MaM
Messaggio del 20 marzo 1986:Cari figli, oggi vi invito ad essere attivi nella preghiera. Voi desiderate vivere quello che io dico, ma non riuscite perché non pregate. Cari figli, vi prego: apritevi e cominciate a pregare. La preghiera sarà per voi gioia: se cominciate, non proverete noia, perché pregherete con gioia. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Messaggi di altre apparizioni

Beata Alexandrina Maria da Costa

Cuore immacolato e addolorato di Mammina


Solo oggi, giorno 5, e già a notte tento con la mia igno­ranza di dettare il doloroso colloquio che ebbi con Gesù e Mammina il 2 dicembre [1° sabato].

... È venuta la Mamma addolorata; nel centro del Suo petto aveva il Cuore santissimo ferito da frecce intramezzate da spine che Glielo circondavano completamente. Da ogni ferita delle spine sgocciolava sangue; sul suo Volto tristissimo scorrevano copiose lacrime. Contemplavo questa sce­na dolorosa. - Figlia mia, sono triste come lo è Gesù; come il Suo, in uguale dolore, soffre il mio Cuore. Consolaci, soccorri le anime. Povero mondo, cosa soffrirà mai! - Ho avvicinato le mie labbra al Cuore Immacolato di Mam­mina per riceverne le gocce di sangue mentre con le mani le asciugavo le lacrime. - O Mammina, il mio cuore Ti dica ciò che la ignoranza non mi permette di dirti. - Ella mi accarezzò... (diario, 2-12-1950).

... Oggi, giorno 14 [anziché venerdì 8], riassumerò breve­mente perché ancora non ho le forze. ... Il mio cuore ha sofferto molto in questi giorni perché ho sentito quasi continuamente le gocce di sangue che cade­vano dal Cuore immacolato di Mammina e le lacrime che ca­devano dai suoi Occhi santissimi. Giovedì scorso il mio Orto fu dolorosissimo perché in quel giorno lacrime e sangue cadevano raddoppiati nel mio povero cuore: erano gocce di Sangue dei due Cuori amorosi uniti in un solo Cuore, erano lacrime sparse come da un solo paio di occhi: erano di Gesù ed erano di Mammina. Nella mattina del venerdì dell'Immacolata mi si aprì il cam­mino al Calvario con il ripetersi della scena del sangue e delle lacrime che io sentivo e vedevo disprezzate e calpestate. Mio Dio, che dolore infinito! Il mio corpo ardeva di febbre e stava come disfatto dal dolore. Senza essere in grado di ricevere alcuno, feci l'indicibile sacrificio di ricevere tutti, ripetendo sovente nel mio intimo: « Mammina, è per Tuo amore, per la Tua Immacolata Con­cezione; consola per me Gesù... »... (diario, 8-12-1950).

Un'estasi sovrapposta ad una visita


... Venerdì 15... quando unita alla croce ero già sulla cima del­la montagna è entrato nella mia camera un santo e degnissimo sacerdote, era la seconda volta che veniva. Sono stata interrogata lungamente in confessione: due cal­vari in uno solo, due agonie nello stesso tempo. Quanto ho sofferto, sebbene il padre abbia usato verso di me la massima carità!

Ricevendo l'assoluzione sentivo che Gesù mi circuiva l'a­nima come chi va attorno ad una casa. Il santo sacerdote, dopo molte parole di conforto, ha con­tinuato a parlarmi delle cose di Gesù. Ho cessato di udire lui; ho udito Gesù, gli andai incontro: era al mio fianco, fanciullo dai 10 ai 12 anni. - Mia figlia, abbi coraggio, sono qui. Beato l'uomo che è obbediente al comando di Dio: beato chi riceve la luce che Io gli do. Si sveglino coloro che dormono. Il sonno è lungo; il ritardo è prolungato. Felici coloro che ricevono luce, beati coloro che compiono la mia Volontà! Che premio e gloria splendente! Coraggio, figlia mia! Tra poco canterai gli inni celesti. Porta la tua croce. È tutto per mia gloria; la ripara­zione, il vantaggio è per le anime, è per il mondo sviato e perduto.

