MaM
Messaggio del 16 giugno 1987: Figli cari! Il mio cuore è pieno di grazia e di amore. Il mio cuore è il dono che offro a voi. Siate uniti! Pregate insieme! Amatevi l’un l’altro! Solo così realizzerete quello che Gesù vi chiede. E’ necessario che preghiate e che riconosciate Gesù in tutto ciò che succede attorno a voi. In questi giorni voi state aspettando qualcosa, come il passaggio dalla prima alla seconda classe. Cari figli, finora vi ho istruito io. D’ora in poi cercherete voi di testimoniare me con la vostra vita. Pregate affinchè Gesù vi doni la pace che illuminerà i vostri volti e l’amore che porterete agli altri. Io vi benedico.

Messaggi di altre apparizioni

Beata Alexandrina Maria da Costa

Il mondo viene ad alimentarsi al mio dolore (Momenti della Passione)


Non ho vita, non ho sangue: ho dato tutto, ho perduto tutto. Ho dato tutto e mi pare che fu inutile. Sento una scon­fitta tanto grande. Mio Dio, mi pare di non esistere. Esiste la sofferenza ed è mia. Esiste il mondo e ne ha bisogno. La mia anima sente una fame molto grande; ma questa fame è del mondo, è il mondo che viene ad alimentarsi al mio dolore: è un mondo di belve che approfitta quanto più può della mia sofferenza. Non è niente, non soffro niente in para­gone di quanto ha bisogno la povera umanità.

Gesù, che sofferenza è questa! Mi pare che sto sradicandomi il cuore dal petto, riducen­dolo in briciole per darlo al mondo, alle anime. Vorrei passar la vita a mendicare cuori che siano alimento, salvezza dei peccatori. Vorrei gridare molto forte, vorrei che la mia voce echeggiasse in tutta l'umanità: - O mondo, mon­do ingrato, sono tua! Mi do a te per Gesù e per la cara Mam­mina. È attraverso di Loro che passo a te il mio sangue, la mia vita; è per mezzo di Loro che ti amo, che sono tua; ti amo per salvarti, per consegnati a Gesù e a Mammina! - Povera me, non ho nulla da dare; non so più cosa fare. Quali cose terribili avvengono in me, causate dalle ansie insop­portabili di amare Gesù e salvare l'umanità!... (diario, 22-2-1945).

... Nella notte del 27 [febbraio] ebbi una visione di spine che mi causò enorme sofferenza. Era un bosco fittissimo di spine, tutto spine: salivano a tanta altezza intrecciandosi le une con le altre che non ne vedevo la fine; tutte, molto grosse e lun­ghe, stavano per cadere su di me... E sopra le spine cadeva continuamente la stessa pioggia rugiadosa di sangue. La mia anima sente che dalle spine sta per sbocciare una nuova fioritura di boccioli bianchi... Oggi, di mattina presto, ho sentito nella mia anima, ho udito con i miei orecchi, forti rumori, grandi colpi con cui aprivano la mia sepoltura. Era tanto profonda! È giovedi. Corre verso di me la morte. La sepoltura è pronta. Viene su di me il peso di tutte le umiliazioni. Non vi è nessun male che non dicano contro di me. La mia anima vede tutto ciò che toglierà la vita al corpo. La mia sepoltura è un pozzo, un abisso. Nulla è in me che dia gioia: tutto quanto vi è di bello e potente è per me dolore.

Dal mio letto posso ammirare la grandezza del Creatore vedendo, oltre la finestra, gli alberi coperti di fiori. Che pro­digio! Il candore dei fiori si trasforma in notte per la mia anima: tutti i loro petali divengono frecce che penetrano nel mio cuore. Che fare, mio Dio? Accettare tutto ciò che viene da Te. Vado alla morte con gli occhi fissi nella Tua croce (diario, 1-3-1945).

Non vi pensavo e la mia anima mi ricordò in che giorno ero [venerdì].


