Ieri sentii Gesù sofferente in tutto l'Orto e il Calvario; ed io fuggitiva per una vita intera, senza approfittare delle sofferenze e dei meriti del mio Gesù: non ascoltavo i Suoi inviti, i Suoi richiami; fuggivo da Lui, mi schivavo dal suo Divino Sangue. Oh, che dolore quello di Gesù! Sentivo in me la ferita profonda del suo Cuore divino. Al calare della notte, una pioggia di sangue cadde su di me per alcune ore: era Sangue di Gesù, non potevo sfuggirgli... (diario, 17-12-1948).
« Mio buon padre [Pinho], mi hanno letto pochi minuti fa la sua lettera: grazie! Gesù e Mammina la ricompensino. Se dicessi che ebbi grande gioia mentirei; quelle gioie non esistono per me. Ma molto intimamente mi ha resa forte un'altra gioia superiore a questa: l'anima si è rallegrata, volando dall'abisso delle sue tenebre alla superficie a gustare un po' di luce. Quanto è buono e misericordioso Gesù con la più povera e indegna delle sue figlie! Egli ha tanti mezzi per animare e confortare un'anima; ma con me ora ne usa raramente. Mio buon padre, non so come così sola e senza vita possa salire il mio calvario tanto doloroso... Quando Gesù mi parla, ripete molte volte: - Dammi dolore, sempre più dolore... - E io voglio darglielo, ma non Gli do nulla...
Ho sete di dare, di darmi, di abbandonarmi in Lui, perdermi in Lui. Non vorrei saper fare altro se non amare il mio Gesù: Gesù della Eucarestia, Gesù crocifisso, il Cuore di Gesù; io voglio amare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; e unire ad essi Mammina. O quanto voglio amarli e vivere in una unione inseparabile! Non voglio sapere nulla del mondo, non attaccarmi a nulla, né ad alcuna creatura. Gesù mi ha accontentata: amo coloro che mi sono cari e non amo nessuno. Gesù, solo Gesù!... D. Umberto è andato in Italia; mi ha scritto e mi dice che verso febbraio partirà per il Brasile e che farà il possibile per incontrarsi con lei. Gli mando l'indirizzo Se ne avrò la forza, detterò oggi stesso alcune parole per lui... » (lettera a p. Pinho, 22-12-1948).
« Mio buon padre [Umberto], per mezzo di Suor Rina della Caparica [Lisbona] ho ricevuto la sua lettera; grazie, grazie! È proprio vero che Gesù ad un piacere unisce subito un dispiacere, e così non posso gustare nessuna dolcezza. Sia benedetto mille volte! Quando ho saputo che lei sarebbe andata in Brasile, il mio cuore, già tanto ferito e sanguinante, restò più addolorato e più sanguinante. Sia fatta la volontà del Signore! Sia solo Lui il mio sostegno, la mia guida, la mia luce, il mio amore. Tutto mi fugge e sempre più lontano. Mi abbandono al mio Gesù e in Lui cammino; da sola non posso. Ma voglio che tutti obbediscano, anche se io dovrò soffrire le conseguenze delle obbedienze di coloro che sono legati alla mia anima. L'appoggio umano fugge e quello divino sembra andare ancora più lontano. Rimango sola in tanto dolore, in grandi tenebre; non so come si possa vincere... Si vince perché Gesù è la forza invisibile, è l'amore che non abbandona i suoi figli, anche i più piccoli e miserabili come me...
Ho ricevuto una lettera da Baía [da p. Pinho] ; ho risposto oggi; dice che vuole mandarle un libro che ha pubblicato sul Cuore di Maria... Il dottore ha avuto la sposa moribonda: è a Oporto in una clinica. Il Signore gliela lascia. Preghiamo tutti... Grazie per aver ricordato ai Salesiani di Oporto di inviarmi immagini... Deolinda ringrazia di cuore delle premure per la sua salute; poverina! Ha così poco tempo per curarsi. È un peccato che lei non sia qui a tenerla su di morale, non solo per qualche ora, ma per molti giorni e anni.
E io? Continuo sempre nel mio doloroso calvario. Le sofferenze aumentano, ma, grazie a Dio, aumentano pure le ansie di soffrire di più. È la mia unica gioia sulla terra: soffrire per Gesù. Liete e sante feste alla sua famiglia e al suo parroco... ... A quanto pare non la rivedrò se non in cielo, nevvero? Volontà del mio Dio! Ma per coloro che si amano in Gesù, non vi sono distanze... » (lettera a d. Umberto, 22-12-1948).
... Mi costa ricordare la scena dolorosa del giorno 20. Alle 13,30 entrò nella mia camera un caro figliolo del mio medico con la notizia che la sua mamma si trovava in punto di morte. Non so come rimasi: volli farmi forte; desideravo confortarlo e non sapevo in che modo. Avendogli domandato se poteva attendere un po' e avutane risposta affermativa, chiesi di accendere lampada e candele: tutti i presenti si inginocchiarono. Offersi a Nostro Signore il mio corpo e la mia anima come, vittima per l'ammalata; misi in moto tutto il Cielo. Negli intervalli in cui rispondevano alle mie preghiere, io dicevo mentalmente al Signore: - O Gesù, lasciala ancora qui, perché possa allevare i suoi figli. Dammi la prova del tuo amore! - - Tranquillizzati, figlia mia! Non muore. Confida in Me! Te lo affermo. Non ti nego ciò che mi chiedi. Confida nell'amore misericordioso del mio Divin Cuore... Dammi prova della tua fiducia! - La mia anima fu illuminata da chiarissima luce; ogni volta che io insistevo, udivo la voce tenerissima di Gesù che mi confermava: - Non muore. Te lo dice il tuo Gesù. - Terminata la preghiera, dissi al ragazzo desolato che la mamma non sarebbe morta, che confortasse tutti.
Continuai a pregare. Passarono le ore; volevo dire le giaculatorie abituali ma non potevo. Gesù mi ripeteva le parole che ho riportato sopra. Incominciò la lotta con il demonio: egli mi mostrava la desolazione di quella casa e la ribellione di tutti contro di me; mi presentava alla immaginazione che il figlio giunto a casa aveva trovato la mamma morta, che tutte le mie preghiere erano state inutili. Il maledetto sghignazzava facendo smorfie. La mia anima si sentiva forte; perdurava in essa quella luce che Gesù le aveva dato; questo durò soltanto per tutto il pomeriggio e parte della notte; poi rimasi nella più grande desolazione ed oscurità (diario, 24-12-1948).