« Mio buon padre [Umberto], fin da piccola mi è sempre piaciuto essere fedele alle promesse, perfino nelle minime cose. Anche oggi lo faccio, ma non più con la prontezza di altri tempi perché le mie forze non me lo consentono, e ciò mi è sovente causa di grande sofferenza. Siccome però sto al mondo non per fare la mia volontà ma quella del mio Gesù, eccomi a compiere ciò che promisi un anno fa. Mi perdoni la colpa del tutto involontaria. È certamente l'ultima lettera che le scrivo di mio
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... Ieri, in mattinata, soffrivo tanto senza saperne il perché. Sentivo come se il cuore e l'anima dessero sangue per lavare il mondo. Alcune ore dopo ricevetti il secondo colpo spirituale: mi congedai da colui che Gesù ha messo al secondo posto nel mio cammino, quale guida e sostegno della mia anima. Ero senza Comunione; egli [d. Umberto] andò a prendere il mio Gesù perché avessi più forza per il colpo che avrei ricevuto. Pochi minuti dopo lo vidi partire. Nel vedermi piangere tanto mi disse: - Sia fatta la volontà di Dio! - Risposi: - È vero! Ma la volontà di Dio non ci ruba il cuore. - Ed egli rispose: - Ma dà forza. - Lo so che la dà. Se in queste ore mancasse la forza di Gesù, ci sarebbe da disperare. - Coraggio, Alexandrina! Pensi a Gesù che ha nel cuore! - E' vero! Egli non resta malcontento di me per le mie lacrime. Le paghi Lui ciò che ha fatto per me; io non so e non posso. - Sono state le mie ultime parole. Parlavano però le mie lacrime che ho offerto come atti d'amore per i tabernacoli. Sfogandomi poi con Gesù Gli dicevo che si compisse la sua volontà. Ma, o mio Dio, con che dolore dell'anima glielo dicevo! Mi sentivo tanto sola, in un abbandono totale. Senza volerlo, ricordavo il primo colpo ricevuto, la cui ferita non si è ancora cicatrizzata. Sentivo cantare lontano; notavo tanta allegria, mentre io avevo il cuore sanguinante; l'anima soltanto sorrideva alla croce; molto calma e serena, tra le lacrime, benedicevo il Signore. Non so come né donde, venne dall'alto verso il mio cuore un raggio dorato di luce che attraversandomi si divise in molti raggi splendenti: fu per il mio cuore alimento e vita. ... Oggi ho osato dire a Gesù: - Tu mi dici di amarmi tanto e io non so amarti né soffrire per Te con perfezione. Ti hanno rattristato le mie lacrime di ieri? - No, figlia mia; le lacrime rassegnate sono lacrime di amore. Non piansi anch'Io sulla tomba di Lazzaro, su Gerusalemme e tante altre volte? Poteva esservi imperfezione in Me? Abbi coraggio. La tua vita è tanto alta, misteriosa e sublime. Confida! Tutto entra nei miei piani divini: sono questi i sentieri degli eletti del Signore. Sia che gli uomini facciano o meno la mia volontà, lo scrivo diritto su linee che non lo sono. Nella tua vita permetto tutto per maggiore splendore e grande gloria mia... - ... (diario, 24-9-1948).
