MaM
Messaggio del 25 Dicembre 2001: Cari figli! Oggi quando Gesù è nato nuovamente per voi, in modo particolare desidero invitarvi alla conversione. Pregate, pregate, pregate per la conversione del vostro cuore, affinchè Gesù nasca in tutti voi, dimori in voi e regni in tutto il vostro essere. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Messaggi di altre apparizioni

Beata Alexandrina Maria da Costa - Messaggi anno:1946

«Il fuoco che ti consuma è il fuoco d'amore dello Spirito Santo» (Momenti della Passione)


... II demonio lavora tanto! E io ho molta paura di offen­dere Gesù...

Ho paura di rivivere le sofferenze dell'Orto e del Calvario, ma non posso farne a meno...

Sentii nell'anima il bacio di Giuda e a questo seguì subito un sorriso interíore di Gesù: quale dolcezza aveva quel sorriso!... Oggi, nel percorrere il doloroso cammino del Calvario, an­davo come se il mondo fosse su di me e mi schiacciasse in­sudiciandomi con tutte le sue immondezze; il cielo poneva su di me questo mondo di iniquità e mi ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

Lettere ai due direttori


« Mio buon padre [Pinho] ... Tutti i giorni e più volte al giorno proponevo di scriverle, ma le mie povere forze non mi aiutavano. Non voglio tuttavia lasciar passare il mese di Gesù [giugno] senza farlo. Mio buon padre, che distanza ci separa! Non è di certo distanza spirituale perché l'unione delle nostre anime continua ad essere salda come roccia. Se Gesù ci ha uniti, chi mai potrà separarci? ... Quando arriverà il giorno in cui potrò vederla qui a svolgere la missione affidatale da Gesù di guidare ed incam­minare ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

« Ho trovato in te un cuore forte e generoso » (Momenti della Passione)


Le lacrime del mio dolore bagnano la terra; la mia anima piange e grida: ha paura delle tenebre e della spaventosa oscu­rità; si rammarica per tutto ciò che vede nella umanità. Se sapessi parlare e spiegare la dolorosa agonia che provo, vi sarebbe certamente chi avrebbe compassione del mio dolore. Siccome non so, lotto da sola e tanto abbandonata, mio Dio! Sento il mio petto aperto e il cuore che ne esce: viene verso il mondo, gli mostra l'amore di cui è colmo e lo invita ad entrare. Questo cuore non ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

Ho forti tentazioni contro la fede... Credo, credo! (Momenti della Passione)


Se alzo gli occhi al cielo, non vedo; se li abbasso verso terra ove sono immersa, non vedo nulla. Provo uno sgomento di morte e tanta oscurità. Il mio spirito si è oscurato e sento che si sono oscurati gli spiriti di tutti :mi fa orrore il sentire che tutte le anime sono nelle tenebre. Non comprendo né vi è chi comprenda il mio dolore, in cui si strugge tutta l'anima. Mi sento come un vecchio strac­cio che si è seccato, consunto fino a sparire per non esistere più. L'abbandono in ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

Quel Sangue placa la Giustizia e illumina la terra (Momenti della Passione)


... Sento il mondo nella oscurità, come vi sono io. Il sole non nasce; non spunta il giorno. Il sole si abbatte sulla terra e pare si frantumi contro di essa in schegge di terrore. E la terra rimane nera, in silenzio, disfatta nelle ceneri della morte. Il Cielo contro la terra! Che confusione, che rivolta! E il mondo gioca, gioca insensato dinanzi alle minacce di­vine che lo aspettano. Mio Gesù, che orrore! Il mondo non teme Dio! Il Cielo sprigiona fulmini; si disfa in fuoco! Che rumore spaventoso, oh, assai ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

« Vengo sempre a te come un mendìco» (Momenti della Passione)


Dove mi nasconderò? Come sfuggire alla Tua giustizia, o Signore, se essa cade sopra di me e sul mondo che sento dentro di me, o, per dir meglio, sul mondo di cattiverie che sono io? Che grande pioggia di fuoco mi cade addosso dalle nubi che oscurano me e tutta la terra! Mi sento come impaz­zita dal dolore: guardo da una parte e dall'altra attorno a me, piena di paura e di sgomento, perché da ogni lato mi si presentano minacce e segni di distruzione. E io sola, abban­donata, timorosa di ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

