(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto, e siccome stavo un poco sofferente mi ha preso nelle sue braccia dicendomi:
(2) “Figlia diletta mia, diletta figlia mia, riposati in Me, anzi, le tue pene non tenerle con te, mandale sulla mia croce, affinché facciano corteggio alle mie pene e mi sollevino, e le mie pene corteggino le tue e ti sostengano, brucino dello stesso fuoco e si consumino insieme; ed Io guarderò le tue pene come mie, gli darò gli stessi effetti, lo stesso valore, e faranno gli stessi uffici che feci Io sulla croce presso il Padre e presso le anime, anzi, vieni tu stessa sulla croce, come saremo felici stando insieme, anche patendo, perché non è il patire che rende infelice la creatura, anzi il patire la rende vittoriosa, gloriosa, ricca, bella, ma è resa infelice quando manca qualche cosa al suo amore. Tu, unita con Me sulla croce sarai appagata in tutto nell’amore, le tue pene saranno amore, la tua vita amore, tutta amore, e perciò sarai felice!”