... Ho in me, nel mio cuore, una messe immensa di grano; le spighe sono
bionde, ma la tempesta tenta di distruggerle, tenta di annientarle. E
la stessa cosa avviene per i polloni robusti che crescono dagli
innesti. Voglio sostenerli affinché non cadano a terra, perché non
siano danneggiati dalla furia tempestosa. Ma non faccio nulla: sono una
inutile per tutto e per tutti... (diario, 21-3-1952). ... La messe
immensa che ho nel cuore, schiantata dai venti, reclina al suolo le sue
bionde spighe. Avvolte nel fango, sono rimaste quasi marcite. Sento la
necessità infinita di rialzarle e di purificarle da ogni impurità. Devo
dar loro colore e splendore. La stessa cosa avviene alla vigna già
cresciuta e ben fiorita. Mio Dio, che tremenda tempesta vorrebbe
distruggerla e sradicarla! Il mio cuore se ne cura, la lavora e la
irriga con il suo sangue, perché le sue radici si interrino sempre più.
Continuo a dare al Signore la riparazione che penso richiesta da Lui.
Mi costa molto: è lotta spaventosa... (diario, 28-3-1952).
... Mi pare di non avere mai amato Gesù, di non sapere cosa sia
l'Amore. La mia ignoranza non mi permette di esprimere i sentimenti
della mia anima tanto profondamente dolorosi. Penoso martirio!
Calvario spaventoso!
Spreco tutti i momenti della mia vita pensando al male, ai mille modi
di peccare, calpestando i diritti e la legge santa del Signore. E
sempre Lo butto fuori dal mio cuore! Ho perduto Gesù e sento di averlo
perduto per sempre. Nell'ora della più tremenda riparazione, in cui mi
pareva di offendere Gesù più orribilmente, io, proprio io, stavo per
cadere nell'inferno. Riuscii a gridare; fui salvata non so da chi.
Braccia che presero le mie e mi strapparono da quel tremendo abisso di
demoni, belve e fuoco. Parte del mio corpo vi era già dentro. Quando mi
pareva di peccare così sacrilegamente, vedevo che tutto il mio essere
era inferno; che non potevo più avanzare di un solo passo perché sarei
rimasta sepolta in orribili tormenti e fuoco. Fu allora che scivolai e
fui salvata da quelle braccia e non so da chi. Ne uscii ma rimasi
sempre sull'orlo: al più piccolo movimento sarei ricaduta. Ma non
preoccupata di questo, senza alcun timore, continuai la mia vita vuota
e criminale. Se da una parte sentivo un dolore infinito, dall'altra mi
ribellavo contro quel dolore e tentavo aumentarlo ancor più con folli
sbandamenti. Gesù, fuori dal mio cuore, perseguitato da me che Gli
rinnovavo la Passione e la Morte, piangeva fissandomi con sguardi
tenerissimi, ma addolorati in modo inimmaginabile; poi mi gridò: - Non
sei ancora soddisfatta? Non la finisci di offendermi? Pensa quanto ti
ho amata, quanto ho sofferto per te e per la missione per cui ti ho
scelta. - Sempre perseguitato da me, fuggì, fuggì lontano; la sua Voce
divina si perse come in un bosco, tra singhiozzi e sospiri profondi.
Oh, come rimase la mia anima dopo questo! Quanto ha sofferto per
l'impressione di aver peccato e maltrattato così il mio Signore!... E’
venuto Gesù con la sua Vita... - Nuova vita, nuovo trionfo di Gesù
nella tua anima; lo trionfo e regno nel tuo cuore come allora trionfai
e regnai sul Calvario. Trionfai e regnai sulla morte; trionfo e regno
nelle tue sofferenze e nella tua croce. Coraggio, coraggio, figlia
mia... Non dubitare; tieni sempre presente che fu Gesù a sceglierti per
tutto questo: il tuo cuore, vittima eucaristica, è un abisso di amore
nel quale lo abito con gioia e con il quale si incendiano i cuori e le
anime. Dammi la riparazione: non ti importi sotto quale forma ti è
chiesta... - (diario, 4-4-1952).