Non so perché ho sentito in me la necessità di abbando­nare Gesù. Dopo avergli ripetuto parecchie volte il mio eterno grazie, Gli ho detto: - Gesù, perdonami, debbo lasciarti. -

- Va', figlia mia, siamo come due fanciulli che obbedi­scono. - Allora ho nuovamente udita la voce del sacerdote che mi diceva: - Cosa c'è, cosa c'è? - Sono io, padre, che sto ringraziando il Signore. - Di nuovo ho cessato di udirlo per ascoltare e vedere Gesù. Non più come fanciullo, ma già come uomo, che mi mostrava il suo divin Cuore dicendomi: - Questo Cuore ti ama in­tensamente; vieni a ricevere da esso la goccia di Sangue: è il tuo alimento di vita... - ... (diario, 15-12-1950, scritto il 21-12-1950).

... Il conforto ricevuto venerdì 15 dalle affermazioni del padre Carmelitano circa lo stato della mia anima mi costò assai caro. Non so se per permissione di Gesù o per la mal­vagità del demonio; il conforto scomparve presto e sottentrò una spaventosa sofferenza. Sorsero dapprima dubbi che non era un sacerdote ma il demonio; che le sue parole di conforto le aveva dette affinché io perseverassi nella stessa vita e ne fossi condannata; dopo venne anche il dubbio che era sì un sacerdote, però male intenzionato e che con le cattive impres­sioni raccolte presso di me avrebbe suscitato disordini e cau­sato grandi sofferenze. Una voce brusca e disperata affermava tutto questo alle mie orecchie e al mio pensiero: che ore e che giorni tormentosi! Offersi tutto a Gesù e a Mammina e reagii offrendomi vittima: - Sia quel che si vuole: ciò che mi interessa è fare la volontà del mio Signore... - ... (diario, 22-12-1950).

L'umanità senza vittime sarebbe un giardino senza fiori


... Ho ricevuto da Gesù due grandi regali: uno attraverso il mio padre spirituale e l'altro attraverso il nostro santo Car­dinale. Le parole dell'uno e dell'altro avrebbero dovuto essere mo­tivo di grande gioia, ma caddero nella mia morte e anch'esse morirono senza che io potessi gustarle. Oh, se almeno fossero di gioia per i Cuori divini di Gesù e di Maria! Sarebbe per me tutto. Che Gesù accetti questi indicibili desideri e mi dia come ricompensa il coraggio e la gioia nella mia croce, il conforto in questa notte tremenda di ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

Dal Calvario la salvezza (Momenti della Passione)


... Mi pare di non conoscere Dio e di non averne mai sen­tito parlare. Dove è andato, dov'è la Sua luce? Gesù, aiutami! Aiutami Mammina in così dolorose tenebre, in così tremenda morte! Sono sull'alto delle mie torri moribonde. I venti soffiano, le onde agitatissime del mare tentano sommergermi; pare che in mezzo al mare sia stata eretta la più alta e spaventosa montagna. Tutte le specie di belve se ne sono impadronite per divorarmi. Le onde agitate paiono toccare il cielo: coprono tutto, distruggono tutto; soltanto le fiere conservano il ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

«Andate alla conquista delle anime! Trascinatele al mio divin Cuore!»


... Nella notte tra martedì e mercoledì mi sentii molto vi­vamente inchiodata sulla croce. Vidi Gesù presso di me: - Figlia mia, lasciati crocifiggere di nuovo, lascia che lo affondi i chiodi perché i peccatori tentano di farlo a me continuamente. Coraggio e amore. -

Molte volte si era ripetuta questa scena, ma senza che io vedessi chi agiva...

Ad una certa ora della notte passò vicino a me Mammina, l'Immacolata Concezione, come chi va per la sua strada; non si fermò né disse nulla, ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

... Spero fiduciosa e abbandonata nelle braccia della Prov­videnza... (diario, 6-4-1951).


«Mio buon padre [Pinho], ... oggi il padrino` è andato per una radiografia. Il medico suppone che abbia un cancro al fegato; se è così, vivrà ben poco tempo. Anche la mamma sta assai male. Deolinda sta curandosi il cuore. Regali di Gesù! E io? Mi pare che il do­lore mi disfi il corpo e l'anima. Il dolore, soltanto il dolore si è impossessato di tutto il mio essere... I miei occhi fissano il Cielo; il mio cuore grida incessan­temente nella più triste e dolorosa agonia... Ma non v'è soc­corso per me dal Cielo. E sulla terra mi pare siano morti tutti gli amici: ne ho tanti e mi pare di non averne nessuno.

