dormi, tutto, tutto come se lo facessi nella mia Umanità, ed uscisse da Me il tuo operato, in modo che non dovresti essere tu altro che la scorza, e rotta la scorza della tua opera si dovrebbe trovare il frutto dell’opera divina, e questo devi farlo a bene di tutta quanta è l’umanità, in modo che la mia Umanità si deve trovare come vivente in mezzo alle gente. Perché facendo tu tutto, anche le azioni più indifferenti con questa intenzione di ricevere da Me la vita, la tua azione acquista il merito della mia Umanità, perché essendo Io Uomo e Dio, nel mio respiro contenevo i respiri di tutti, i movimenti, le azioni, i pensieri, tutto contenevo in Me, quindi li santificavo, li divinizzavo, li riparavo. Onde, facendo tutto in atto di ricevere da Me il tuo operato, anche tu verrai ad abbracciare ed a contenere tutte le creature in te, ed il tuo operare si diffonderà a bene di tutti, sicché ancorché gli altri non mi daranno niente, Io prenderò tutto da te”.

(3) Pare che sto dicendo tanti spropositi. Sono cose intime e non so dirle bene, vorrei scriverle come le tengo nella mente, ma non posso. Mi pare che una goccia di luce prendo e cento me ne sfuggono, avrei fatto meglio tacendo, ma del resto sia tutto a gloria di Dio.

7-70 Dicembre 3, 1906 La dolcezza e la pace nell’anima.

(1) Non venendo il benedetto Gesù, sentivo tale amarezza, non solo, ma come un intoppo nel mio interno, da rendermi quasi irrequieta. Oh! Dio, che pena, che paragonata a tutte le altre pene, non sono altro che ombre, anzi refrigerio; è solo la tua privazione che deve darsi il nome di pena. Ora mentre smaniavo, alla sfuggita è uscito da dentro il mio interno, e mi ha detto:

(2) “Che hai? Quietati, quietati; eccomi, non solo sono con te, ma in te; e poi non voglio quest’animo inquieto, tutto dev’essere in te dolcezza e pace, in modo da potersi dire di te quello che si dice di Me: Che non vi scorre altro che miele e latte, figurato il miele nella dolcezza, il latte nella pace, Io ne sono tanto pieno ed inzuppato che vi scorre fuori dai miei occhi, dalla mia bocca, e in tutto il mio operato, e se tu non sei così, Io mi sento disonorato da te, ché mentre abita in te Colui che è tutto pace e dolcezza, tu non mi onori, mostrando fosse anche l’ombra minima d’un animo risentito ed inquieto. Io amo tanto questa dolcezza e pace, che ad onta che si trattasse di cosa grande, di mio onore e gloria, non voglio, non approvo mai quei modi risentiti, violenti, focosi, ma quei modi dolci, pacifici, perché la sola dolcezza è quella che come catena incatena i cuori, in modo da non potersi sciogliere, è come pece che si attacca e non si possono liberare, e sono costretto a dire: “In quest’anima c’è il dito di Dio, ché non possiamo agire diversamente”. E poi se non piace a Me il modo risentito, non piacerà neppure alle creature. Uno che parla, che tratta di cose anche di Dio con modi non dolci e pacifici, è segno che non tiene le sue passioni ordinate, e chi non tiene sé stesso ordinato, non può ordinare gli altri. Perciò attenta tu a tutto ciò che non sia dolcezza e pace, se non vuoi disonorarmi.

7-71 Dicembre 6, 1906 Gesù si nasconde per vedere cosa fa l’anima.

(1) Continuando lo stato di quasi privazione totale, al più a lampo e ad ombra, nel mio interno dicevo: “Vita della mia vita, come non vieni? Oh, come ti sei fatto crudele con me! Come si è fatto duro il tuo cuore che giungi a non darmi ascolto, dove sono le tue promesse, dove il tuo amore, che mi lasci derelitta nell’abisso delle mie miserie? Eppure mi promettevi di non lasciarmi mai, mi dicevi che mi volevi bene, ed ora, ed ora? Tu stesso me l’hai detto, che dalla costanza si conosce se uno ti ama davvero; e se non c’è costanza, non si può fare nessun calcolo di questo bene, e come lo vuoi da me che non formo tua vita, e Tu che sei mia vita me lo neghi?” Ma chi può dire tutti i miei spropositi, sarei troppo lunga. In questo mentre si è mosso nel mio interno, alzando il braccio in atto di sostenermi e mi ha detto:

(3) “Sto in te, e mi nascondo più in te per vedere che cosa fai tu. Non ho mancato in niente, né alle promesse, né all’amore, né alla costanza, se tu lo fai imperfetta, Io lo faccio nella pienezza della perfezione verso di te”.

(4) Ed è scomparso.

7-72 Dicembre 15, 1906 Come la Divina Volontà contiene tutti i beni.

