... Soffro per coloro che mi sono cari; soffro nel sentire che sono io,
soltanto io, la loro rovina, la causa di tutti i loro mali... ... -
Gesù ti prova duramente, ma non sono lo ad esigere: è il mondo in
guerra, è il mondo con il suo incendio di crimini; sono quelle anime
che tu sai, che ti ho fatto conoscere; sono esse che esigono tanta
sofferenza, dal momento che sei vittima. Ti provo anche in questo modo;
non sei tu che fai soffrire quelli che ti sono cari. Sono lo che lo
voglio, sono lo che lo esigo e così lo permetto. E sai perché? Coloro
che lo amo di più e sono vicini a te devono partecipare alla tua
immolazione. La missione è nobile, è la più sublime. La riparazione
che il mondo esige non poteva essere data soltanto da te... -
Perdonami, Gesù! Sono tanto triste e in tale agonia che mi pare di non
credere. Non credo, mio Gesù; ma è solo in me che non credo. Tu sei la
verità, io invece sono nulla. - Coraggio, credimi! Quanto avviene in
te, te l'ho predetto da molto: neppure con Me avrai luce, neppure con
Me avrai la certezza che sono lo; avrai solo quella certezza e quella
luce necessarie per resistere alla tua immolazione. Costa assai al mio
divin Cuore e a quello della mia Madre benedetta il vederti soffrire
così, il farti soffrire così. Ma sono tanto poche le anime che si
lasciano crocifiggere!... (diario, 8-2-1952).
Ho paura di Gesù, ho paura dei suoi colloqui e avrei desiderio di dirgli che non li voglio.
Ho paura delle visite: vorrei essere sola nel raccoglimento, nel
silenzio. La presenza delle persone mi causa a volte un senso di
ribellione che quasi mi porta ad impazientirmi'. Mio Dio, la mia croce,
il mio martirio! Il dolore è tanto grande ed io sono senza forza per
soffrire. Quante volte mi pare che il corpo e l'anima non abbiano forza
per soffrire di più!... Continuo ad avere paura di tutti e a sentire
che quanto fanno per me viene fatto a malincuore. Continuo a sentire
che sono causa di ogni sofferenza e di ogni male per quanti mi sono
cari. Ho avuto varie e tremende tribolazioni, da portare il cuore e
l'anima alla massima agonia. Quando giungo quasi a persuadermi che Gesù
e Mammina, se esistono, non guardano verso di me, fisso le Loro
immagini con la maggior fiducia che mi è possibile e dico: « O Gesù e
Mammina, anche fossi io a praticare queste malvagità, vizi e crimini, è
nel Vostro Cuore che li compirei. Non ne esco! Non vi sarà nessuno a
strapparmi da Loro. Voi lo sapete bene che preferisco l'inferno
eternamente che offendervi un solo istante: sono la vostra vittima ».
I virgulti sono qui nel mio cuore: crescono sempre. Devono essere
irrigati e fecondati con dolore e sangue. La tempesta non cessa: pare
voglia saziarsi soltanto con la loro completa distruzione... Ieri,
verso notte, il mio cuore si trasformò come in una colomba che veniva
dal cielo. Passò sull'uliveto dell'orto; sembrava prendere con il suo
becco non so che cosa, forse il succo delle foglie e portava con sé
molti, molti ramoscelli che coglieva in segno di pace. Voleva darsi,
darsi e ricevere. E per questo scese al suolo e pazzo di amore si
avvolse in tutta la terra: rimase tutto macchiato; in cambio, il mondo
scaricò su di Lui ogni sorta di sofferenza. Mi piacerebbe dire quanto
sentii in quella occasione: quella che pareva colomba era purezza,
amore disceso dal cielo; l'ansia di darsi era per dare tutta la
felicità, il cielo... In cambio di tutto questo avrebbe ricevuto
soltanto ingratitudine e sofferenza... (diario, 29-2-1952).