Il Cardinale continua a inviarmi parole di conforto. Il sacerdote dott. Sebastiano Cruz, segretario dell'arcivesco­vo, è venuto qui varie volte. La settimana scorsa mi ha detto che ritornerà in questi 15 giorni con più tranquillità per par­lare delle mie cose; che ora tratterà del mio caso. Gli occhi mi si sono riempiti di lacrime e gli ho detto che non volevo essere di nuovo messa in pubblico perché lo sono già troppo... » (lettera a p. Pinho, 27-4-1951).

Non sopporto il pensiero delle visite. Non è soltanto l'ec­cesso di stanchezza che mi fa soffrire tanto: talvolta sento in me una tale ripugnanza, una tale avversione per le visite che mi fa aumentare immensamente il mio soffrire. Non vorrei questo sentimento perché voglio e amo la croce per amore di Gesù e delle anime; ma ciò ripugna alla mia povera natura. Cosa viene a vedere in me questa gente? Se in certi momenti questa riflessione perdura, provo tale umiliazione e mi appare così grande e insopportabile il mio nulla da darmi la impressione di sprofondare sotto milioni di mondi che mi ca­dono sopra.

... Sono nulla e non ho nulla; ma Tu, o Gesù, sei tutto. ... Oh se mi concedessero di rimanere in questo silenzio di morte! Di non dire nulla, proprio nulla! Non so, ma mi pare che proverei gioia, nonostante la grande necessità ed an­sietà che il mio cuore ha di parlare del cielo, di Gesù, del Suo amore, della Sua misericordia. Sì, il cuore brama di uscire dal mio petto e volare per il mondo, di possedere una voce che, ad ogni momento, inces­santemente, si faccia udire a tutta l'umanità chiedendo ad ogni creatura di non peccare, di venire a Gesù. Potessi convincere tutti di quanto Egli ci ama, e che soltanto Lui è buono!... (diario, 4-5-1951).

Sento nelle mie mani un peso infinito


... Venne Mammina: mi mostrò il suo Cuore Immacolato circondato da spine.

Le chiesi di darle a me, perché non volevo vederla soffrire... Mi prese in braccio, mi colmò di carezze e passò tutte le spine al mio cuore e mi disse: - Ti chiedo ciò che ti chiese Gesù: « dolore e riparazione »; consolaci sempre e chiedi alle anime pie di infervorarsi e di amarci e ai peccatori chiedi che si convertano e non ci offendano.

Come premio del tuo soffrire e per poter dare alle anime le grazie celesti e modellare i cuori come ha fatto Gesù, ti eleggo depositaria delle mie grazie. -

Le mani di Mammina erano piene di grazie che pendevano da esse come raggi di sole. Unì le sue Mani alle mie, palmo a palmo, e mi disse: - Le mie grazie sono tue. Ripartiscile a chi vuoi. Dalle a coloro che ti sono cari; voglio così perché anch'io li amo; dalle al mondo intero. Ti faccio ricca delle mie ricchezze e di quelle di Gesù... - ... (diario, 5-5-1951, 1° sabato). ... Sono in croce e non me ne distacco. Di tanto in tanto viene qualcuno a stringere i chiodi; non vedo chi sia. Ma pure con le mani inchiodate sulla croce, le sento piene [di grazie] ; sento che dispensano quelle grazie che nel lo sabato ricevetti dalle mani di Mammina. Ad onore e gloria di Gesù e di Lei e per il bene delle anime vorrei parlare di queste grazie. L'anima ed il cuore vogliono aprirsi, sentono necessità di parlarne; ma la mia triste e cieca ignoranza non mi consente; ciò che so e posso affermare è che sento nelle mani un peso infinito: ha la grandezza del Cielo; pare che mi disgiunga i nervi. Queste grazie scorrono fuori dalle mie mani più rapide ed abbondanti che le acque dei fiumi verso il mare. È il Cielo che si disfa in grazie attraverso le mie mani e vi rimangono sempre le stesse grazie, lo stesso Cielo.

Non dissi nulla e non so dire di più... (diario, 11-5-1951).