Mi sentivo nella prigione, molto triste e sola. Soffrivo per avere gli occhi bendati; soffrivo per tanta ingratitudine... Alla prima luce vennero a prendermi. Il mio volto sentiva i grossi sputi. Fuori mi attendeva una moltitudine di gente: quante sghignazzate udivo! Di strada in strada, di casa in casa, in mezzo ad un gran chiasso, oggetto di maltrattamenti, fui interrogata da signori assolutisti, pieni di superbia, convinti di poter far tutto... Di fronte a tanta grandezza, quanto ero pic­cola! Fui condannata. Presi la croce. Curva sotto il suo peso mi muovevo quasi bocconi. Quante volte fui trascinata! Quante lacrime sentii nel cuore! Trattata tanto crudelmente, ripetevo sovente dentro di me: - Ti amo! Soffro per tuo amore! - Portavo la croce e vedevo sul calvario quella di Gesù: era un faro che mi penetrava e mi illuminava tutta. Mi sen­tivo attratta da essa e camminavo per abbracciarla e possederla. Giunta colà, mi distesero sulla croce; mentre mi stiravano le braccia e le gambe per inchiodarle e sentivo che dalle piaghe uscivano fiotti di sangue, venne verso di me il demonio a rad­doppiare la mia sofferenza... Io, inchiodata sulla croce mani e piedi, non potevo lottare. Quanto soffrivo! Fissavo il mio Gesù crocifisso... Il demonio finalmente se ne andò, ma la tristezza amara, l'abbandono, le lacrime non cessarono. Ma neppure mi abban­donarono le lacrime e l'agonia di Mammina, né i suoi sguardi addolorati, pieni di compassione per me. Afflitta e in agonia, gridai al cielo fino all'ultimo respiro: - Padre, Padre mio, perché mi hai abbandonato? - Non ero io che gridavo, era il mio cuore; non ero io a voler gridare: mi obbligava a questo la violenta sofferenza dell'agonia. In quel momento venne Gesù: - Figlia mia, sole della terra, fuoco dei cuori, gioia del cielo! Sole che, con i suoi raggi luminosi, illumina l'umanità; fuoco che brucia e purifica i cuori; gioia del cielo perché viene be­nedetto il mio Nome santo per la vittima immolata, per la vita che dà vite... Vengo da te per confidarti i miei dolori. Dimmi, vuoi consolarmi?... -

- Gesù, cosa mi potrai chiedere che io non ti dia?... - ... Siccome con tanta buona volontà e gioia mi dai tutto, ti privo della mia gioia, della mia consolazione, come già ti ho privata della consolazione e della gioia di coloro che ti sono cari. Riceverai da Me soltanto quel conforto necessario per poter soffrire e vincere. Riceverai solo spine [dal mondo], spine da tutte le parti ecco il senso della visione che ti mostrai; vivrai in mezzo alle spine e in mezzo ad esse spirerai. La tua anima pura ne uscirà per volare al cielo ad ardere d'amore... Le tue spine non sono spine destinate a seccare; il tuo dolore coltiva il terreno di quel bosco che ti mostrai; il tuo sangue lo irriga. Sono spine che sbocciano, che danno rose... Tu partirai per il cielo, ma la tua grazia, le tue virtù reste­ranno sulla terra... Voglio che la tua vita sia presto, molto presto conosciuta: il mondo ne ha bisogno... - Gesù, voglio soffrire solo io, solo io voglio piangere: lasciami nella amarezza, nella tristezza infinita e resta Tu nella gioia e nella consolazione completa. - (diario, 2-3-1945).

Sono madre che piange lacrime di sangue


Da domenica mi sento madre della umanità, madre tenera. Verso questo amore viene contemporaneamente il dolore: do­lore causato dai disordini di questi fratelli che sento essere figli miei. Vorrei presentarmi ai governanti di tutte le nazioni per chiedere che si riconcilino gli uni con gli altri; ma vorrei una riconciliazione fatta di perdono durevole perché non avvengano più gli stessi disordini. La brama di fare questo è talvolta così grande che mi pare di volare presso di loro.­ Per ottenere questa pace, sottoporrei il mio corpo ai più grandi supplizi e sacrifici, anche se dovessi essere trascinata di nazione in nazione e fare ciò che vi è di più costoso. Vorrei prendere nelle mie mani il Cuore di Gesù e dire loro: - Guardate quanto è ferito! Sono i nostri peccati che lo feriscono così. - ... Da sabato ho una grande paura di Gesù. Da dome­nica si è aggiunta la paura di Mammina, con la quale non oso più confidarmi; e così pure aumenta la paura per le per­sone care. Desidero che il dott. Azevedo e d. Umberto ven­gano qui, ma allo stesso tempo mi tormenta il timore della loro presenza; timore che scompare per dar luogo ad una in­differenza, fino a pensare che non parlo con loro e fino a do­mandarmi se esistono o no... (diario, 6-3-1945).

