« Mio buon padre [Umberto], ho ricevuto la sua lettera: ringrazio.
Che
l'abbia apprezzata assai lo deve immaginare, nonostante che io senta di
non gustare né stimare nulla. Tutto ciò che è del mondo passa: ci è di
giovamento solo quello che è di Gesù. Ma io, purtroppo, non so
giovarmi né delle creature né di Gesù. È ciò che sento. Se le creature,
coloro che mi sono cari, sono lontani, molto più lontano per la mia
anima è Gesù. Mio buon padre, quanto sono sola, che abbandono il mio!
Sono sola e bramo di essere sola; non voglio scegliere più nulla: sono
in mano del Cielo; faccia di me ciò che vuole. Lei sente ancora
nostalgia? Non mi meraviglio. Nonostante che a me paia di non averla,
credo che lei l'abbia e anch'io. Sovente soffro perché mi pare di non
averla. Io voglio Gesù; solo Gesù. Mi pare di correre pazza in cerca di
Gesù, senza ottenere mai di raggiungerlo. Che follia nel mio cuore! È
folle di amore e non ama; vuole amare e non sa amare. Se potessi
trovare in qualche parte del mondo un po' di amore per amare il mio
Gesù consentirei di lasciarmi trascinare per i capelli pur di possedere
l'amore che io sospiro. Sento che non vivo e non posso vivere senza
amare. Mio buon padre, non posso pensare alla grande distanza che mi
separa da coloro che il Signore ha destinato a guidare la mia anima.
Sia benedetto per la croce che mi ha dato. Dirò con Giobbe: "Dio me li
ha dati, Dio me li ha presi"... o lo ha permesso. Continua la mia croce
e nella mia anima la sete di essa è sempre maggiore. Vado facendo più o
meno quello che lei mi ha ordinato. Non le nascondo che a volte avrei
voglia di sospendere tutto e starmene sola in Gesù e Mammina. Mi manca
lei per le pagelline e le immagini: il popolo continua a chiedermele.
Quando mai il Signore mi porterà in cielo? Sono satura del mondo.
Soffro molto per Gesù e Mammina perché sono tanto offesi i loro Cuori
santissimi. Per quanto faccia, appartengo sempre al mondo dei
peccatori. ... Sono quasi le ore 22 e noi, le due povere di Cristo,
siamo qui a compiere il nostro dovere [diario] ...
Vorrei dire molto, ma non posso, non sono capace. Il mio cuore si
estende fino lì come foglio di carta a parlare con lei... » (lettera a
d. Umberto, 8-11-1948).