.. Sento che le grazie ricevute da Mammina si diffondono e accompagnano ovunque il grido del cuore e come questo vanno a mendicare e a offrirsi contemporaneamente. Ma sono respinte. Oh, la pena che provo! Non posso consentire tanta ingratitudine.

Il mio cuore soffre, deve soffrire e non so soffrire; non so vivere puramente e santamente... Quante volte invoco Gesù e Mammina e con gli occhi sulle Loro immagini chiedo com­passione. Solo il Cielo, Gesù e Mammina mi possono liberare dal cadere nella disperazione... (diario, 18-5-1951).

La malattia sta distruggendomi sempre più


... Non voglio né posso pensare alle ore dolorose tristi ed amare di questi giorni. Ed io sola, senza nessuno con cui sfogarmi! - Gesù, soccorrimi! Mammina, mostrami che mi sei Ma­dre! - Nei momenti di maggiore sfinimento ho ripetuto molte volte questa invocazione. Per la misericordia del Signore, penso di non averlo offeso con questo scoraggiamento perché la mia volontà è rimasta sempre fedele alla divina volontà di Gesù. Pazza dal dolore, senza un raggio di luce né il minimo conforto, quando invocavo soccorso dal Cielo chiedevo anche l'aiuto del mio padre [Pinho] e di quelle persone che nella mia vita mi sono state di sostegno e di conforto. La tempesta non si calmò. Era tutto rovina. Mi sembrava di essere un albero fecondo, carico di frutti che la furia della tempesta ha distrutto portandone via i frutti, i rami e perfino il tronco, ma tanto lontano da non vederne le tracce. Rimase soltanto il dolore... Il dolore fu tanto violento che non potevo sopportare il minimo rumore o mormorio: tutto mi si rifletteva talmente nel cuore, da non poterne più. O Gesù, o Mammina, sia tutto per Vostro amore: fate che queste sofferenze servano di riparazione ai vostri Cuori e per placare la giustizia di Dio...

Da che cosa nacquero tutte queste sofferenze? Io non lo so. Sarà colpa mia? Saranno le mie imperfezioni? Sarà perché non so soffrire e sono molto suscettibile? Perdono, mio Si­gnore, Tu sai le vere cause... - O Gesù, mio dolce amore, ho sofferto tanto e Tu sei ancora triste? Per quale motivo? Perché non ho saputo soffrire o perché a me parve molta la sofferenza e non fu nulla? - Potessi vedere ciò che è scritto in Cielo! Solo per le sofferenze di questi giorni fu molta la riparazione che hai dato al mio Eterno Padre, furono tante le anime cui hai evitato l'inferno. - Credo, Gesù, perché Tu lo dici. Ma allora perché sei triste? Ahi, l'inferno, Gesù! Che fiamme nere! Non piangere, Gesù, lascia piangere me ... - ... (diario, 25-5-1951).

« Mio buon padre [Umberto], molte volte ho pensato ed espresso il desiderio di dettare alcune parole per darle notizie: non mi fu possibile farlo. Mio Dio, cosa è mai la nostra vita! Sembra che abbiamo rotto le nostre relazioni, ma non è così. Quanto più il tempo passa, tanto più aumentano le no­stalgie ed il ricordo della santa amicizia dispensataci e del grande appoggio dato alle nostre anime. Dimenticarla? Mai! Non vogliamo essere ingrate. Abbiamo avuto malattie: il padrino, la mamma e Deolinda. È calvario, solo calvario. Ed io? Non c'è da meravigliarsi: la malattia sta distrug­gendomi sempre più; malattia e moltitudini che si uniscono qui in pellegrinaggio... Gli amici sono sempre amici, tanto nostri come suoi. Tutti la ricordano con rimpianto. Verrà nelle vacanze? Chi non vuole non promette. L'aspettiamo con le persone di cui parla. Ab­biamo tanta nostalgia! Ho sofferto molto per non averle potuto scrivere. Sono sempre la stessa inconvertibile: piena di buoni desideri e buoni propositi, ma non vado oltre. Se sapesse lo stato della mia anima! Non so neppure spie­garlo. Che tremenda ignoranza! Ho tante cose di cui la devo ringraziare. Mi diceva in una sua lettera alcune frasi che non com­prendo, perciò non so cosa risponderle. Rimasi a pensare che si sia smarrito qualche cosa. Sarà permissione di Dio o qual­che scherzo dello "zoppetto" [il diavolo] ? Pazienza! Una cosa è certa che Gesù è contento di ciò che lei fa perché è tutto per grazia Sua e per Lui. Mi domanda il motivo della mia gioia a riguardo del Car­dinale. Mi manda a dire sovente buone parole incoraggianti; promette di visitarmi. Ma piuttosto che qualcuno ce l'abbia a male, preferisco soffrire sola e non vederlo se non in cielo.