Parla, o Gesù, con le mie labbra! Sii la forza del mio cuore! Non ho più forze per proseguire: mi sento sfinita. Salgo la montagna del calvario ma impotente di arrivare lassù. La vista di quella cima mi fa cadere a terra. Mi sento sola come non mai. Quanto è doloroso, triste e amaro il mio abbandono! Ho dato a Gesù tante lacrime: lacrime rassegnate, offerte a Gesù come atti di amore. Spero con ciò di non averlo rattristato perché non ne posso più. Ciononostante bramo la sofferenza e sento che quanto più Gesù mi ferisce tanto più, umilmente prostrata ai suoi piedi, farò presso di Lui come fa il cagnolino che battuto dal suo padrone si stende a terra mansueto a leccargli i piedi. Prostrata davanti al mio Signore, voglio bagnarglieli di lacrime di pentimento e baciarglieli in segno di riconoscenza per avermi resa tanto somigliante a Lui e aiutata nel mio calvario. Anche se Gesù fosse con me un carnefice, non cesserei di soffrire per Lui ed amarlo; anche se sapessi di essere la creatura meno amata da Gesù o non amata affatto, io non mi rabbuierei, non per questo tralascerei di amarlo e di soffrire tutto per Lui. Egli è il mio Signore, il mio creatore; è morto per me. Voglio amarlo, voglio amarlo: soffrire e amare o morire. Quanto soffro per umiliazioni, dolori, sacrifici, è un nulla che io Gli do, è un nulla che Gli offro... ... - Io sono l'Artista divino e nel tuo nulla lo realizzo il capolavoro più meraviglioso. Faccio in te quanto è possibile fare in una creatura umana... È nella tua piccolezza, nel tuo nulla che mi consolo, è nel tuo nulla che opero meraviglie; è con il tuo abbandono [a Me] che lo dimentico l'abbandono in cui gli uomini mi lasciano nella mia Eucarestia; è con la tua oscurità che do luce alle anime. Dammi il tuo nulla, dammi il tuo dolore, figlia mia, e non temere... - Mio Gesù, la volontà è pronta, ma la mia povera natura sente di non poterne più. Ma se il mio nulla Ti è gradito, accettalo subito insieme alla mia miseria. Mi vergogno di tale offerta, ma non ho altro. - ... (diario, 1-10-1948).
... Questa mattina nell'ansia di amare Gesù molto e bene e di soffrire tutto per Lui, mi sono preparata a riceverlo nella Comunione... Ero immersa nel dolore e nella tristezza e sono rimasta così un po' di tempo anche dopo averlo ricevuto. Gesù ha indugiato a parlarmi, ma non me ne sono preoccupata. - Mio Gesù, chiedo il tuo amore, la grazia di soffrire bene e di non peccare mai... - Mentre parlavo così, ho cominciato a sentirmi un'altra: non ero io. Sono rimasta immersa in Gesù, mi sentivo nella stessa Ostia con Lui. Ho udito la sua voce divina dirmi: - Figlia mia, sempre in croce con Me, sempre con Me nella Eucarestia. La croce è redenzione, l'Eucarestia è amore... Voglio, figlia cara, che tu parli della croce, dell'amore alla sofferenza perché è di lì che viene la salvezza. Parla dell'Eucarestia, prova dell'amore infinito: è l'alimento delle anime. Di' alle anime che mi amano che vivano unite a Me durante il loro lavoro; nelle loro case, sia di giorno che di notte, si inginocchino sovente in spirito e a capo chino dicano: « Gesù, Ti adoro in ogni luogo ove abiti sacramentato; Ti faccio compagnia per coloro che Ti disprezzano, Ti amo per quelli che non Ti amano; riparo per quelli che Ti offendono. Vieni al mio cuore ». Questi saranno per Me momenti di grande gioia e consolazione. Quali crimini si commettono contro di Me nella Eucarestia! Sono orribilmente più offeso in questo sacramento di amore da quelle anime che si dicono pie e dai sacerdoti che dai grandi peccatori: questi commettono grandi sacrilegi per la grande ignoranza, mentre gli altri con conoscenza del male che fanno. Ripara, figlia mia; vivi la vita della croce, vivi la vita dell'Eucarestia. - ... (diario, 2-10-1948).
