MaM
Messaggio del 17 gennaio 1985:Cari figli, in questi giorni satana si accanisce perfidamente contro questa parrocchia, mentre voi, cari figli, vi siete impigriti nella preghiera e non partecipate numerosi alla Messa. Siate forti nei giorni della prova! Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1917

12-18 Agosto 14, 1917 Gesù non faceva altro che darsi in balia della Volontà del Padre. Esempio della Santità del vivere nel Divin Volere.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio dolce Gesù, appena ed alla sfuggita è venuto e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, Io non facevo altro che darmi in balia della Volontà del Padre. Sicché, se pensavo, pensavo nella mente del Padre; se parlavo, parlavo nella bocca e con la lingua del Padre; se operavo, operavo nelle mani del Padre; anche il respiro respiravo in Lui, e tutto ciò che facevo andava ordinato come Lui voleva. Sicché potevo dire che la mia Vita la svolgevo nel Padre, ed Io ero il portatore del Padre, perché ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

12-19 Settembre 18, 1917 Effetti della costanza nel bene.

(1) Continuando il mio solito stato, me lo passavo in pene, molto più che la mia Mamma Celeste si era fatta vedere piangere, ed avendo domandato, Mamma mia, perché piangi? Mi ha detto:

(2) “Figlia mia, come non devo piangere, se il fuoco della giustizia divina vorrebbe divorare tutto? Il fuoco delle colpe divora tutto il bene delle anime, ed il fuoco della giustizia vuole distruggere tutto ciò che appartiene alle creature, e vedendo che il fuoco corre, piango, perciò, prega, prega”.

(3) Onde mi lamentavo con Gesù delle sue privazioni, mi pareva che senza di Lui non ne potevo più, ed il mio amabile Gesù, mosso a compassione della povera anima mia, è venuto e trasformandomi in Lui mi ha detto:

(4) “Figlia mia, pazienza, la costanza nel bene mette tutto in salvo, anzi ti dico che quando tu, priva di Me, lotti tra la vita e la morte per il dolore di essere priva del tuo Gesù, e con tutto ciò sei costante nel bene e nulla trascuri, non fai altro che premere te stessa, e nel premere esce l’amor proprio, le naturali soddisfazioni, la natura resta come disfatta e rimane un succo tanto puro e dolce che Io con tanto gusto prendo, che mi raddolcisco e ti guardo con tanto amore e tenerezza, da sentire le tue pene come se fossero mie. Così se sei fredda, arida ed altro e sei costante, tante premute di più dai a te stessa, e più succo formi per il mio cuore amareggiato. Succede come ad un frutto spinoso e di corteccia dura, ma dentro contiene una sostanza dolce ed utile; se la persona è costante nel togliere le spine, nel premere quel frutto ne estrarrà tutta la sostanza del frutto e ne gusterà il bello di quel frutto, sicché il povero frutto è restato vuoto del bello che conteneva, anzi le spine e la corteccia sono state gettate. Così l’anima, nel freddo, nelle aridità, getta a terra le soddisfazioni naturali, si svuota di sé stessa, e con la costanza preme sé stessa, e l’anima resta col frutto puro del bene, ed Io ne gusto il dolce. Sicché, se sei costante, tutto ti servirà a bene, ed Io appoggerò con sicurezza le mie grazie”.

12-20 Settembre 28, 1917 Gli atti fatti nella Divina Volontà sono soli che illuminano tutti, e serviranno per far scampare a chi tiene un poco di buona volontà.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, le tenebre sono fitte, e le creature precipitano di più, anzi in queste tenebre si vanno scavando il precipizio dove periranno. La mente dell’uomo è rimasta cieca, non ha più luce per guardare il bene, ma solo il male, ed il male lo inonderà e lo farà perire, sicché dove credevano di trovare scampo troveranno la morte. Ah! figlia mia, ah! figlia mia”.

(3) Poi ha soggiunto: “Gli atti fatti nella mia Volontà sono come soli che illuminano tutti, e finché dura l’atto della creatura nella mia Volontà, un sole di più splende nelle menti cieche, e chi tiene un poco di buona volontà troverà luce per scampare dal precipizio; gli altri, tutti periranno, perciò in questi tempi di fitte tenebre, quanto bene fanno gli atti della creatura fatti nella mia Volontà, chi scamperà sarà in virtù solo di questi atti”.

