Mi pare di non avere fede. Talvolta vivo come se mai l'avessi avuta né
la conoscessi; altre volte come se l'avessi avuta e la perdessi. Questa
vita, nella sua brevità, mi dà tempo a tutto, proprio a tutto ciò che
serve per il peccato. Sono un mondo di malvagità, vizi, odio; un mondo
di offese al Signore, un mondo di perdizione. Ho tempo per tutto ciò
che è male: ho in me tutto il veleno e mi pare di conoscere tutte le
qualità di crimini; ho tutta la malizia circa il modo con cui sono
praticati. Per ciò che è buono, mio Dio, per servirti ed amarti, non ho
un momento... Il giorno 13, nell'ascoltare la trasmissione da Fatima,
alle invocazioni non disperai perché Gesù e Mammina vegliarono su di
me. Quando udivo « Mio Dio, io credo in Te, ma aumenta la mia fede »
mi pareva che dentro di me si ripetesse « non credo, non credo! non ho
fede! ». Sentivo che non v'era nessuno al mondo come me; non avevo
forza per chiamare Gesù e Mammina. Le lacrime spuntarono nei miei
occhi, tentarono di vincermi, scesero sulle mie guance; l'abbandono del
cielo e della terra prevalsero in me. Il martirio del corpo è continuo,
ma l'agonia dell'anima non è meno presente e costa assai di più. La
tempesta non cessa. Le onde agitatissime del mare continuano ad
accavallarsi portandomi verso gli abissi. Le tenebre della notte, unite
alla inutilità, sono terribili. Tuttavia, nel più intimo del cuore e
dell'anima si accentua la pace. L'inferno, la disperazione sono alla
superficie; per alcuni momenti coprono soltanto la tranquillità e la
pace che dimora nello scompartimento più profondo. Quando avviene
questo, tremo perché mi pare di essere buttata nell'abisso della
perdizione. Viene dall'alto, non so da dove, come una corda che mi
attira a sé. Pare che le mie braccia l'afferrino e, come vi fossero
dei gradini, di tanto in tanto ne salgo uno, nonostante sia sempre
nello stesso posto. Questo sentimento è balsamo per le ferite fatte
dalle tante pugnalate e spine. Mio Gesù, quanto è vasto il giardino
delle Tue sofferenze... (diario, 17-10-1952).
... Il mio dubbio e la grande tentazione contro la fede sono quasi
costanti: mi pare di non credere alla esistenza di Dio, ai Suoi
misteri, alla Sua dottrina, alla Sua legge. Dubito di me, di tutto il
mio vivere e mi pare di avere questo dubbio anche a riguardo della vita
e della esistenza di Gesù. Credo senza credere, confido senza
confidare, che non sarà così, che non offenderò Gesù per questi dubbi e
sentimenti... (diario, 24-10-1952).