... Sento il mio corpo come uno scheletro immerso nelle onde del mare delle mie tenebre; avanza senza vita, inerte, nel mare tempestoso della oscurità. In me sento il mio nulla... Quanto costa vivere sola in tanto abbandono, in questa immensità di sofferenze!... Mi pare di avere il corpo avvolto da grovigli di spine, dalle quali non posso districarmi, come le pecorelle impigliate con la loro lana nelle spine. Mi sento anche legata da catene di ferro rovente: sono catene del demonio; sento nell'anima i loro effetti; sento contro di me il suo furore. O mio Dio, con quali forti tentazioni mi assale! Viene a me con enormi dubbi contro la fede... Quanto ho da lottare per non dargli ascolto e non offendere il mio Gesù! Continuo ad avere grande ripugnanza per le visite, fastidio e, a volte, persino orrore. Quando sono sola col mio Gesù è tale il mio raccoglimento che l'anima ne trae un grande conforto... ... - Soffri con gioia. Ti prometto che non starai qui molto tempo; il cielo ti è vicino. Non avrai più sulla terra né consolazione né gioia. Con ciò non voglio dire che non avrai più motivi che ti possono dare gioia, ma il tuo stato d'animo non li accetterà. E sai perché? L'anima che ha raggiunto le sfere più alte ha sofferto da parte mia un taglio totale; le basto Io solo, solo per Me sospira, gioisce soltanto in Me e nelle mie cose. Tutto ciò che avverrà ti lascerà indifferente... Sulle tue labbra avrai il Mio sorriso, nel tuo cuore il dolore del mio divin Cuore. Non potrai cessare di soffrire come non cesserai anche di amare. - O mio Gesù, io so che con la tua Grazia potrò vincere tutto. Non lasciarmela mancare, perché io possa soffrire tutto e sopportare il mio nulla. - La luce dello Spirito Santo ti illumina sempre e più facilmente vedi ciò che sei e tutta la tua miseria. Gioisci, figlia mia. Non è vero che la vista umana, quanto più forti e luminosi sono i raggi del sole e più li fissa da vicino, non vede, non può sopportarli? L'anima che sale, che sale fino ad avvicinarsi a Me, vede che non è nulla, che non ha nulla, e che solo in Me può riposare. Appóggiati sul mio divino Cuore, ripósati un po' in Lui. - ... Voglio che la tua vita, il resto della tua vita sia, a mia imitazione, tutto amore e dolcezza. Voglio che tu faccia ciò che farei Io se oggi camminassi per il mondo. Imitami, attrai a Me la folla di anime cui permetto di venire presso di te. Disimpegna la tua missione. Non puoi andare a cercarle tu, esse vengono incontro a te ... - ... (diario, 15-10-1948)
« Sono triste, molto triste, perché non ho nulla da offrirti in questo giorno del tuo compleanno. Però, come Gesù si accontenta dei nostri buoni desideri, sono certa che tu, a Sua somiglianza, accetti la mia buona volontà come un ricco dono. Non so perché ho sentito forti desideri di scriverti alcune righe. Non è per dirti che ti voglio molto bene, perché tu lo sai che i nostri cuori si amano e si sono amati sempre; non è per felicitarmi con te, perché l'ho già fatto stamattina; non è per dirti che ho fatto la Comunione, prego e soffro per te in questo giorno; lo sai che da molti anni lo faccio. Perché allora ti voglio scrivere? Lo sa Gesù. In verità è per ringraziarti per la tenerezza, le attenzioni, il sostegno, la compagnia che mi hai fatto nel mio tanto triste e doloroso calvario. Quanto abbiamo sofferto insieme! Quante lacrime, quanti sospiri soffocati, quante tristezze nascoste! Solo Gesù le può contare. Egli soltanto conosce i nostri desideri di soffrire per Lui e per le anime. E tu, sorellina cara, con che amore delicato hai circondato il mio letto durante questi lunghi anni di martirio! Mio Dio! Sei stata prigioniera con me, compagna instancabile di quasi tutti i giorni, di quasi tutta la mia vita di sofferenza. Perdonami le mie impertinenze; perdona tutte le mie colpe verso di te. A volte sono stata cattiva, ho mancato di pazienza. Ti ho afflitta tanto. Che Gesù mi perdoni e tu perdonami. Questo mio desiderio di scriverti è per lasciarti sulla carta il segno della mia profonda gratitudine, il grazie più sincero per quanto hai fatto e farai ancora in mio favore sino alla fine della mia vita, che sento non essere lontana perché il male aumenta; per questo motivo non devo perdere tempo finché Gesù, in forza della santa obbedienza, mi consente di scrivere: il che non sarà per molto tempo. Ma non affliggerti perché dal cielo ti sarò amica. Ti pagherò come paga Gesù: il cento per uno. Sta' certa che ti assisterò in tutto. Ho fiducia che Gesù me lo lascerà fare perché Gli piace tanto che noi siamo grati verso chi ci fa del bene E tu me ne hai fatto tanto! Quanto mi consolano questi ricordi. Piango senza volerlo. Porta con pazienza e amore la tua croce di ogni giorno per consolare e per riparare di più e meglio Gesù e Mammina. I loro Cuori soffrono tanto: abbine compassione! Sii sempre come lo sei stata, amica della mamma: le dobbiamo molto per la santa educazione che ci ha dato. Fa' quanto potrai per il padrino e le cugine Laura e Massimina e non dimenticare Gioacchino Sii sempre grata e amabile verso coloro che ci sono cari e cui dobbiamo tanto. Perdona tutti i nemici. E poi? Molto coraggio! Per la Grazia di Dio il cielo è per noi. Là ameremo molto Gesù e Mammina » (lettera a Deolinda, 21-10-1948).
