MaM
Messaggio del 2 dicembre 2010:Cari figli, oggi qui con voi prego affinché troviate la forza di aprire i vostri cuori e di conoscere così l’enorme amore del Dio sofferente. Per questo Suo amore, bontà e mitezza io sono con voi. Vi invito affinché questo tempo particolare di preparazione sia tempo di preghiera, penitenza e conversione. Figli miei, avete bisogno di Dio. Non potete andare avanti senza mio Figlio. Quando comprenderete e accetterete questo, si realizzerà ciò che vi è promesso. Per mezzo dello Spirito Santo nascerà nei vostri cuori il Regno dei Cieli. Io vi conduco a questo. Vi ringrazio.

Messaggi di altre apparizioni

Beata Alexandrina Maria da Costa - Messaggi anno:1936

Ancora sulla consacrazione del mondo a Maria. Primo intervento della Santa Sede


« ... Un giorno Gesù mi disse: - Ascolta questi miei divini desideri: di', figlia mia, al tuo direttore spirituale di far sapere ovunque che questo flagello è un castigo, è l'ira di Dio. Ca­stigo per richiamare: voglio salvare tutti. Sono morto per tutti. Non voglio essere offeso e lo sono tanto, nella Spagna e in tutto il mondo! E’ grande il pericolo che si spargano ovunque questi atti di barbarie. E ora ti dirò come dovrà essere fatta la consacrazione del mondo alla Madre degli uomini e Madre mia santissima: prima, dal Santo Padre a Roma, poi, dai sacerdoti ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

Una visione

Verso la fine del 1936, una notte, mi si presentò a piccola distanza un prato molto verde e fiorito. I fiori erano gigli. Quanti erano! E tanto perfetti! Fra questi pascolava un gregge di molte pecorelle. Il pastore era Gesù, in grandezza naturale, molto bello, col bastone in mano. Mi avvicinai al prato; quando stavo per entrarvi, tutto si trasformò in una strada arida. Camminai per un pendio molto faticoso da salire; in cima al monte dovetti percorrere un sen­tiero che faceva paura: tutto rovi e spine. Alla mia sinistra udivo il belato di pecorelle. Avrei voluto avvicinarmi per vedere la causa dei loro gemiti, ma un dirupo profondo e oscuro mi impediva perfino di vederle. Sentivo che soffrivano molto. Con­tinuai a camminare lungo quel sentiero e più in alto, a destra, udii ancora dei gemiti; da questa altezza vidi il motivo di tanta sofferenza: vi era una pecorella dalla lana bianca, ma molto sporca, caduta e impigliata tra lunghe e acute spine. Capii subito che i suoi gemiti non erano di nostalgia per la madre, perché era già grandicella. Nel vederla in quello stato sentii tanta pena che mi avvicinai e, con tutto l'amore, pazientemente la liberai dalle spine. Appena libera, la visione scomparve.

Non la dimenticai più, perché mi rimase stampata nella memoria e nell'anima.