(4) Detto ciò si è ritirato. Dopo è ritornato di nuovo ed ha soggiunto:

(5) “L’anima che fa la mia Volontà e vive in Essa, posso dire: E’ la mia carrozza, ed Io tengo le briglie di tutto, tengo la briglia della mente, degli affetti, dei desideri, e neppure uno lascio in suo potere, e sedendomi sul suo cuore per starmi più comodo, il mio dominio è completo e faccio ciò che voglio, ora la faccio correre la carrozza, ora volare, ora mi porta al Cielo, ora giro tutta la terra, ora mi fermo, oh! come sono glorioso, vittorioso, e domino ed impero. Se poi l’anima non fa la mia Volontà, e vive del volere umano, la carrozza si sfascia, mi toglie le briglie, ed Io resto senza dominio, come povero re cacciato dal suo regno, ed il nemico prende il mio posto, e le briglie restano in balia delle proprie passioni”.

12-21 Ottobre 4, 1917 Le pene, il sangue di Gesù, corrono appresso all’uomo per risanarlo e salvarlo.

(1) Questa mattina il mio sempre amabile Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa, ed Egli stava nelle mie braccia, ed il suo volto tanto vicino al mio, che piano piano mi baciava, come se non volesse che lo avvertissi, ma avendo ripetuto i suoi baci, io non ho potuto contenermi di ricambiarli i miei baci, ma mentre lo baciavo mi è venuto il pensiero di baciare le sue santissime labbra e provare a succhiare le amarezze che conteneva; chi sa che Gesù non ceda. Detto, fatto, l’ho baciato e mi son provata a succhiare, ma non veniva nulla, l`ho pregato che mi versasse le sue amarezze, e di nuovo e con più forza ho succhiato, ma nulla. Il mio Gesù pareva che soffriva dagli sforzi che gli facevo, e avendo ripetuto con ardore la terza volta, mi sentivo venire in me l’alito amarissimo di Gesù, ed io ho visto attraverso la gola di Gesù una cosa dura che non poteva uscire ed impediva che le amarezze che Lui conteneva uscissero fuori per versarle in me. Ed il mio afflitto Gesù, quasi piangendo, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, figlia mia, rassegnati, non vedi che durezza mi ha messo l’uomo col peccato, che m’impedisce di far parte a chi mi ama delle mie amarezze? Ah! non ti ricordi quando ti dicevo prima: “Lasciami fare, altrimenti l’uomo giungerà ad un punto di fare tanto male, da esaurire lo stesso male, da non sapere che altro male fare”. E tu non volevi che colpissi l’uomo, e l’uomo peggiorava sempre, ha radunato in sé tanto pus, che né la guerra è arrivata a far uscire questo pus; la guerra non ha atterrato l’uomo, anzi lo ha imbaldanzito di più; la rivoluzione lo farà inviperire, la miseria lo farà disperare e a darsi in braccio al delitto, e tutto questo servirà a far uscire in qualche modo il marciume che contiene l’uomo, ed allora la mia bontà, non indirettamente per mezzo delle creature, ma direttamente dal Cielo, colpirà l’uomo, e questi castighi saranno come rugiada benefica che scenderà dal Cielo, che ammazzerà l’uomo, e toccato dalla mia mano riconoscerà sé stesso, si risveglierà dal sonno della colpa e riconoscerà il suo Creatore. Perciò figlia, prega che il tutto vada a bene dell’uomo”.

(3) Gesù è rimasto con la sua amarezza, ed io afflitta perché non ho potuto sollevare Gesù, appena il suo alito amaro mi sentivo, e mi son trovata in me stessa. Però mi sentivo inquieta, le parole di Gesù mi tormentavano, innanzi alla mente vedevo il terribile avvenire, e Gesù per quietarmi è ritornato, e quasi per distrarmi mi ha detto:

(4) “Quanto amore! Quanto amore! Vedi, come soffrivo e la pena si fermava in Me, pena mia dicevo: Va’, corri, corri, va’ in cerca dell’uomo, aiutalo, e le mie pene siano la forza delle sue. Come versavo il mio sangue, dicevo ad ogni goccia: Correte, correte, salvatemi l’uomo, e se è morto dategli la vita, ma la Vita Divina, e se sfugge, corretegli dietro, circondatelo da ogni parte, confondetelo d’amore finché s’arrenda. Come si andavano formando le piaghe nel mio corpo, sotto ai flagelli, ripetevo: Piaghe mie, non vi state con Me, ma cercate l’uomo, e se lo trovate piagato dalla colpa, mettetevi come suggello per risanarlo, sicché tutto ciò che facevo e dicevo, tutto mettevo intorno all’uomo per metterlo in salvo. Anche tu, per amor mio, nulla tenere per te, ma tutto farai correre appresso all’uomo per salvarlo, ed Io ti riguarderò un altro Me stesso”.