... Ieri mattina fu ritrovata e mi fu consegnata la piccola statuetta della cara Mammina che era scomparsa l'otto dicembre scorso. Le ero molto affezionata e soffrii tanto per la sua perdita. Quando la riebbi tra le mani la coprii di baci, la strinsi al petto: non so dire ciò che provai; non ne sentii gioia ma apprezzai di vederla e di riaverla. I miei occhi non poterono indugiare a contemplarla per molto tempo; il cuore era angosciato dal dolore: in che stato era mai!. Alcuni momenti dopo sentii come se tutto l'inferno e tutti i demoni piombassero sulla mia anima; sentivo in essa i ruggiti e gli ululati dei maledetti e avevo la sensazione che me la dilaniassero insieme a tutto il corpo. Passai così alcune ore; si svolse un combattimento, seguito tosto da altri tre. Furono orribili le parole e la malizia del maledetto: quanto è spaventoso il peccato!... Venne Gesù a separarmi dal demonio...
- ... Coraggio, figlia mia, ... non Mi hai offeso, confida in Me ... Figlia mia, la tua vita muta e morta parla e dà vite. La tua vita, il tuo amore alla croce, il tuo amore alla sofferenza parlano. La tua vita insegna di più che i sacerdoti e i dottori della Chiesa; il tuo martirio converte più anime che migliaia, milioni di sacerdoti. É per questo che l'inferno ti odia. - ... Satana è molto rabbioso contro di te in quanto si vede sfuggire le anime perché tu ripari ed esse non saranno condannate... Vorrebbe portarti alla disperazione; poiché non ci riesce, si accanisce. Lo obbligai Io a restituirti la statuetta della Madre mia che da lui fu rubata nel giorno della Immacolata Concezione. Sai perché? Ti ricordi che durante la novena gli proibii i combattimenti con te? Irritato, tentò di vendicarsi asportandola con i suoi denti. Non gli permisi di tenerla più di un momento senza che la dovesse lasciare, tanto ne era scottato... I suoi ruggiti che hai udito erano segni della sua rabbia; il dolore che hai provato nel vederla così profanata è il dolore del Cuore immacolato di Mia Madre per le bestemmie e le eresie contro di Lei e contro di Me ... - ... (diario, 22-10-1948).
Sento di essere il mondo in procinto di cadere in un abisso di perdizione senza fondo. Mi sostiene un filo sottilissimo. Mi sento stanca per lo sforzo di non cadere in questo abisso che contemplo: una forza insensata mi obbliga quasi a lanciarmi in esso e un'altra che viene da non so dove mi trattiene. Mi sento come se le mie braccia fossero alzate al cielo a servire da ostacolo per sostenerlo. Quanto è pesante! Non grava solo sulle braccia ma schiaccia tutto il corpo che è disfatto. Non mi posso guardare, né osservare questo mondo che sono io stessa: sento di essere di nausea perfino al Cielo. Gesù non può guardarmi. L'anima mia vede il suo Viso santissimo rivolto dal lato ove io non sono; Lo sento triste e piangente. Gesù, mio dolce Gesù, non puoi stare di fronte alla mia miseria, alla mia immondezza... Il demonio vuole vincermi e portarmi alla disperazione; mi pare di non appartenere se non a lui. Tutta la mia vita, tutto il mio soffrire è stato inutile per me. Talvolta non riesco quasi a convincermi che sono sulla terra: mi pare un eccesso di pazzia vivere senza sentire vita. In tutto questo sento ansie indicibili di amare e di soffrire... (diario, 29-10-1948).
