MaM
Messaggio del 2 febbraio 2010:Cari figli, con amore materno oggi vi invito ad essere un faro per tutte le anime che vagano nella tenebra della non conoscenza dell’amore di Dio. Per poter illuminare più fortemente possibile ed attirare quante più anime possibili, non permettete che le falsità che escono dalle vostre bocche facciano tacere la vostra coscienza. Siate perfetti! Io vi guido con mano materna, con mano d’amore. Vi ringrazio.

Beata Alexandrina Maria da Costa - Rimango sgomenta per la mia inutilità


Pare che il mio cuore debba buttar sangue per dettare que­ste righe, tanto è il mio sacrificio. Tutto il mio vivere è diventato inutile`. Ciò che sente la mia anima è un orrore. Non so come non mi sia disperata, ma lo so: il Signore dà il martirio, mi immola come Gli piace, ma contemporaneamente viene a sostenermi, a vincere in me e a far sì che tutto il mio soffrire sia beatitudine. È gaudio senza consolazione, ma è gaudio perché non so né posso vivere fuori della sofferenza. Il cuore e l'anima sanguinano e allo stesso tempo tutta la mia letizia è nell'amarezza, è nel calvario. Mi sforzo di coprire quanto soffro con il sorriso; questo mio sorriso, questa mia letizia non viene dal di fuori, ma dal di dentro. L'amore e la letizia per la sofferenza sono legati alle molte sofferenze, al doloroso martirio che si svolge in me. Però tutto questo soffrire è inferiore all'amore intenso che ho per il do­lore. Non posso vivere senza dolore... (diario, 16-5-1952).

... Dico molto e in conclusione sento che non è niente: è solo la mia inutilità in tutte le cose del Signore; in tutto potrei ripararlo, consolarlo e amarlo. Sento come se questa inutilità sia da sempre. Mi pare che per me fu inutile la venuta di Gesù in terra, la Sua vita, il Suo Calvario. Non ho la minima cosa da dargli. Tutto il mio soffrire dei giovedì e dei venerdì era inutile: andavo forzata ad accompagnare Gesù nelle varie stazioni... Egli mi aiutava a portare la croce e io me ne liberavo: la aborrivo e non volevo l'aiuto di Gesù... Venerdì, immersa nella mia inutilità, mentre sentivo ri­pugnanza, se pur non ero odio, verso il Calvario, sentii una grande umiliazione nel vedermi attorniata da persone. Mi ve­niva alla mente e provavo il sentimento di essere una strega, anche se non so cosa sia`. Ma accettavo tutto e amavo per amore di Gesù e delle anime... (diario, 23-5-1952).

Ho paura e rimango talvolta sgomenta per la mia inutilità: è un tormento di morte, e di morte disperata. Invoco con le labbra, più volte con il cuore solamente, i nomi di Gesù e di Mammina; conto su di Loro; è con l'amore e la forza dei Loro Cuori che io combatto. Confido in Loro... Non sono però inutile per il peccato: sono sempre folle per i piaceri e le passioni. L'anima sente ed ha visioni, so­vente orribili, di tutte le malvagità con la conoscenza della gravità di tutte le azioni. Non voglio peccare, dico di voler l'inferno piuttosto che offendere Gesù e allo stesso tempo mi dispiace quando non soddisfo ai miei desideri, quando non pecco con quella sod­disfazione cui mi porta la passione disordinata, la malizia in­fernale. Mi pare che voglio peccare e, per varie circostanze, sono interrotta nel peccato; rimango disorientata e penso soltanto a ciò che tentai e non ho potuto attuare. Pare che voglia tutto, in realtà non voglio. Oh, no! Non voglio peccare contro il Signore... (diario, 30-5-1952). L'enorme sacrificio di dettare fa parte della mia inutilità. Tuttavia non voglio cessare di provare il mio amore a Gesù... Non voglio sentire né sapere se sono utile o inutile: ciò che voglio è obbedire e fare in tutto la volontà del mio Si­gnore, a qualunque costo... Dopo una tremenda lotta... chiesi aiuto a Gesù e a Mam­mina perché non volevo offenderli. Senza sentire gli effetti della Loro protezione, rimasi abbrutita, ebbra, fuori di me, tanta è stata la follia disordinata alla quale mi abbandonai. Non pensavo al pentimento, ad emendarmi. Fu allora che un dolore infinito mi invase il cuore: era cosa da morire se Gesù non fosse la mia forza. Dentro di me Egli mi ha parlato e fatto comprendere che quel dolore era Suo e che erano i peccati a farlo soffrire così... (diario, 6-6-1952).