Sento in me un fuoco ardente; mi brucia in tutti i sensi: tutto il mio corpo è una fornace. Ho sete di Gesù, ho fame, molta fame di anime. Vorrei inghiottire il mondo. Mi sento sempre più madre sua. Che pazzia la mia, per il mondo che è inganno, fango e immondezza! Sono madre, ma oh! che ma­dre pazza! Sono madre che piange la perdita dei suoi figli; sono madre che non può vederli in tanto disordine, in tante miserie e atrocità. Sono madre che piange lacrime di sangue che bagnano tutta l'umanità. Non posso resistere a tanto do­lore, non posso concedermi tregua: voglio salvare il mondo, voglio soffrire tutto, voglio dare per lui la vita. In un momento in cui le ansie erano insopportabili alzai a stento lo sguardo a Gesù e Gli dissi: - Gesù! Povero mon­do! Voglio salvarlo. Lasciami entrare nel tuo divino Cuore con quelli che mi sono cari; lasciami entrare con quelli che mi appartengono e si raccomandano alle mie preghiere; lascia­mi entrare con tutti i sacerdoti e i peccatori induriti; lasciami entrare con chi mi ha offesa, lasciami entrare con l'umanità intera. Nessuno rimanga fuori dal tuo Cuore, e così passi alla nostra Patria, al Cielo che Tu hai creato per tutti. Voglio amarti e lodarti con tutti, eternamente... - (diario, 8-3-1945).

La notte del più grande miracolo (Momenti della Passione)


... Fin dal mattino incominciai a sentire che Gesù piangeva dentro di me. Io ero la città di Gerusalemme ed ero Gesù. Io ero l'amore e l'ingratitudine. Dal mio cuore uscivano verso la città i più dolci e teneri sguardi. Erano sguardi di richiamo, sguardi di compassione. Ma dalla città cosa usciva mai! La rivolta contro di me. Nel tardo pomeriggio mi sentivo riunita agli amici. O mio Dio, cosa avvenne! Scene tanto differentti! Io ero Gesù e, sul mio cuore, sentivo reclinarsi qualcuno, ed io ero quel qualcuno. Io ero la tavola, ero il pane ed il vino; io ero il calice che conteneva il vino; io ero le tazze ove venivano servite le vi­vande. Io ero Giuda; ero tutto. Io ero la dolcezza e la man­suetudine di Gesù; io ero la disperazione ed il tradimento di Giuda. Che notte! Che santa notte! La più grande di tutte le notti. La notte del più grande miracolo, del massimo amore di Gesù!

Il suo divin Cuore era legato a coloro che gli erano tanto cari: per poter partire, doveva rimanere tra loro; per salire al cielo, doveva rimanere sulla terra; Lo obbligava a questo il suo divino Amore. Vorrei chiarire queste cose, ma non posso, non sono capace. Lo sguardo allucinato del cattivo discepolo rimase impresso nel mio cuore, come anche quel silenzio profondo di nostal­gico congedo. L'amarezza della mia anima non poteva essere maggiore... (diario, 8-3-1945).

Ogni momento che passa è una eternità; mi pare di essere sempre nello stesso luogo; il cielo non arriva. Solo i venerdì passano e ritornano subito: posso quasi dire che sono sempre presenti. La notte l'ho trascorsa nell'agonia dell'Orto. Che triste so­litudine! Il cielo pareva rivoltarsi contro la terra ingrata. Io udivo il rumore della gente, il tintinnio delle armi. Dentro di me sentii dire ad uno che mi si era avvicinato: - Amico, per che cosa sei venuto? - O dolce parola! O dol­cezza, tenerezza, amore di Gesù!

Sono passate alcune ore e tutto è ancora impresso in me. Il mio corpo è stanchissimo: per l'agonia nell'Orto e nella prigione, per i flagelli e le spine, per i maltrattamenti e il viaggio sul Calvario... Arrivata là mi trasformai nella montagna, nella croce, in Gesù. E in me vi era Mammina: i due cuori uniti, il mio ed il suo. Quanti sentimenti, quanto dolore, quanto amore! Amore che si estendeva su tutta l'umanità; amore che costringeva a tanto dolore, allo spargimento di tutto il sangue. Ah, se potessi mostrare chiaramente come chiaramente ri­vissi ciò che hanno sofferto Gesù e Mammina!

