Non ho vita, non ho sangue: ho dato tutto, ho perduto tutto. Ho dato
tutto e mi pare che fu inutile. Sento una sconfitta tanto grande. Mio
Dio, mi pare di non esistere. Esiste la sofferenza ed è mia. Esiste il
mondo e ne ha bisogno. La mia anima sente una fame molto grande; ma
questa fame è del mondo, è il mondo che viene ad alimentarsi al mio
dolore: è un mondo di belve che approfitta quanto più può della mia
sofferenza. Non è niente, non soffro niente in paragone di quanto ha
bisogno la povera umanità.
Gesù, che sofferenza è questa! Mi pare che sto sradicandomi il cuore
dal petto, riducendolo in briciole per darlo al mondo, alle anime.
Vorrei passar la vita a mendicare cuori che siano alimento, salvezza
dei peccatori. Vorrei gridare molto forte, vorrei che la mia voce
echeggiasse in tutta l'umanità: - O mondo, mondo ingrato, sono tua! Mi
do a te per Gesù e per la cara Mammina. È attraverso di Loro che passo
a te il mio sangue, la mia vita; è per mezzo di Loro che ti amo, che
sono tua; ti amo per salvarti, per consegnati a Gesù e a Mammina! -
Povera me, non ho nulla da dare; non so più cosa fare. Quali cose
terribili avvengono in me, causate dalle ansie insopportabili di amare
Gesù e salvare l'umanità!... (diario, 22-2-1945).
... Nella notte del 27 [febbraio] ebbi una visione di spine che mi
causò enorme sofferenza. Era un bosco fittissimo di spine, tutto spine:
salivano a tanta altezza intrecciandosi le une con le altre che non ne
vedevo la fine; tutte, molto grosse e lunghe, stavano per cadere su di
me... E sopra le spine cadeva continuamente la stessa pioggia rugiadosa
di sangue. La mia anima sente che dalle spine sta per sbocciare una
nuova fioritura di boccioli bianchi... Oggi, di mattina presto, ho
sentito nella mia anima, ho udito con i miei orecchi, forti rumori,
grandi colpi con cui aprivano la mia sepoltura. Era tanto profonda! È
giovedi. Corre verso di me la morte. La sepoltura è pronta. Viene su di
me il peso di tutte le umiliazioni. Non vi è nessun male che non dicano
contro di me. La mia anima vede tutto ciò che toglierà la vita al
corpo. La mia sepoltura è un pozzo, un abisso. Nulla è in me che dia
gioia: tutto quanto vi è di bello e potente è per me dolore.
Dal mio letto posso ammirare la grandezza del Creatore vedendo, oltre
la finestra, gli alberi coperti di fiori. Che prodigio! Il candore dei
fiori si trasforma in notte per la mia anima: tutti i loro petali
divengono frecce che penetrano nel mio cuore. Che fare, mio Dio?
Accettare tutto ciò che viene da Te. Vado alla morte con gli occhi
fissi nella Tua croce (diario, 1-3-1945).