MaM
Messaggio del 21 luglio 1982:Cari figli! Vi invito a pregare e a digiunare per la pace nel mondo. Voi avete dimenticato che con la preghiera e il digiuno si possono allontanare anche le guerre e persino sospendere le leggi naturali. Il digiuno migliore é quello a pane e acqua. Tutti, eccetto gli ammalati, devono digiunare. L'elemosina e le opere di carità non possono sostituire il digiuno.

Messaggi di altre apparizioni

Beata Alexandrina Maria da Costa

“I più vicini a te devono partecipare alla tua immolazione”


... Soffro per coloro che mi sono cari; soffro nel sentire che sono io, soltanto io, la loro rovina, la causa di tutti i loro mali... ... - Gesù ti prova duramente, ma non sono lo ad esigere: è il mondo in guerra, è il mondo con il suo incendio di cri­mini; sono quelle anime che tu sai, che ti ho fatto conoscere; sono esse che esigono tanta sofferenza, dal momento che sei vittima. Ti provo anche in questo modo; non sei tu che fai soffrire quelli che ti sono cari. Sono lo che lo voglio, sono lo che lo esigo e così lo permetto. E sai perché? Coloro che lo amo di più e sono vicini a te devono partecipare alla tua immo­lazione. La missione è nobile, è la più sublime. La riparazione che il mondo esige non poteva essere data soltanto da te... - Perdonami, Gesù! Sono tanto triste e in tale agonia che mi pare di non credere. Non credo, mio Gesù; ma è solo in me che non credo. Tu sei la verità, io invece sono nulla. - Coraggio, credimi! Quanto avviene in te, te l'ho pre­detto da molto: neppure con Me avrai luce, neppure con Me avrai la certezza che sono lo; avrai solo quella certezza e quella luce necessarie per resistere alla tua immolazione. Costa assai al mio divin Cuore e a quello della mia Madre benedetta il vederti soffrire così, il farti soffrire così. Ma sono tanto poche le anime che si lasciano crocifiggere!... (dia­rio, 8-2-1952).

Ho paura di Gesù, ho paura dei suoi colloqui e avrei de­siderio di dirgli che non li voglio.

Ho paura delle visite: vorrei essere sola nel raccoglimento, nel silenzio. La presenza delle persone mi causa a volte un senso di ribellione che quasi mi porta ad impazientirmi'. Mio Dio, la mia croce, il mio martirio! Il dolore è tanto grande ed io sono senza forza per soffrire. Quante volte mi pare che il corpo e l'anima non abbiano forza per soffrire di più!... Continuo ad avere paura di tutti e a sentire che quanto fanno per me viene fatto a malincuore. Continuo a sentire che sono causa di ogni sofferenza e di ogni male per quanti mi sono cari. Ho avuto varie e tremende tribolazioni, da portare il cuo­re e l'anima alla massima agonia. Quando giungo quasi a persuadermi che Gesù e Mammina, se esistono, non guardano verso di me, fisso le Loro immagini con la maggior fiducia che mi è possibile e dico: « O Gesù e Mammina, anche fossi io a praticare queste malvagità, vizi e crimini, è nel Vostro Cuore che li compirei. Non ne esco! Non vi sarà nessuno a strapparmi da Loro. Voi lo sapete bene che preferisco l'inferno eternamente che offendervi un solo istante: sono la vostra vittima ».

I virgulti sono qui nel mio cuore: crescono sempre. De­vono essere irrigati e fecondati con dolore e sangue. La tem­pesta non cessa: pare voglia saziarsi soltanto con la loro com­pleta distruzione... Ieri, verso notte, il mio cuore si trasformò come in una colomba che veniva dal cielo. Passò sull'uliveto dell'orto; sembrava prendere con il suo becco non so che cosa, forse il succo delle foglie e portava con sé molti, molti ramoscelli che coglieva in segno di pace. Voleva darsi, darsi e ricevere. E per questo scese al suolo e pazzo di amore si avvolse in tutta la terra: rimase tutto macchiato; in cambio, il mondo scaricò su di Lui ogni sorta di sofferenza. Mi piacerebbe dire quanto sentii in quella occasione: quella che pareva colomba era purezza, amore disceso dal cielo; l'an­sia di darsi era per dare tutta la felicità, il cielo... In cambio di tutto questo avrebbe ricevuto soltanto ingra­titudine e sofferenza... (diario, 29-2-1952).