... Gesù mi disse: - Sei colma di grazia, figlia mia, perché Gesù è con te. Sei colma di luce, purezza e amore, perché su te è disceso ora dal cielo lo Spirito Santo; abitava già in te, ma ora più che mai si infuse in te; in te come già negli apostoli. D'ora innanzi avrai luce per comprendere pienamente la grandezza del mio amore, del mio potere, della mia mise­ricordia e della gravità della colpa contro il mio divin Cuore... Desidero vivamente che la tua vita sia conosciuta; ma non può esserlo senza grande dolore, immolazione e sacrificio. ... È giunta l'ora: vi sia luce, si faccia luce! Il mondo ha bisogno, il mondo ha fame della mia vita nascosta in te. Chiedi preghiera, riparazione, cambiamento di vita. Chie­dilo! Non sarà fatto se non chiesto; non può essere chiesto se non sono conosciuti i miei desideri. In fretta, in fretta! Penitenza! Riparazione per il peccato della carne. L'impurità è la finestra aperta per tutti i peccati gravi. Il mondo si converta! Povero mondo se non si converte presto... Riceverai da Me tutto per dare tutto alle anime. Sei di Gesù, vivi di Gesù! Da' alle anime ciò che è di Gesù. (dia­rio, 9-3-1945).

Una visita di riconciliazione


... Lunedì, ancor prima che io ricevessi il mio Gesù, Deo­linda mi disse che desiderava venire a visitarmi la ragazza che era vissuta con noi. Io desideravo con ansia questa ricon­ciliazione, non perché mi sentissi colpevole, ma perché ero del parere che fra persone pie non devono sussistere dissapori, motivo di cattivo esempio e di dispiacere a Gesù. Fino ad ora, al pensiero di un incontro con chi mi aveva fatto tanto soffrire, sebbene senza riflettere ed involontariamente, avevo l'impressione che ne avrei ricevuto un colpo al cuore. Desideravo tale incontro ma temevo di non resistere. Quando mia sorella me ne parlò, Gesù trasformò la mia anima: non ebbi più quell'impressione nei riguardi di quella persona; rimasi indifferente come davanti a una cosa che non mi interessa. Nella Comunione affidai la questione a Gesù, chiedendogli di risolverla secondo la sua divina Volontà. Passai la giornata in ansia, timorosa di non fare la volontà del Signore e con un aumento di sofferenze. Oggi mi è stato riferito che forse in mattinata, dopo la Comunione, avrei avuto quella visita. Mi sono rivolta allora al Cuore di Gesù: - Fa' che la riceva con la bontà e l'amore del tuo divin Cuore. Dammi la tua umiltà. Fa' che dimentichi il dolore causatomi, come desidero che Tu dimentichi la mia ingratitudine verso di Te. - Mammina, per la tua agonia presso la croce, per i tuoi dolori, fa' che mi comporti in modo da dare a Gesù tutta la consolazione e sia grande il vantaggio per le anime. - Ho ricevuta la ragazza con il sorriso e con la maggiore mansuetudine possibile, facendo molta violenza su me stessa. Il cuore ne era soffocato e talvolta stentavo a parlare e a respirare. Le ho fatto comprendere il suo cattivo comportamento e, quando mi ha chiesto perdono, le ho detto: - Io non chiedo al Signore che ti castighi, anzi chiedo che non ti castighi. Voglio dimenticare tutto, come desidero che Egli dimentichi le mie ingratitudini e quelle del mondo intero. -

Il mio cuore è stato inondato di compassione per lei e l'ho perdonata con tutta l'anima. Ho visto in lei il Signore. Non ho avuto un momento di gioia, perché mi è parso che la cosa non mi riguardasse... (diario, 13-3-1945).

Questa luce non lascia nulla di occulto


Da venerdì [9-3] sento nel mio capo una luce forte che si riflette nel cuore con la stessa intensità. Sento contempo­raneamente di essere una torre di altezza senza pari da cui quella luce illumina il mondo intero. Tale luce nuota in un mare di dolore, in un mare di notte; il mare sono io, il dolore è mio, ed anche la notte è mia. La luce non mi appartiene: appartiene al mondo, è sol­tanto per il mondo. Talvolta mi stanco, resto sfinita per le molte cose che que­sta luce mi fa vedere. Mio Dio, cosa avviene mai nel mondo! Come corre pazzo verso la perdizione! Ma egli è mio, mi sento tanto madre sua! Non posso sopportare che si perda per il suo disordine. La mia anima lo vede in tutte le strade di perdizione. Ah, mio Dio, che devo fare? Ho già dato tutto, e mi pare di avere fatto tutto per salvarlo. Ho dato e fatto tutto senza sentirmi madre ed ora [che mi sento tanto madre] è grande il mio dolore per non avere più nulla da dare a Gesù per il mondo.

