« Mio buon padre [Umberto], fin da piccola mi è sempre piaciuto essere
fedele alle promesse, perfino nelle minime cose. Anche oggi lo faccio,
ma non più con la prontezza di altri tempi perché le mie forze non me
lo consentono, e ciò mi è sovente causa di grande sofferenza. Siccome
però sto al mondo non per fare la mia volontà ma quella del mio Gesù,
eccomi a compiere ciò che promisi un anno fa. Mi perdoni la colpa del
tutto involontaria. È certamente l'ultima lettera che le scrivo di mio
pugno perché persino l'obbedienza sta cessando in me di fare miracoli.
Sia fatta la volontà di Dio e si compia in me sempre e in tutto. Dopo
aver chiesto luce e forza al Cielo, voglio dirle, mio buon padre, che
questa mia ha lo scopo di felicitare e salutare: colui che ha fatto
tanto nelle ore più tragiche della mia vita; cose che non dimenticherò
mai. Dopo averla felicitata con la anima e col cuore, prometto che il
giorno primo settembre, suo compleanno, farò la Comunione, soffrirò e
pregherò perché Gesù e la sua Madre benedetta le diano le migliori
benedizioni e grazie e la facciano sempre più santo colmandolo di amore
per le anime. Mio buon padre, quando penso alla mia vita, al mio
calvario, all'abbandono in cui mi trovo, e se, sì o no, Gesù mi vorrà
sola, proprio sola, senza avere presso di me un sacerdote che mi
comprenda, il mio cuore si oscura e rimango come priva di speranza. A
stento nascondo le lacrime e talvolta non ci riesco. Ciò non vuol dire
che non accetto con la gioia dell'anima anche questo colpo, il secondo
colpo spirituale, se Gesù con esso mi vuole ferire. Può credere, mio
buon padre, che questa mia lettera è come un testamento: dopo il mio
primo padre è lei il secondo padre, ad avere posto nel mio cuore. Sono
i due padri per i quali prego di più, che sono più uniti alla mia anima
e mi comprendono meglio. Padre mio, io non sono degna di avere come
guida della mia anima sacerdoti tanto sapienti e santi. Sarà per questo
che Gesù consente che gli uomini li mandino tanto lontano? Non so! O
povera me! Io non sono niente; non sono ciò che dovrei essere; sono
peggio del niente; vado oltre il niente, molto oltre! Mi piacerebbe,
mio buon padre, sapere dire ciò che sento, l'orrore che questo mi causa
e come mi sento indegna di tutto e di tutti. Ma non ne sono capace, e
non potrò esserlo mai. Addio! Non dimenticherò mai il grande bene, il
grande appoggio dato alla mia anima. La ricordo sulla terra, la
ricorderò in cielo. Molte grazie. Deolinda invia saluti, auguri e
promette preghiere... » (lettera a d. Umberto, 30-8-1948).
« Mio buon padre [Pinho], ... le mie sofferenze si sono aggravate
tanto! Non so che cosa Gesù potrà ancora spremere. Ho il corpo tutto
bendato, sento che le ossa si disfano. L'unica mia gioia: soffrire per
Gesù. Non mi importa che già durante questa vita il mio corpo si
dissolva, se questa è la Sua divina volontà. Ciò che voglio è amare
soltanto Lui. Non voglio perdere un momento di sofferenza; voglio che
sia utilizzata in favore delle anime: le anime che sono costate il
Sangue preziosissimo di Gesù...
Se nel corpo soffro molto, non soffro meno nell'anima. Quali fasi sto
attraversando, padre mio! Non sono io, non vivo io; non vi è, né vi fu
luce; non ho mai sofferto, non soffro, né soffrirò; non ho mai dato, né
darò nulla a Gesù. Io sono un niente, un grande niente, un niente che
mi spaventa. Sento questo, ma la ragione mi dice il contrario; però il
peggio è che questo stato dell'anima non ascolta la ragione. La mia
oscurità non mi lascia vedere né comprendere nulla. Mi resta solo la
fiducia in Gesù... Voglio vivere senza preoccupazione e scaricare tutto
su di Lui. Cerco di farlo. Mi abbandono nelle braccia della divina
Provvidenza senza pensare quello che soffro o soffrirò... Volontà del
mio Gesù, io ti voglio, ti amo, non ti cambierei per nessuna cosa. Per
quanto grandi siano i dolori del corpo e dell'anima, sento nel mio
intimo una grande pace, la pace che viene da Dio... Sento di non avere
nessuna creatura, tra coloro che mi sono più care, che possa
consolarmi. Gesù, solo Gesù! Gli ho detto tante volte che voglio solo
Lui: sono stata esaudita... Dirlo non costa; ciò che costa è provarlo.
Lui, solo Lui, deve essere soltanto Lui. Io non voglio altro. Se ho
Gesù, che altro mai posso desiderare? Mi pare di non averlo, né di
appartenergli, ma la pace della mia anima mi dice il contrario. Mio
buon padre, vuol sapere? Il reverendo d. Umberto è chiamato in Italia.
Ne sento già la mancanza. Anche se non mi poteva confessare, mi
consigliava e incoraggiava nel mio calvario. Mi comprendeva molto
bene. Dopo il colpo ricevuto per lei, è questo il colpo che mi ferisce
di più. Me ne resto con p. Alberto e il parroco. Poveretti, in nome del
Signore mi perdonano i peccati. Come è buono Gesù che ha tanto da
darmi. ... Preghi per me, per carità, mio buon padre, che sono tanto
sola... È stato qui in predicazione il reverendo Alvaro Dias del
seminario di Braga, che faceva parte della commissione dei teologi. Mi
visitò tre volte. Mi pare che non sia rimasto male impressionato della
mia sofferenza. Non so cosa risolveranno, se pure risolveranno qualcosa.
Sono qui nelle braccia di Gesù e di Mammina... » (lettera a p. Pinho, 13-9-1948).