« Io sono amore, amore infinito, amore eterno »


... È grande, molto grande, infinitamente grande la dolorosa agonia della mia anima. Mi pare persino di non essere io a sentire questa dolorosa agonia dentro di me. Se la mia igno­ranza sapesse parlare, quanto potrebbe dire! Si estende al mondo, o meglio, tutto questo mi viene dal mondo. E non posso consentire che tante cose vengano a ferire il mio caro Gesù dentro al mio cuore... Venite a Me tutti, voi tutti che soffrite; entrate nel mio divin Cuore. Venite a Me tutti voi che bramate amarmi e bevete a questa fonte che non si esaurisce. Io sono amore, amore in­finito, amore eterno. Venite a Me tutti! Consolate anche il mio divin Cuore! Ditemi costantemente che Mi amate e chiedetemi costantemen­te amore. II mio divin Cuore vuole darsi, vuole entrare in tutti i cuori. Figlia mia, figlia amata, fa' che lo sia amato. Soffro tanto, ricevo incessantemente offese. Sono crudelmente maltrattato, sacrilegamente offeso. Dammi la riparazione che ti ho chiesta. Fa', con le tue sofferenze, che il mondo sia a Me conquistato. Io voglio anime, tutte le anime. Voglio i cuori fuggitivi, voglio le anime che si allontanarono da Me. - ... (diario, 14-3-1952).

La messe e la vigna di Dio


... Ho in me, nel mio cuore, una messe immensa di grano; le spighe sono bionde, ma la tempesta tenta di distruggerle, tenta di annientarle. E la stessa cosa avviene per i polloni robusti che crescono dagli innesti. Voglio sostenerli affinché non cadano a terra, perché non siano danneggiati dalla furia tempestosa. Ma non faccio nulla: sono una inutile per tutto e per tutti... (diario, 21-3-1952). ... La messe immensa che ho nel cuore, schiantata dai venti, reclina al suolo le sue bionde spighe. Avvolte nel fango, sono rimaste quasi marcite. Sento la necessità infinita di rialzarle e di purificarle da ogni impurità. Devo dar loro colore e splendore. La stessa cosa avviene alla vigna già cresciuta e ben fiorita. Mio Dio, che tremenda tempesta vorrebbe distruggerla e sra­dicarla! Il mio cuore se ne cura, la lavora e la irriga con il suo sangue, perché le sue radici si interrino sempre più.

Continuo a dare al Signore la riparazione che penso ri­chiesta da Lui. Mi costa molto: è lotta spaventosa... (diario, 28-3-1952).

... Mi pare di non avere mai amato Gesù, di non sapere cosa sia l'Amore. La mia ignoranza non mi permette di espri­mere i sentimenti della mia anima tanto profondamente dolo­rosi. Penoso martirio! Calvario spaventoso!