... Che ore, che giorni, che vita tanto angosciosa! Mi sento sola, abbandonata e senza volontà di volere una guida, una luce che mi mostri il cammino. O no! Non voglio più nulla. Sia viva o morta, forte o sfinita, sto nelle braccia di Gesù e di Mammina: voglio solo la volontà del mio Signore: questo è tutto per me... Quando la mia anima è sfinita, nei momenti più tristi e dolorosi, sono sul punto di dire a Gesù « non ne posso più »; ma, riflettendo a ciò che sto per dire, non giungo a completare la frase; sgorga allora dal mio cuore un impulso fortissimo che mi obbliga subito a gridare: - Posso, posso, mio Gesù! Posso tutto con la Tua grazia. Dammi ancor più dolore, se Ti piace, e dammi insieme l'amore, la Tua grazia e la Tua forza. Spero in Te solo. Conto soltanto su di Te!... -
All'aurora di ieri mi sono vista e sentita camminare verso l'Orto, dall'Orto al Calvario; ma camminavo sola. Tutto era spine, pietre e inciampi nei miei sentieri. Che dolore indicibile! Fra le spine perdevo la carne e il sangue. Durante quasi tutto il giorno, mentre camminavo dolorosamente, cadendo ora qua ora là, si riversava sopra di me una grande quantità di sangue: fu come una pioggia che mi accompagnò in tutto il viaggio. Questo sangue fu la mia forza, la mia vita. Da ultimo già camminavo ginocchioni, camminavo con amore. Quanto più salivo verso il Calvario, tante più ansie e più sete avevo di raggiungerlo. Il sangue cadeva sempre: era bagno salutare per la mia anima. Io non so, ma, per gli effetti che: sentivo, penso che fosse il Sangue di Gesù... (diario, 5-11-1948)...
« Mio buon padre [Umberto], ho ricevuto la sua lettera: ringrazio. Che l'abbia apprezzata assai lo deve immaginare, nonostante che io senta di non gustare né stimare nulla. Tutto ciò che è del mondo passa: ci è di giovamento solo quello che è di Gesù. Ma io, purtroppo, non so giovarmi né delle creature né di Gesù. È ciò che sento. Se le creature, coloro che mi sono cari, sono lontani, molto più lontano per la mia anima è Gesù. Mio buon padre, quanto sono sola, che abbandono il mio! Sono sola e bramo di essere sola; non voglio scegliere più nulla: sono in mano del Cielo; faccia di me ciò che vuole. Lei sente ancora nostalgia? Non mi meraviglio. Nonostante che a me paia di non averla, credo che lei l'abbia e anch'io. Sovente soffro perché mi pare di non averla. Io voglio Gesù; solo Gesù. Mi pare di correre pazza in cerca di Gesù, senza ottenere mai di raggiungerlo. Che follia nel mio cuore! È folle di amore e non ama; vuole amare e non sa amare. Se potessi trovare in qualche parte del mondo un po' di amore per amare il mio Gesù consentirei di lasciarmi trascinare per i capelli pur di possedere l'amore che io sospiro. Sento che non vivo e non posso vivere senza amare. Mio buon padre, non posso pensare alla grande distanza che mi separa da coloro che il Signore ha destinato a guidare la mia anima. Sia benedetto per la croce che mi ha dato. Dirò con Giobbe: "Dio me li ha dati, Dio me li ha presi"... o lo ha permesso. Continua la mia croce e nella mia anima la sete di essa è sempre maggiore. Vado facendo più o meno quello che lei mi ha ordinato. Non le nascondo che a volte avrei voglia di sospendere tutto e starmene sola in Gesù e Mammina. Mi manca lei per le pagelline e le immagini: il popolo continua a chiedermele. Quando mai il Signore mi porterà in cielo? Sono satura del mondo. Soffro molto per Gesù e Mammina perché sono tanto offesi i loro Cuori santissimi. Per quanto faccia, appartengo sempre al mondo dei peccatori. ... Sono quasi le ore 22 e noi, le due povere di Cristo, siamo qui a compiere il nostro dovere [diario] ...
Vorrei dire molto, ma non posso, non sono capace. Il mio cuore si estende fino lì come foglio di carta a parlare con lei... » (lettera a d. Umberto, 8-11-1948).
... La morte di Gesù oscurò il calvario della mia anima. Rimasi così un po' di tempo. Egli venne poi con nuova luce e nuova vita. Nelle Sue divine mani portava un manto colore del cielo, ornato di oro e pietre preziose: - Figlia mia, eccoti il manto della Regina delle vergini, della Madre dei dolori, della Consolatrice degli afflitti e dei tribolati. È il manto della Immacolata, della Madre Ausiliatrice, conforto di tutti i mali. Vengo in Suo nome. È regina del cielo e della terra: desidera l'umanità intera all'ombra del Suo manto; vuole che tu, a Sua somiglianza, copra tutti i figli suoi e che, con la stessa premura, dolcezza, amore materno, li conduca al Mio Cuore divino. Prendine cura, dà loro il tuo amore, il tuo dolore, la tua immolazione e il tuosacrificio. Fa' ciò che Ella farebbe se vivesse ora sulla terra. - Rivestita con il manto che Gesù aveva collocato sulle mie spalle mi sentivo umiliata e confusa. Uno stuolo di angeli parve scendere su di me: due di essi si avvicinarono a Gesù e gli consegnarono una corona; Gesù la pose sul mio capo: - È la corona della Madre mia santissima. Rinnovo ciò che è già stato, fatto da tempo. Sei regina dei dolori, regina delle vittime, regina dei peccatori: soccorrili, soccorrili!
