MaM
Messaggio del 18 aprile 1984:Sarò molto contenta se vi rivolgerete a me, quale vostra madre di bontà, d’amore e di misericordia, con questa preghiera: “Madre mia, madre di bontà, d’amore e di misericordia, ti amo con tutto il cuore e mi offro a te. Per mezzo della tua bontà, del tuo amore e della tua misericordia, salvami. Io voglio appartenere a te. Ti amo tanto e desidero che Tu mi custodisca. Dal profondo del mio cuore, o Madre di bontà, ti prego: dammi la tua bontà affinché con essa io possa meritare il cielo. Ti prego per il tuo immenso amore: concedimi di poter amare ogni uomo come Tu hai amato Gesù. Ti chiedo anche la grazia di essere palpitante d’amore verso di te. Io mi affido a Te completamente e desidero che tu sia accanto a me ad ogni mio passo, perché Tu sei piena di grazia e vorrei non dimenticarmene mai. Ma se un giorno io perdessi la grazia, ti prego di donarmela nuovamente. Amen”.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1917

12-28 Dicembre 6, 1917 Perché a Gesù mai possono piacergli gli atti fatti fuori dal suo Volere.

(1) Dopo aver ricevuto Gesù in Sacramento, stavo dicendo al mio Gesù: “Ti bacio col bacio del tuo Volere, Tu non sei contento se ti do il solo mio bacio, ma vuoi il bacio di tutte le creature, ed io perciò ti do il bacio nel tuo Volere, ché in Esso trovo tutte le creature, e sulle ali del tuo Volere prendo tutte le loro bocche e ti do il bacio di tutti, e mentre ti bacio, ti bacio col bacio del tuo amore, affinché non col mio amore ti bacio, ma col tuo stesso amore, e Tu senta il contento, le dolcezze, la soavità del tuo stesso amore sulle labbra di tutte le creature, in modo che tirato dal tuo stesso amore, ti costringo a dare il bacio a tutte le creature”. E poi, chi può dire i miei tanti spropositi che dicevo al mio amabile Gesù? Onde il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quanto mi è dolce vedere, sentire l’anima nel mio Volere; senza che essa se ne avveda si trova nelle altezze dei miei atti, delle mie preghiere, del modo come facevo Io stando già su questa terra, si mette quasi al mio livello. Io nei miei più piccoli atti racchiudevo tutte le creature passate, presenti e future, per offrire al Padre atti completi a nome di tutte le creature, neppure un respiro mi sfuggì di creature che non lo racchiudessi in Me, altrimenti il Padre avrebbe potuto trovare eccezioni nel riconoscere le creature e tutti gli atti delle creature, perché non fatti da Me e usciti da Me, avrebbe potuto dirmi: “Non hai fatto tutto e per tutti, la tua opera non è completa, né posso riconoscere tutti, perché non tutti hai rincorporati in Te, ed Io voglio conoscere solo ciò che hai fatto Tu”. Perciò nell’immensità del mio Volere, del mio amore e potere, feci tutto e per tutti. Onde, come mai possono piacermi le altre cose, per quanto belle, fuori dal mio Volere? Sono sempre atti bassi ed umani e determinati; invece, gli atti nel mio Volere sono nobili, divini, senza termine, infiniti, qual’è il mio Volere, sono simili ai miei ed Io li do lo stesso valore, amore e potere dei miei stessi atti, li moltiplico in tutti, li estendo a tutte le generazioni, a tutti i tempi. Che m’importa che siano piccoli, sono sempre i miei atti ripetuti, e basta; e poi, l’anima si mette nel suo vero nulla, non nell’umiltà che sempre si sente qualche cosa di sé stessa, e come nulla entra nel tutto, ed opera con Me, in Me e come Me, tutta spogliata di sé, non badando né a merito, né ad interesse proprio, ma tutta intenta solo a rendermi contento, dandomi padronanza assoluta dei suoi atti, senza volerne sapere di quello che ne faccio, solo un pensiero l’occupa, di vivere nel mio Volere, pregandomi che gliene dessi l’onore. Ecco perché l’amo tanto, e tutte le mie predilezioni, il mio amore, è per quest’anima che vive nel mio Volere; e se amo gli altri è in virtù dell’amore che voglio e scende da quest’anima, come il Padre ama le creature in virtù dell’amore che vuole a Me”.

