MaM
Messaggio del 18 marzo 2003: Cari figli, particolarmente in questo tempo santo di penitenza e di preghiera, vi invito ad una scelta. Dio vi ha dato libertà di scegliere la vita o la morte. Ascoltate con il cuore i miei messaggi per riconoscere cosa dovete fare e come troverete la via che conduce alla vita. Figli miei senza Dio non potete nulla, questo non dimenticatelo nemmeno per un istante. Chi siete voi e cosa fate sulla terra dal momento che andrete a finire sotto terra. Non adirate Dio, ma seguitemi verso la vita. Grazie perchè siete quì.

Beata Alexandrina Maria da Costa - Non vi pensavo e la mia anima mi ricordò in che giorno ero [venerdì].


Mi sentivo nella prigione, molto triste e sola. Soffrivo per avere gli occhi bendati; soffrivo per tanta ingratitudine... Alla prima luce vennero a prendermi. Il mio volto sentiva i grossi sputi. Fuori mi attendeva una moltitudine di gente: quante sghignazzate udivo! Di strada in strada, di casa in casa, in mezzo ad un gran chiasso, oggetto di maltrattamenti, fui interrogata da signori assolutisti, pieni di superbia, convinti di poter far tutto... Di fronte a tanta grandezza, quanto ero pic­cola! Fui condannata. Presi la croce. Curva sotto il suo peso mi muovevo quasi bocconi. Quante volte fui trascinata! Quante lacrime sentii nel cuore! Trattata tanto crudelmente, ripetevo sovente dentro di me: - Ti amo! Soffro per tuo amore! - Portavo la croce e vedevo sul calvario quella di Gesù: era un faro che mi penetrava e mi illuminava tutta. Mi sen­tivo attratta da essa e camminavo per abbracciarla e possederla. Giunta colà, mi distesero sulla croce; mentre mi stiravano le braccia e le gambe per inchiodarle e sentivo che dalle piaghe uscivano fiotti di sangue, venne verso di me il demonio a rad­doppiare la mia sofferenza... Io, inchiodata sulla croce mani e piedi, non potevo lottare. Quanto soffrivo! Fissavo il mio Gesù crocifisso... Il demonio finalmente se ne andò, ma la tristezza amara, l'abbandono, le lacrime non cessarono. Ma neppure mi abban­donarono le lacrime e l'agonia di Mammina, né i suoi sguardi addolorati, pieni di compassione per me. Afflitta e in agonia, gridai al cielo fino all'ultimo respiro: - Padre, Padre mio, perché mi hai abbandonato? - Non ero io che gridavo, era il mio cuore; non ero io a voler gridare: mi obbligava a questo la violenta sofferenza dell'agonia. In quel momento venne Gesù: - Figlia mia, sole della terra, fuoco dei cuori, gioia del cielo! Sole che, con i suoi raggi luminosi, illumina l'umanità; fuoco che brucia e purifica i cuori; gioia del cielo perché viene be­nedetto il mio Nome santo per la vittima immolata, per la vita che dà vite... Vengo da te per confidarti i miei dolori. Dimmi, vuoi consolarmi?... -

- Gesù, cosa mi potrai chiedere che io non ti dia?... - ... Siccome con tanta buona volontà e gioia mi dai tutto, ti privo della mia gioia, della mia consolazione, come già ti ho privata della consolazione e della gioia di coloro che ti sono cari. Riceverai da Me soltanto quel conforto necessario per poter soffrire e vincere. Riceverai solo spine [dal mondo], spine da tutte le parti ecco il senso della visione che ti mostrai; vivrai in mezzo alle spine e in mezzo ad esse spirerai. La tua anima pura ne uscirà per volare al cielo ad ardere d'amore... Le tue spine non sono spine destinate a seccare; il tuo dolore coltiva il terreno di quel bosco che ti mostrai; il tuo sangue lo irriga. Sono spine che sbocciano, che danno rose... Tu partirai per il cielo, ma la tua grazia, le tue virtù reste­ranno sulla terra... Voglio che la tua vita sia presto, molto presto conosciuta: il mondo ne ha bisogno... - Gesù, voglio soffrire solo io, solo io voglio piangere: lasciami nella amarezza, nella tristezza infinita e resta Tu nella gioia e nella consolazione completa. - (diario, 2-3-1945).