... Un pomeriggio di questa settimana sentii come se la mia carne
stesse abbrustolendo e il corpo bruciasse nelle fiamme. Non ero sola e
una persona presente` disse: - Che puzza di cenci bruciati! - Mia
sorella corse in cucina a domandare alla mamma se aveva acceso il fuoco
da qualche parte; ella rispose di no. Questo odore intenso e sgradevole
era in camera mia. Ad un certo punto non sentii più le fiamme
consumatrici e la puzza scomparve. Mio Dio, un letto in fiamme senza
che io potessi uscirne! Che sarà mai l'inferno? Che eternità di
disperazione!... (diario, 15-6-1951).
... Ieri, giovedì, ancora molto presto, senza che io lo volessi, il mio
cuore mi disse: arriva il venerdì, il venerdì crudele! Sei tu, o
giovedì ingrato, che me lo porti`. Lo sgomento si impossessò di me;
rimasi come morta sulla umanità. Ero un cadavere ghiacciato,
trasformato in roccia`. Non potevo sopportare di vedermi né sentirmi
in quello stato.
Caddi agonizzante nell'Orto. Volevo, a costo del sangue e della vita,
dare nuova vita al mio cadavere immenso. Si ruppero le vene, sudai
sangue, il mio cuore ricevette i più dolorosi e crudeli
maltrattamenti; lo spavento mi accompagnò continuamente; ed il cuore
era sempre ansioso di darsi: dare fino a morire di amore. Stamane sono
andata al Calvario con gli stessi sentimenti, le stesse ansie...
(diario, 22-6-1951).
... Ho vergogna di lamentarmi sempre. Ma, mio Dio, siccome devo
obbedire, sono obbligata a dire ciò che avviene nella mia anima. Che
posso dire altro, se tutto il mio essere è sofferenza? Non ho nulla in
me che non sia dolore. E tutto il mio dolore è immerso in un mare
infinito di un altro dolore. Ed è questo dolore che ferisce Gesù; è
stato questo dolore che ha toccato e ferito il suo divin Cuore. Io
svengo; non sopporto tanto dolore, questo dolore che non è umano: è
solo di Gesù. Non resisto e non ammetto le offese fatte a Lui, non
ammetto tanta cattiveria.
Soffro per non poterlo consolare; per non avere vita e cuore per
amarlo. Devo tanto al mio Signore... (diario, 20-7-1951). Mi pare di
essere crocifissa per abitudine; mi pare di non fare nessun sacrificio,
di non aver meriti, di non amare Gesù e di soffrire nulla per Lui. È
una vita senza valore, una vita che non sa vivere. Tutto è morte:
quanti dolori, quanti sospiri nascosti e soffocati! Sono sotto il mondo
ed è questo stesso mondo che soffoca in me i sospiri e nasconde i miei
dolori. Nessun mio grido arriva al Cielo: di là non si ascolta nessun
gemito, non si vede nessuna lacrima. Che abbandono, mio Gesù! Questo
peso mondiale mi ha ridotta come uno straccio immondo e nauseante e mi
ha fatta sparire. Non sono polvere, non sono nulla; non esiste neppure
l'ombra del mio passato; non so se sono vissuta, se ho qualche volta
conosciuto la vita.
Mio Dio, quanto costa, come è penoso passare attraverso questo esilio!...
Mi resta la fiducia: credere, credere sempre! Ho una eternità intera
per amare il mio Gesù, per amare i miei Amori. E in quella vita senza
fine io proverò tutto e avrò tutto per dare a Loro: amore, amore,
sempre, eternamente amore... Lungo il Calvario ho sentito Gesù come
Signore onnipotente ridotto nella più grande miseria, coperto delle
mie iniquità. Non riesco a pensare come Gesù, tanto grande, tanto puro
e santo, potesse essere tanto piccolo, tanto umiliato e ridotto ad un
cencio immondo. Piccolo e umiliato, ma era grande nella sua grandezza e
amava infinitamente, come infinitamente soffriva.
- Che dolore, mio Gesù! È grande come Te! - - È grande, infinito,
perché è Mio, ed è l'umanità che ferisce il Cuore di un Dio... - ...
(diario, 27-7-1951).