«Io non soffro se non in te» (Momenti della Passione)


... Questa settimana ho ricevuto Gesù Eucaristico una sola: volta. La fame che sento di Lui è quasi disperazione... Senza il Suo alimento divino mi sono indebolita tanto che non posso più rialzarmi... Qualsiasi tentativo di conforto da parte di co­loro che mi sono cari non raggiunge l'effetto: rimane subito sepolto con me. Mio Dio, tutto muore, eccetto il peccato. Ahi, come sento il mio corpo corrotto e disfatto in piaghe nauseanti! Che mostro abominevole frutto del peccato! Che pietra dura,, che mondo di iniquità! Sento come venute dal cielo bombe che esplodono su di me, che incendiano e distruggono tutto questo mondo che sono io, o di cui mi sento portatrice. - Gesù, non ne posso più. Sento di non poterne più. Vieni in mio aiuto; conduci con Te la cara Mammina. Poiché non può giovarmi il conforto della terra di cui ho tanto bi­sogno, non venirmi meno con quello del Cielo... - ... Scesi da una grande scalinata per andare all'Orto, o vi discese Gesù in me; era già notte. Che dolore provò Gesù nel congedarsi da Mammina! Che triste separazione! Egli sapeva benissimo che poche ore dopo Ella avrebbe voluto abbracciarlo, prenderlo tra le braccia, guarirgli le ferite e non avrebbe nep­pure potuto confortarlo con le sue dolci parole di Madre. Dopo salii un'altra scala con le mani legate, quasi sfinita: salivo sotto una scarica di bastonate e calci, con il volto co­perto di sputi.

Fui condotta alla presenza di uomini severi, dal carattere cattivo, seduti in trono come re. Sentii lo schiaffo e, più di una volta, echeggiò nell'anima il canto del gallo. Che notte! Che dolore! Che tristezza profonda! Ma l'amore, le ansie di salvare il mondo superavano tutto. Oggi ho cominciato a sentire la sofferenza del Calvario sol­tanto quando giunsi alla cima: stavo proprio perdendo la vita. Mentre mi spogliavano, le risa di scherno sono state tali che echeggiavano per tutto il Calvario; mentre venivo inchio­data furono tali gli strappi che ebbi l'impressione di restare con il tronco senza braccia né gambe: tutto il corpo pareva smembrato; il dolore è stato così forte che senza un miracolo sarei morta subito. L'amore ferveva dentro al cuore, mentre continuavano l'a­gonia e la invocazione al Padre. Che sete ardente! Era Gesù che ardeva d'amore nelle ansie di aprire il cielo alla povera umanità; e questa rimaneva nel suo stato di odio, di colpe e freddezza. Che differenza tra Gesù e gli uomini! Sono rimasta molto tempo in questa dolorosa agonia...

E’ venuto Gesù, mi ha proteso le sue divine Braccia; ho sentito come se Egli mi tirasse fuori da un grande abisso di dolore, da un sepolcro senza fondo. - Vieni qui, figlia mia... Riposa dentro il mio divin Cuo­re; coraggio! Prendi forza da Me, rialzati dalla tua sfinitezza... Va' a ricevermi nella Comunione: è il tuo Angelo custode che ha l'onore di darmi a te ... - ... (diario, 20-9-1946).

... - Mia figlia, mia figlia amata, quanta malizia! Il mio divin Cuore, come sul Calvario, non ha un soldato solo a squarciarlo con la lancia: sono ora milioni e milioni i pec­catori che mi feriscono. Soffri e ripara, soffri per amore: è Gesù tuo Sposo che te lo chiede. - ...