(3) Ed io: “Com’è vero quel che Tu dici, che nel tuo Volere non si vuole nulla, né si vuol sapere nulla. Se si vuol fare è solo perché l’hai fatto Tu, si sente il desiderio ardente di ripetere le cose tue, tutto scomparisce, non si vuol fare più nulla”. E Gesù:

(4) “Ed Io la faccio far tutto, e le do tutto”.

12-29 Dicembre 12, 1917 Come il sole dà una similitudine degli atti fatti nel Divin Volere.

(1) Continuando il mio solito stato, stavo fondendomi tutta nel Santo Volere del mio dolce Gesù, e pregavo, amavo, e riparavo; e Lui mi ha detto:

(2) “Figlia mia, vuoi una similitudine degli atti fatti nel mio Volere? Guarda in alto e vi scorgerai il sole, un circolo di luce contenente i suoi limiti, la sua forma, ma la luce che esce da questo sole, da dentro i limiti della sua rotondità, riempie la terra, si estende ovunque, non in forma rotonda, ma dove trova terra, monti, mari, da illuminare e da investire col suo calore; tanto che il sole con la maestà della sua luce, col benefico influsso del suo calore e coll’investire tutti, si rende il re di tutti i pianeti e tiene la supremazia su tutte le cose create. Ora, tali sono gli atti fatti nel mio Volere, ed anche più, la creatura nel fare, il suo atto è piccolo, limitato, ma come entra nel mio Volere si fa immenso, investe tutti, dà luce e calore a tutti, regna su tutti, acquista la supremazia su tutti gli altri atti delle creature, tiene diritto su tutti, sicché impera, comanda, conquide, eppure il suo atto è piccolo, ma col farlo nel mio Volere ha subito una trasformazione incredibile, che non è dato neppure all’angelo di comprenderlo, solo Io ne posso misurare il giusto valore di questi atti fatti nella mia Volontà, sono il trionfo della mia gloria, lo sbocco del mio amore, il compimento della mia Redenzione, e mi sento come compensato della stessa Creazione, perciò sempre avanti nel mio Volere”.

12-30 Dicembre 28, 1917 Gesù vuole gli atti continui della creatura, anche siano piccoli, non importa, purché c’è il moto, il germe, Lui li unisce ai suoi e li fa grandi.

(1) Continuando il mio solito stato e stando un poco sofferente, pensavo tra me: “Come sarà che non mi è dato di trovare riposo né notte né giorno; anzi, quanto più debole e sofferente, tanto più la mia mente è desta e impossibilitata a prendere riposo”. Ed il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tu non ne sai la ragione, ed Io la so ed ora te la dico a te: “La mia Umanità non ebbe riposo, e nel mio stesso sonno Io non ebbi tregua, ma intensamente lavoravo, e questo perché dovendo dar vita a tutti ed a tutto, e rifare in Me tutto, mi conveniva lavorare senza smettere un istante, e chi deve dar vita dev’essere un continuo moto ed un’atto non interrotto, sicché Io stavo in continuo atto di far uscire da Me vite di creature e di riceverle. Se Io avessi voluto riposare, quante vite non uscirebbero, quante non avendo il mio atto continuo non svilupperebbero e resterebbero appassite, quante non entrerebbero in Me, mancando l’atto di vita di chi solo può dar vita? Ora figlia mia, volendoti insieme con Me nel mio Volere, voglio il tuo atto continuo, sicché la tua mente desta è atto, il mormorio della tua preghiera è atto, i movimenti delle tue mani, i palpiti del tuo cuore, il muovere del tuo sguardo, sono atti, saranno piccoli, ma che m’importa, purché ce il moto, il germe Io lo unisco ai miei e li faccio grandi, e li do loro virtù di produrre vite. Anche i miei atti, non furono atti tutti apparentemente grandi, specie quando Io piccino gemevo, succhiavo il latte dalla mia Mamma, mi trastullavo col baciarla, carezzarla, intrecciare le mie manine alle sue; più grandetto coglievo i fiori, prendevo l’acqua ed altro, questi erano tutti atti piccoli, ma erano uniti nel mio Volere, nella mia Divinità, e ciò bastava; ed erano tanto grandi da poter creare milioni e miliardi di vite. Sicché, mentre gemevo, dai miei gemiti uscivano vite di creature; succhiavo, baciavo, carezzavo, ma erano vite che uscivano; nelle mie dita intrecciate con le mani della Mamma scorrevano le anime, e mentre coglievo i fiori e prendevo l’acqua, erano anime che uscivano dal palpito del mio increato cuore, ed entravano; il mio moto fu continuo, ecco la ragione della tua veglia. Quando veggo il tuo moto, i tuoi atti nel mio Volere, ed ora si mettono al mio fianco, ora mi scorrono nelle mie mani, ora nella mia voce, nella mia mente, nel mio cuore, Io ne faccio moto di tutti, ed a ciascuno do vita nel mio Volere, dandoli la virtù dei miei atti, e li faccio correre a salvezza e a bene di tutti”.