Spreco tutti i momenti della mia vita pensando al male, ai mille modi di peccare, calpestando i diritti e la legge santa del Signore. E sempre Lo butto fuori dal mio cuore! Ho perduto Gesù e sento di averlo perduto per sempre. Nell'ora della più tremenda riparazione, in cui mi pareva di offendere Gesù più orribilmente, io, proprio io, stavo per cadere nell'inferno. Riuscii a gridare; fui salvata non so da chi. Braccia che presero le mie e mi strapparono da quel tremendo abisso di demoni, belve e fuoco. Parte del mio corpo vi era già dentro. Quando mi pareva di peccare così sacrilegamente, vedevo che tutto il mio essere era inferno; che non potevo più avan­zare di un solo passo perché sarei rimasta sepolta in orribili tormenti e fuoco. Fu allora che scivolai e fui salvata da quelle braccia e non so da chi. Ne uscii ma rimasi sempre sull'orlo: al più piccolo movimento sarei ricaduta. Ma non preoccupata di questo, senza alcun timore, continuai la mia vita vuota e criminale. Se da una parte sentivo un dolore infinito, dall'altra mi ribellavo contro quel dolore e tentavo aumentarlo ancor più con folli sbandamenti. Gesù, fuori dal mio cuore, perseguitato da me che Gli rinnovavo la Passione e la Morte, piangeva fissandomi con sguardi tenerissimi, ma addolorati in modo inimmaginabile; poi mi gridò: - Non sei ancora soddisfatta? Non la finisci di offendermi? Pensa quanto ti ho amata, quanto ho sofferto per te e per la missione per cui ti ho scelta. - Sempre perseguitato da me, fuggì, fuggì lontano; la sua Voce divina si perse come in un bosco, tra singhiozzi e sospiri profondi. Oh, come rimase la mia anima dopo questo! Quanto ha sofferto per l'impressione di aver peccato e maltrattato così il mio Signore!... E’ venuto Gesù con la sua Vita... - Nuova vita, nuovo trionfo di Gesù nella tua anima; lo trionfo e regno nel tuo cuore come allora trionfai e regnai sul Calvario. Trionfai e regnai sulla morte; trionfo e regno nelle tue sofferenze e nella tua croce. Coraggio, coraggio, fi­glia mia... Non dubitare; tieni sempre presente che fu Gesù a sceglierti per tutto questo: il tuo cuore, vittima eucaristica, è un abisso di amore nel quale lo abito con gioia e con il quale si incen­diano i cuori e le anime. Dammi la riparazione: non ti im­porti sotto quale forma ti è chiesta... - (diario, 4-4-1952).

II mondo non è risuscitato ha sempre nuove invenzioni di peccato


... Gesù è risuscitato [Pasqua]. E in me niente è risusci­tato: sono rimasta morta alla vita, alla grazia, a tutto quanto è del Signore. In me nascono e risuscitano da un istante all'altro solo il peccato, le malvagità. Pare che io abbia sempre in me nuove invenzioni per peccare e calpestare ogni legge santa di Gesù. La mia malizia, da me si comunica anche al mondo intero. - Non sono soltanto io veleno e odio, ma faccio che lo siano tutta la terra e tutti i cuori. Potesse parlare la mia ignoranza! È orribile e spaventoso questo sentimento di malvagità. Sulla terra e nell'atmosfera tutto è invenzione per offendere il Signore. Io uso verso di Lui ogni maltrattamento; Lo cro­cifiggo, Gli causo la morte nel mio cuore. Mi pare che il grido accorato e doloroso di Gesù stia nel mio udito e che il suo dolore infinito stia nel mio cuore. Il dolore è Suo perché l'offendo molto, non è mio per averlo offeso. I miei istinti sono peggiori di quelli delle belve; il cuore è più duro della roccia; in esso regna il demonio. Non posso, non so dire più nulla, ma avrei una infinità di cose da dire. La vigna di cui ho parlato è fiorita ed è cresciuta tanto; ha formato un pergolato. Ma la tempesta continua a volere abbatterla, distruggerla insieme alla messe bionda e agli arbu­sti fioriti. Oh, se la mia anima sapesse mostrare la cura che ha nel sostenerla e non consentire che cada a terra e, toccandola, si macchi! Gli occhi interiori non possono guardare il pericolo in cui si trova tutto questo. Tutto il mio essere fu segregato; sta carcerato nelle nere torri. Il mondo alzò muri, con forti manette [catene], attorno a me; non consente che in questa abitazione vi sia luce né entri un piccolo raggio di sole. Posso gemere, posso urlare: non sono udita. Nel piano superiore che tocca il cielo vi è una sapienza infinita, vi sono sguardi che tutto penetrano: penetrano e scru­tano nel più intimo di tutti i cuori; penetrano in tutti i luoghi della terra, del mare, dell'atmosfera e dei cieli. [Questa sapienza] ha una grandezza superiore a tutte le grandezze, un amore infinitamente superiore all'amore di tutti i cuori umani. Non so dire nulla di questa grandezza: io non sono neppure un verme al suo confronto; è superiore a tutto ciò che è esistito ed esisterà. ...Ieri, giovedì,... era già notte: il mio cuore si è trasfor­mato come in una colomba e il mondo in un piccolo globo. Questo globo entrò tutto nel cuore. E la Colomba con il becco confitto nella terra putrefatta incominciò a rimuoverla e a ta­gliare alla radice ogni albero cattivo e velenoso.