(1) Continuando il mio solito stato, mi sentivo più che mai amareggiata per la sua privazione. In un momento, mi sono sentita come assorbita nella Volontà di Dio, e mi sentivo tutto il mio interno tutto acquietato, in modo da non sentire più me stessa, ma in tutto il Volere Divino, anche della sua stessa privazione. Io stessa dicevo fra me stessa: “Che forza, che incanto, che calamita contiene questa Divina Volontà, da far scordare me stessa e fare scorrere in tutto il Volere Divino”. In questo mentre si è mosso nel mio interno e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, siccome la Volontà Divina è il solo cibo sostanzioso, e che contiene tutti i sapori e gusti insieme adatti all’anima, l’anima trova il suo cibo prelibato e s’acquieta; il desiderio trova il suo cibo e pensa a pascolarsi lentamente e si forma senza desiderare altro; l’inclinazione non ha dove più tendere, perché ha trovato il cibo che la soddisfa; la volontà propria non ha più che volere, perché ha lasciato la volontà propria che formava il suo tormento, ed ha trovato la Volontà Divina che forma la sua felicità; ha lasciato la povertà ed ha trovato la ricchezza, non umana ma Divina; insomma, tutto l’interno dell’anima trova il suo cibo, ossia il suo lavorio in cui resta occupata ed assorbita, da non poter andare più oltre, perché in questo cibo e lavorio, mentre trova tutti i contenti, trova tanto da fare ed imparare, e gustare sempre nuove cose, che l’anima da una scienza minore impara scienze maggiori, e sempre resta da imparare; da cose piccole passa a cose grandi, da un gusto passa ad altri gusti, e sempre resta altro di nuovo a gustare in questo ambiente della Volontà Divina”.

7-73 Gennaio 3, 1907 La vera fiducia riproduce la Vita Divina nell’anima.

(1) Continuando il mio solito stato, quando appena ho visto il benedetto Gesù e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, chi molto teme, è segno che molto confida di sé stessa, perché non scorgendo in sé stessa che debolezze e miserie, naturalmente e giustamente teme; e chi nulla teme è segno che confida in Dio, perché confidando in Dio, le miserie e le debolezze restano sperdute in Dio, sentendosi investita dell’Essere Divino non più essa opera, ma Dio in essa, e che più può temere? Sicché la vera fiducia riproduce la Vita Divina nell’anima”.

7-74 Gennaio 5, 1907 La vera santità consiste nel ricevere come specialità d’amore divino tutto quello che ci può succedere.

(1) Avendo letto che un’anima faceva scrupolo di tutto e temeva che tutto fosse peccato, stavo pensando in me stessa: “Ed io, come sono larga, vorrei pensare anch’io che tutto fosse peccato per stare più attenta a non offendere il Signore”. Onde, venendo il benedetto Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, queste sono sciocchezze, e l’anima resta arrestata nella via della santità, mentre la vera e soda santità consiste nel ricevere come specialità d’amore divino tutto ciò che le può succedere o fare, fosse anche la cosa più indifferente, come sarebbe se trovasse un cibo gustoso o disgustoso. Specialità d’amore nel gusto, pensando che Gesù produce quel gusto nel cibo, ché l’ama fino a darle gusto anche nelle cose materiali. Specialità d’amore nel disgusto, pensando che l’ama tanto che l’ha prodotto quel disgusto per assomigliarla a Sé nella mortificazione, dandole Lui stesso una monetina da poter offrire a Lui. Specialità d’amore divino se è umiliata, se è esaltata, se è sana, se è inferma, se è povera o ricca. Specialità d’amore il respiro, la vista, la lingua, tutto, tutto, e siccome tutto, tutto deve ricevere come specialità d’amore divino, essa deve ridare tutto a Dio come uno speciale amore suo, sicché deve ricevere l’onda dell’amor di Dio, e deve dare a Dio l’onda del amore suo. Oh! che bagno santificante è quest’onda dell’amore, la purifica, la santifica, la fa progredire senza che essa stessa avverta, è più vita di Cielo che di terra. E’ questo che voglio Io da te; il peccato, il pensiero del peccato non deve esistere in te”.

7-75 Gennaio 10, 1907 Il male che forma il proprio gusto.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, quando appena è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, è tanto l’attacco delle creature al proprio gusto, che sono costretto a contenermi i miei doni, perché invece di attaccarsi al Donatore, s’attaccano ai miei doni, idolatrando i miei doni con offesa del Donatore, sicché, se trovano il proprio gusto fanno, cioè, non fanno, soddisfano il proprio gusto; se non c’è gusto, non fanno niente, sicché il proprio gusto forma una seconda vita nelle creature. Ma misere, non sanno che dove c’è il proprio gusto, difficilmente ci può essere il gusto divino, anche nelle stesse cose sante. Sicché ricevendo i miei doni, le grazie, i favori, non deve appropriarli come cose sue, formandone un gusto proprio, ma tenerli come gusti divini, servendosene per amare maggiormente il Signore, pronta a sacrificarli allo stesso amore”.

7-76 Gennaio 13, 1907 Gesù volle soffrire nella sua Umanità per rifare la natura umana.

(1) Continuando il mio solito stato, alla sfuggita ho visto il mio benedetto Gesù, e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quanto amo le anime, senti: La natura umana era corrotta, umiliata, senza speranza di gloria e di risorgimento, ed Io volli subire tutte le umiliazioni nella mia Umanità, specie volli essere spogliato, flagellato ed a brandelli cadere le mie carni sotto dei flagelli, quasi disfacendo la mia Umanità per rifare l’umanità delle creature, e farla risorgere piena di vita, d’onore e di gloria alla vita eterna. Che più potevo fare e non ho fatto?”