Vi sarà qualcuno che comprenda questo dolore? Come lo soffro io, soltanto Gesù lo sa. O cuori, o cuori di tutto il mon­do, se comprendeste quanto vi ama Gesù!... (diario, 13-3-1945).

... Sento che la torre innalzata in me è sempre più alta. L'artista incaricato dell'opera non cessa di lavorare. A quale altezza sono salita, poiché sto salendo in questa torre, o me­glio, sono la torre stessa! La luce sale con me. La fatica per il tanto vedere mi estenua. La luce è del mondo, non è mia; è per illuminarlo e allo stesso tempo perché io lo veda: rimane qui tanto in basso! Valuto la distanza dal cielo alla terra. Ahi, come io vedo il mondo! Questa luce non lascia nulla di occulto; penetra nel più intimo e fa sì che io pure vi penetri. Quale miseria nelle anime, che fango copre i corpi sten­dendosi su tutta l'umanità! Che orrore! O mondo, come ti vedo mai! Quanto più sale la torre più la luce illumina; più il mondo è fango e più il mio cuore soffre... (diario, 15-3-1945).

II dolore della Madre (Momenti della Passione)


... Sentii che Qualcuno con amore pazzo, con amore di Ma­dre, andava di strada in strada, cieca di dolore, per vedere dove poteva incontrarmi. Il frastuono era spaventoso.

Rivestita con una veste da re, ma per scherno, mi posero in mano una canna. Quale barbarie contro di me! Erano mol­tissimi coloro che gareggiavano a inventare tormenti per mal­trattarmi con maggior crudeltà. Lungo il cammino del Calvario era tutto un urlare ed uno schiamazzare dietro a me: non erano grida di dolore ma di odio e di ingiuria. Ma ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

Il mio corpo veniva consegnato ai malfattori, il mio spirito era tutto concentrato in Dio.


Sul Calvario il sangue scorreva da tutte le ferite del mio corpo. Che ore di tanta agonia! Sentivo nella mia anima tutti i sospiri di Gesù; tutti gli sguardi che Egli levava al cielo fu­rono impressi nella mia anima. Poco prima di spirare, solo di tanto in tanto dava un sospiro; e nell'intervallo, tra un sospiro e l'altro, stava come se non avesse vita. E la mia anima sen­tiva tutto questo. Come era bello! Che lezioni mirabili ci dà Gesù: tanto maltrattato e tanto pieno di tenerezza e di amore! ... Venne Gesù: mi fece dimenticare, per poco tempo, il dolore. Il mio cuore si dilatò e si incendiò. - Vengo, figlia mia, a felicitarmi con te per il tuo com­pleanno, per la tua vita piena di meraviglie, così ricca di virtù e di amore. - - Sono per Te, o Gesù, le felicitazioni e le lodi. Che faccio io senza il mio Gesù? Cosa sono senza di Te? La gran­dezza è Tua, la miseria è mia. -

- Ti lodo per la tua fedeltà e corrispondenza alle mie grazie divine; ti lodo per la tua riparazione. Quante vittime ho scelto e si rifiutarono! Quante ne chiamai e non mi ascol­tarono! Quante ne invitai a grande elevazione verso di Me e nulla ottenni. In te mi consolai, da te tutto ricevetti... La tua vita è di meraviglie: se vedessi le anime che per te si salvarono, e specialmente in questi tre anni del tuo di­giuno! Che grande mezzo per soccorrere i peccatori! Manifesto in te il mio potere, le mie ansie e il mio amore per loro... Il tuo martirio giungerà al massimo e il tuo amore alla massima altezza, per una riparazione senza pari. Ricevi ora, figlia mia, il sangue del mio divin Cuore: è la vita di cui necessiti, è la vita che dai alle anime. - Vidi il Cuore di Gesù ardere in fiamme e traboccare d'amore... (diario, 30-3-1945, venerdì santo).

Che sarà mai perdere Gesù eternamente?