Il globo del mondo è tanto amato ed abbracciato in un abbraccio eterno. Però certi alberi non si lasciarono distruggere completa­mente; le loro radici velenose crebbero e si estesero. Di qui vennero per Gesù il sudore di sangue, i flagelli, la corona di spine e la morte. Più ancora: Gesù avrebbe avuto il calvario non di un giorno soltanto ma di molti e molti secoli. Tutto ciò avvenne in me e tutto soffersi con Gesù. Questa mattina ho percorso il Calvario: portavo la croce sulle spalle; il viaggio è stato molto spinoso, triste e silenzioso. La Colombina volava dolcemente e sopra di me batteva le ali, accompagnandomi sino alla cima della montagna: da lei rice­vevo tutta la forza...

Io vedevo ciò che il mondo era, ciò che verrebbe ad essere... Sono spirata... Poco dopo è venuto Gesù: - Figlia mia,... la tua vita non è inutile... Io vivo per darmi alle anime e tu vivi per condurle a Me ... Abbi sempre sempre presente la parola « vittima », la tua consegna totale al Signore. Assomigli in tutto alla vera Vittima del Golgota. Ti faccio sapere e comprendere solo una parte delle numerose e gravi offese a Me fatte: il tuo cuore, così fragile, così sen­sibile, non resisterebbe a tanto dolore. Non sopporteresti il sentimento e la visione totale delle offese fatte al tuo Gesù che ami tanto... - ... (diario, 18-4-1952).

« II mio Cuore è amore, solo amore per gli uomini »


- Il mio divin Cuore è amore, amore, solo amore per gli uomini. Ed essi mi ricambiano con ingratitudine, malvagità e crimini. Io sono amore e vengo a chiedere amore...

Come la farfalla impazzita gira attorno alla fiamma, così il mio Cuore va attorno ai cuori e batte alla loro porta... Alcuni mi rigettano perché pervertiti: le loro coscienze in­callite Mi rifiutano completamente. Altri non Mi ascoltano ancora perché vogliono continuare nelle loro passioni disordinate. Altri Mi rifiutano perché non Mi conoscono.

Altri ancora non Mi ricevono perché non vogliono soffrire: vogliono fiori senza spine, vogliono gioie senza tristezze. Io sono Gesù e vengo a chiedere, a mendicare. Ascoltate, accogliete questo Mendicante divino! Vengo a riscaldarmi ai vostri cuori. Datemi amore, fate che lo sia amato. Figlia mia, Gesù è nel tuo cuore, all'ombra di arbusti fio­riti, come il giardiniere zelante che si cura dei fiori e se ne delizia. Qui sto bene; non mi delizio per il tuo dolore, mi delizio per il frutto della tua sofferenza. Non voglio farti soffrire, ma voglio salvare i miei figli. Dammi il tuo dolore. Consenti che lo faccia di tutto il tuo essere una pallina dolorante, ferita, in ogni momento del giorno e della notte, poiché ti sei data a Me con tutta la generosità e con tutto l'eroismo... - Va bene, mio Gesù, va bene; tutto ciò che fai è ben fatto: è per amore. - (estasi, 2-5-1952).

... [dice Gesù] - Madre mia benedetta, vieni: la nostra figlioletta è esausta! Vieni ad arricchirla perché si fortifichi. Vieni ad accarezzarla affinché affronti il suo dolore con mag­gior coraggio. - [dice Mammina] - Mia figlia, mia figlia, dammi le tue mani: voglio collocarvi le mie grazie. Sei messaggera di Gesù e di Maria; distribuisci le ricchezze del nostro amore; per mezzo tuo le anime sono arricchite. - Mammina, già mi sento un'altra: è apparso il sole splen­dente. Il peso delle tue grazie è tanto che solo con Te posso sopportarlo. - [dice Mammina] - Prendile, distribuiscile; arricchisci tutti. Dalle in primo luogo a chi ti circonda, a chi ami con tutto il cuore e con tutta l'anima. Tutto il tuo amore per que­sti cuori è frutto del nostro amore: amali perché anche Noi li amiamo.

Dalle a tutti coloro che si avvicinano a te; distribuiscile al mondo intero.

