MaM
Messaggio del 29 dicembre 1983:La gente prega in modo sbagliato. Si reca nelle chiese e nei santuari per chiedere qualche grazia materiale. Pochissimi, invece, chiedono il dono dello Spirito Santo. La cosa più importante per voi è proprio implorare che discenda lo Spirito Santo perché se avete il dono dello Spirito Santo avete tutto.

Beata Alexandrina Maria da Costa - «Ero venuto dal cielo a trasformarmi in un verme della terra»


E’ impossibile descrivere il martirio di questa settimana. Le sofferenze furono molte e varie, ma il tormento dell'inferno fu tremendo, spaventoso. lo vi ero sopra, le fiamme mi toc­cavano e l'anima sentiva gli orrori infernali. Vedevo i demoni, udivo le loro urla e i gemiti di molte anime. La disperazione era completa: perdere Dio! Non vedere mai più Dio! Le fiam­me e le sofferenze mi trapassavano come vento furioso, come tempesta distruggitrice. Tutto il mio essere era trafitto come la vetrata è trapassata dai raggi del sole infuocato. Non vi era nulla in me che non provasse questi orrori. In me e nel mondo intero tutto era inferno. Sentivo che tutta l'umanità, con poche eccezioni, era su questo tremendo e spaventoso abisso. Mi offrivo a Mammina affinché Ella, con la sua sapienza e con il suo valore, mi offrisse a Gesù per così grande ripa­razione...

- Anime, molte anime, figlia mia, sono negli artigli di Satana. Soltanto a costo di molto dolore, molto sangue, molta immolazione possono essere liberate...

Ricevo il tuo dolore, ricevo il tuo martirio, prendo la tua mano e vado con te, nascosto, a strapparle a Satana; ma sol­tanto con la tua cooperazione. - Le vedo, Gesù, la mia anima le vede bene: sono tanti i demoni ed esse nelle loro grinfie come negli artigli di leoni. Poverette! Non risparmiare a me sofferenze, ma risparmia a loro le pene eterne. - ... (diario, 3-8-1951).

...Ieri passai un giorno doloroso, fu un giovedì difficile da trascorrere. Mi pareva di essere venuto" dal cielo a tra­sformarmi in un verme della terra. In questa trasformazione io ero un verme schifoso, putrefatto, corroso che camminava forando sempre tutta la terra immonda. Nell'Orto sentii come se fossi vissuta nascosta senza aver compreso chi io ero e da dove ero venuta. Ero venuto dal Cielo e venivo ad aprire un cammino per dar vita a tutti co­loro che erano morti, affinché lo seguissero. Al vedere che ero la vita e che non volevano accettare la mia vita, tremai, mi sgomentai, agonizzai e sudai sangue. Stamani sono andata verso il Calvario, triste, umiliata, sem­pre lo stesso verme ad aprire il cammino, senza perdere la vita del Cielo. Giunta sulla cima, terminato il viaggio, è stata issata la croce ed io vi sono stata crocifissa con Gesù. Ho continuato ancora ad essere il verme corroso, ma responsabile verso l'E­terno Padre per l'umanità colpevole. Mio Dio, che vergogna nel vedermi davanti a Lui, piena di malvagità e di crimini: tutta miseria, tutta putredine! Se non vedevo me davanti all'Eterno Padre, si vedeva Gesù dentro al mio cuore ed io soffrivo con Lui e con Lui gridavo così forte che pareva echeggiarne tutta la terra. Ma l'Eterno Padre non dava ascolto: la mia anima Lo ve­deva respingermi e io Lo sentivo. Mio Dio, che agonia! Ma non per questo il cuore cessò di vibrare d'amore. Le fiamme [di amore] si alzavano, giungevano al cielo. Gesù vo­leva darlo alle anime. Gesù è spirato, ed io con Lui... (diario, 17-8-1951).