« È con molto sacrificio, perché priva di forze, che le scriva per ringraziarla della lettera inviatami con tanta carità. Il Si­gnore la ricompensi. Per me, non è consolazione ricevere lettere o notizie riguar­danti persone che tanto stimo e che fanno da sostegno e guida alla mia anima; è appena un sollievo che fa rivivere la mia vita più che morta.

Siccome voglio soltanto ciò che Gesù vuole, la mia vo­lontà sta solamente nella Sua. Lo benedico e lodo per tutto, abbandonata alla sua divina Provvidenza e ricevo tutte le spine come carezze deliziose del cielo. Le manda Gesù. Per suo amore e per le anime sorrido a tutto. Continuano le paure per gli assalti del demonio, anche se in questo mese ne sono stata più risparmiata. Ma quando viene... oh quanta malizia!

Che io lo desideri o no, a volte devo comparire alla pre­senza di Gesù; altre volte non Lo sento, sperimento la Sua perdita. Se sapesse, padre, l'orrore che tutto questo mi causa! Cosa sarà mai perdere Gesù eternamente? Provo il dolore Suo per la perdita delle anime; provo i sentimenti e l'amore che ha per loro: non vi sono parole ed intelligenze umane capaci di spiegare. L'immaginetta allegata con la frase che parla di spine è per lei; sull'altra [immaginetta], dal momento che non posso mandarne una per ciascun novizio e confratello di codesta santa Casa, ho scritto un pensiero che interessa tutti: è mio desiderio che tutti lo pratichino. Deolinda e tutta la famiglia ringraziano per i saluti e li ricambiano con gli auguri di una santa Pasqua. Da parte mia, auguro a lei e alla comunità le tenerezze, le benedizioni e l'a­more di Gesù resuscitato. E lei quando verrà? Le ho preparato un grande calvario, nevvero? Mi perdoni e, per carità, non mi dimentichi nella preghiera. lo ricordo molto tutti a Gesù e a Mammina... » (lettera a d. Umberto, 31-3-1945).

La mia morte sia vita per il mondo


Non vissi, non risuscitai con Gesù. I miei occhi non vi­dero; i miei orecchi non udirono; il mio cuore non amò, il mio corpo non sentì se non dolore. Lo sguardo dei miei occhi non era mio, né l'ascolto dei miei orecchi, né il sentire del mio corpo, né l'amore del mio cuore, né il sorriso che copriva tutto questo, neppure il sorriso era mio. A chi apparteneva? Gesù lo sa, io non so dire nulla. Le gioie sono per chi Gesù vuole, eccetto che per me. Ma sono contenta: io non vivo, viva Lui con la sua vita divina nelle anime; non risuscitai, risuscitino loro per Gesù. Non ho amore, non ho nulla da offrire al mio Signore; Gli giungano graditi l'amore di tutti i cuori e l'offerta totale di tutte le sue creature. Non ho lingua per lodarlo; Gli giunga gradita la lode della terra e del cielo. Tutta la terra e il cielo Lo lodano; soltanto io, poveretta, sono stata esclusa; resto da parte. Non posso unirmi ai beati del cielo, ai giusti della terra. Tutta la cattiveria e la miseria del mondo sono mie: che ver­gogna! Che orrore!

Ho perduto Gesù! Che perdita eterna! Mai più Lo posso vedere. Non v'è rimedio per tale perdita. Non posso pensarvi. La mia anima non resiste a questo dolore: perdere Gesù, per­,derlo per sempre! ... Venne Gesù: - Figlia mia,... ti accompagno nel dolore, nell'amore, nelle lotte contro il demonio. Sono con te in questo mare immenso di martirio nel quale sei immersa. Sorridi con le tue labbra, nascondendo il dolore e l'amarezza nei quali stai sepolta... - O mio Gesù, confido che mi accompagni, che tutto vinci in me; ma perché, nel medesimo tempo, sento tanto dolore a parlare con Te? - Perché sia completa la mia consolazione, siano com­pleti il tuo martirio e la tua riparazione... - Se è così, consólati, o Gesù, gioisci nel mio dolore! Non voglio la mia, ma la Tua gioia; non voglio il mio trionfo, ma quello delle anime. Accetta il mio martirio e fa' che la mia morte sia vita per il mondo e la mia cecità luce per i cuori. Voglio che il po­vero mondo viva solo per Te, veda, ami e benedica solo Te... - (diario, 3-4-1945).