Sii sempre seminatrice di tutte le ricchezze celesti: già lo sei sulla terra e presto continuerai ad esserlo in cielo. Sei la seminatrice del Re di amore e della Madre sua benedetta. (estasi, 3-5-1952, 1° sabato).

... - Riparate questo Cuore divino... La guerra delle pas­sioni si è scatenata: il mondo crudele non cessa di offendermi con la disonestà, le passioni, l'ambizione, l'avarizia, i balli, i cinema. Non dico altro, figlia mia, non voglio rattristare il tuo cuore già tanto sofferente... - O mio addolorato Gesù, non vuoi rattristarmi; non vuoi aumentare la mia sofferenza e io sento che non posso soffrire di più... - ...

- Coraggio, figlia mia, rimani immersa in questo abisso di dolore infinito, di notte tenebrosa, di amarezza senza fine. È la sofferenza del tuo Gesù; è lo stato in cui Lo riducono gli uomini; è la ricompensa a tanto amore... - (estasi, 9-5-1952).

Rimango sgomenta per la mia inutilità


Pare che il mio cuore debba buttar sangue per dettare que­ste righe, tanto è il mio sacrificio. Tutto il mio vivere è diventato inutile`. Ciò che sente la mia anima è un orrore. Non so come non mi sia disperata, ma lo so: il Signore dà il martirio, mi immola come Gli piace, ma contemporaneamente viene a sostenermi, a vincere in me e a far sì che tutto il mio soffrire sia beatitudine. È gaudio senza consolazione, ma è gaudio perché non so né posso vivere fuori della sofferenza. Il cuore ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

Ho una fame divoratrice di anime


Passo la mia vita, spreco il mio tempo nella inutilità: di qui mi sorgono spine, tante ferite, tanta amarezza. Ho sete di darmi, di consumarmi nell'amore di Gesù, di dedicarmi tutta al Suo servizio, di non riposare un momento senza fare del bene alle anime. Ho fame, una fame divora­trice, infinita, di chiuderle tutte nel mio cuore per introdurle e chiuderle così per sempre nel Cuore divino di Gesù. Ma sento che è vano questo sentimento. La mia inutilità non mi consente di essere utile, neppure un istante, alla vita del Signore, al bene delle anime. Il mio cuore è in un mare di sangue: è tutto piaghe e ferite; non lo si può toccare. Il suo dolore arriva al Cuore di Gesù. La mia povera natura non ha forza né coraggio per altro. La volontà vuol salire, salire sempre: non vuole cessare di darsi, di abbandonarsi totalmente alla divina Provvidenza. Ma l'inutiltià impedisce tutto questo. Non valgo nulla, non sono nulla, se non miseria e corruzione.

Gesù, Mammina, siate la mia forza! Mi abbandono in Voi così come sono. Tutta la mia fiducia è in Voi. In questo ab­bandono vi è tutta la mia donazione, la mia accettazione... (diario, 11-7-1952).

Non posso, è impossibile resistere a tanta fame e a tanto dolore, a meno che non sia sempre Gesù, il vincitore di tutte le cose, a resistere in me. Ho fame di darmi, di darmi tutta, interamente. Ho fame di possedere, ma non qualsiasi cosa: voglio possedere i cuori della umanità intera. Ma oh, questa fame non è mia! Tutto questo sentimento insaziabile di darmi e di possedere non è mio: è un non so che di infinito. Questo dare si dà interamente e va a compenetrarsi in tut­to; si dà con tutta la grandezza e si dà con tutta la purezza e tutto l'amore; si dà con tutta l'essenza: è un dare divino, è l'essenza di Dio.

Questa fame di possedere è infinita; vuole possedere in sé tutto quello che Gli appartiene e vuole impossessarsene con la stessa grandezza, con la stessa vita e lo stesso amore.

Due vite in un solo essere. Parla, parla, mia ignoranza!... Bramo che le mie tenebre spaventose si trasformino esclu­sivamente in luce per tutta l'umanità, anche se io, solo io, do­vessi rimanere per tutta la vita nell'enorme abisso delle mie tenebre.