12-22 Ottobre 8, 1917 Tutto ciò che è stato fatto da Gesù è eterno. Le anime che amano a Gesù lo suppliscono.

(1) Continuando il mio solito stato, il mio amabile Gesù quando appena è venuto, e stando io molto in pena mi ha detto:

(2) “Figlia mia, ciò che è stato fatto da Me, tutto è eterno, sicché la mia Umanità sofferente non doveva essere per un tempo, ma finché il mondo sarà mondo, e siccome la mia Umanità in Cielo non è più capace di patire, me ne servo delle umanità delle creature, facendole parte delle mie pene per continuare la mia Umanità sulla terra; e questo con giustizia, perché stando Io in terra incorporai in Me tutte le umanità delle creature per metterle in salvo e far tutto per loro. Ora stando in Cielo diffondo questa mia Umanità in loro, specie a chi mi ama, le mie pene e tutto ciò che fece la mia Umanità per il bene delle anime traviate, per dire al Padre: “La mia Umanità sta in Cielo, ma anche in terra, nelle anime che mi amano e soffrono”. Perciò la mia soddisfazione è sempre completa, le mie pene stanno sempre in atto, perché le anime che mi amano mi suppliscono, perciò consolati quando soffri, perché ricevi l’onore di supplirmi”.

12-23 20 Ottobre 1917 Come l’anima può farsi ostia per amore di Gesù.

(1) Avendo ricevuto il mio Gesù, stavo pensando come potevo rendere amore per amore, e mi riusciva impossibile potermi restringere, rimpicciolirmi, come fa Gesù nell’ostia per amor mio. Ciò non è in mio potere, come è in potere di Gesù. Ed il mio amato Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, se non puoi restringere tutta te dentro il breve giro di un’ostia per amor mio, puoi restringere benissimo tutta te nella mia Volontà, per poter formare l’ostia di te nella mia Volontà. Ogni atto che farai nella mia Volontà mi farai un’ostia, ed Io mi ciberò di te, come tu di Me. Che cosa forma l’ostia? La mia Vita in essa. Che cosa è la mia Volontà? Non è tutta la mia Vita? Sicché anche tu puoi farti ostia per amor mio; quanti più atti farai nella mia Volontà, tante ostie di più farai per rendermi amore per amore”.

12-24 Ottobre 23, 1917 Primo atto che fece Gesù nel riceversi Sacramentato.

(1) Questa mattina, dopo aver ricevuto il benedetto Gesù, stavo dicendogli: “Vita mia Gesù, dimmi, qual fu il primo atto che facesti quando ricevesti Te stesso Sacramentalmente?”

(2) E Gesù: “Figlia mia, il primo atto che feci fu quello di moltiplicare la mia Vita in tante Vite per quante creature ci possono essere nel mondo, affinché ognuno avesse una Vita mia in sé sola, che continuamente prega, ringrazia, soddisfa, ama, per lei sola, come pure moltiplicavo le mie pene per ciascun anima, come se per lei sola soffrissi e non per altri. In quel supremo momento di ricevere Me stesso, Io mi davo a tutti, ed a soffrire in ciascun cuore la mia Passione, per poter soggiogare i cuori a via di pene e d’amore; e dandovi tutto il mio divino, ne venivo a prendere il dominio di tutti. Ma ahimè! il mio amore ne restò deluso per molti, ed aspetto con ansia i cuori amanti, che ricevendomi si uniscano con Me per moltiplicarsi in tutti, desiderando e volendo ciò che voglio Io, per prendere almeno da loro ciò che non mi danno gli altri, e per ricevere il contento d’averli conforme al mio desiderio ed alla mia Volontà. Perciò figlia mia, quando mi ricevi fa quello che feci Io, ed Io avrò il contento che almeno siamo due che vogliamo la stessa cosa”.

(3) Ma mentre ciò diceva, Gesù era afflitto afflitto, ed io: “Gesù, che hai così afflitto?”

(4) “Ahi! ahi! come fiumana inonderanno i paesi quanti mali! quanti mali! L’Italia sta attraversando ore tristi, tristissime. Stringetevi più a Me, statevi d’accordo tra voi, pregate affinché i mali non siano tanto peggiori”.

(5) Ed io: “Ah! mio Gesù, e del mio paese che ne sarà? Non è che non mi vuoi bene come prima, ché volendomi bene Tu risparmiavi”.

(6) E Lui quasi singhiozzando: “Non è vero, ti voglio bene”.

