... Fin dal mattino incominciai a sentire che Gesù piangeva dentro di
me. Io ero la città di Gerusalemme ed ero Gesù. Io ero l'amore e
l'ingratitudine. Dal mio cuore uscivano verso la città i più dolci e
teneri sguardi. Erano sguardi di richiamo, sguardi di compassione. Ma
dalla città cosa usciva mai! La rivolta contro di me. Nel tardo
pomeriggio mi sentivo riunita agli amici. O mio Dio, cosa avvenne!
Scene tanto differentti! Io ero Gesù e, sul mio cuore, sentivo
reclinarsi qualcuno, ed io ero quel qualcuno. Io ero la tavola, ero il
pane ed il vino; io ero il calice che conteneva il vino; io ero le
tazze ove venivano servite le vivande. Io ero Giuda; ero tutto. Io ero
la dolcezza e la mansuetudine di Gesù; io ero la disperazione ed il
tradimento di Giuda. Che notte! Che santa notte! La più grande di tutte
le notti. La notte del più grande miracolo, del massimo amore di Gesù!
Il suo divin Cuore era legato a coloro che gli erano tanto cari: per
poter partire, doveva rimanere tra loro; per salire al cielo, doveva
rimanere sulla terra; Lo obbligava a questo il suo divino Amore. Vorrei
chiarire queste cose, ma non posso, non sono capace. Lo sguardo
allucinato del cattivo discepolo rimase impresso nel mio cuore, come
anche quel silenzio profondo di nostalgico congedo. L'amarezza della
mia anima non poteva essere maggiore... (diario, 8-3-1945).
Ogni momento che passa è una eternità; mi pare di essere sempre nello
stesso luogo; il cielo non arriva. Solo i venerdì passano e ritornano
subito: posso quasi dire che sono sempre presenti. La notte l'ho
trascorsa nell'agonia dell'Orto. Che triste solitudine! Il cielo
pareva rivoltarsi contro la terra ingrata. Io udivo il rumore della
gente, il tintinnio delle armi. Dentro di me sentii dire ad uno che mi
si era avvicinato: - Amico, per che cosa sei venuto? - O dolce parola!
O dolcezza, tenerezza, amore di Gesù!
Sono passate alcune ore e tutto è ancora impresso in me. Il mio corpo è
stanchissimo: per l'agonia nell'Orto e nella prigione, per i flagelli e
le spine, per i maltrattamenti e il viaggio sul Calvario... Arrivata là
mi trasformai nella montagna, nella croce, in Gesù. E in me vi era
Mammina: i due cuori uniti, il mio ed il suo. Quanti sentimenti, quanto
dolore, quanto amore! Amore che si estendeva su tutta l'umanità; amore
che costringeva a tanto dolore, allo spargimento di tutto il sangue.
Ah, se potessi mostrare chiaramente come chiaramente rivissi ciò che
hanno sofferto Gesù e Mammina!
... Gesù mi disse: - Sei colma di grazia, figlia mia, perché Gesù è con
te. Sei colma di luce, purezza e amore, perché su te è disceso ora dal
cielo lo Spirito Santo; abitava già in te, ma ora più che mai si infuse
in te; in te come già negli apostoli. D'ora innanzi avrai luce per
comprendere pienamente la grandezza del mio amore, del mio potere,
della mia misericordia e della gravità della colpa contro il mio divin
Cuore... Desidero vivamente che la tua vita sia conosciuta; ma non può
esserlo senza grande dolore, immolazione e sacrificio. ... È giunta
l'ora: vi sia luce, si faccia luce! Il mondo ha bisogno, il mondo ha
fame della mia vita nascosta in te. Chiedi preghiera, riparazione,
cambiamento di vita. Chiedilo! Non sarà fatto se non chiesto; non può
essere chiesto se non sono conosciuti i miei desideri. In fretta, in
fretta! Penitenza! Riparazione per il peccato della carne. L'impurità è
la finestra aperta per tutti i peccati gravi. Il mondo si converta!
Povero mondo se non si converte presto... Riceverai da Me tutto per
dare tutto alle anime. Sei di Gesù, vivi di Gesù! Da' alle anime ciò
che è di Gesù. (diario, 9-3-1945).