... - Il mondo mi crocifigge continuamente, ma non sono Io che soffro; mi sono rivestito di te; è Cristo in te. Dalla lancia è aperto il tuo cuore; è la tua testa che è coronata di spine; sono feriti i tuoi piedi e le tue mani; è flagellato il tuo corpo; sei tu la vittima immolata, la vittima del Re divino. Ti ho creata per il dolore e per la riparazione, ti ho creata e fatta strumento di salvezza per le anime. Io non soffro se non in te, mia vittima amata. Coraggio! Sono la tua Guida; ti ho promesso di essere il tuo direttore, non ti vengo meno. Coraggio, il tuo cielo si avvicina... . ... (diario, 27-9-1946).

Il mio povero corpo su dure assi (Momenti della Passione)


... Senza pensarci e senza averlo combinato, proprio nella data anniversaria della mia prima Passione [3 ottobre 19381, il mio povero corpo, tutto bendato, fu posto su dure assi. Nonostante questo, aumentò sempre più la mia sete di do­lore e di amore.

Il mio medico, sempre caritatevole, dopo avermi preparato il mio duro letto mi disse qualche parola di conforto; lo rin­graziai di cuore, ma le sue parole volarono lontano come non fossero dirette a me. Da questa sofferenza passai a quelle dell'Orto. Su quel suolo nudo e duro tremai di spavento: pareva che le mie sofferenze sprigionassero scintille e formassero fiamme che mettevano in ebollizione il sangue fino a rompere le vene. Sentii una sete infinita d'amore! E fu in questo fuoco che offersi al Padre il calice di sangue... Sentii poi come se mi cadessero nell'anima le lacrime di mia sorella quando alla fine della mia prima Passione fisica seppe che si sarebbe ripetuta in tutti i venerdì. Mi sentivo come fossi una persona che non accetta conforto né parole amichevoli, come se in casa nostra fosse morto qualcuno. Pro­vavo l'afflizione, la tristezza e le lacrime di tutti i miei cari... (diario, 4-10-1946).

Cerco di vivere sempre nel più intimo della mia anima. E come vivo io? [Spiritualmente] in ginocchio, a mani giunte, capo inclinato ad adorare, ad amare la Trinità Santissima. Adoro e amo soltanto con i miei desideri; per la mia miseria non posso fare di più.

Potessi far sì che tutte le anime vivessero la vita intima con questo tesoro Divino: Lo adorassero e L'amassero!... Continuo a stare sul mio duro letto, con grandi desideri di baciare e abbracciare queste assi. Quanto più mi costa per il dolore che mi consuma, tanto più me ne ricordo: Gesù è stato peggio di me sul duro legno della croce con il Suo Corpo santo tutto piaghe. Il mio corpo è legato; mi costa sopportare le bende. Ma anche Gesù fu legato e trascinato da rudi corde: ha sofferto, innocente, per amor mio. Perché non devo soffrire anch'io che sono colpevole?

- Voglio soffrire, voglio amarti, mio Gesù. - Questi pen­sieri danno coraggio alla mia povera anima... (diario, 5-10-1946).

Bevo incessantemente al Cuore di Gesù (Momenti della Passione)


... Mi sento fortemente attratta a bere ad una fonte; non cesso di bere un solo istante. La mia oscurità è tale che vivo come non avessi gli occhi, né mai li avessi avuti, né conoscessi la luce. Ciononostante, senza consolazione, sento che quella fonte sei Tu, o Gesù; sento che è nel tuo Cuore divino ch'io bevo senza interruzione ed incessantemente, con le mie labbra, quasi fossero un innaffiatoio, bagno la terra e tutti i suoi abi­tanti. Non posso tralasciare di bere né di innaffiare. Tuttavia mi sento morire di ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

Quel mistero dei Pane e del Vino (Momenti della Passione)


Che lotta da agonia per la mia anima! Mi trovo fra la vita e la morte...

Gesù ha permesso che in tanta sfinitezza ed agonia di spi­rito venisse qualcuno [d. Umberto] a sollevarmi con parole di incoraggiamento, lasciandomi più forte per alcune ore. Venne poi il demonio con nuove arti e nuovi mezzi per farmi cadere... Mi fece apparire la mia vita perduta, tutta piena di inganni, le mie confessioni mal fatte...