Sono certa, confido, credo ciecamente che Gesù e Mam­mina hanno da vincere in me in tutti i momenti della mia vita, giorno e notte, guidandomi per mano al porto della sal­vezza... (diario, 1-8-1952).

Sono in un universo di pace e di amore (Momenti della Passione)


... Questa mattina,... nella mia inutilità, là sul Calvario, sono stata crocifissa con Gesù. Nell'agonia, mentre il cuore e l'anima gridavano, lo spirito ricordava il grande giorno del­l'Assunzione di Mammina. Le ho chiesto che, in memoria della Sua coronazione, mi coronasse con il Suo amore, con le Sue grazie, e facesse Sue le mie preghiere per portarle al trono di Dio. Durante tutta l'agonia di Gesù io andavo lontano, molto lontano, con la mia inutilità; mentre il mio cuore crocifisso con Gesù si apriva in un vulcano di fuoco, di un ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

Mistiche piaghe


... Il giovedì mi portò un Orto doloroso al massimo. Gesù venne al mio incontro non per darmi consolazione ma per im­primere in me tutte le Sue piaghe. Tutto il mio essere divenne Cristo, la vita sofferente di Cristo. I chiodi che trapassavano le Sue mani ed i Suoi piedi tra­passarono i miei; la ferita della lancia e il dolore del Suo divin Cuore divennero miei. Né i chiodi né la lancia erano di ferro, ma di fuoco che bruciava e trapassava tutto. E così, tutta Cristo, caddi sul suolo dell'Orto ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

Credo senza credere, confido senza confidare


Mi pare di non avere fede. Talvolta vivo come se mai l'a­vessi avuta né la conoscessi; altre volte come se l'avessi avuta e la perdessi. Questa vita, nella sua brevità, mi dà tempo a tutto, pro­prio a tutto ciò che serve per il peccato. Sono un mondo di malvagità, vizi, odio; un mondo di offese al Signore, un mondo di perdizione. Ho tempo per tutto ciò che è male: ho in me tutto il ve­leno e mi pare di conoscere tutte le qualità di crimini; ho tutta la malizia circa il modo con cui sono praticati. Per ciò che è buono, mio Dio, per servirti ed amarti, non ho un mo­mento... Il giorno 13, nell'ascoltare la trasmissione da Fatima, alle invocazioni non disperai perché Gesù e Mammina vegliarono su di me. Quando udivo « Mio Dio, io credo in Te, ma au­menta la mia fede » mi pareva che dentro di me si ripetesse « non credo, non credo! non ho fede! ». Sentivo che non v'era nessuno al mondo come me; non avevo forza per chiamare Gesù e Mammina. Le lacrime spun­tarono nei miei occhi, tentarono di vincermi, scesero sulle mie guance; l'abbandono del cielo e della terra prevalsero in me. Il martirio del corpo è continuo, ma l'agonia dell'anima non è meno presente e costa assai di più. La tempesta non cessa. Le onde agitatissime del mare continuano ad accavallarsi portandomi verso gli abissi. Le tenebre della notte, unite alla inutilità, sono terribili. Tuttavia, nel più intimo del cuore e dell'anima si accentua la pace. L'inferno, la disperazione sono alla superficie; per alcuni momenti coprono soltanto la tranquillità e la pace che dimora nello scompartimento più profondo. Quando avviene questo, tremo perché mi pare di essere buttata nell'abisso del­la perdizione. Viene dall'alto, non so da dove, come una corda che mi attira a sé. Pare che le mie braccia l'afferrino e, come vi fos­sero dei gradini, di tanto in tanto ne salgo uno, nonostante sia sempre nello stesso posto. Questo sentimento è balsamo per le ferite fatte dalle tante pugnalate e spine. Mio Gesù, quanto è vasto il giardino delle Tue sofferenze... (diario, 17-10-1952).

... Il mio dubbio e la grande tentazione contro la fede sono quasi costanti: mi pare di non credere alla esistenza di Dio, ai Suoi misteri, alla Sua dottrina, alla Sua legge. Dubito di me, di tutto il mio vivere e mi pare di avere questo dubbio anche a riguardo della vita e della esistenza di Gesù. Credo senza credere, confido senza confidare, che non sarà così, che non offenderò Gesù per questi dubbi e sentimenti... (diario, 24-10-1952).