Mi sentivo nella prigione, molto triste e sola. Soffrivo per avere gli
occhi bendati; soffrivo per tanta ingratitudine... Alla prima luce
vennero a prendermi. Il mio volto sentiva i grossi sputi. Fuori mi
attendeva una moltitudine di gente: quante sghignazzate udivo! Di
strada in strada, di casa in casa, in mezzo ad un gran chiasso, oggetto
di maltrattamenti, fui interrogata da signori assolutisti, pieni di
superbia, convinti di poter far tutto... Di fronte a tanta grandezza,
quanto ero piccola! Fui condannata. Presi la croce. Curva sotto il suo
peso mi muovevo quasi bocconi. Quante volte fui trascinata! Quante
lacrime sentii nel cuore! Trattata tanto crudelmente, ripetevo sovente
dentro di me: - Ti amo! Soffro per tuo amore! - Portavo la croce e
vedevo sul calvario quella di Gesù: era un faro che mi penetrava e mi
illuminava tutta. Mi sentivo attratta da essa e camminavo per
abbracciarla e possederla. Giunta colà, mi distesero sulla croce;
mentre mi stiravano le braccia e le gambe per inchiodarle e sentivo che
dalle piaghe uscivano fiotti di sangue, venne verso di me il demonio a
raddoppiare la mia sofferenza... Io, inchiodata sulla croce mani e
piedi, non potevo lottare. Quanto soffrivo! Fissavo il mio Gesù
crocifisso... Il demonio finalmente se ne andò, ma la tristezza amara,
l'abbandono, le lacrime non cessarono. Ma neppure mi abbandonarono le
lacrime e l'agonia di Mammina, né i suoi sguardi addolorati, pieni di
compassione per me. Afflitta e in agonia, gridai al cielo fino
all'ultimo respiro: - Padre, Padre mio, perché mi hai abbandonato? -
Non ero io che gridavo, era il mio cuore; non ero io a voler gridare:
mi obbligava a questo la violenta sofferenza dell'agonia. In quel
momento venne Gesù: - Figlia mia, sole della terra, fuoco dei cuori,
gioia del cielo! Sole che, con i suoi raggi luminosi, illumina
l'umanità; fuoco che brucia e purifica i cuori; gioia del cielo perché
viene benedetto il mio Nome santo per la vittima immolata, per la vita
che dà vite... Vengo da te per confidarti i miei dolori. Dimmi, vuoi
consolarmi?... -
- Gesù, cosa mi potrai chiedere che io non ti dia?... - ... Siccome con
tanta buona volontà e gioia mi dai tutto, ti privo della mia gioia,
della mia consolazione, come già ti ho privata della consolazione e
della gioia di coloro che ti sono cari. Riceverai da Me soltanto quel
conforto necessario per poter soffrire e vincere. Riceverai solo spine
[dal mondo], spine da tutte le parti ecco il senso della visione che ti
mostrai; vivrai in mezzo alle spine e in mezzo ad esse spirerai. La tua
anima pura ne uscirà per volare al cielo ad ardere d'amore... Le tue
spine non sono spine destinate a seccare; il tuo dolore coltiva il
terreno di quel bosco che ti mostrai; il tuo sangue lo irriga. Sono
spine che sbocciano, che danno rose... Tu partirai per il cielo, ma la
tua grazia, le tue virtù resteranno sulla terra... Voglio che la tua
vita sia presto, molto presto conosciuta: il mondo ne ha bisogno... -
Gesù, voglio soffrire solo io, solo io voglio piangere: lasciami nella
amarezza, nella tristezza infinita e resta Tu nella gioia e nella
consolazione completa. - (diario, 2-3-1945).