Ieri notte non giunsi all'Orto: rimasi nella Cena con gli Apostoli e con Gesù. Avevo molto impressi nella mia anima due sguardi: quello di Gesù e quello di Giuda: che differenza! Quello di Gesù molto dolce diffondeva amore; quello di Giuda era sfigurato e disperato. Sentivo in me anche i loro due cuori: quello di Gesù colmo di bontà e di sante attrattive, quello di Giuda colmo di rancore e di odio. Sentivo in me anche la lingua di Giuda: ardeva di fuoco infernale ed aveva appena mangiato il Pane e bevuto il Vino, benedetti da Gesù. Vorrei essere capace di descrivere lo sguardo di Gesù ri­volto al Cielo al momento della benedizione. Vorrei che tutti conoscessero quel Mistero del Pane e del Vino trasformati nel Corpo e nel Sangue del Signore: prodigio mirabile! Che abisso insondabile di amore! Nonostante mi sen­tissi immersa in esso, non lo comprendevo sì da saperlo spie­gare; potevo sentirlo; solo in Cielo Lo comprenderò pienamente. Quanta luce, quanto amore pervadeva tutti: Gesù, gli Apo­stoli e me! E tutto questo in me!... Il traditore scese le scale, disperato, per andare a conse­gnare Gesù. Gesù, con il suo sguardo divino, vedeva tutto; sentiva il bisogno di piangere, ma non pianse; nascondeva il suo dolore, sorridendo teneramente ai suoi Apostoli... (diario, 15-11-1946).

«Un silenzio prolungato dice tutto

«Mio buon padre [Umberto], ho sofferto tanto: ho molti conati di vomito; il mio corpo e assai più l'anima soffrono molto. È venuto d. Alberto: se non fosse per l'assoluzione, sarebbe stato meglio che non fosse venuto. Ha tentato di obbligarmi a fare alcune domande a Gesù. Ho pianto molto in sua pre­senza; gli ho detto che non obbedivo... In quei momenti mi è parso di essere abbandonata da tutti; senza l'aiuto del Signore, mi sarei disperata. Dopo avermi tor­mentata assai, certo involontariamente, mi ha dato ragione, ma i dubbi e il dolore sono rimasti... » (lettera a d. Umberto, 22-10-1946).

... - O mio Gesù, non so come dare quella risposta. Non la comprendo. -

- È molto chiara, figlia mia. Il silenzio è sempre eloquente quando non vi è nulla da dire. Un silenzio prolungato dice tutto, dà tutta la luce: è con questo silenzio che l'anima com­prende ed ha luce per rinunciare a quello cui non deve essere attaccata. Coraggio, molto coraggio!... - ... (diario, 2-11-1946).

« Mio buon padre [Pinho], passa il tempo ed il dolore au­menta. Quanto più il tempo vola, tanto più sento nostalgie, desideri, ansie di aprirle la mia anima... Lei può farsi un'idea di quanto soffre la mia povera anima.

Mi vedo afllittissima per causa di d. Alberto. Le mie con­fessioni sono rare e brevissime. Egli trascorre il suo tempo presso di me a parlarmi di altre anime e ad ordinarmi di do­mandare certe cose al Signore. Ho dovuto concludere col dirgli "Non obbedisco, non obbedisco!"... Mi sono messa a piangere; in quei momenti mi sono sentita abbandonata: non sono ca­duta nella disperazione, ma solo per grazia di Dio... Vedendo le mie lacrime e accorgendosi che il mio cuore veniva meno, mi ha assicurato che non mi avrebbe più ordinato di fare do­mande al Signore. D. Umberto mi ha scritto che è stato un bene quanto è av­venuto perché, diversamente, quel tormento sarebbe continuato; e mi raccomanda di non prendermela. Ma ciò mi affligge non poco. Su questo punto avrei tanto da dire: d. Alberto ha di buono la santità, ma io devo sopportare tutto il resto. Non voglio essere ingrata; diversamente non so cosa avrei fatto... » (lettera a p. Pinho, 21-11-1946).