MaM
Messaggio del 14 novembre 1985:Cari figli, io, vostra Madre, vi amo e desidero spronarvi alla preghiera. Io, cari figli, sono instancabile e vi chiamo anche quando siete lontani dal mio cuore. Sono madre, e pur provando dolore per chiunque si allontana dalla strada giusta, perdono volentieri e sono contenta per ogni figlio che ritorna a me. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Beata Alexandrina Maria da Costa - Credo senza credere, confido senza confidare


Mi pare di non avere fede. Talvolta vivo come se mai l'a­vessi avuta né la conoscessi; altre volte come se l'avessi avuta e la perdessi. Questa vita, nella sua brevità, mi dà tempo a tutto, pro­prio a tutto ciò che serve per il peccato. Sono un mondo di malvagità, vizi, odio; un mondo di offese al Signore, un mondo di perdizione. Ho tempo per tutto ciò che è male: ho in me tutto il ve­leno e mi pare di conoscere tutte le qualità di crimini; ho tutta la malizia circa il modo con cui sono praticati. Per ciò che è buono, mio Dio, per servirti ed amarti, non ho un mo­mento... Il giorno 13, nell'ascoltare la trasmissione da Fatima, alle invocazioni non disperai perché Gesù e Mammina vegliarono su di me. Quando udivo « Mio Dio, io credo in Te, ma au­menta la mia fede » mi pareva che dentro di me si ripetesse « non credo, non credo! non ho fede! ». Sentivo che non v'era nessuno al mondo come me; non avevo forza per chiamare Gesù e Mammina. Le lacrime spun­tarono nei miei occhi, tentarono di vincermi, scesero sulle mie guance; l'abbandono del cielo e della terra prevalsero in me. Il martirio del corpo è continuo, ma l'agonia dell'anima non è meno presente e costa assai di più. La tempesta non cessa. Le onde agitatissime del mare continuano ad accavallarsi portandomi verso gli abissi. Le tenebre della notte, unite alla inutilità, sono terribili. Tuttavia, nel più intimo del cuore e dell'anima si accentua la pace. L'inferno, la disperazione sono alla superficie; per alcuni momenti coprono soltanto la tranquillità e la pace che dimora nello scompartimento più profondo. Quando avviene questo, tremo perché mi pare di essere buttata nell'abisso del­la perdizione. Viene dall'alto, non so da dove, come una corda che mi attira a sé. Pare che le mie braccia l'afferrino e, come vi fos­sero dei gradini, di tanto in tanto ne salgo uno, nonostante sia sempre nello stesso posto. Questo sentimento è balsamo per le ferite fatte dalle tante pugnalate e spine. Mio Gesù, quanto è vasto il giardino delle Tue sofferenze... (diario, 17-10-1952).

... Il mio dubbio e la grande tentazione contro la fede sono quasi costanti: mi pare di non credere alla esistenza di Dio, ai Suoi misteri, alla Sua dottrina, alla Sua legge. Dubito di me, di tutto il mio vivere e mi pare di avere questo dubbio anche a riguardo della vita e della esistenza di Gesù. Credo senza credere, confido senza confidare, che non sarà così, che non offenderò Gesù per questi dubbi e sentimenti... (diario, 24-10-1952).