... Sono inutile per tutto ciò che è del Signore, inutile per servirlo ed amarlo... Sono utile a satana e a tutte le sue opere, seguo le sue orme, percorro soltanto le strade dell'inferno. In una lotta tremenda, quando mi dibattevo, ubriaca nelle passioni, stavo proprio per cadere nell'inferno. Non so come vi sia stato qualcuno che si lanciò verso di me e non mi lasciò cadere là dentro,... mi strappò da quelle fiamme e dagli arti­gli di satana. Dopo questa scena spaventosa, sentii il dolore infinito di Gesù, le Sue lacrime e i Suoi sospiri, udii i Suoi lamenti: - Mi rigetti dal tuo cuore? Che male ti ho fatto? Perché Mi ferisci così? È stato il mio amore che ti ha condotta a tanta cattiveria e a tanta ingratitudine? Cambia strada! Il Mio Cuore vuole possederti, vuole perdonarti. - Non avrei resistito a questo dolore infinito, grande come Dio, senza la forza di Gesù e la protezione di Mammina, che invocai con tutta l'anima. Nello stesso momento il mio cuore prese le sembianze di un nido con numerosi e affamati uccellini dal becco aperto; io li alimentavo non so con che cosa, li curavo con tutto l'a­more senza risparmiarmi sacrifici.

Scomparvero questi sentimenti come nube che si dilegua ed io rimasi di nuovo nella mia dolorosa sofferenza, nella mia spaventosa inutilità. Non posseggo grandi cose: approfitto di tutte le briciole di mortificazioni e di sacrifici da offrire a Gesù, attraverso il Cuore immacolato di Mammina, per molte intenzioni e a gloria Sua e per il bene delle anime. Ma entra sempre in tutto la mia inutilità... (diario, 13-6-1952).

... Il mio Orto, tanto differente da quello che fu in altri tempi, non ebbe altro se non inutilità. Io fui morte per l'Orto e l'Orto fu morte per me: così avvenne perché io non ho vo­luto approfittare della vita che mi offriva. E Gesù, ai cui sguardi tutto era presente, soffriva un dolore infinito: mi fece provare lo stesso dolore, mostrandomi e fa­cendomi sentire contemporaneamente quanto mi amava, quanto amava le anime. In quel momento mi immersi in Lui, mi persi in Lui, scom­parvi come goccia d'acqua sperduta nell'universo. Oggi, nella santa Comunione, non dico di avere avuto con­solazione; ma mi sono nuovamente perduta in questo oceano come goccia di rugiada che con il sole scompare. L'anima è rimasta forte: con questa forza ha vinto l'inutilità del Calvario. Durante il viaggio, nel sentirmi venir meno per così spa­ventosa inutilità, il mio cuore ha gridato spontaneamente: - Soc­corrimi, Gesù! Sono perduta se non mi aiuti. - Ho potuto giungere alla cima: anche se inutile, sono ri­masta crocifissa. Il mio cuore ha continuato a gridare inces­santemente: - Io sono inutile, ma Tu, Gesù, sei utile per tutti. Padre, Padre mio, vieni in mio aiuto! - E con questo grido sono caduta nel sonno della morte. Ho sentito come se l'anima morisse nella più densa oscurità... (diario, 20-6-1952).

Invece del cielo ho nel mio cuore l'inferno. Ove dovrebbe regnare Gesù, regna il demonio. Tutto il mio essere è inferno: latrati, odii, urla, disperazione e fuoco. Io sento tutto questo e le mie orecchie odono tutto. R un terrore e, in alcuni mo­menti, pare che io mi lanci nella disperazione. Ho paura di me, ho paura del mondo. Io sono l'inferno e il mondo viene a mettersi dentro, ad affondare e a perdersi in esso. Potessi scolpire, in modo che tutti potessero vedere, i sen­timenti e l'immagine dell'inferno, vorrei farlo affinché tutti i peccatori comprendessero ciò che li attende nella eternità, se non cambiano strada. Sento una gran pena per le anime: vorrei soccorrerle ad ogni costo. Ma come, mio Gesù, se io sono l'in­ferno e faccio di tutto per rovinarle?... Passo la mia vita ad avvelenare tutta l'umanità: i miei gesti, i miei sguardi maliziosi sono sempre alla ricerca di luoghi e di persone con cui peccare e soddisfare i miei desideri... Per questo vivo, per questo solo sono utile. Per il bene, per Gesù, sono inutile...

Sia benedetta la croce che Gesù mi dà... Che sarebbe di me in questa sofferenza, in questa inutilità, se io non posse­dessi la Sua santa pace! Sono inutile, è vero, ma ho nostalgie fortissime del cielo... (diario, 27-6-1952).