12-25 Novembre 2, 1917 Lamenti di Gesù. Minacce di castighi per l’Italia.

(1) Continuando il mio solito stato, tra privazioni, pene ed amarezze, specie per tanti mali che si sentono, e dell’entrata degli straniere in Italia, pregavo il buon Gesù che arrestasse i nemici e gli dicevo: “Era questa forse la fiumana che Tu dicevi nei giorni scorsi?” Ed il buon Gesù, venendo, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, era proprio questa la fiumana che ti dicevo, e la fiumana continuerà a correre, a correre, gli stranieri continueranno ad invadere l’Italia, troppo se l’hanno meritato. Io avevo scelto l’Italia per una seconda Gerusalemme; essa per contraccambio ha disconosciuto le mie leggi, mi ha rinnegato i diritti che mi si dovevano; ah! posso dire che non più da uomo si riportava, ma da bestia, e sotto il pesante flagello della guerra neppure sono stato riconosciuto, e voleva andare avanti da mio nemico. Giustamente si è meritata la sconfitta, e la continuerò ad umiliare fino alla polvere”.

(3) Ed io interrompendolo: “Gesù, che dici? Povera patria mia, come sarai lacerata! Gesù, pietà, arresta la corrente dello straniero”.

(4) E Gesù: “Figlia mia, con mio dolore devo permettere che lo straniero avanzi. Tu perché non vuoi bene alle anime come Me, ne vorresti la vittoria, ma se l’Italia vincerà, sarà una rovina per le anime, la loro superbia giungerebbe a tanto, da rovinare quel poco d’avanzo di bene che c’è nella nazione; si sarebbero additato ai popoli come nazione che sa fare senza Dio. Ah! figlia mia, i flagelli continueranno, i paesi saranno devastati, li spoglierò di tutto, il povero e il ricco saranno una sola cosa. Non hanno voluto conoscere le mie leggi, della terra si avevano fatto un dio per ciascuno, ed Io, col spogliarli, farò riconoscere che cosa è la terra; col fuoco purificherò la terra, ché è tanta la puzza che esala, che non posso tollerarla; molti resteranno sepolti nel fuoco, e così rinsavirò la terra. E’ necessario, lo richiede la salvezza delle anime, te l’avevo detto tanto tempo prima di questi flagelli, il tempo è giunto, ma non del tutto ancora, altri mali verranno, rinsavirò la terra, rinsavirò la terra”.

(5) Ed io: “Mio Gesù, placati, basta per ora”.

(6) E Lui: “Ah! no, tu prega, ed Io renderò meno crudele il nemico”.

12-26 Novembre 20, 1917 Gesù farà ricomparire la Santità del vivere nella sua Volontà.

(1) Continuando il mio stato ancor più doloroso, il mio sempre amabile Gesù viene e fugge come lampo, e non mi dà il tempo neppure di pregarlo per i tanti mali che la povera umanità subisce, specie la mia cara patria. Che colpo al mio cuore l’entrata degli stranieri in essa, credevo che Gesù me l’avesse detto prima per farmi pregare, e se venendo lo prego mi dice: “Sarò inesorabile”. E se lo presso col dirgli: “Gesù, non vuoi avere compassione? Non vedi come i paesi sono distrutti, come la gente rimane nuda e digiuna? Ah! Gesù, come ti sei fatto duro”. E Lui mi risponde:

(2) “Figlia mia, a Me non premono le città, le grandezze della terra, ma mi premono le anime. Le città, le chiese ed altro, dopo distrutti si potranno rifare; nel diluvio, non distrussi Io tutto? E poi non si rifece di nuovo? Ma le anime, se si perdono è per sempre, non vi è chi me le ridia di nuovo. Ahi! Io piango le anime; per la terra hanno disconosciuto il Cielo ed Io distruggerò la terra, farò scomparire le cose più belle che come laccio legano l’uomo”.

(3) Ed io: “Gesù, che dici?”