Penso che in agosto avrò nuovi interrogatori da parte del sacerdote dott. Sebastiano Cruz, segretario dell'arcivescovo. Mi è molto amico; è venuto a visitarmi molte volte. Avvenga ciò che Dio vuole; io non desidero altro... » (lettera a d. Umberto, 11-6-1951).

II mio dolore è immerso in un mare infinito di un altro dolore


... Un pomeriggio di questa settimana sentii come se la mia carne stesse abbrustolendo e il corpo bruciasse nelle fiamme. Non ero sola e una persona presente` disse: - Che puzza di cenci bruciati! - Mia sorella corse in cucina a domandare alla mamma se aveva acceso il fuoco da qualche parte; ella rispose di no. Questo odore intenso e sgradevole era in camera mia. Ad un certo punto non sentii più le fiamme consumatrici e la puzza scomparve. Mio Dio, un letto in fiamme senza che io potessi uscirne! Che sarà mai l'inferno? Che eternità di disperazione!... (diario, 15-6-1951).

... Ieri, giovedì, ancora molto presto, senza che io lo volessi, il mio cuore mi disse: arriva il venerdì, il venerdì crudele! Sei tu, o giovedì ingrato, che me lo porti`. Lo sgomento si impossessò di me; rimasi come morta sulla umanità. Ero un cadavere ghiacciato, trasformato in roccia`. Non potevo sop­portare di vedermi né sentirmi in quello stato.

Caddi agonizzante nell'Orto. Volevo, a costo del sangue e della vita, dare nuova vita al mio cadavere immenso. Si ruppero le vene, sudai sangue, il mio cuore ricevette i più dolo­rosi e crudeli maltrattamenti; lo spavento mi accompagnò con­tinuamente; ed il cuore era sempre ansioso di darsi: dare fino a morire di amore. Stamane sono andata al Calvario con gli stessi sentimenti, le stesse ansie... (diario, 22-6-1951).

... Ho vergogna di lamentarmi sempre. Ma, mio Dio, sic­come devo obbedire, sono obbligata a dire ciò che avviene nella mia anima. Che posso dire altro, se tutto il mio essere è sofferenza? Non ho nulla in me che non sia dolore. E tutto il mio dolore è immerso in un mare infinito di un altro dolore. Ed è questo dolore che ferisce Gesù; è stato questo dolore che ha toccato e ferito il suo divin Cuore. Io svengo; non sopporto tanto dolore, questo dolore che non è umano: è solo di Gesù. Non resisto e non ammetto le offese fatte a Lui, non ammetto tanta cattiveria.

Soffro per non poterlo consolare; per non avere vita e cuore per amarlo. Devo tanto al mio Signore... (diario, 20-7-1951). Mi pare di essere crocifissa per abitudine; mi pare di non fare nessun sacrificio, di non aver meriti, di non amare Gesù e di soffrire nulla per Lui. È una vita senza valore, una vita che non sa vivere. Tutto è morte: quanti dolori, quanti sospiri nascosti e soffocati! Sono sotto il mondo ed è questo stesso mondo che soffoca in me i sospiri e nasconde i miei dolori. Nessun mio grido arriva al Cielo: di là non si ascolta nessun gemito, non si vede nessuna lacrima. Che abbandono, mio Gesù! Questo peso mondiale mi ha ridotta come uno straccio im­mondo e nauseante e mi ha fatta sparire. Non sono polvere, non sono nulla; non esiste neppure l'ombra del mio passato; non so se sono vissuta, se ho qualche volta conosciuto la vita.

Mio Dio, quanto costa, come è penoso passare attraverso que­sto esilio!...

