Passo la mia vita, spreco il mio tempo nella inutilità: di qui mi
sorgono spine, tante ferite, tanta amarezza. Ho sete di darmi, di
consumarmi nell'amore di Gesù, di dedicarmi tutta al Suo servizio, di
non riposare un momento senza fare del bene alle anime. Ho fame, una
fame divoratrice, infinita, di chiuderle tutte nel mio cuore per
introdurle e chiuderle così per sempre nel Cuore divino di Gesù. Ma
sento che è vano questo sentimento. La mia inutilità non mi consente di
essere utile, neppure un istante, alla vita del Signore, al bene delle
anime. Il mio cuore è in un mare di sangue: è tutto piaghe e ferite;
non lo si può toccare. Il suo dolore arriva al Cuore di Gesù. La mia
povera natura non ha forza né coraggio per altro. La volontà vuol
salire, salire sempre: non vuole cessare di darsi, di abbandonarsi
totalmente alla divina Provvidenza. Ma l'inutiltià impedisce tutto
questo. Non valgo nulla, non sono nulla, se non miseria e corruzione.
Gesù, Mammina, siate la mia forza! Mi abbandono in Voi così come sono.
Tutta la mia fiducia è in Voi. In questo abbandono vi è tutta la mia
donazione, la mia accettazione... (diario, 11-7-1952).
Non posso, è impossibile resistere a tanta fame e a tanto dolore, a
meno che non sia sempre Gesù, il vincitore di tutte le cose, a
resistere in me. Ho fame di darmi, di darmi tutta, interamente. Ho fame
di possedere, ma non qualsiasi cosa: voglio possedere i cuori della
umanità intera. Ma oh, questa fame non è mia! Tutto questo sentimento
insaziabile di darmi e di possedere non è mio: è un non so che di
infinito. Questo dare si dà interamente e va a compenetrarsi in tutto;
si dà con tutta la grandezza e si dà con tutta la purezza e tutto
l'amore; si dà con tutta l'essenza: è un dare divino, è l'essenza di
Dio.
Questa fame di possedere è infinita; vuole possedere in sé tutto quello
che Gli appartiene e vuole impossessarsene con la stessa grandezza, con
la stessa vita e lo stesso amore.
Due vite in un solo essere. Parla, parla, mia ignoranza!... Bramo che
le mie tenebre spaventose si trasformino esclusivamente in luce per
tutta l'umanità, anche se io, solo io, dovessi rimanere per tutta la
vita nell'enorme abisso delle mie tenebre.
Sono certa, confido, credo ciecamente che Gesù e Mammina hanno da
vincere in me in tutti i momenti della mia vita, giorno e notte,
guidandomi per mano al porto della salvezza... (diario, 1-8-1952).