(4) E Lui: “Coraggio, non ti abbattere, andrò avanti, e tu vieni nel mio Volere, vivi in Esso, affinché la terra non più sia tua abitazione, ma la tua abitazione sia proprio Io, e così starai del tutto al sicuro. Il mio Volere tiene il potere di rendere l’anima trasparente, e siccome l’anima è trasparente, ciò che Io faccio si riflette in lei: Se Io penso, il mio pensiero si riflette nella sua mente e si fa luce, ed il suo come luce si riflette nel mio; se guardo, se parlo, se amo, ecc., come tante luci si riflettono in lei, e lei in Me, sicché stiamo in continui riflessi, in comunicazione perenne, in amore reciproco, e siccome Io mi trovo dappertutto, i riflessi di queste anime mi giungono in Cielo, in terra, nell’ostia Sacramentale, nei cuori delle creature; dovunque e sempre luce do e luce mi mandano, amore do ed amore mi danno, sono le mie abitazioni terrestri dove mi rifugio dallo schifo delle altre creature. Oh! il bel vivere nel mio Volere, mi piace tanto, che farò scomparire tutte le altre santità, sotto qualunque altro aspetto di virtù nelle future generazioni, e farò ricomparire la santità del vivere nella mia Volontà, che sono e saranno non le santità umane, ma divine, e la loro santità sarà tanto alta, che come soli eclisseranno le stelle più belle dei santi delle passate generazioni, perciò voglio purgare la terra, perché è indegna di questi portenti di santità”.

12-27 Novembre 27, 1917 La Santità del vivere nel Divino Volere, è esenta d’interesse personale e perdimento di tempo.

(1) Riprendo per ubbidire. Il mio sempre amabile Gesù pare che ha voglia di parlare del vivere nel suo Santissimo Volere; pare che mentre parla della sua Santissima Volontà dimentica tutto e fa dimenticare tutto; l’anima non trova altra cosa che la necessità, altro bene che vivere nel suo Volere. Onde il dolce mio Gesù, dopo aver scritto il giorno 20 Novembre del suo Volere, dispiacendosi con me, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non hai detto tutto, voglio che nessuna cosa trascuri di scrivere quando Io ti parlo del mio Volere, anche le più piccole cose, perché serviranno tutte per il bene dei posteri; in tutte le santità ci sono stati sempre i santi che per i primi hanno avuto l’inizio di una specie di santità, sicché ci fu il santo che iniziò la santità dei penitenti, l’altro che iniziò la santità dell’ubbidienza, un altro dell’umiltà, e così di tutto il resto delle altre santità. Ora, l’inizio della santità del vivere nel mio Volere voglio che sia tu. Figlia mia, tutte le altre santità non sono escluse da perdimento di tempo e d’interesse personale, come per esempio: Un’anima che vive in tutto all’ubbidienza ce molto perdimento di tempo; quel dire e ridire continuato la distraggono da Me, scambiano la virtù in vece mia, e se non ha l’opportunità di prendere tutti gli ordini, vive inquieta. Un’altra che soffre le tentazioni, oh! quanti perdimenti di tempo; non è mai stanca di dire tutti i suoi cimenti e scambia la virtù della sofferenza invece mia, e molte volte queste santità vanno a sfascio. Ma la santità del vivere nel mio Volere va esente d’interesse personale, da perdimento di tempo, non c’è pericolo che scambino Me per la virtù, perché il vivere nel mio Volere sono Io stesso. Questa fu la santità della mia Umanità sulla terra e perciò fece tutto e per tutti, e senza l’ombra dell’interesse. L’interesse proprio toglie l’impronta della santità divina, perciò mai può essere sole, al più, per quanto bella, può essere una stella. Perciò voglio la santità del vivere nel mio Volere; in questi tempi sì tristi la generazione ha bisogno di questi soli che la riscaldino, la illuminino, la fecondino; il disinteresse di questi angeli terrestri, tutto per loro bene, senza l’ombra del proprio, aprirà la via nei loro cuori a ricevere la mia grazia.

(3) E poi, le chiese sono poche, molte ne verranno distrutte; molte volte non trovo sacerdoti che mi consacrino, altre volte permettono ad anime indegne di ricevermi, e ad anime degne di non ricevermi, altre non possono ricevermi, sicché il mio amore si trova inceppato. Perciò voglio fare la santità del vivere nel mio Volere, in essa non avrò bisogno di sacerdoti per consacrarmi, né di chiese, né di tabernacoli, né di ostie, ma esse saranno tutto insieme: Sacerdoti, chiese, tabernacoli ed ostie. Il mio amore sarà più libero, ogniqualvolta vorrò consacrarmi lo potrò fare, in ogni momento di giorno, di notte, in qualunque luogo esse si trovino, oh! come il mio amore avrà sfogo completo. Ah! figlia mia, la generazione presente meritava d’essere distrutta del tutto, e se permetterò che qualche poco resti di essa, è per formare questi soli della santità del vivere nel mio Volere, che a mio esempio mi rifaranno di tutto quello che mi dovevano le altre creature, passate, presenti e future. Allora la terra mi darà vera gloria ed il mio Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra, avrà compimento ed esaurimento”.