Mi resta la fiducia: credere, credere sempre! Ho una eter­nità intera per amare il mio Gesù, per amare i miei Amori. E in quella vita senza fine io proverò tutto e avrò tutto per dare a Loro: amore, amore, sempre, eternamente amore... Lungo il Calvario ho sentito Gesù come Signore onnipo­tente ridotto nella più grande miseria, coperto delle mie ini­quità. Non riesco a pensare come Gesù, tanto grande, tanto puro e santo, potesse essere tanto piccolo, tanto umiliato e ri­dotto ad un cencio immondo. Piccolo e umiliato, ma era grande nella sua grandezza e amava infinitamente, come infinitamente soffriva.

- Che dolore, mio Gesù! È grande come Te! - - È grande, infinito, perché è Mio, ed è l'umanità che ferisce il Cuore di un Dio... - ... (diario, 27-7-1951).

«Ero venuto dal cielo a trasformarmi in un verme della terra»


E’ impossibile descrivere il martirio di questa settimana. Le sofferenze furono molte e varie, ma il tormento dell'inferno fu tremendo, spaventoso. lo vi ero sopra, le fiamme mi toc­cavano e l'anima sentiva gli orrori infernali. Vedevo i demoni, udivo le loro urla e i gemiti di molte anime. La disperazione era completa: perdere Dio! Non vedere mai più Dio! Le fiam­me e le sofferenze mi trapassavano come vento furioso, come tempesta distruggitrice. Tutto il mio essere era trafitto come la vetrata è trapassata dai raggi del sole infuocato. Non vi era nulla in me che non provasse questi orrori. In me e nel mondo intero tutto era inferno. Sentivo che tutta l'umanità, con poche eccezioni, era su questo tremendo e spaventoso abisso. Mi offrivo a Mammina affinché Ella, con la sua sapienza e con il suo valore, mi offrisse a Gesù per così grande ripa­razione...

- Anime, molte anime, figlia mia, sono negli artigli di Satana. Soltanto a costo di molto dolore, molto sangue, molta immolazione possono essere liberate...

Ricevo il tuo dolore, ricevo il tuo martirio, prendo la tua mano e vado con te, nascosto, a strapparle a Satana; ma sol­tanto con la tua cooperazione. - Le vedo, Gesù, la mia anima le vede bene: sono tanti i demoni ed esse nelle loro grinfie come negli artigli di leoni. Poverette! Non risparmiare a me sofferenze, ma risparmia a loro le pene eterne. - ... (diario, 3-8-1951).

...Ieri passai un giorno doloroso, fu un giovedì difficile da trascorrere. Mi pareva di essere venuto" dal cielo a tra­sformarmi in un verme della terra. In questa trasformazione io ero un verme schifoso, putrefatto, corroso che camminava forando sempre tutta la terra immonda. Nell'Orto sentii come se fossi vissuta nascosta senza aver compreso chi io ero e da dove ero venuta. Ero venuto dal Cielo e venivo ad aprire un cammino per dar vita a tutti co­loro che erano morti, affinché lo seguissero. Al vedere che ero la vita e che non volevano accettare la mia vita, tremai, mi sgomentai, agonizzai e sudai sangue. Stamani sono andata verso il Calvario, triste, umiliata, sem­pre lo stesso verme ad aprire il cammino, senza perdere la vita del Cielo. Giunta sulla cima, terminato il viaggio, è stata issata la croce ed io vi sono stata crocifissa con Gesù. Ho continuato ancora ad essere il verme corroso, ma responsabile verso l'E­terno Padre per l'umanità colpevole. Mio Dio, che vergogna nel vedermi davanti a Lui, piena di malvagità e di crimini: tutta miseria, tutta putredine! Se non vedevo me davanti all'Eterno Padre, si vedeva Gesù dentro al mio cuore ed io soffrivo con Lui e con Lui gridavo così forte che pareva echeggiarne tutta la terra. Ma l'Eterno Padre non dava ascolto: la mia anima Lo ve­deva respingermi e io Lo sentivo. Mio Dio, che agonia! Ma non per questo il cuore cessò di vibrare d'amore. Le fiamme [di amore] si alzavano, giungevano al cielo. Gesù vo­leva darlo alle anime. Gesù è spirato, ed io con Lui... (diario, 17-8-1951).