12-31 Dicembre 30, 1917 Dolore di Gesù per chi le ruba gli affetti ed i cuori delle creature.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù si faceva vedere afflitto, e si lamentava di tanti che gli rubano gli affetti ed i cuori delle creature, mettendosi al suo posto nelle anime ed io gli ho detto: “Amor mio, è tanto brutto questo vizio che tanto ti affligge?”

(2) E Lui: “Figlia mia, non solo è brutto, ma bruttissimo, è capovolgere l’ordine del Creatore e mettersi loro sopra, e Me sotto, e dirmi: “Anch’io sono buono ad essere Dio”. Che diresti tu se uno rubasse un milione ad un altro e lo rendesse povero ed infelice?”

(3) Ed io: “O dovrebbe restituire, o meriterebbe la condanna”.

(4) E Gesù: “Eppure quando mi si rubano gli affetti, i cuori, è più che rubarmi un milione, perché i primi sono cose materiali e basse, i secondi sono spirituali ed alte; quelli, volendo si possono restituire, questi non mai, sicché sono furti irrimediabili ed incancellabili, e se il fuoco del purgatorio purificherà quest’anime, mai potrà restituire e riempire il vuoto d’un solo affetto che mi hanno tolto; eppure non se ne fa conto, anzi, certuni pare che li vanno vendendo questi affetti, ed allora sono contenti quando trovano chi li compra per fare acquisto degli affetti altrui senza farsi nessuno scrupolo. Fanno scrupolo se rubano alle creature; si ruba a Me e non si danno nessun pensiero. Ah! figlia mia, Io ho dato tutto alle creature, ho detto: “Prendi ciò che vuoi per te, e per Me lasciami solo il tuo cuore”. Eppure mi si nega, non solo, ma rubano gli affetti altrui; e questo non è solo dalle persone secolari, ma da persone sacre, da anime pie. Oh! quanti mali fanno per certe direzioni troppo dolci, per certe condiscendenze non necessarie, per troppo sentire usando modi attraenti; invece di far bene, è un labirinto che formano intorno alle anime e quando sono costretto ad entrare in quei cuori, vorrei fuggire, vedendo che gli affetti non sono miei, il cuore non è mio; e questo da chi? Da chi dovrebbe riordinare le anime in Me, anzi lui ha preso il mio posto, ed Io sento tale nausea che non posso accomodarmi a stare in quei cuori, ma sono costretto a stare fino a che gli accidenti si consumano. Che strage di anime! queste sono le vere piaghe della mia Chiesa. Ecco perciò tanti ministri strappati dalle chiese, e per quante preghiere mi si fanno, Io non do ascolto, e per loro non ci sono grazie, anzi rispondo loro col grido dolente del mio cuore: “Ladri, avanti, uscite dal mio Santuario, ché non posso più sopportarvi”.

(5) Io sono rimasta spaventata e ho detto: “Placatevi, oh! Gesù, rimirateci in Voi come frutto del tuo sangue, delle tue piaghe, e cambierete i flagelli in grazie”.

(6) E Lui ha soggiunto: “Le cose andranno avanti, umilierò l’uomo fino alla polvere, e vari incidenti improvvisi ed imprevisti continueranno a succedere per confondere maggiormente l’uomo, e dove crede di trovare uno scampo, troverà un laccio; e dove una vittoria, una sconfitta; e dove luce, tenebre, sicché lui stesso dirà: “Sono cieco e non so più che fare”. E la spada devastatrice continuerà a devastare fino a che tutto sarà purificato”.