Che momenti, che tempi tanto gravi! Guai se il mondo non si converte presto, se non si affretta a venire a Me! - Dal manto e dalla corona venivano molti raggi dorati i quali, come frecce, mi penetravano nel cuore. L'amore, l'umiliazione e la confusione me lo facevano palpitare afflittivamente. Volevo nascondermi da Gesù e perfino dagli angeli.
- O Gesù, ho tanta confusione e vergogna che non so cosa dirti: Tu ti servi di ciò che vi è di più miserabile e più insignificante. Mammina è rimasta senza manto e senza corona? Portagliela, portagliela e dille che La amo e dalle per me il Tuo divino amore. - Gesù sorrise dolcemente e disse: - Forse che Ella non può avere il suo manto ed essere incoronata allo stesso tempo che lo sei tu? Se sapessi quanto consola il Cuore di Dio l'umiltà e la semplicità della sua sposa! - ... Gesù mi tolse il manto e la corona e scomparve... (diario, 26-11-1948).
Ho sempre bisogno della forza del Cielo, per potere continuare a dire qualcosa di ciò che avviene nella mia anima: dico qualcosa perché so dire poco di ciò che mi avviene; non mi mancano solo le forze fisiche, ma anche la capacità. La mia anima sembra un bimbo che vuol dire tutto, ma non avendo l'età, non può parlare; sembra un mondo che comprende tutto, ma che neppure a gesti può, né sa esprimersi. Quanto brama di dire il suo dolore! Vuole sfogarsi ma allo stesso tempo si sente soffocata; è obbligata a tacere, a trattenere in sé i suoi gemiti, a soffrire in silenzio. Benedetta croce, che solo Gesù conosce! Solo Lui sa la follia dell'anima per la sofferenza... La sofferenza acuta e dolorosa del corpo mi porta a non poter pregare, a non potermi unire intimamente al mio Gesù Eucaristico, alla mia Trinità adorabile, come tanto sospiro. Non posso fare il più piccolo sforzo per attuare questa unione. Nella mia unione con Dio non vi è nulla, come in un circuito chiuso ma privo di energia elettrica. A intervalli, quando rifletto su questa vita tanto inattiva, in me si accende un fuoco e sorgono ansie di amore e di unione con Gesù che non riesco a sopportare. Hanno tale intensità rispetto alla mia mancanza di forze che finisco per cadere nello stesso stato di prima e per rimanere nella stessa indifferenza, vivendo soltanto unita mediante quel circuto elettrico senza corrente. È vita senza vita, è amore senza amore... (diario, 10-12-1948).
Se potessi avere ancora sulla terra qualche gioia, cosa impossibile per quanto vedo e sento da tutto l'insieme, essa mi verrebbe da un ordine di non dettare più nulla di ciò che avviene nella mia anima. ... L'anima gioisce di tutto perché in tutto vuole e accetta la volontà del Signore. Invece non so cosa siano i momenti di gioia: anche nelle più piccole cose in cui potrei trovarla, non parlo già delle grandi, Gesù interviene a ferirmi con tagli profondi. Voglio soltanto la croce; solo questa io amo perché Gesù me l'ha data. Tutto il resto è morte, morte totale. Sia fatta la volontà del Signore! ... Volontà del mio Dio, come sei bella, quanto ti amo!... ... Il mio martirio dell'anima e del corpo continua e a tal punto da non lasciarmi unire intimamente alla mia Trinità adorabile, a Gesù Eucaristico, come tanto desidero. Mi pare di vivere in questa unione per abitudine, non per amore... Solo quando mi vengono le forti ansie di amore a Gesù, che mal posso sopportare, mi sento anche di vivere in questa unione con la maggiore perfezione e il più puro amore.