... Non voglio né posso pensare alle ore dolorose tristi ed amare di
questi giorni. Ed io sola, senza nessuno con cui sfogarmi! - Gesù,
soccorrimi! Mammina, mostrami che mi sei Madre! - Nei momenti di
maggiore sfinimento ho ripetuto molte volte questa invocazione. Per la
misericordia del Signore, penso di non averlo offeso con questo
scoraggiamento perché la mia volontà è rimasta sempre fedele alla
divina volontà di Gesù. Pazza dal dolore, senza un raggio di luce né il
minimo conforto, quando invocavo soccorso dal Cielo chiedevo anche
l'aiuto del mio padre [Pinho] e di quelle persone che nella mia vita mi
sono state di sostegno e di conforto. La tempesta non si calmò. Era
tutto rovina. Mi sembrava di essere un albero fecondo, carico di frutti
che la furia della tempesta ha distrutto portandone via i frutti, i
rami e perfino il tronco, ma tanto lontano da non vederne le tracce.
Rimase soltanto il dolore... Il dolore fu tanto violento che non potevo
sopportare il minimo rumore o mormorio: tutto mi si rifletteva talmente
nel cuore, da non poterne più. O Gesù, o Mammina, sia tutto per Vostro
amore: fate che queste sofferenze servano di riparazione ai vostri
Cuori e per placare la giustizia di Dio...
Da che cosa nacquero tutte queste sofferenze? Io non lo so. Sarà colpa
mia? Saranno le mie imperfezioni? Sarà perché non so soffrire e sono
molto suscettibile? Perdono, mio Signore, Tu sai le vere cause... -
O Gesù, mio dolce amore, ho sofferto tanto e Tu sei ancora triste? Per
quale motivo? Perché non ho saputo soffrire o perché a me parve molta
la sofferenza e non fu nulla? - Potessi vedere ciò che è scritto in
Cielo! Solo per le sofferenze di questi giorni fu molta la riparazione
che hai dato al mio Eterno Padre, furono tante le anime cui hai evitato
l'inferno. - Credo, Gesù, perché Tu lo dici. Ma allora perché sei
triste? Ahi, l'inferno, Gesù! Che fiamme nere! Non piangere, Gesù,
lascia piangere me ... - ... (diario, 25-5-1951).
« Mio buon padre [Umberto], molte volte ho pensato ed espresso il
desiderio di dettare alcune parole per darle notizie: non mi fu
possibile farlo. Mio Dio, cosa è mai la nostra vita! Sembra che abbiamo
rotto le nostre relazioni, ma non è così. Quanto più il tempo passa,
tanto più aumentano le nostalgie ed il ricordo della santa amicizia
dispensataci e del grande appoggio dato alle nostre anime.
Dimenticarla? Mai! Non vogliamo essere ingrate. Abbiamo avuto malattie:
il padrino, la mamma e Deolinda. È calvario, solo calvario. Ed io? Non
c'è da meravigliarsi: la malattia sta distruggendomi sempre più;
malattia e moltitudini che si uniscono qui in pellegrinaggio... Gli
amici sono sempre amici, tanto nostri come suoi. Tutti la ricordano con
rimpianto. Verrà nelle vacanze? Chi non vuole non promette.
L'aspettiamo con le persone di cui parla. Abbiamo tanta nostalgia! Ho
sofferto molto per non averle potuto scrivere. Sono sempre la stessa
inconvertibile: piena di buoni desideri e buoni propositi, ma non vado
oltre. Se sapesse lo stato della mia anima! Non so neppure spiegarlo.
Che tremenda ignoranza! Ho tante cose di cui la devo ringraziare. Mi
diceva in una sua lettera alcune frasi che non comprendo, perciò non
so cosa risponderle. Rimasi a pensare che si sia smarrito qualche cosa.
Sarà permissione di Dio o qualche scherzo dello "zoppetto" [il
diavolo] ? Pazienza! Una cosa è certa che Gesù è contento di ciò che
lei fa perché è tutto per grazia Sua e per Lui. Mi domanda il motivo
della mia gioia a riguardo del Cardinale. Mi manda a dire sovente
buone parole incoraggianti; promette di visitarmi. Ma piuttosto che
qualcuno ce l'abbia a male, preferisco soffrire sola e non vederlo se
non in cielo.
Penso che in agosto avrò nuovi interrogatori da parte del sacerdote
dott. Sebastiano Cruz, segretario dell'arcivescovo. Mi è molto amico; è
venuto a visitarmi molte volte. Avvenga ciò che Dio vuole; io non
desidero altro... » (lettera a d. Umberto, 11-6-1951).