MaM
Messaggio del 25 ottobre 1996:Cari figli! Oggi vi invito ad aprirvi a Dio Creatore perché vi cambi. Figlioli, voi mi siete cari, vi amo tutti e vi invito ad essermi più vicini; che il vostro amore per il mio Cuore Immacolato sia più fervente. Desidero rinnovarvi e condurvi col mio Cuore al Cuore di Gesù che ancora oggi soffre per voi e vi invita alla conversione ed al rinnovamento. Tramite voi desidero rinnovare il mondo. Comprendete, figlioli che oggi voi siete il sale della terra e la luce del mondo. Figlioli, vi invito e vi amo ed in un modo speciale vi supplico: convertitevi. Grazie per avere risposto alla mia chiamata!

Beata Alexandrina Maria da Costa - “I più vicini a te devono partecipare alla tua immolazione”


... Soffro per coloro che mi sono cari; soffro nel sentire che sono io, soltanto io, la loro rovina, la causa di tutti i loro mali... ... - Gesù ti prova duramente, ma non sono lo ad esigere: è il mondo in guerra, è il mondo con il suo incendio di cri­mini; sono quelle anime che tu sai, che ti ho fatto conoscere; sono esse che esigono tanta sofferenza, dal momento che sei vittima. Ti provo anche in questo modo; non sei tu che fai soffrire quelli che ti sono cari. Sono lo che lo voglio, sono lo che lo esigo e così lo permetto. E sai perché? Coloro che lo amo di più e sono vicini a te devono partecipare alla tua immo­lazione. La missione è nobile, è la più sublime. La riparazione che il mondo esige non poteva essere data soltanto da te... - Perdonami, Gesù! Sono tanto triste e in tale agonia che mi pare di non credere. Non credo, mio Gesù; ma è solo in me che non credo. Tu sei la verità, io invece sono nulla. - Coraggio, credimi! Quanto avviene in te, te l'ho pre­detto da molto: neppure con Me avrai luce, neppure con Me avrai la certezza che sono lo; avrai solo quella certezza e quella luce necessarie per resistere alla tua immolazione. Costa assai al mio divin Cuore e a quello della mia Madre benedetta il vederti soffrire così, il farti soffrire così. Ma sono tanto poche le anime che si lasciano crocifiggere!... (dia­rio, 8-2-1952).

Ho paura di Gesù, ho paura dei suoi colloqui e avrei de­siderio di dirgli che non li voglio.

Ho paura delle visite: vorrei essere sola nel raccoglimento, nel silenzio. La presenza delle persone mi causa a volte un senso di ribellione che quasi mi porta ad impazientirmi'. Mio Dio, la mia croce, il mio martirio! Il dolore è tanto grande ed io sono senza forza per soffrire. Quante volte mi pare che il corpo e l'anima non abbiano forza per soffrire di più!... Continuo ad avere paura di tutti e a sentire che quanto fanno per me viene fatto a malincuore. Continuo a sentire che sono causa di ogni sofferenza e di ogni male per quanti mi sono cari. Ho avuto varie e tremende tribolazioni, da portare il cuo­re e l'anima alla massima agonia. Quando giungo quasi a persuadermi che Gesù e Mammina, se esistono, non guardano verso di me, fisso le Loro immagini con la maggior fiducia che mi è possibile e dico: « O Gesù e Mammina, anche fossi io a praticare queste malvagità, vizi e crimini, è nel Vostro Cuore che li compirei. Non ne esco! Non vi sarà nessuno a strapparmi da Loro. Voi lo sapete bene che preferisco l'inferno eternamente che offendervi un solo istante: sono la vostra vittima ».

I virgulti sono qui nel mio cuore: crescono sempre. De­vono essere irrigati e fecondati con dolore e sangue. La tem­pesta non cessa: pare voglia saziarsi soltanto con la loro com­pleta distruzione... Ieri, verso notte, il mio cuore si trasformò come in una colomba che veniva dal cielo. Passò sull'uliveto dell'orto; sembrava prendere con il suo becco non so che cosa, forse il succo delle foglie e portava con sé molti, molti ramoscelli che coglieva in segno di pace. Voleva darsi, darsi e ricevere. E per questo scese al suolo e pazzo di amore si avvolse in tutta la terra: rimase tutto macchiato; in cambio, il mondo scaricò su di Lui ogni sorta di sofferenza. Mi piacerebbe dire quanto sentii in quella occasione: quella che pareva colomba era purezza, amore disceso dal cielo; l'an­sia di darsi era per dare tutta la felicità, il cielo... In cambio di tutto questo avrebbe ricevuto soltanto ingra­titudine e sofferenza... (diario, 29-2-1952).